Il trading è una partita a biliardo

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Sorrisi e boccette.

Eravamo poco più che ragazzi. Ancora minorenni.

Come tutti i ragazzi di quell’epoca, parlo degli anni ’70, si usciva la sera e specialmente il sabato sera c’era il meraviglioso mondo della notte teenager.

Andavamo, alle volte, in un fantastico bar, con una bella sala piena di biliardi. E il sabato si faceva tardi, alle volte, giocando a 125, piuttosto che a boccetta o a stecca.

La caratteristica era che la titolare del bar dopo le 11 di sera crollava letteralmente… e così da quell’ora il biliardo era gratis fino a tarda notte.

Avevamo un mito da seguire.

Si chiamava Ray Reardon, gallese, che dal 1970 era divenuto l’astro nascente del biliardo mondiale dopo avere conquistato il titolo mondiale, battendo l’inglese Fred Davis: grandissimo del biliardo fin dagli anni cinquanta, in fase discendente, dopo avere ammesso che Reardon aveva adottato strategie rivoluzionarie vincenti.

Ovviamente, il sogno da teenager era emulare quelle strategie. Facile, no? Reardon, alla fine, era solo campione del mondo …

Per noi passò rapidamente, così come era venuta, la voglia di biliardo: crescendo, anche le ragazze uscivano di sera, ed era molto più divertente flirtare che giocare a biliardo.

Ma Reardon, nella mia vita, assunse un significato particolare, e, per curiosità, di tanto in tanto, negli anni, andavo ad indagare le tappe progressive del suo successo.

Sei volte campione del mondo negli anni settanta, ebbe lo stesso destino che aveva subito il suo grande avversario Davis: gradualmente la nuova generazione di giocatori inventò nuove strategie, nuovi modelli … e Reardon cominciò anche a perdere.

La sconfitta definitiva arrivò nel 1991, quando dovette ammette “l’imbattibilità” del suo avversario nord-irlandese Jason Prince: a cui andò a stringere calorosamente la mano con un grande sorriso, dopo essere stato vinto nella finale del campionato mondiale di quell’anno.

Fu un caso, i miei ricordi di giovanissimo dilettante del biliardo risalivano ormai a poco meno di due decenni prima, ma di quella finale analizzai tutti i dettagli. Una meravigliosa intervista fatta dalla BBC al campione perdente mi illuminò.

Alla domanda del giornalista: “Al contrario di altri campioni di biliardo, lei sorride sempre anche quando perde. Perché?”.

Reardon rispose con lo stesso sorriso che gli avevo visto fare quando, nella finale, era andato a stringere la mano a Jason Prince.

“Io odio perdere. Ma amo questo gioco e vorrei mostrarlo agli altri nella migliore luce possibile. E certamente non potrei farlo con una faccia arrabbiata”.

Il valore di un sorriso supera di gran lunga ogni nostro sentimento negativo. Quando perdiamo, nel trading o nella vita, impariamo a sorridere, stiamo imparando qualcosa.

Ama questo grande gioco che è stare sul mercato: sorridi.

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P.S.: Il biliardo ha un interessante parallelo con il trading: quello che trovi è come un grafico di borsa, ogni volta diverso, ogni volta una nuova situazione. E dentro quell’universo ogni volta nuovo, devi essere capace di applicare un modello strategico vincente.

Il sorriso aiuta molto, è grande energia, è un carburante. Ricordati di Reardon, la prossima volta che sei davanti ad un grafico e inserisci il tuo trade.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa