VENEZIA 2019 (2° parte) Copia

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Venezia caput mundi del cinema mondiale in Italia. Proseguiamo con i film di agosto.

Altre recensioni, altri film presentati alla scorsa edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia, alcuni in concorso e qualcuno vincitore, alcuni fuori concorso, alcuni del passato, talvolta ‘rinnovati’, come l’angosciante e terribilmente cruento ‘Irreversible’, interpretato ben 17 anni fa dalla coppia Cassel-Bellucci ai tempi della loro lunga relazione, e qui ‘accompagnato’ dagli stessi in veste di semplici colleghi e dal regista Gaspar Noé, in una versione differente quanto al montaggio.

Nella scorsa uscita dedicata a ‘Venezia 76’, ho riportato l’elenco di Star che hanno fatto brillare il Lido di fama e flash fra fine agosto e inizio settembre. In questa, ecco i film e i personaggi premiati.

I premiati di questa edizione:

A presiedere la Giuria Lucrecia Martel e a comporla Stacy MartinMary Harron, Piers Handling, Rodrigo Prieto, Shinya Tsukamoto, Paolo Virzì. 21 i film visionati e svariati i premi assegnati.

Seguono le categorie dei premi, a cominciare da quella dei film in concorso di ‘VENEZIA 76’.
 

SELEZIONE UFFICIALE IN CONCORSO:

LEONE D’ORO per il miglior film a:
JOKER di Todd Phillips (USA)

LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
J’ACCUSE di Roman Polanski (Francia, Italia)

LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:
Roy Andersson per il film OM DET OÄNDLIGA (ABOUT ENDLESSNESS) (Svezia, Germania, Norvegia)

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile a:
Ariane Ascaride nel film GLORIA MUNDI di Robert Guédiguian (Francia, Italia) 

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a:
Luca Marinelli nel film MARTIN EDEN di Pietro Marcello (Italia, Francia)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Yonfan per il film JI yuan tai qi hao (no.7 cherry lane) di Yonfan (Hong Kong SAR, Cina)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA di Franco Maresco (Italia)

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore o attrice emergente a:
Toby Wallace nel film BABYTEETH di Shannon Murphy (Australia)

Sezione ORIZZONTI

A presiedere la Giuria Orizzonti Susanna Nicchiarelli e a comporla Eva SangiorgiÁlvaro Brechner, Mark Adams, Rachid Bouchareb. 32 i film visionati (19 lungometraggi, 13 cortometraggi). I premi:

il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a:
ATLANTIS di Valentyn Vasyanovych (Ucraina)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a:
Théo Court per il film BLANCO EN BLANCO (Spagna, Cile, Francia, Germania)

il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a:
VERDICT di Raymund Ribay Gutierrez (Filippine)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE a:
Marta Nieto nel film Madre di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, Francia)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE a:
Sami Bouajila nel film BIK ENEICH – UN FILS di Mehdi M. Barsaoui (Tunisia, Francia, Libano, Qatar)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA a:
Jessica Palud, Philippe Lioret, Diastème per il film REVENIR di Jessica Palud (Francia)

il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a:
DARLING di Saim Sadiq (Pakistan, USA)

il VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2019 a:
CÃES QUE LADRAM AOS PÁSSAROS (DOGS BARKING AT BIRDS) di Leonor Teles (Portogallo)

VENEZIA CLASSICI

A presiedere la Giuria Costanza Quatriglio e a comporla 22 studenti dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della Ca’ Foscari. Ecco i premi assegnati in questa categoria:

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA a:
BABENCO – ALGUÉM TEM QUE OUVIR O CORAÇÃO E DIZER: PAROU (BABENCO – TELL ME WHEN I DIE) di Bárbara Paz (Brasile)

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a:
EXTASE (ECTASY) di Gustav Machatý (Cecoslovacchia, 1932)

PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA

A presiedere la Giuria Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” Emir Kusturica e a comporla Antonietta De LilloHend SabryTerence Nance e Michael Werner. Il premio LEONE DEL FUTURO PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” è andato a:
YOU WILL DIE AT 20 di Amjad Abu Alala (Sudan, Francia, Egitto, Germania, Norvegia, Qatar) (GIORNATE DEGLI AUTORI). E dalla Filmauro un premio di 100.000 USD per regista e produttore.

VENICE VIRTUAL REALITY

A presiedere la Giuria internazionale della sezione Venice Virtual Reality Laurie Anderson e a comporla Alysha Naples e Francesco Carrozzini. 27 i progetti in concorso visionati. Ecco i premi:

il GRAN PREMIO DELLA GIURIA PER LA MIGLIORE OPERA VR IMMERSIVA a:
THE KEY di Céline Tricart (USA)

il PREMIO MIGLIORE ESPERIENZA VR IMMERSIVA PER CONTENUTO INTERATTIVO a:
A LINHA di Ricardo Laganaro (Brasile)

il PREMIO MIGLIORE STORIA VR IMMERSIVA PER CONTENUTO LINEARE a:
DAUGHTERS OF CHIBOK di Joel Kachi Benson (Nigeria)

Le mie RECENSIONI (dei film che sono riuscita a vedere nei primi 4 giorni) in ordine alfabetico:

IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ
L’ultimo film diretto dal noto Martone torna alle origini del regista, a Napoli. Infatti è ispirato alla omonima commedia del grandissimo Eduardo De Filippo. Sapendolo si gusta di più il film che è infatti interpretato in chiave surreale dai bravi attori del cast, dal quale escludo solo la ragazzina figlia del protagonista perché è di livello nettamente inferiore rispetto agli altri. Bravissimo invece Roberto De Francesco nel ruolo del medico fidelizzato. Francesco Di Leva abilmente veste i panni del Sindaco, a suo modo buono con chi regolarmente lo va a trovare portando guai su guai da risolvere e di sicuro è un gran problem solver. Il ruolo è difficilissimo in quanto rischia la ripetitività delle intenzioni retrostanti le battute e talvolta delle relative azioni, perciò l’attore non riesce a essere al 100% convincente a mio parere, ma potrebbe avere dovuto seguire delle linee registiche. Ridurre i tempi del film lo avrebbe aiutato, ma ciò detto il mio applauso forte va proprio a lui. E alla musica del film, meravigliosa coprotagonista. Il film non vince il leone d’oro ma viene comunque premiato per essere “un’opera di stampo teatrale, valorizzata da una regia che richiama un’atmosfera da palcoscenico e (..) per aver saputo rappresentare, con eleganza e brutalità, una realtà in cui la violenza è una prerogativa dell’ignoranza…”. Un film dunque da vedere anche a celebrazione di uno fra i più grandi artisti e teatranti di tutti i tempi e fra i più noti napoletani, nonostante le tante differenze con l’opera originaria, non ultime l’età ben più giovane del protagonista che trentottenne prende il posto del settantacinquenne eduardiano (peraltro inarrivabile) e l’ambientazione un po’ alla ‘Gomorra’. Un plauso sentito, infine, lo faccio al regista per aver dato valore al teatro attraverso il cinema: l’opera chiaramente teatrale è stata messa in scena su svariati palcoscenici e poi trasposta cinematograficamente da Martone.

F1a) Locandina


La locandina del film “Il sindaco del rione Sanità’” diretto da Mario Martone.
Fonte: htt
p://cinenauta.it/wp-content/uploads/2019/07/Il_Sindaco_Rione_Sanità_POSTER_100x140.jpg

F1b) Scena del film

Un momento divertente, fra tanti, del film con gli attori principali. Al centro della foto, il protagonista Francesco Di Leva.
Fonte: www.teatrobellini.it/uploads/evento/101-Ilsindacod.jpg

 

FILM IN CONCORSO – SELEZIONE UFFICIALE. Premi vinti: LEONCINO D’ORO AGISCUOLA 2019. Premio Francesco Pasinetti 2019 come miglior film e come migliori attori a Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo e infine Premio Pellicola d’oro come miglior capo elettricista a Ettore Abate.
Regia: Mario Martone
Produzione: Indigo Film (Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori), Rai Cinema, Malìa (Alessandra Acciai, Giorgio Magliulo, Roberto Lombardi)
Durata: 118’; Lingua: dialetto napoletano, italiano; Paesi: Italia
Interpreti: Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia, Giuseppe Gaudino
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo; Montaggio: Jacopo Quadri
Fotografia: Ferran Paredes Rubio; Scenografia: Carmine Guarino; Costumi: Giovanna Napolitano
Musica: Ralph P; Suono: Maurizio Argentieri, Silvia Moraes; Effetti visivi: Rodolfo Migliari
Note: dalla commedia Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo

TRAILER: www.youtube.com/watch?v=ITr1MA4uslo

F1c) Eduardo De Filippo

Il grandissimo e compianto attore napoletano.
Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/a6/Il_sindaco_Sanit%C3%A0.jpg

 

J’ACCUSE (L’ufficiale e la spia)
Francia, 1894-1906. Tanto durò l’affare Dreyfus, il maggior conflitto politico e sociale della Terza Repubblica iniziato con l’accusa di tradimento con la Germania mossa al comandante alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus. Un uomo e un militare assolutamente innocente. Ma ebreo, cosa che per molti ai tempi purtroppo era già una condanna. Il vero responsabile fu poi scoperto: si trattò del colonnello Ferdinand Walsin Esterhazy. I “dreyfusardi”, fra i quali Émile Zola che fece un intervento giornalistico, il famoso “J’accuse” dal quale prende il nome il film quasi perfetto del grande Polanski, difendevano l’innocenza di Dreyfus e si opponevano agli “antidreyfusardi”. La condanna di Dreyfus fu un eclatante errore giudiziario, cui aveva ‘contribuito’ lo spionaggio militare unito all’allora diffuso movimento antisemita francese, poco dopo che la Germania di Bismarck aveva conquistato e annesso l’Alsazia e parte della Lorena (1871). L’inizio dell’Affaire si chiama bordereau: il 26 settembre 1894, il maggiore Hubert J. Henry, addetto alla vice-direzione del bureau di controspionaggio del Ministero della Guerra francese, venne in possesso di una nota, chiamata «bordereau», indirizzata all’attaché militare, Maximilian von Schwartzkoppen, con una lista di 5 documenti segreti che l’autore della stessa, senza firma né data, si offriva di vendere ai tedeschi. Si pensò che solo un ufficiale di stato maggiore che avesse prestato di recente servizio nell’artiglieria avrebbe potuto accedere a quei documenti militari e, fra i 4 o 5 sospettabili, Alfred Dreyfus fu ‘scelto’ per una somiglianza della sua grafia, a detta di un noto criminologo dell’epoca, con quella sul «bordereau». Dreyfus, un ricco ebreo, marito e padre felice, di soli 35 anni, fu così accusato di spionaggio a favore dell’Impero Tedesco dai servizi segreti. A chi veniva arrestato per alto tradimento, cosa che per Dreyfus avvene nell’ottobre del 1894, veniva inflitta la pena capitale. Dreyfus si ribellò: «Non mi uccido perché sono innocente. Devo vivere per dimostrarlo! Mi sarà fatta riparazione per questo affronto!». Nel frattempo le voci terribili che giravano erano che la Francia fosse minacciata da un complotto ebraico. Il 19 dicembre dello stesso anno ebbe inizio il processo, a porte chiuse. Il 22 dicembre, all’unanimità, venne condannato alla degradazione con infamia e alla deportazione perpetua ai lavori forzati nella colonia penale dell’Isola del Diavolo. Il 5 gennaio 1895, il capitano viene prelevato dalla sua cella. A Parigi, nel 1896, la squadra del colonnello Georges Picquart, nominato qualche tempo prima capo dell’Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore (spionaggio militare), intercettarono una lettera di Schwartzkoppen al maggiore dell’esercito francese Ferdinand Walsin Esterhazy, nobile di antichissima origine indebitato fino al collo e a Picquart saltò all’occhio la somiglianza fra il modus scribendi dell’uomo e la grafia sul “bordereau”. Più avanti Esterhazy avrebbe confessato di aver scritto il «bordereau» come ordinato dall’allora capo dell’ufficio informazioni. Accanto alla moglie di Dreyfus, bella e combattiva, lottava a favore dell’innocente il giornalista Bernard Lazare, che pubblicò in Belgio un opuscolo intitolato L’Affaire Dreyfus – Une erreur judiciaire (L’Affare Dreyfus – Un errore giudiziario). Tutta la vicenda va avanti ancora per altri 8 anni, invito a rileggerla, è incredibile ancora oggi, è un caso straordinario di libertà di stampa e di vittoria su un governo inamovibile nelle sue decisioni, potente, d’altra parte terribilmente ingiusto. Fra i sostenitori del povero Alfred, ci fu anche un diplomatico italiano a Parigi, Raniero Paolucci di Calboli, che, convinto “Dreyfusiano”, diede vita a un ampio archivio contente documenti a favore. «La verità è in marcia» scrisse, il 25 novembre 1897, Émile Zola  in un suo articolo su «Le Figaro» e sul giornale «L’Aurore», il 13 gennaio 1898, fu pubblicata la sua famosa lettera al presidente della Repubblica Félix Faure, intitolata J’accuse!, cui, il giorno dopo, seguì la celebre «Petizione degli intellettuali», firmata da moltissimi professori della Sorbona e artisti grazie anche e soprattutto al giovane Marcel Proust e al fratello Robert per sostenere Zola, condannato per vilipendio delle forze armate, e quindi Dreyfus. Lo Stato Maggiore fece arrestare Picquart e si servì della stampa nazionalistica per una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici, liberali. Dicembre, 1900. Zola e Picquart ebbero l’amnistia per i fatti relativi all'”affaire”. Dreyfuss ebbe la grazia il 19/9/1899, la piena riabilitazione il 12/7 di 7 anni dopo, venendo riammesso nell’esercito, e, il 13 luglio, l’onorificenza della Legion d’Onore. Il 25/09/1918, Alfred Dreyfus fu promosso tenente-colonnello e poco dopo Ufficiale della Legion d’Onore. Morì il 12/07/1935. Ripeteva sempre: «Per me la libertà non è niente senza l’orgoglio».

Credo che ripercorrere a grandi linee questa terribile vicenda sia doveroso. Il film – su cui posso esprimere solo un parere tecnico e di contenuto estremamente positivo, applaudendo, non solo il regista e il risultato sul grande schermo, ma anche l’attribuzione del meritatissimo premio – è perfettamente interpretato e diretto, è affascinante proprio perché permette allo spettatore di ripercorrere o prima conoscere una storia vera, ahimè attuale e di impatto ancora oggi, è una forma elevata di cultura, oggi più che mai necessaria. Si dica quel che si voglia sulla persona di Roman Polanski, ma artistico-professionalmente per me è e resta un genio imperdibile.

F2a) Locandina

La locandina del film J’ACCUSE diretto da Roman Polanski.
Fonte: https://images.everyeye.it/img-cover/j-accuse-v5-40539-320×450.jpg

 

FILM IN CONCORSO – SELEZIONE UFFICIALE. LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA.
GREEN DROP AWARD, assegnato al film che meglio rappresenta i valori ambientali e della cooperazione tra i popoli. I premi sono stati ritirati da Luca Barbareschi, coproduttore del film.

Regia: Roman Polanski

Produzione: Legende Films (Alain Goldman), RP Productions, Eliseo Cinema, Rai Cinema, Gaumont, France 2 Cinéma, France 3 Cinéma, Kinoprime Foundation, Kenosis, Horus Movies
Durata: 132’; Lingua: francese; Paesi: Francia, Italia
Interpreti: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois
Sceneggiatura: Robert Harris, Roman Polanski; Montaggio: Hervé Deluze
Fotografia: Pawel Edelman; Scenografia: Jean Rabasse; Costumi: Pascaline Chavanne
Musica: Alexandre Desplat; Suono: Lucien Balibar; Effetti visivi: CGEV

TRAILER versione originale: www.youtube.com/watch?v=A0covbwrkJE

 

F2c) Documento storico

Il famoso ‘J’Accuse’ di Emile Zola uscito sull’ ‘Aurore’.
Fonte:https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/49/J%E2%80%99accuse.jpg/310px-J%E2%80%99accuse.jpg

 

LA VERITE’
Una meravigliosa Catherine Deneuve, insopportabilmente capricciosa, ironicamente agé, sensibilmente in crisi con la carriera la vita gli affetti e spassosamente caratterista, a confronto con un’affascinante seppur consumata Juliette Binoche, razionale e appesantita dal passato in un rapporto conflittuale, caratterizzato da sincero affetto e tuttavia incomprensioni di lontana provenienza e forti divergenze di carattere e stile di vita, con la madre che ora fatica ad accettare il ruolo di nonna, anche per via del suo ruolo nel film che sta girando. Il regista felice della scelta di Venezia di aprire la 76° Mostra ha detto: “Il film racconta una piccola storia di famiglia che si sviluppa principalmente in una casa. È all’interno di questo piccolo universo che ho provato a far vivere i miei personaggi con le loro menzogne, orgogli, rimpianti, tristezze, gioie e riconciliazioni”. Dopo il successo di “Affare di famiglia”, vincitore come miglior film straniero di un Golden Globe, della Palma d’oro e di un Oscar l’anno passato e di altri premi, Hirokazu Kore’eda torna a parlare di rapporti famigliari, tema per lui centrale insieme a quello più esteso dei legami personali, e lo fa in una lingua non sua con due grandi del cinema francese e di quello internazionale, nonché con due generazioni (di attrici e di donne) a confronto. Con ‘La vérité’ il regista ha concorso al leone d’oro per il miglior film, come nel 1995 e nel 2017.

F3a) Locandina

La locandina del film ‘La vérité’ diretto da Kore-eda Hirokazu.
Fonte: https://pad.mymovies.it/cinemanews/2019/162076/locandina-ver.jpg

 

F3b) Cast

Il cast principale del film con Deneuve e Binoche accanto al regista.
Fonte: https://sentireascoltare.com/wp-content/uploads/2019/08/Venezia-76.jpg

 

FILM IN CONCORSO – SELEZIONE UFFICIALE. CANDIDATURA AL LEONE D’ORO e ad altri 7 premi.

Regia: Kore-eda Hirokazu
Produzione: 3B productions (Muriel Merlin), Bun-Buku (Miyuki Fukuma), M.I. Movies (Matilde Incerti), France 3 Cinéma, Jamal Zeinal-Zade, Jasmine Zeinal-Zade, Margot Zeinal-Zade, Garidi Films
Durata: 106’; ; Lingua: francese, inglese; Paesi: Francia, Giappone
Interpreti: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier
Sceneggiatura e Montaggio: Kore-eda Hirokazu
Fotografia: Eric Gautier; Scenografia: Riton Dupire-Clément; Costumi: Pascaline Chavanne
Musica: Alexeï Aïgui; Suono: Jean-Pierre Duret, Emmanuel Croset, Olivier Walczak, Sébastien Noiré

TRAILER versione originale: www.youtube.com/watch?v=PEGS0Wv_reY

TRAILER italiano: www.youtube.com/watch?v=pPaQ78vcSSk

Nelle prossime uscite de Il Settimanale di TRADERS’ Magazine troverete gli articoli successivi su Venezia 2019.[/vc_column_text]

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Venezia caput mundi del cinema mondiale in Italia. Proseguiamo con i film di agosto.

Altre recensioni, altri film presentati alla scorsa edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia, alcuni in concorso e qualcuno vincitore, alcuni fuori concorso, alcuni del passato, talvolta ‘rinnovati’, come l’angosciante e terribilmente cruento ‘Irreversible’, interpretato ben 17 anni fa dalla coppia Cassel-Bellucci ai tempi della loro lunga relazione, e qui ‘accompagnato’ dagli stessi in veste di semplici colleghi e dal regista Gaspar Noé, in una versione differente quanto al montaggio.

Nella scorsa uscita dedicata a ‘Venezia 76’, ho riportato l’elenco di Star che hanno fatto brillare il Lido di fama e flash fra fine agosto e inizio settembre. In questa, ecco i film e i personaggi premiati.

I premiati di questa edizione:

A presiedere la Giuria Lucrecia Martel e a comporla Stacy MartinMary Harron, Piers Handling, Rodrigo Prieto, Shinya Tsukamoto, Paolo Virzì. 21 i film visionati e svariati i premi assegnati.

Seguono le categorie dei premi, a cominciare da quella dei film in concorso di ‘VENEZIA 76’.
 

SELEZIONE UFFICIALE IN CONCORSO:

LEONE D’ORO per il miglior film a:
JOKER di Todd Phillips (USA)

LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA a:
J’ACCUSE di Roman Polanski (Francia, Italia)

LEONE D’ARGENTO – PREMIO PER LA MIGLIORE REGIA a:
Roy Andersson per il film OM DET OÄNDLIGA (ABOUT ENDLESSNESS) (Svezia, Germania, Norvegia)

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione femminile a:
Ariane Ascaride nel film GLORIA MUNDI di Robert Guédiguian (Francia, Italia) 

COPPA VOLPI per la migliore interpretazione maschile a:
Luca Marinelli nel film MARTIN EDEN di Pietro Marcello (Italia, Francia)

PREMIO PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA a:
Yonfan per il film JI yuan tai qi hao (no.7 cherry lane) di Yonfan (Hong Kong SAR, Cina)

PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a:
LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA di Franco Maresco (Italia)

PREMIO MARCELLO MASTROIANNI a un giovane attore o attrice emergente a:
Toby Wallace nel film BABYTEETH di Shannon Murphy (Australia)

sezione ORIZZONTI

A presiedere la Giuria Orizzonti Susanna Nicchiarelli e a comporla Eva SangiorgiÁlvaro Brechner, Mark Adams, Rachid Bouchareb. 32 i film visionati (19 lungometraggi, 13 cortometraggi). I premi:

il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR FILM a:
ATLANTIS di Valentyn Vasyanovych (Ucraina)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE REGIA a:
Théo Court per il film BLANCO EN BLANCO (Spagna, Cile, Francia, Germania)

il PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA ORIZZONTI a:
VERDICT di Raymund Ribay Gutierrez (Filippine)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIORE INTERPRETAZIONE FEMMINILE a:
Marta Nieto nel film Madre di Rodrigo Sorogoyen (Spagna, Francia)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE a:
Sami Bouajila nel film BIK ENEICH – UN FILS di Mehdi M. Barsaoui (Tunisia, Francia, Libano, Qatar)

il PREMIO ORIZZONTI PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA a:
Jessica Palud, Philippe Lioret, Diastème per il film REVENIR di Jessica Palud (Francia)

il PREMIO ORIZZONTI PER IL MIGLIOR CORTOMETRAGGIO a:
DARLING di Saim Sadiq (Pakistan, USA)

il VENICE SHORT FILM NOMINATION FOR THE EUROPEAN FILM AWARDS 2019 a:
CÃES QUE LADRAM AOS PÁSSAROS (DOGS BARKING AT BIRDS) di Leonor Teles (Portogallo)

VENEZIA CLASSICI

A presiedere la Giuria Costanza Quatriglio e a comporla 22 studenti dei corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della Ca’ Foscari. Ecco i premi assegnati in questa categoria:

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR DOCUMENTARIO SUL CINEMA a:
BABENCO – ALGUÉM TEM QUE OUVIR O CORAÇÃO E DIZER: PAROU (BABENCO – TELL ME WHEN I DIE) di Bárbara Paz (Brasile)

il PREMIO VENEZIA CLASSICI PER IL MIGLIOR FILM RESTAURATO a:
EXTASE (ECTASY) di Gustav Machatý (Cecoslovacchia, 1932)

PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA

A presiedere la Giuria Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” Emir Kusturica e a comporla Antonietta De LilloHend SabryTerence Nance e Michael Werner. Il premio LEONE DEL FUTURO PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS” è andato a:
YOU WILL DIE AT 20 di Amjad Abu Alala (Sudan, Francia, Egitto, Germania, Norvegia, Qatar) (GIORNATE DEGLI AUTORI). E dalla Filmauro un premio di 100.000 USD per regista e produttore.

VENICE VIRTUAL REALITY

A presiedere la Giuria internazionale della sezione Venice Virtual Reality Laurie Anderson e a comporla Alysha Naples e Francesco Carrozzini. 27 i progetti in concorso visionati. Ecco i premi:

il GRAN PREMIO DELLA GIURIA PER LA MIGLIORE OPERA VR IMMERSIVA a:
THE KEY di Céline Tricart (USA)

il PREMIO MIGLIORE ESPERIENZA VR IMMERSIVA PER CONTENUTO INTERATTIVO a:
A LINHA di Ricardo Laganaro (Brasile)

il PREMIO MIGLIORE STORIA VR IMMERSIVA PER CONTENUTO LINEARE a:
DAUGHTERS OF CHIBOK di Joel Kachi Benson (Nigeria)

Le mie RECENSIONI (dei film che sono riuscita a vedere nei primi 4 giorni) in ordine alfabetico:

IL SINDACO DEL RIONE SANITÀ
L’ultimo film diretto dal noto Martone torna alle origini del regista, a Napoli. Infatti è ispirato alla omonima commedia del grandissimo Eduardo De Filippo. Sapendolo si gusta di più il film che è infatti interpretato in chiave surreale dai bravi attori del cast, dal quale escludo solo la ragazzina figlia del protagonista perché è di livello nettamente inferiore rispetto agli altri. Bravissimo invece Roberto De Francesco nel ruolo del medico fidelizzato. Francesco Di Leva abilmente veste i panni del Sindaco, a suo modo buono con chi regolarmente lo va a trovare portando guai su guai da risolvere e di sicuro è un gran problem solver. Il ruolo è difficilissimo in quanto rischia la ripetitività delle intenzioni retrostanti le battute e talvolta delle relative azioni, perciò l’attore non riesce a essere al 100% convincente a mio parere, ma potrebbe avere dovuto seguire delle linee registiche. Ridurre i tempi del film lo avrebbe aiutato, ma ciò detto il mio applauso forte va proprio a lui. E alla musica del film, meravigliosa coprotagonista. Il film non vince il leone d’oro ma viene comunque premiato per essere “un’opera di stampo teatrale, valorizzata da una regia che richiama un’atmosfera da palcoscenico e (..) per aver saputo rappresentare, con eleganza e brutalità, una realtà in cui la violenza è una prerogativa dell’ignoranza..”. Un film dunque da vedere anche a celebrazione di uno fra i più grandi artisti e teatranti di tutti i tempi e fra i più noti napoletani, nonostante le tante differenze con l’opera originaria, non ultime l’età ben più giovane del protagonista che trentottenne prende il posto del settantacinquenne eduardiano (peraltro inarrivabile) e l’ambientazione un po’ alla ‘Gomorra’. Un plauso sentito, infine, lo faccio al regista per aver dato valore al teatro attraverso il cinema: l’opera chiaramente teatrale è stata messa in scena su svariati palcoscenici e poi trasposta cinematograficamente da Martone.

F1a) Locandina


La locandina del film “Il sindaco del rione Sanità’” diretto da Mario Martone.
Fonte: htt
p://cinenauta.it/wp-content/uploads/2019/07/Il_Sindaco_Rione_Sanità_POSTER_100x140.jpg

F1b) Scena del film

Un momento divertente, fra tanti, del film con gli attori principali. Al centro della foto, il protagonista Francesco Di Leva.

 

FILM IN CONCORSO – SELEZIONE UFFICIALE. Premi vinti: LEONCINO D’ORO AGISCUOLA 2019. Premio Francesco Pasinetti 2019 come miglior film e come migliori attori a Francesco Di Leva e Massimiliano Gallo e infine Premio Pellicola d’oro come miglior capo elettricista a Ettore Abate.
Regia: Mario Martone
Produzione: Indigo Film (Nicola Giuliano, Francesca Cima, Carlotta Calori), Rai Cinema, Malìa (Alessandra Acciai, Giorgio Magliulo, Roberto Lombardi)
Durata: 118’; Lingua: dialetto napoletano, italiano; Paesi: Italia
Interpreti: Francesco Di Leva, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Adriano Pantaleo, Daniela Ioia, Giuseppe Gaudino
Sceneggiatura: Mario Martone, Ippolita di Majo; Montaggio: Jacopo Quadri
Fotografia: Ferran Paredes Rubio; Scenografia: Carmine Guarino; Costumi: Giovanna Napolitano
Musica: Ralph P; Suono: Maurizio Argentieri, Silvia Moraes; Effetti visivi: Rodolfo Migliari
Note: dalla commedia Il Sindaco del Rione Sanità di Eduardo De Filippo

TRAILER: www.youtube.com/watch?v=ITr1MA4uslo

Fonte: www.teatrobellini.it/uploads/evento/101-Ilsindacod.jpg

 

F1c) Eduardo De Filippo

Il grandissimo e compianto attore napoletano.
Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/a/a6/Il_sindaco_Sanit%C3%A0.jpg

 

J’ACCUSE (L’ufficiale e la spia)

Francia, 1894-1906. Tanto durò l’affare Dreyfus, il maggior conflitto politico e sociale della Terza Repubblica iniziato con l’accusa di tradimento con la Germania mossa al comandante alsaziano di origine ebraica Alfred Dreyfus. Un uomo e un militare assolutamente innocente. Ma ebreo, cosa che per molti ai tempi purtroppo era già una condanna. Il vero responsabile fu poi scoperto: si trattò del colonnello Ferdinand Walsin Esterhazy. I “dreyfusardi”, fra i quali Émile Zola che fece un intervento giornalistico, il famoso “J’accuse” dal quale prende il nome il film quasi perfetto del grande Polanski, difendevano l’innocenza di Dreyfus si opponevano agli “antidreyfusardi”. La condanna di Dreyfus fu un eclatante errore giudiziario, cui aveva ‘contribuito’ lo spionaggio militare unito all’allora diffuso movimento antisemita francese, poco dopo che la Germania di Bismarck aveva conquistato e annesso l’Alsazia e parte della Lorena (1871). L’inizio dell’Affaire si chiama bordereau: il 26 settembre 1894, il maggiore Hubert J. Henry, addetto alla vice-direzione del bureau di controspionaggio del Ministero della Guerra francese, venne in possesso di una nota, chiamata «bordereau», indirizzata all’attaché militare, Maximilian von Schwartzkoppen, con una lista di 5 documenti segreti che l’autore della stessa, senza firma né data, si offriva di vendere ai tedeschi. Si pensò che solo un ufficiale di stato maggiore che avesse prestato di recente servizio nell’artiglieria avrebbe potuto accedere a quei documenti militari e, fra i 4 o 5 sospettabili, Alfred Dreyfus fu ‘scelto’ per una somiglianza della sua grafia, a detta di un noto criminologo dell’epoca, con quella sul «bordereau». Dreyfus, un ricco ebreo, marito e padre felice, di soli 35 anni, fu così accusato di spionaggio a favore dell’Impero Tedesco dai servizi segreti. A chi veniva arrestato per alto tradimento, cosa che per Dreyfus avvene nell’ottobre del 1894, veniva inflitta la pena capitale. Dreyfus si ribellò: «Non mi uccido perché sono innocente. Devo vivere per dimostrarlo! Mi sarà fatta riparazione per questo affronto!». Nel frattempo le voci terribili che giravano erano che la Francia fosse minacciata da un complotto ebraico. Il 19 dicembre dello stesso anno ebbe inizio il processo, a porte chiuse. Il 22 dicembre, all’unanimità, venne condannato alla degradazione con infamia e alla deportazione perpetua ai lavori forzati nella colonia penale dell’Isola del Diavolo. Il 5 gennaio 1895, il capitano viene prelevato dalla sua cella. A Parigi, nel 1896, la squadra del colonnello Georges Picquart, nominato qualche tempo prima capo dell’Ufficio Informazioni dello Stato Maggiore (spionaggio militare), intercettarono una lettera di Schwartzkoppen al maggiore dell’esercito francese Ferdinand Walsin Esterhazy, nobile di antichissima origine indebitato fino al collo e a Picquart saltò all’occhio la somiglianza fra il modus scribendi dell’uomo e la grafia sul “bordereau”. Più avanti Esterhazy avrebbe confessato di aver scritto il «bordereau» come ordinato dall’allora capo dell’ufficio informazioni. Accanto alla moglie di Dreyfus, bella e combattiva, lottava a favore dell’innocente il giornalista Bernard Lazare, che pubblicò in Belgio un opuscolo intitolato L’Affaire Dreyfus – Une erreur judiciaire (L’Affare Dreyfus – Un errore giudiziario). Tutta la vicenda va avanti ancora per altri 8 anni, invito a rileggerla, è incredibile ancora oggi, è un caso straordinario di libertà di stampa e di vittoria su un governo inamovibile nelle sue decisioni, potente, d’altra parte terribilmente ingiusto. Fra i sostenitori del povero Alfred, ci fu anche un diplomatico italiano a Parigi, Raniero Paolucci di Calboli, che, convinto “Dreyfusiano”, diede vita a un ampio archivio contente documenti a favore. «La verità è in marcia» scrisse, il 25 novembre 1897, Émile Zola  in un suo articolo sul «Le Figaro» e sul giornale «L’Aurore», il 13 gennaio 1898, fu pubblicata la sua famosa lettera al presidente della Repubblica Félix Faure, intitolata J’accuse!, cui, il giorno dopo, seguì la celebre «Petizione degli intellettuali», firmata da moltissimi professori della Sorbona e artisti grazie anche e soprattutto al giovane Marcel Proust e al fratello Robert per sostenere Zola, condannato per vilipendio delle forze armate, e quindi Dreyfus. Lo Stato Maggiore fece arrestare Picquart e si servì della stampa nazionalistica per una violenta campagna di diffamazione contro ebrei, democratici, liberali. Dicembre, 1900. Zola e Picquart ebbero l’amnistia per i fatti relativi all'”affaire”. Dreyfuss ebbe la grazia il 19/9/1899, la piena riabilitazione il 12/7 di 7 anni dopo, venendo riammesso nell’esercito, e, il 13 luglio, l’onorificenza della Legion d’Onore. Il 25/09/1918, Alfred Dreyfus, fu promosso tenente-colonnello e poco dopo Ufficiale della Legion d’Onore. Morì il 12/07/1935. Ripeteva sempre: «Per me la libertà non è niente senza l’orgoglio»

Credo che ripercorrere a grandi linee questa terribile vicenda sia doveroso. Il film – su cui posso esprimere solo un parere tecnico e di contenuto estremamente positivo, applaudendo, non solo il regista e il risultato sul grande schermo, ma anche l’attribuzione del meritatissimo premio – è perfettamente interpretato e diretto, è affascinante proprio perché permette allo spettatore di ripercorrere o prima conoscere una storia vera, ahimè attuale e di impatto ancora oggi, è una forma elevata di cultura, oggi più che mai necessaria. Si dica quel che si voglia sulla persona di Roman Polanski, ma artistico-professionalmente per me è e resta un genio imperdibile.

F2a) Locandina

La locandina del film J’ACCUSE diretto da Roman Polanski Fonte: https://images.everyeye.it/img-cover/j-accuse-v5-40539-320×450.jpg

 

F2b) Roman Polanski

Il grande regista, nonché grande assente a Venezia 76, a causa delle polemiche e del veto da parte della Presidente di Giuria a presentarsi.
Fonte: https://static.globalist.it/foto/2018/10/02/0005052D-roman-polanski.jpg

 

FILM IN CONCORSO – SELEZIONE UFFICIALE. LEONE D’ARGENTO – GRAN PREMIO DELLA GIURIA. Il GREEN DROP AWARD, assegnato al film che meglio rappresenta i valori ambientali e della cooperazione tra i popoli. I premi sono stati ritirati da Luca Barbareschi, coproduttore del film.

Regia: Roman Polanski

Produzione: Legende Films (Alain Goldman), RP Productions, Eliseo Cinema, Rai Cinema, Gaumont, France 2 Cinéma, France 3 Cinéma, Kinoprime Foundation, Kenosis, Horus Movies
Durata: 132’; Lingua: francese; Paesi: Francia, Italia
Interpreti: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois
Sceneggiatura: Robert Harris, Roman Polanski; Montaggio: Hervé Deluze
Fotografia: Pawel Edelman; Scenografia: Jean Rabasse; Costumi: Pascaline Chavanne
Musica: Alexandre Desplat; Suono: Lucien Balibar; Effetti visivi: CGEV

TRAILER versione originale: www.youtube.com/watch?v=A0covbwrkJE

 

F2c) Documento storico

Il famoso ‘J’Accuse’ di Emile Zola uscito sull’ ‘Aurore’.
Fonte:https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/49/J%E2%80%99accuse.jpg/310px-J%E2%80%99accuse.jpg

 

LA VERITE’
Una meravigliosa Catherine Deneuve insopportabilmente capricciosa ironicamente agé sensibilmente in crisi con la carriera la vita gli affetti e spassosamente caratterista a confronto con un’affascinante seppur consumata Juliette Binoche razionale e appesantita dal passato in un rapporto conflittuale, caratterizzato da sincero affetto e tuttavia incomprensioni nate nel passato e forti divergenze di carattere e stile di vita, con la madre che fatica ad accettare il ruolo di nonna, anche per via del suo ruolo nel film che sta girando. Il regista felice della scelta di Venezia di aprire la 76° Mostra ha detto: “Il film racconta una piccola storia di famiglia che si sviluppa principalmente in una casa. È all’interno di questo piccolo universo che ho provato a far vivere i miei personaggi con le loro menzogne, orgogli, rimpianti, tristezze, gioie e riconciliazioni”. Dopo il successo di “Affare di famiglia”, vincitore come miglior film straniero di un Golden Globe, della Palma d’oro e di un Oscar l’anno passato e di altri premi, Hirokazu Kore’eda torna a parlare di rapporti famigliari, tema per lui centrale insieme a quello più esteso dei legami personali, e lo fa in una lingua non sua con due grandi del cinema francese e di quello internazionale, nonché con due generazioni (di attrici e di donne) a confronto. Con ‘La vérité’ il regista ha concorso al leone d’oro per il miglior film, come nel 1995 e nel 2017.

F3a) Locandina

La locandina del film ‘La vérité’ diretto da Kore-eda Hirokazu.
Fonte: https://pad.mymovies.it/cinemanews/2019/162076/locandina-ver.jpg

 

F3b) Cast

Il cast principale del film con Deneuve e Binoche accanto al regista.
Fonte: https://sentireascoltare.com/wp-content/uploads/2019/08/Venezia-76.jpg

 

FILM IN CONCORSO – SELEZIONE UFFICIALE. CANDIDATURA AL LEONE D’ORO e ad altri 7 premi.

Regia: Kore-eda Hirokazu
Produzione: 3B productions (Muriel Merlin), Bun-Buku (Miyuki Fukuma), M.I. Movies (Matilde Incerti), France 3 Cinéma, Jamal Zeinal-Zade, Jasmine Zeinal-Zade, Margot Zeinal-Zade, Garidi Films
Durata: 106’; ; Lingua: francese, inglese; Paesi: Francia, Giappone
Interpreti: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clementine Grenier, Ludivine Sagnier
Sceneggiatura e Montaggio: Kore-eda Hirokazu
Fotografia: Eric Gautier; Scenografia: Riton Dupire-Clément; Costumi: Pascaline Chavanne
Musica: Alexeï Aïgui; Suono: Jean-Pierre Duret, Emmanuel Croset, Olivier Walczak, Sébastien Noiré

TRAILER versione originale: www.youtube.com/watch?v=PEGS0Wv_reY

TRAILER italiano: www.youtube.com/watch?v=pPaQ78vcSSk

Nelle prossime uscite de Il Settimanale di TRADERS’ Magazine troverete gli articoli successivi su Venezia 2019.

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
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