Partner o Vassalli? Di chi hanno bisogno gli Stati Uniti?

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Eurodollaro a 0.87 

Nell’articolo “Cronaca di un giorno impossibile”, pubblicato qualche ora dopo il meeting del 21 luglio della FED, in fondo, dopo la firma, nel consueto post-scriptum avevo scritto:
 
“Il mercato ha deciso poi di prendere definitivamente la direzione sud e l’ha presa con molta decisione dopo che Powell, in conferenza stampa (quella che, chissà perché, nelle trasmissioni che commentano la FED, spesso viene trascurata) ha parlato con molta chiarezza degli intenti della FED: per la prima volta Powell ha ammesso che un “atterraggio morbido” è difficile (quello che diciamo da sempre), e ha anche ventilato la possibilità di una recessione a seguito del perseverare nell’aumento dei tassi.
 
L’S&P500, dopo il comunicato della FED, era andato in forte ribasso, per poi recuperare molto rapidamente e rivedere quote sopra 3900. Sembrava volersi stabilizzare a metà strada, diciamo nell’area sopra 3850.
 
Ho visionato di nuovo la registrazione della conferenza, quando Powell rispondeva ai giornalisti. E il mercato è crollato esattamente su questa frase: “I wish there was a painless way to do that. There isn’t.” Avrei voluto una via indolore (per ridurre l’inflazione). Non c’è. Quindi, nessun atterraggio morbido, impossibile evitare la recessione.
 
In quel preciso istante, il mercato è crollato. Rotti i supporti, chiusura sotto 3800 e strada aperta verso il doppio minimo di giugno, poi verificatosi venerdì.
 
Curioso che per due trimestri il PIL degli Stati Uniti sia stato negativo, quindi recessione debole ma già conclamata, e il mercato si sia accorto di questo da una frase di Powell.
 
Personalmente, sono un convinto sostenitore dei valori dell’occidente. Credo negli Stati Uniti e in tutti i Paesi dove c’è democrazia.
 
Nondimeno, ho un “piccolo” timore, che faccio anche fatica, dal punto di vista psicologico, a manifestare. Proprio perché contrario per definizione a tutte le tesi complottiste, confesso di fare molta fatica a dirti quello che sto per dire.
 
Negli ultimi due decenni, gli Stati Uniti, al contrario dell’Europa, hanno operato per rendersi totalmente indipendenti dal resto del mondo.
 
La politica isolazionista di Trump, di cui ho avuto un sacro terrore, corrispondeva ad una presa d’atto di una situazione già manifesta: gli Stati Uniti dipendono pochissimo dall’estero. Hanno tutto o quasi.
 
Una volta erano importatori di energia e oggi sono i primi produttori al mondo. Sono il Paese meglio organizzato e più forte dal punto di vista militare. Hanno la quasi totalità delle materie prime che a loro occorre. Non hanno più bisogno, come un tempo, di avere partner strategici. Gli basta avere dei vassalli strategici?
 
E’ bastato un Trump per mettere in discussione la Nato. Che cosa significherebbe la Nato senza gli Stati Uniti?
 
Non so quanto l’Europa si sia accorta di questo. L’amministrazione Biden ha cambiato rotta rispetto a Trump, “Gli Stati Uniti sono tornati” ha dichiarato Biden nella prima visita in Europa. Già, sono tornati. Per quanto, e come?
 
E allora, io non sono complottista, non sono anti-americano, apprezzo e ammiro gli Stati Uniti.
 
Ma, mi chiedo: quanto c’è di politica nelle decisioni e nelle parole di Powell e quanto di economia? Fra l’altro, Powell è anche avvocato, professione meglio dedita a rappresentare interessi politici, piuttosto che la realtà economica.
 
E se c’è molto di politica… quanto nell’aumento dei tassi di interesse, quanto nelle considerazioni di impossibilità di atterraggio morbido, quanto di dichiarazioni ad effetto non strettamente necessarie, c’è la volontà di sostenere il dollaro ai valori incredibili attuali, fino a mettere di fatto in condizione di vassallaggio estremo “i vecchi partner” occidentali?
 
Perché essere partner degli Stati Uniti è bello, dà sicurezza, dobbiamo una riconoscenza storica agli Stati Uniti.
 
E se l’isolazionismo statunitense di Trump, manifestato in modo prepotente e palese, si fosse trasformato in un isolazionismo un po’ più subdolo, meno caciarone, meno urlato e più sommesso, ma altrettanto perverso e negativo per una Europa troppo divisa, confusa e impaurita?
 
Putin ha invaso l’Ucraina nell’ambito della continuazione di un malaffare corrotto in stile sovietico.
 
Ma quanto c’è di terrore da parte sua di essere annichilito dallo strapotere economico-finanziario degli Stati Uniti?
 
Perché con Trump, proteso ad abbandonare l’Europa a se stessa, Putin aveva molte più probabilità di competere.
 
Ora, con Biden, che “torna in Europa” e rende il dollaro non solo la moneta principe del pianeta, lo era già, ma anche la più costosa in senso assoluto, che probabilità aveva?
 
La Banca Nazionale del Giappone ha deciso di intervenire a difesa della propria moneta. Il Giappone, alleato storico degli Stati Uniti, isola occidentale in oriente, per la prima volta dopo 24 anni torna ad intervenire a difesa dello Yen, contro dollaro. Importare materie prime ai prezzi attuali del dollaro è divenuto insostenibile nella politica economica giapponese.
 
Così, il Dollaro/yen si è fermato, per un po’ è tornato indietro di 5 figure, tanto per fare un po’ di chiasso. Sta già recuperando.
 
Ovviamente le risorse di una Banca Centrale come quella del Giappone sono immense e continueranno a difendere, se questa è la loro politica. Ma anche la Banca Nazionale Svizzera ha difeso per qualche anno un improbabile cambio 1.20 contro euro. Poi ha ceduto.
 
Ora, prova a collegare le considerazioni fatte sopra, con la reazione giapponese. Loro non hanno la Lagarde, sono più fortunati.
 
E noi? Attendiamo che l’inflazione americana torni al 2%? E quanto resistiamo? Quanto dolore abbiamo davanti?
 
E se vicino a decisioni di natura economica, ci fosse una sorta di “rinforzo” determinato dalla politica, come intendo insinuare ora, per la prima volta, l’inflazione americana tornerà mai al 2%? E il dollaro tornerà mai a valori normali?
 
In un webinar di circa due anni e mezzo fa, in cui parlavo delle diverse tecniche dei livelli di prezzo che utilizziamo all’Istituto Svizzero della Borsa, ho illustrato la parte predittiva di tale sistema: e ho detto che Eurodollaro sarebbe andato a 0.87, precisando che i tempi sarebbero stati difficili da calcolare.
 
La previsione era basata solo sulla matematica, sui numeri. Ora, per la prima volta, dico che eurodollaro a 0.87 può arrivarci non solo perché lo dice la matematica delle nostre tecniche predittive, ma perché c’è una precisa volontà politica americana e una debolezza e strutturale incapacità europea.
 
Ho detto che può arrivarci, non che ci arriverà. Si può intervenire nella situazione, sia dal punto di vista politico che economico. Il guaio è che, ora, nessuno ha l’autorità, il know-how, il carisma per farlo.
 
Auguri ai giapponesi, che ci stanno provando: ce la faranno se la battaglia non sarà troppo lunga. Perché poi, concretamente, se il dollaro rende il 4% e lo yen lo zero per cento o circa, è difficile che il dollaro non si apprezzi contro lo yen.
 
Abbiamo bisogno di una Europa forte e competente, con governi europei forti e competenti. E mi fermo qui, perché, non so a te, caro lettore, mi rendo conto di avere detto quasi una barzelletta e questo, magari ci fa sorridere, ma sotto sotto è un po’ triste.
 
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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa