Il grande crollo del 1987, terza puntata

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La carta vincente per battere i mercati.

Il 15 ottobre 1987, alle 19.28, mentre Wall Street macinava altre perdite, alla conclusione di una giornata di borsa da febbre in quasi tutta Europa (solo Milano uscì positiva), un ATR42 della compagnia ATI in volo nella tratta Milano-Colonia precipitava.

Nessuno dei 37 passeggeri si salvò.

Fu l’inizio di una serie di accuse all’aereo ATR42 (personalmente, nei voli nazionali in Italia, all’epoca, lo prendevo spesso e in effetti … non ispirava grande fiducia).

Accuse che proseguirono negli anni a venire, finché l’aereo fu sostituito dall’ATR72, che dopo pochi anni fu a sua volta eliminato.

Erano aerei a turbo-elica, molto economici, ma discutibili quanto a sicurezza.

I telegiornali e la stampa dedicarono ampio spazio alla notizia.

E venerdì 16 ottobre, quello sembrava essere il motivo principale dei titoli di testa. La caduta in corso delle borse sembrava passare inosservata.

Quella mattina, le quotazioni del London Stock Exchange non arrivavano. Fu il primo motivo di ansia per gli operatori, finché si seppe che Londra era seppellita da un nubifragio violentissimo. Qualcuno aveva pensato il peggio per la borsa inglese… era solo pioggia.

Tutto il centro di Londra era di fatto inagibile ed inaccessibile e la maggior parte degli uffici restò chiuso, compresa la Borsa.

Le borse europee in quella mattina del 16 ottobre sembravano deboli, ma molto meno agitate del giorno precedente. C’era solo Milano che sembrava voler riallinearsi con la giornata negativa dei colleghi europei, con un ribasso consistente.

Avvicinandosi all’orario di chiusura europeo, si cominciavano a vedere le prime contrattazioni americane. I prezzi scendevano ancora a Wall Street. Si preannunciava un’altra giornata difficile.

Le borse europee chiudevano i battenti del venerdì con una perdita di meno dell’1%. Milano perdeva il 2.95%.

Ma l’atmosfera era quella tipica del venerdì, l’occhio su Wall Street era stanco, desideroso solo di arrivare al weekend e finire una settimana impegnativa e sfibrante.

Il Dow Jones perdeva terreno e continuerà a perderlo per tutta la seduta.

Tanto che arrivavano notizie dagli Stati Uniti molto insolite: della caduta delle borse si stavano interessando il Dipartimento del Tesoro americano e la Federal Reserve.

Obiettivo? Agire affinché i mercati nella prossima settimana possano tornare a stabilizzarsi.

E la notizia confortò molto tutti gli operatori. Ora ci pensa la FED, è sempre stata una parola d’ordine gradita ai mercati.

Nondimeno, la giornata, alle 22, chiudeva con il Dow Jones a -4.6%. Una caduta di quasi il 10% nella settimana.

Alcuni grandi istituzionali, nel corso della settimana, avevano dato corso a migliaia di licenziamenti.

Nella City newyorchese, si assisteva ad una lunga sfilata di colletti bianchi con una scatola in mano e l’aria mesta.

La notizia che fece più scalpore era quella di Salomon Brothers: filiali chiuse, centinaia di licenziamenti. Ed era il colosso finanziario dell’epoca.

Una atmosfera da grandi cambiamenti. Tanti Yuppie sulle strade, con l’aria arrabbiata, o persa. Sembrava una festa finita o che stava per finire.

Molti orologi di lusso finirono in quei giorni al banco dei pegni.

C’erano rate di mutui molto costosi da pagare, per appartamenti di lusso, stili di vita adeguati a stipendi con bonus da favola. Ma si preannunciava un periodo dove, altro che bonus, sarebbe stato difficile trovare un nuovo stipendio.

La ruota girava e schiacciava chi rimaneva sotto.

Alan Greespan, presidente della FED, quella sera del 16 ottobre 1987, era nei pensieri di tutti. I poteri taumaturgici della FED erano  la grande speranza collettiva.

Il weekend passa in questo modo. Nel regno delle Borse persiste l’incertezza, il peggior virus dei mercati finanziari.

(prosegue alla prossima puntata)

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa