La terza guerra mondiale 150 metri più avanti

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4 giugno, Mare Meridionale della Cina

E’ giorno e non c’è nebbia né pioggia.

Un cacciatorpediniere degli Stati Uniti e una fregata canadese viaggiano in acque internazionali.

Una nave da guerra della marina cinese si dirige improvvisamente a destra, verso il cacciatorpediniere.

Dalla fregata canadese registrano un video della curiosa manovra della nave cinese. Dal cacciatorpediniere, vengono scattate molte foto, pubblicate poi dalla Marina degli Stati Uniti.

La nave cinese prosegue imperterrita la sua manovra.

E’ ora a 150 metri dal cacciatorpediniere, che è lungo 172 metri.

La nave statunitense pesa 10.000 tonnellate, ha un profilo a forma di freccia che scolpisce l’acqua. Non può fermarsi.

Quando viaggi in autostrada puoi schiacciare il freno. Quando dirigi una nave di questo genere non puoi farlo.

Il cacciatorpediniere ordina una manovra di rallentamento, di cui non abbiamo dettagli, ma che sembra essere stato una sorta di indietro tutta.

Le due navi, la cinese e il cacciatorpediniere USA sfiorano l’incidente. Impedito per un soffio. Impedito, noi pensiamo, per l’abilità del comandante del cacciatorpediniere.

Nel 2014, Stati Uniti e Cina firmarono un memorandum di intesa, la cui regola numero 5 prevede: “Una nave può reagire per legittima difesa”.

Tutte le altre regole servono per evitare l’applicazione della regola 5.

Il cacciatorpediniere USA trasportava 96 missili, sei siluri e un cannone da 5 pollici con 700 colpi. Una macchina da guerra capace di trasformare centinaia di bersagli in cenere.

Su quel tratto di mare, passano ogni anno circa 3 trilioni di dollari di scambi commerciali, dal Giappone, dalla Cina, dalla Corea del Sud, da Taiwan e dalle Filippine.

Transitano di lì petroliere cariche, carbone, gas naturale crio-conservato.

L’ipotesi di acquisizione da parte della Cina di Taiwan e di quel tratto di mare sarebbe il più gigantesco cigno nero del secolo.

Semplicemente, speriamo di non vederlo mai.

Inutile aggiungere che Taiwan è la fornitrice globale dei microchip al silicio di fascia alta, di cui nessun paese al mondo, al momento ha indipendenza.

Pensa per un attimo che il tuo frigorifero, il televisore, il computer, la stampante, il cellulare, l’automobile usano centinaia di tali componenti.

Pensa che il funzionamento della rete internet dipende da quei semiconduttori, come tutte le reti di telecomunicazioni.

E’ un brutto sogno, un incubo che non vogliamo vivere.

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P.S.: E la componentistica militare? Di sicuro non lo sappiamo per certo: che indipendenza hanno i sistemi di sicurezza dell’occidente in caso di crisi di Taiwan?

C’è un brivido che corre lungo la spina dorsale a pensare alle conseguenze di una catastrofe di questo genere.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa