Il pazzo che dice cose vere

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Diresti che è nato due secoli dopo

Nacque e visse a Copenaghen nel 1813 e vi morì nel 1855. Grande filosofo, personalità controversa, poco nota nel suo tempo, e i cui scritti cominciarono ad essere letti solo nel ventesimo secolo, quasi a confermare la sua capacità profetica.
 
Alcune sue parole sono illuminanti di un pensiero lucido e attualissimo.
 
“È successo che è scoppiato un incendio nel backstage di un teatro. Il clown è uscito per informare il pubblico. Hanno pensato che fosse solo uno scherzo e hanno applaudito. Ha ripetuto il suo avvertimento. Gridarono ancora più forte. Quindi penso che il mondo finirà tra gli applausi generali di tutti gli arguti che credono sia uno scherzo.”
 
Se scorri i social, se leggi i contenuti dei giornali, ti accorgi che la nostra epoca oscilla fra opposti estremismi: l’assenza di moderazione sembra essere una parola d’ordine, perché urlare più forte, e non dire cose intelligenti, diventa il modo per cercare di emergere, di farsi sentire nel grande chiasso della nostra era.
 
Così, in una scena che ricorda un po’ il ponte del Titanic dove l’orchestra continuava a suonare e la gente a ballare mentre la nave affondava, Soeren Kirkegaard, sue sono le parole riportate sopra, vedeva la scena possibile della fine del mondo.
 
Un clown avvisa tutti che sta per arrivare la fine del mondo, tutto sta andando a fuoco, tutto verrà distrutto … ma la gente ride divertita, non può credere al clown, applaude allo scherzo.
 
E’ il trionfo degli estremi, dove la paura viene neutralizzata, annientata e soppressa con l’incredulità. Fino all’incendio finale, fino alla nave inaffondabile che affonda. Il disastro ineluttabile arriva e fa tabula rasa.
 
“In ogni campo e per ogni oggetto sono sempre le minoranze, i pochi, i rarissimi, i Singoli quelli che sanno: la Folla è ignorante.»
 
E’ ancora Kirkegaard, che sembra prevedere il mondo attuale, la capacità di pochi di essere sufficientemente lucidi, la follia generale determinata da una fondamentale attitudine all’ignoranza e alla pigrizia che questa scatena.
 
Se ricordi il 2007, c’erano sintomi chiari sui subprime. Ad agosto di quell’anno i mercati crollarono, in un modo così violento, da dare un preavviso quasi certo di quello che covava sotto la cenere.
 
Eppure, a ottobre ci fu il massimo storico, dell’epoca, dell’S&P500.
 
Nessuno credeva al disastro dei subprime, nessuno poteva pensare al fallimento di Lehman, nessuno ipotizzava che i Credit Default Swap non sarebbero potuti essere ripagabili, se non con una colossale ondata di denaro pubblico iniettato nel sistema.
 
In quell’epoca, nel 2008 e nel 2009, iniziava una nuova epoca. Quella del denaro straripante iniettato sul mercato.

Era appena fallita la Lehman, in ottobre del 2008, una fonte molto attendibile ci raccontò un fatto che rimase scolpito nella mia memoria: ad un forum economico in Washington, Paul Volcker, il presidente della FED degli anni difficili di fine anni settanta e inizio anni ottanta, colui che portò i tassi di interesse negli Stati Uniti a sfiorare il 21%, interrogato in via confidenziale per ottenere la sua opinione sull’operato della FED nel 2008, disse: “Never in my wildest dreams,” he said, “would I have expected them to do what they’re doing now.” – Nei miei sogni peggiori, non mi sarei mai aspettato quello che stanno facendo -.

Ora, proviamo a sommare in una ardua sintesi il pensiero di Kirkegaard, le parole di Volcker, l’esperienza passata del 2007, quando nessuno credeva che i subprime potessero diventare un disastro.

Ora, è la volta del debito. Del meccanismo diabolico posto in essere iniettando soldi a volontà per 13 lunghi anni nel sistema.

Siamo in un’epoca pericolosa. Ne parleremo ancora e cercheremo di identificare il timing e l’entità del pericolo.

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P.S.: “La verità oggettiva in quanto tale, non è affatto adeguata per determinare che chiunque la pronunci sia sano di mente; al contrario, può anche tradire il fatto che è pazzo, anche se ciò che dice può essere del tutto vero.”

Kirkegaard è molto tagliente. Sembra un personaggio del ventunesimo secolo. Sembra avere appena letto i giornali di stamattina.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa