Mercati americani versione Space X

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Esci dalla trappola.

L’S&P500 future, il 2 gennaio ha aperto a 4818, la chiusura di venerdì 19 gennaio è stata a 4869, dopo avere toccato 4874.50,

mezzo punto sotto una resistenza di call, presumibilmente vendute, che ha protetto la posizione. Poco più di un punto percentuale di crescita. Ma un vero missile negli ultimi due giorni di borsa.

Se prendiamo a riferimento l’Equal Weight S&P500 Index (lo si trova un po’ ovunque cercandolo con Google) la chiusura di venerdì è stata invece più bassa di più di un punto percentuale rispetto al 2 gennaio.

L’Equal Weight è calcolato pesando allo stesso modo tutti i titoli dell’S&P500.

Sui quali, andando a fare uno spaccato in analisi, ci accorgiamo che 193 azioni sono in rialzo da inizio anno, 308 in ribasso e 2 sono stazionarie.

Effetto, quindi, delle sette magnifiche?

Mica tanto … delle sette magnifiche, tre hanno effettivamente trainato il listino, e sono Nvidia, Microsoft e Meta, che da sole hanno contribuito per circa l’80% del risultato. Alphabet e Amazon hanno dato una mano. Diciamo che all’appello ne sono mancate due.

Infatti, Tesla e Apple, soprattutto la prima, hanno invece tirato giù il listino.

Peraltro, sulle sette magnifiche, comprese Tesla e Apple, si sono formate massicce quantità di call nella parte Out The Money, quindi piuttosto in alto, accompagnate da una colonna di put che andava in ascesa continua seguendo la salita del mercato.  

La quantità e i livelli delle call ci fanno pensare a molte opzioni comprate, che costringono i market maker a comprare sottostante per coprirsi. Di lì l’allungo del mercato a cui abbiamo assistito giovedì e venerdì scorso.

Mercoledì 17 gennaio, il Vix ha toccato 15.40, a ridosso della media mobile a 200 periodi, dalla quale è stato respinto. La chiusura di venerdì 19 si è appoggiata a 13.28 sulla media mobile a 50 periodi.

La figura disegnata da metà dicembre dal Vix appare quella dell’aspettativa di massimi crescenti.

La stagionalità parla di un aumento del Vix dal 12 gennaio per almeno due settimane.

Il 12 gennaio ha toccato effettivamente un minimo importante, da cui è balzato in alto di una percentuale molto simile alla media statistica stagionale del periodo.

Sempre la stagionalità ci dice che intorno al 22 gennaio c’è un minimo di volatilità, con una seconda ondata in aumento per la settimana entrante o nella successiva.

Il Vix1D, venerdì scorso, ha chiuso in positivo, ma ha fatto una forte ritrazione nella seconda metà della sessione americana. La ritrazione non ha fatto cambiare colore alla candela, ma ha disegnato una lunga shadow.

Sembra un Vix1D annunciare a breve termine un prosieguo del rialzo, per almeno due-tre giorni. Però non è un segnale preciso, la candela, come detto, è rimasta positiva.

Siamo in un eccesso evidente del mercato, dove il break out verso i massimi storici all’unisono sui tre indici ha sedato ogni ipotesi di divergenza fra gli stessi, che potesse far pensare ad un ritracciamento al ribasso più significativo di quello cui abbiamo assistito.

Ritracciamento più significativo che era nei nostri pensieri di domenica scorsa, ma che è stato negato a metà settimana con la giravolta improvvisa dei tre indici, limitando a 4744 il minimo dell’S&P500.

I livelli di resistenza grafica superiori sono ora fra 4880 e 4900, mentre la resistenza strategica è a 4930, dove c’è l’87.50% del presumibile range futuro che dovrebbe vedere il suo massimo di ciclo a 5046 (massimo di ciclo che potrebbe non essere di questo ciclo, ma del successivo e in questo caso sarebbe piuttosto in là nel tempo, di almeno qualche settimana).

Il supporto settimanale è nell’area dei 4800, con l’area intermedia a 4841.

In tale scenario le probabilità di un eccezionale ulteriore break out e di un ritracciamento più serio di quello visto finora si equivalgono.

Poi, c’è la FED a fine mese. Raffredderà gli animi o ormai, nella gioiosa follia collettiva, non c’è più relazione neanche con la FED?

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa