Una battaglia sindacale con i carrarmati

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Usa le armi, ma comunica

Sabato 24 giugno è stata una giornata che ci ha dimostrato ancora un volta come la realtà superi di gran lunga ogni possibile fantasia. Non ce ne era bisogno, ma è stata l’ennesima conferma.

Dopo avere inveito nelle 48 ore precedenti contro i vertici militari russi, come peraltro aveva fatto per mesi, Yevgeny Prigozhin, capo della milizia mercenaria Wagner, essenziale forza di combattimento della Federazione Russa nella guerra in Ucraina, ha deciso di porre in essere la sua personale protesta sindacale per essere ascoltato e dimostrare di avere più che mai voce in capitolo.

Nel corso della notte fra venerdì e sabato, abbandona l’Ucraina e punta su Rostov, sede del comando militare russo per le operazioni in Ucraina. Alle 7.30, senza che nessuna resistenza venga opposta, la città è sotto il suo controllo.

La marcia prosegue verso altre città, fra Rostov e Mosca. Arriva a 200 chilometri da Mosca, la distanza che separa Milano da Bologna, tanto per averne un’idea.

Mentre il mondo, stupito o spaventato, guarda all’inizio di quella che potrebbe trasformarsi rapidamente in una sanguinosa guerra civile, alle 19.30 Prigozhin decide di fare marcia indietro. Si torna in Ucraina.

Con una mediazione e un accordo, ancora ignoto, con Lukaschenko, il leader della Bielorussia, mandato da Putin a negoziare, si conclude la battaglia sindacale di Prigozhin.

Un atto dimostrativo forte, che mette a nudo tutta la tipica inconsistenza dei regimi di stampo sovietico, come ancora la Russia dimostra di essere.

Inconsistenza che non toglie la pericolosità di trovarci nelle mani di un paranoico, come più volte abbiamo insistito a sostenere.

E’ la paranoia ciò che dobbiamo temere. La paranoia non prevede vie d’uscita. La paranoia deve drammatizzare l’uscita, se costretta.

Sabato, il paranoico è stato messo nell’angolo, umiliato.

Probabilmente perfino costretto a fuggire a Mosca, per ragioni di sicurezza, anche se il fido portavoce Pescov lo dava “a lavorare alla sua scrivania”. Mancava lo descrivesse dondolarsi sulla sedia con i piedi sul tavolo.

Il rischio complessivo, oggi, è aumentato.

Sui mercati il Vix è sotto terra. La discesa dell’S&P500 durante tutta la settimana è stata lenta e controllata. Lo ha affondato, incredibile, ancora di più.

Nella settimana che viene, forse già nei primi tre giorni, l’S&P500 andrà a toccare un minimo che annuncerà una possibile risalita dei mercati, nel mese di luglio.

Il paradosso potrebbe essere vedere il Vix crescere con la salita, così come è sceso con la discesa.

Siamo rialzisti sulle prime tre settimane di luglio. Se le cose sul fronte bellico non evolveranno nell’immediato, ciò che è avvenuto non dovrebbe spaventare più di tanto i mercati.

Speriamo continui così.

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P.S.: Venerdì scorso Prigozhin, in un collegamento su Telegram, ha detto che la guerra intentata da Putin contro l’Ucraina non trova alcuna giustificazione in un ipotetico rischio di attacco contro la Russia. Né che la Ucraina andasse de-nazificata.

Ovviamente, noi lo sapevamo. Ma i cittadini russi non è per niente scontato lo sappiano. Prigozhin dimostra di essere un combattente capace anche di colpire gli argomenti giusti con la comunicazione che adopera.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa