Prepariamoci al peggio, dopo

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Onda rialzista o rimbalzo ribassista? 

Nell’articolo di qualche giorno fa, abbiamo ipotizzato un presunto interesse della FED ad una mercato azionario laterale o ribassista, che faccia da calmiere al desiderio consumistico-inflazionistico degli americani.
 
Questo significherebbe un mercato ribassista che si potrebbe protrarre a lungo.
 
C’è un altro punto di vista di cui dobbiamo tenere conto: e sono i profitti delle aziende, il mercato del lavoro e il sentiment dei consumatori americani. Tutti dati che sembrano inneggiare ad una piena espansione economica.
 
E quanto a questo non sembra affatto che gli investitori debbano rassegnarsi ad un mercato azionario necessariamente al ribasso.
 
La speranza di un atterraggio morbido, a cui noi non riusciamo a credere, poggia sulla capacità da parte della FED di domare l’inflazione senza indurre una recessione. E se non c’è recessione, si dice, i mercati potrebbero tornare al rialzo.
 
Alcuni commentatori americani ci hanno riferito una opinione comune che sta circolando ora negli Stati Uniti: la FED ha bisogno di dati né troppo caldi né troppo freddi.
 
E questo sarebbe quanto sottinteso da Powell nel suo discorso di Jackson Hole, quando parlava di decisioni sui tassi di interesse dipendenti dall’ “insieme dei dati futuri”.
 
Tale convinzione si sarebbe rafforzata dopo i dati del non farm payroll di venerdì 2 settembre: dove i 315.000 nuovi posti di lavoro corrispondono esattamente a tale aspettativa, vale a dire nessuna evidenza di recessione ma nemmeno di economia troppo robusta.
 
Il tasso di disoccupazione è passato dal 3.5% al 3.7%, che è il massimo a sei mesi. Tale dato è stato interpretato come un ritorno a cercare una occupazione da parte di quelle persone che erano state di fatto eliminate dal mercato del lavoro in epoca Covid.
 
L’interpretazione di cui sopra è suffragata dal tasso di partecipazione alla forza lavoro, che è balzato in agosto dal 62.1% al 62.4%, il più alto proprio da marzo 2020, cioè dall’epoca Covid.
 
Significherebbe che l’era dei lavoratori che hanno deciso di non lavorare più sta volgendo al termine: questo è musica per le orecchie della FED. La riduzione del divario tra la domanda e l’offerta di lavoro è di fatto un calmiere dell’inflazione, perché riduce la spirale tra salari e prezzi.
 
Ora ci aspetta il dato sull’inflazione di oggi martedì 13 settembre. Dopo molti anni che ci dimenticavamo di questo dato, ora è diventato un appuntamento fondamentale.

 

 

 

 

 

 

 
Maurizio Monti – editore di Traders’ Magazine Italia
 
 

P.S.: Siamo in onda rialzista o in rimbalzo ribassista? Noi non crediamo all’atterraggio morbido, ma crediamo ad un rialzo temporaneo del mercato di qui a fine anno e forse fino a primavera. Lo diciamo da quando l’onda partita il 17 giugno ha superato il massimo precedente. E’ un nuovo ciclo. Però, se non ci sarà atterraggio morbido, sarà piuttosto duro. E allora dobbiamo prepararci al peggio, dopo.

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