Una ragione in più per accogliere

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Migranti economici, bellici, sentimentali

Ultimamente, come purtroppo spesso accade, ci sono dei migranti sotto le luci dei riflettori.
 
Migranti che scappano da guerra, persecuzioni, crisi di vario genere, in sintesi scappano da una situazione di sofferenza.
 
Ma il punto non è il motivo che li spinge ad andarsene dalla loro Terra, ma che alla fine la ovvia e naturale costante di questo è che la gente cerca giustamente di sopravvivere, e quindi se ne va, via, lontano.
 
Come detto la gente non se ne va solo per sfuggire alle bombe, anzi i flussi migratori sono stati sempre una costante della storia umana…
 

L’Italia stessa e i suoi abitanti hanno attraversato tanti periodi difficili e tanta povertà che, appunto, ha causato una migrazione di massa dei suoi “figli”.
 
Nella seconda metà dell’800 quasi 10 milioni di italiani, prima dal settentrione e poi anche dal meridione, in precedenza più ricco e florido, come in una biblica ricerca della “terra promessa”, hanno partecipato alla prima grande ondata migratoria verso il Sudamerica, prima tra tutti l’Argentina, rendendola già da allora il Paese a più alta presenza italiana del mondo.
 
Una seconda ondata migratoria si è verificata negli anni ’30 quando l’Italia e l’Europa tutta quasi soffocavano nel respirare quella pesante aria di repressione e persecuzione fascista e nazista che avrebbe portato poi agli sfaceli e ai lutti della seconda guerra mondiale. In questa occasione altri milioni di Italiani si riversarono in Argentina.
 
L’ultima grande ondata migratoria si ebbe nel primo periodo post bellico, quando la carenza di cibo e i difficili lavori di ricostruzione spinsero un ulteriore milione e mezzo di persone a lasciare la propria Terra natia.
 
Complessivamente dai porti di Genova e Napoli, nell’arco di poco più di un secolo, a partire dal 1861, sono state registrate più di ventiquattro milioni di partenze (un numero quasi equivalente all’ammontare della popolazione italiana al momento dell’Unità).
 
Una massa di persone, questa, che, in condizioni ostili e precarie, ha compiuto il viaggio della vita, con una valigia di cartone piena di speranza per una vita migliore per sé e per i propri cari, verso un Paese che poteva accoglierla come una mamma amorevole farebbe con un proprio figlio adottivo.
 
Seppure il Paese di destinazione per molti è stato la “terra promessa”, la terra della rivincita, e per molti altri è stata semplicemente una nuova e bellissima “casa”, non è mai facile lasciare la propria Terra.
 
Un migrante generalmente sempre porta con sé, dentro al cuore, la speranza di un ritorno in Patria, lontano, futuro, sperato, ma mai dimenticato… perché le proprie origini non si dimenticano… MAI!
 
Io stesso sono un migrante, ma non sono venuto in Argentina in una lenta nave, non fuggo dalla guerra o dalla povertà e la mia valigia non era di cartone…
 
Sono un migrante sentimentale.
 
L’uomo da sempre emigra e sempre continuerà ad emigrare, spostarsi e insediarsi in territori per lui nuovi. Gli eventi umani e sociali sono ciclici e seguono una traiettoria ondulatoria che tende a ripetersi.
 
In un dato momento storico un Paese si trova all’interno delle mura, a respingere le grandi masse migrative, e poco dopo si trova al di fuori di esse a spingere per entrare. Il boia diventa vittima e la vittima diventa boia con una velocità disarmante.
 
Muri alti e spesso presidiati separano i confini delicati e con forti flussi migratori unilaterali.
 
Il muro più tristemente famoso della storia è stato trionfalmente abbattuto a Berlino dopo aver diviso il mondo per 28 anni. Era solo il più famoso. Assolutamente non l’unico.
 
Italiani in Sudamerica, Ucraini in Polonia, Afghani in Iran, fino ai calabresi in Lombardia, siamo tutti figli della stessa madre, con le stesse necessità e gli stessi sogni da realizzare.
 
La migrazione è uno dei primi aspetti dell’economia… quell’economia che ci piace studiare e capire… forse per capire anche meglio noi stessi. E la finanza altro non è che un sotto insieme dell’economia.
 
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Michele Monti

South American Editorial Board
Istituto Svizzero della Borsa