Venezia 79, 2022, le mie recensioni in breve (2° parte) dopo le premiazioni

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Le premiazioni a Venezia sono avvenute, condivisibili o meno. Seguono le recensioni dei film compresi alcuni vincitori. A primeggiare – non fra i premiati del concorso ufficiale ma come qualità vincendo il Leoncino d’oro (almeno quello!) – il capolavoro The whale di Aronofsky con un Fraser da Oscar!

In questa uscita, 3 film in concorso – The whale (Aronofsky) con B. Fraser e S. Sink, ispirato al testo teatrale The whale di Samuel D. Hunter, Bones and all (Guadagnino) con T. Chalamet e Argentina, 1985 (Mitre) con R. Darín – ed uno fuori concorso: Don’t worry darling (Wilde) con H. Styles

CONCORSO UFFICIALE: The whale di Darren Aronofsky con Brendan Fraser e Sadie Sink. Vincitore del Leoncino d’oro.

La balena della coppia Aronofsky-Fraser volerà da Venezia 2022 agli Oscar 2023

F1) Un momento del film ‘The whale’ con Brendon Fraser

Nella figura F1 Brendon Fraser in un intenso primo piano del film diretto da Darren Aronofsky.
Fonte: Fonte La Biennale. https://static.labiennale.org/files/styles/full_screen_slide/public/cinema/2022/Schede_film/970×647/Venezia_79/aronofsky_the_whale_.jpg?itok=1sTM0fMp

A dirigere questo dramma psicologico è il regista del Cigno nero, con il quale Natalie Portman si portò a casa un Oscar come migliore attrice nel 2011; a interpretarlo un cast di livello, capeggiato da un protagonista maschile strepitoso, condotto a un risultato da brivido dallo stesso Aronofsky. The whale avrebbe meritato le massime onorificenze al Lido come le meriterà alla notte delle statuette d’oro più ambite nel panorama cinematografico. Questo capolavoro è ispirato all’omonima opera di Samuel D. Hunter e narra di un insegnante inglese, appassionato di poesia, che soffre di una gravissima forma di obesità, nonostante la quale il suo rifiuto a farsi curare in ospedale è fermo, dall’inizio alla fine della storia, per un motivo per lui fondamentale. Charlie insegna online e i suoi studenti possono solo sentirlo, la sua telecamera essendo spenta per evitare che lo vedano nello stato in cui si trova e scappino terrorizzati.

Se il più grande dolore dell’uomo è il fu Alan, uno studente omosessuale da lui follemente amato, suicidatosi per le incomprensioni con il padre mormone, il suo maggiore rimorso riguarda, invece, Ellie, la figlia abbandonata in tenera età per seguire il suo amore. È con la ragazza che Charlie desidera riallacciare i rapporti come atto ultimo della sua vita tanto sofferente, ma si dovrà scontrare con il proprio senso di colpa e con la rabbia di Ellie nei suoi confronti, triplicata rispetto a una qualsiasi adolescente dal profondo senso di abbandono. Accanto a Charlie c’è Liz, che è anche la sorella di Alan: consapevole del dolore che l’uomo vive ogni giorno e della sua tendenza autodistruttiva, lo aiuta come può, anche rispettando il suo desiderio di non andare in ospedale.

Tutti i personaggi hanno un arco sia temporale sia di crescita psico-emotiva, ossia sono scritti molto bene: tutti si mettono in discussione e si aiutano a vicenda. Un film meraviglioso, non adatto a tutti, capace di far star male, di scavare nel profondo, grazie a regia, interpretazioni e sceneggiatura esemplari. Brendan Fraser sarà candidato ai prossimi Oscar per la sua straordinaria performance, così vera e profonda; auguro all’enorme regista che l’ha diretto in questo lavoro di essere premiato come merita. Voto al film: 10; voto a Fraser: 10elode!

Standing ovation per Brendan Fraser (Twitter): https://twitter.com/TheGiovanniLago/status/1566552821125857280?s=20&t=QUHKK1KwZYehiPhmH4QDyw

CONCORSO UFFICIALE: Bones and all di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet e Taylor Russell. Vincitore del Leone d’argento per la regia a Luca Guadagnino e del Premio Mastroianni a Taylor Russell.

I vampiri di Guadagnino come simbologia di una fascia generazionale pericolosa e sola

F2) Un momento del film ‘Bones and all’

Nella figura F2 un primo piano dei due giovani protagonisti diretti da Guadagnino.
Fonte: https://m.media-amazon.com/images/M/MV5BYjIzNzY2YTEtZGRiOC00NDM5LWIzMzgtYTQxZmI3MjkyM2RlXkEyXkFqcGdeQXZ3ZXNsZXk@._V1_.jpg

È un horror sentimentale Bones and all, con una simbologia forte capace di entusiasmare, in particolare, chi ama il genere e va matto per Chalamet, la ‘musa’ di Guadagnino da Chiamami col tuo nome (2017). Nelle scene sanguinolenti del film, un po’ ripetitive, i protagonisti, prima da soli e poi in coppia, oltre a un anziano che, a inizio film, prende in casa la ragazzina ripudiata dalla famiglia, mangiano le persone a morsi, quelle morte da poco, con il corpo ancora caldo, o fatte fuori da loro apposta sul momento. La coppia, quando si forma, ha, però, un’etica: selezionano le loro vittime, per esempio escludendo i bambini. Così, quando Lee conosce un ragazzo al luna park e lo massacra per offrirlo in pasto a Maren oltre che a sé e la ragazza scopre che è sposato e papà di un neonato, il senso di colpa inaccettabile di lei porta i due a dividersi. I due si erano incontrati in un supermercato, riconoscendo a vicenda la natura vampiresca di ciascuno, e si erano legati per unire le forze in un mondo discriminante e pericoloso seppure meno cannibale di loro. Maren e Lee, in fondo, rappresentano due giovanissimi soli alla ricerca della loro strada. Il film è è interessante come metafora ed è reso bene grazie a regia e interpretazioni, però un po’ troppo lungo, con, a tratti, un ritmo carente e una storia poco scorrevole.
L’opera, comunque, ha già ricevuto apprezzamenti dall’estero: Guadagnino resta, fra i nostri registi, un orgoglio nel mondo. Voto: 7.

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=O5doMvrRxvs

CONCORSO UFFICIALE: Argentina, 1985 di Santiago Mitre con Ricardo Darín e Juan Pedro Lanzani

Il processo che contribuì a trasformare l’Argentina in uno stato democratico

F3) Un momento della proiezione di ‘Argentin, 1985’

Nella Figura f3 Ricardo Darín e Juan Pedro Lanzani in una scena film diretto da Santiago Mitre.
Fonte: https://www.cinematografo.it/wp-content/uploads/2022/09/71283-ARGENTINA__1985_-_Ricardo_Dar__n_and_Peter_Lanzani__Credits_Amazon_Studios_-_La_Uni__n_de_los_R__os_-_Kenya_Films_-_Infinity_Hill_-_Ph_Lina_Etchesuri_-700×430.jpg

Argentina, 1985 è un film drammatico di ben oltre 2 ore diretto da Santiago Mitre era in concorso a Venezia 79, con una candidatura al Leone d’oro. Che lo vincesse era difficile, ma la pellicola merita di essere vista per motivi storico-culturali (il paese che diede i natali al fu Maradona divenne una democrazia solo pochi decenni fa e quanto narrato nel film contribuì enormemente a ciò) e per catarsi, poiché il Argentina, 1985 diverte grazie a una chiave interpretativa scelta da regista e attori più da commedia che da dramma, caratterizzata da un humour rispettoso del tema del film. I ruoli protagonista e coprotagonista sono affidati a Ricardo Alberto Darín e Juan Pedro Lanzani e i loro personaggi sono i pubblici ministeri Julio Strassera e Luis Moreno Ocampo che riuscirono a mandare dietro alle sbarre i capi della giunta militare rimasti al vertice del Paese fino al 1983 e, soprattutto, il dittatore Jorge Rafael Videla nonché 42º presidente dell’Argentina (1976/1981), condannato, nel 1985, a due ergastoli e 50 anni di carcere per dei crimini contro l’umanità, come l’assassinio dei desaparecidos e gli atti di tortura inflitti a più di 30.000 persone.

Questo processo senza precedenti ha contribuito a un’Argentina stato democratico. Ricardo Alberto Darín, classe 1957, è il protagonista ed è bravissimo; vinse un Goya nel 2016 con Truman – Un vero amico è per sempre. Juan Pedro Lanzani, al suo fianco in Argentina, 1985, è un attore trentaduenne noto, di recente, per una diretta streaming in pandemia con Lali Espósito, che è stata vista in Argentina da circa 170.000 spettatori. Il cast, la regia, i dialoghi e il ritmo narrativo sono ottimi. Voto al film: 8. 

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=cDVL9hWURcU

FUORI CONCORSO: Don’t worry darling di Olivia Wilde con Harry Styles e Florence Pugh

Davanti a una vita perfetta lo spirito di sopravvivenza spinge a un’immediata via di fuga

F4) Una scena del film ‘Don’t worry darling’

Nella figura F4 Harry Styles, protagonista del film diretto da Olivia Wilde, con Florence Pugh.
Fonte: https://www.rollingstone.it/wp-content/uploads/2022/09/Dont-Worry-Darling.jpeg

Fra i film fuori concorso a Venezia pochi thriller, fra i quali La Syndacaliste con Isabelle Huppert, di cui parlerò nelle prossime uscite, e Don’t worry darling. Quest’ultimo è un giallo distopico diretto da Olivia Wilde, attrice, regista, produttrice americana, ex moglie di Tao Ruspoli, il figlio musicista del principe Dado, ed ex moglie dell’attore Jason Sudeikis, padre dei suoi due bambini, nonché fidanzata con Harry Styles, ossia il protagonista maschile di Don’t worry darling. Ambientata negli anni 50, in una comunità soleggiata e lontana dal mondo reale, la storia, con le vicissitudini che coinvolgono i vari personaggi, ci fa stare in un’inquietudine costante. I costumi sono pura eleganza maschile e femminile e, in tanti, oggi ne hanno/abbiamo nostalgia.

Che cosa si cela dietro alla vita lussuosa e agiata delle coppie, selezionate, che vivono nella comunità e si danno a feste e bevute senza apparentemente preoccuparsi di nulla né sul piano lavorativo né su quello personale? Le donne del film sono dedite a tenere la casa, ad accudire i mariti, a cucinare e a trascorrere lunghi pomeriggi fra shopping tè con le amiche e altre forme di social life. Da qui partono i dubbi a una delle mogli in particolare che, però, scompare. Alice, la protagonista femminile, la vede in in atto che la terrorizza e da quel momento inizia a indagare seriamente sul reale operato del marito Jack e sull’origine della comunità. Grazie al misterioso incarico affidato a Jack, la vita sua e della moglie Alice è cambiata, con possibilità economiche improvvisamente elevate: così sono entrati nella comunità. Fra i temi del film, il più forte direi che è femminista: viene messo in luce il disagio di cui le mogli, prima inconsapevoli, pian piano soffrono come conseguenza di una manipolazione e di un esperimento sociale, ordito da qualcuno.

Ma qual è il vero obiettivo finale della comunità? Come sono state scelte le ‘cavie’ per suddetto esperimento? Al Lido il film ha perso luce per via dei rumours di bassa lega che hanno coinvolto regista e attori principali: sembra che il bel Harry Styles abbia contribuito sul set a rendere difficili i rapporti fra la Wilde e la Pugh, che non si sarebbero considerate sul red carpet veneziano; l’uomo, non contento di ciò, ha anche baciato Nick Kroll, altro attore del cast, dopo la prima in sala grande al Lido di Dont’ worry darling. Voto al film: 7.

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=62UczCGW-nE

Potete leggere la 1° parte di “Venezia 79, 2022, le mie recensioni in breve” qui https://www.traders-mag.it/cinema-venezia-79-2022/

Nelle prossime uscite de Il Settimanale di TRADERS’ Magazine troverete gli articoli successivi su Venezia 79, 2022.

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com