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“POOR THINGS” (“Povere creature”) di Yorgos Lanthimos, a VENEZIA 80

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­­Fra Dafoe e Ruffalo, una Stone opposta alla candida protagonista di La la land

Regista divisivo dalle grandi ambizioni, Yorgos Lanthimos torna, con questo film, a superare i limiti di una decenza morale che, nel mondo, è sempre più lontana. L’arrivo agli Oscar, per i quali gareggerà anche come miglior film, fa pensare che sia un eccellente prodotto, peraltro già premiato ampiamente ai Golden Globe, ma forse non è così per tutti. Ricordo che il pubblico, durante la proiezione in sala grande, al Lido, se n’era parzialmente andato. Sono tutti incompetenti? Certo, non si possono non riconoscere una fotografia, una cura del dettaglio, un’abilità registica con gli attori e un cast di gran qualità. Voto: 6,5.

Yorgos Lanthimos, che ha prodotto “Poor things”, oltre che con Element Pictures, anche con Emma Stone, ha diretto un cast nel quale emergono, oltre alla protagonista femminile, due straordinari Mark Ruffalo e Willem Dafoe e del quale fanno parte, fra gli altri, Ramy Youssef, Margaret Qualley, Christopher Abbott.

Il film, ispirato all’omonimo romanzo di Alasdair Gray, e musicato da Holly Waddington e Jerskin Fendrix, è stato scritto da Tony McNamara. Quanto alla fotografia, è di Robbie Ryan; la scenografia è opera di James Price con Shona Heath; gli effetti visivi sono stati curati da Simon Hughes.

F1) Dafoe in una scena del film di Lanthimos


Nella figura F1 un momento di “Poor things” con Willem Dafoe.
Fonte: La_Biennale_di_Venezia 80, materiale stampa Venezia 80

Trama
Il Dr. Godwin Baxter (Willem Dafoe) è uno scienziato, con una morale tutta sua, per non dire assente, e un bel giorno fa un esperimento incredibile su una giovane donna, ridandole la vita. Sostanzialmente, le attua un cambio di cervello e questo ingenera in lei un comportamento, una volta cresciuta, non solo del tutto diverso dalla generalità delle persone, ma anche molto difficile da non giudicare, almeno per una mentalità convenzionale, poiché senso del pudore e sentimenti affini sono totalmente assenti in Bella (Emma Stone). Ecco che, dalla regia del filmmaker Lanthimos e dalla determinazione della produttrice Stone, nasce la storia fantasy della crescita di Bella Baxter. Quando Bella fugge dal dottore, che disperato la pensa e la aspetta fino ad ammalarsi, e lo fa grazie a (o per colpa di) Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), il narcisista-manipolatore-maschio alfa-peter pan per eccellenza, seppure nella vita sia anche un avvocato capace e di successo, la vita per lei si avvolge di travolgenti avventure, che la portano a viaggiare fra un continente e l’altro. Ciò che caratterizza Bella è, soprattutto, la sua infinita voglia di imparare, scevra da qualsiasi interesse al pensiero giudicante altrui, insomma agente senza alcuno dei pregiudizi tipici dell’essere umano in società. Il goal di bella? Lottare per la vera emancipazione femminile e difendere l’uguaglianza sostanziale fra i generi. Questo sarebbe il messaggio unificato di autore (del testo di riferimento), filmmaker e produttrice. Infine, il vero amore Bella, dalla quale tutti rimangono sconvolti e poi affascinati quasi in maniera morbosa, soprattutto, Duncan, lo riceve, ma, solo alla fine, saprà riconoscerlo e dargli il valore che ha: è quello di Baxter.

F2) Ruffalo in una scena del film di Lanthimos

Nella figura F2 un momento di “Poor things” con Mark Ruffalo.
Fonte: Credits_Atsushi_Nishijima_La_Biennale_di_Venezia_-_Foto_ASAC (Biennale Venezia 80), materiale stampa Venezia 80

Analisi & Recensione
Il film è di genere commedia drammatica e, in un certo senso, romantica, ma, come specificato, è pure un prodotto fantasy, fantascientifico e fantastico. L’anteprima italiana è stata all’ultima Biennale, lo scorso settembre, con la presenza – eccezionale, visto che frattanto era in corso ancora lo sciopero americano di attori e sceneggiatori contro un certo uso dell’intelligenza artificiale – del regista del film. Lanthimos ha visto il suo “bambino” in sala grande. La sala era gremita di pubblico, almeno all’inizio: diverse persone hanno abbandonato il cinema poco dopo, borbottando il proprio disappunto (che io, in tutta onestà, condividevo). Molti altri, invece, agli applausi finali, hanno osannato il regista, gridando al capolavoro, mentre lui, in galleria, si godeva la calorosa accoglienza.
Parliamo di queste “Povere creature!”. Lungo, con scene spinte evitabili, nudi inutili, almeno alcuni, assenza di macro messaggio, anche se la tematica femminile c’è; certo, quest’ultima è affrontata in maniera del tutto opinabile, poiché forse non ogni donna dell’universo si identifica con Bella.

Fra gli aspetti meno buoni, anche quel certo gusto del regista, un cineasta assai capace, sia con gli attori sia tecnicamente parlando, di auto-compiacersi, inserendo dei momenti superflui indipendenti dalla storia che la allungano inutilmente e spesso sono gratuitamente dissacranti.

Quel che va premiato, vedremo se sarà così agli Oscar, è la fotografia di “Poor things”, oltre alla sceneggiatura condita di sketch divertenti e agli effetti speciali; soprattutto, colpisce il lavoro fatto con gli attori, generando un cast superlativo, non solo a livello dei protagonisti, ma di ogni singolo personaggio. Esilarante è la scena finale dell’uomo-capra, con una mimica perfetta che ricorda l’animale e con un suono dalla bocca non più umano.

Quando tutti gli attori di un film o di una pièce sono bravi e lo sono in modo armonico, ossia nessuno “stona” nel team work, il merito è del capitano della nave, cioè del regista. Tuttavia, tornando all’inizio della recensione, il film è fortemente divisivo. Voto complessivo: 6,5.

Seguono, fra i prossimi paragrafi, alcuni estratti del pressbook del film, materiale stampa Biennale 80, in particolare i virgolettati.

Il regista
Il regista è stato dietro alla macchina da presa su diversi e importanti set, fra i quali quello di “The Lobster”, di difficile digestione, tanto quanto “Il sacrificio del cervo sacro”. Ricordo, poi, il suo film in costume del 2018, “La favorita”, con un’attrice a caso: Emma Stone.

“Volevamo che la storia fosse più aperta al mondo”, spiega Lanthimos. “Il romanzo è molto scozzese e ha molti altri temi e strati oltre a quelli che noi abbiamo deciso di esplorare. La storia del romanzo è più di nicchia, mentre io ero più interessato al punto di vista di Bella”.

F3) Lanthimos alla conferenza sul film

Nella figura F3 un primo piano del regista di “Poor things”.
Fonte: Credits_Giorgio_Zucchiatti_La_Biennale_di_Venezia_-_Foto_ASAC (Biennale Venezia 80), materiale stampa Venezia 80

L’attrice protagonista
Parlando del ruolo di Bella Baxter, l’attrice afferma: “Ero elettrizzata e spaventata per tutte le giuste ragioni. Bella non ha alcuna vergogna o trauma: non ha nemmeno un passato. Non è stata allevata da una società che pone questi limiti alle donne. Questo può essere incredibilmente liberatorio, ed è impossibile svolgere delle ricerche per un ruolo del genere. Bella è influenzata dagli uomini che incontra, dalle donne che incontra, dall’ambiente in cui si trova, da ciò che mangia. È come una spugna”. La paura che circonda l’esplorazione della sessualità femminile è stata una delle ragioni principali che hanno spinto Stone a voler interpretare Bella. Spiega: “In Europa c’è una mentalità molto diversa rispetto all’America in relazione al sesso, ed è qualcosa che ha sempre lasciato Yorgos molto perplesso. Ora che lo conosco da quasi sette anni, la penso come lui anche se sono americana. Qui in America, possiamo assistere a tanta violenza e dolore inflitti alle persone in massa, ma la nudità e la sessualità sono scioccanti per noi. Invece, per Yorgos è l’esatto opposto”. Stone approfondisce: “Questa storia parla di cosa significhi essere una donna coraggiosa e libera, dell’accettazione di questa parte di noi. Dal punto di vista sociale, sei sempre abituata a pensare ‘piaccio alle altre persone?’. Per lei, questo non conta nulla”.

I co-protagonisti maschili, Dafoe e Ruffalo
Seguono le parole di Willem Dafoe e Mark Ruffalo, entrambi strepitosi, come e più di sempre, sui personaggi del film, l’uno sulla protagonista e sul modo di leggere il film attraverso lei, l’altro sul suo avvocato furbetto e sulla donna che lo fa impazzire, prima in positivo, poi distruggendolo.

“È la storia dello sviluppo e della liberazione di una donna che cresce in una società maschile molto repressiva”, aggiunge Willem Dafoe, che interpreta il Dr. Baxter, il creatore di Bella. “La comicità del film proviene principalmente da questo: i suoi rapporti con i personaggi maschili sono molto schietti e mostrano chiaramente la paura che gli uomini nutrono nei confronti delle donne”.

“Duncan è un vero narcisista. È estremamente egocentrico e misogino, ma cerca di passare per una sorta di liberale. Non ero sicuro di poter interpretare un personaggio del genere (..) “Bella è la donna perfetta per lui, se soltanto Duncan le permettesse di essere se stessa”, spiega Ruffalo. “È ribelle, è sempre aperta a nuove esperienze ed è in grado di fargli provare qualcosa, ma il suo bisogno di avere sempre il controllo distrugge questa relazione. Dietro ogni narcisista sfrenato, si nasconde una persona davvero spezzata e vulnerabile, e Bella lo distrugge”.

In fondo, i personaggi descritti rappresentano categorie umane molto attuali e pericolose, sentimentalmente.

F4) Il cast in photocall

Nella figura F4 il photocall del cast del film “Poor things”.
Fonte: Credits_Giorgio_Zucchiatti_La_Biennale_di_Venezia_-_Foto_ASAC (Biennale Venezia 80), materiale stampa Venezia 80

Conclusione
Al Festival di Venezia, è stata proiettata l’anteprima mondiale di “Poor things”, lo scorso primo settembre; il film è uscito nei cinema il 25 gennaio u.s. e si prepara a vincere l’Oscar. La previsione che azzardo è che non vincerà quello per il miglior film, ma ha dalla sua di avere portato a casa già il Leone d’oro 2023, il Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia (Emma Stone) e, soprattutto, il Golden Globe per il miglior film, oltre a un paio d’altri riconoscimenti. Staremo a vedere.
Intanto, il mio invito è sempre lo stesso e non basta mai: i film vedeteli sul grande schermo, andate al cinema!

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo.

Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

 

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