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La speranza è l’ultima a morire?

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La paura di perdere è il più grande ostacolo al successo nel trading. La paura del rimpianto genera speranza. E la falsa speranza che un’operazione in perdita si trasformi in profitto è una delle ragioni per cui la maggior parte dei trader non riesce a ottenerne.

È ampiamente dimostrato empiricamente che i trader realizzano profitti troppo presto e lasciano che le perdite si protraggano troppo a lungo, il che significa che numerosi piccoli guadagni vengono regolarmente annullati da poche perdite ingenti.

Rompere questo circolo vizioso di paura e speranza fa parte del lavoro quotidiano come trading coach.

 

Speranza e trading in Borsa: vanno d’accordo?

“Chi vive di speranza, muore di delusione”, dice un antico proverbio spagnolo. In Borsa non c’è spazio per la speranza. Per quanto possa sembrare paradossale a prima vista: solo quando hai imparato a rinunciare alla speranza, si apre la strada al trading redditizio.

“Mia madre diceva sempre: non devi mai perdere la speranza, col tempo tutto si sistema”, mi raccontava un collega, che ha richiesto il mio supporto come coach di trading.

Era completamente frustrato, perché non riusciva a mettere in pratica le sue strategie di trading solide e testate secondo le regole. Da alcuni anni cercava di costruirsi una seconda fonte di reddito attraverso il day trading.

La sua conoscenza nell’analisi tecnica era impressionante. Con cura applicava le diverse strategie sul conto demo. Ma non appena operava con denaro reale, qualcosa prima o poi andava storto. Frustrato ammetteva: “Mi manca semplicemente la disciplina e la coerenza per applicare i miei setup secondo le regole”.

Si aggrappava continuamente a posizioni che andavano in perdita, spostava gli stop-loss e talvolta comprava ancora.

Segnato dalla convinzione di aver assorbito inconsciamente da sua madre, non vuole rinunciare alla speranza che le posizioni possano tornare in positivo.

Paura e speranza sono inseparabili.

Egli temeva di chiudere piccole perdite, solo per poi vedere la posizione chiusa tornare in guadagno. Solo l’idea gli era insopportabile.

 

La psicologia cambia quando la posizione è aperta

Quello che distingue i pochi trader redditizi dalla massa è il modo in cui gestiscono le proprie emozioni quando sono dentro una posizione. Rimangono nella posizione di osservatori e sono in grado di mantenere una distanza emotiva da ogni singola posizione.

Perché hanno compreso che non conta l’esito di ogni singolo trade, ma la somma di tutti i trade eseguiti in modo conforme a una strategia provata.

La speranza non conta, perché hanno accettato nel profondo che le perdite regolari fanno parte del business del trading e sono inevitabili.

Questo però contrasta con i nostri modelli mentali e comportamentali naturali e collaudati.

 

Così ragionano la maggior parte dei principianti

Il cervello umano è programmato per evitare il dolore.

E non distingue tra dolore fisico e il dolore psicologico della perdita nel trading.

I processi biochimici nel cervello sono identici, così come i modelli stimolo-risposta.

Ed è proprio questi modelli che bisogna interrompere se si vuole appartenere al ristretto gruppo dei trader redditizi.

Il comportamento umano classico non porta al successo in Borsa.

Raggiungere il giusto mindset richiede molta pratica e allenamento alla resilienza.
L’uomo si basa sulla sensazione della speranza. Dietro alla speranza c’è sempre la paura. È la paura del dolore, della necessità di realizzare anche piccole perdite.

Per questo i trader lasciano correre troppo a lungo le perdite, mentre prendono i profitti troppo in fretta. Le ricompense vogliamo istintivamente ottenerle subito, ma il dolore della perdita lo rimandiamo il più a lungo possibile.

“Hope is what keeps people in trades long after they should have closed them. As the saying goes, hope dies last”, scrive il top trader Tom Hougaard nel suo bestseller Best Loser Wins.

La massa dei trader non profittevoli opera con speranza e rischi nel caso di perdite e con paura nel caso di profitti. I trader di successo sono avversi al rischio e chiudono sistematicamente le posizioni in perdita. Sono inclini al rischio e ampliano le posizioni che vanno in guadagno.

Tom Hougaard lo riassume perfettamente: “If you want to trade well, you need to turn this on its head. You need to teach your brain to be hopeful (about profits) when it is wrongly fearful (about losing the profits). You need to teach your brain to be fearful (about losses) when it is mistakingly hopeful (about the position turning positive).”

 

Conclusione

Abbiamo imparato nel coaching a “rinunciare alla speranza” e ad accettare le singole perdite per quello che sono: parte di una strategia backtested, in cui conta solo il risultato della somma di tutti i trade. Abbiamo capito che si devono seguire i movimenti del mercato se si vuole guadagnare.

Le perdite vengono limitate in modo sistematico e liquidate mentalmente.
Tutta la sua attenzione è ora rivolta all’espansione delle posizioni in guadagno.

Abbiamo riconosciuto che le convinzioni ereditate, che nella vita le hanno dato forza e perseveranza, nel trading sono dannose.

“Chi perde una speranza vana, guadagna molto”, dice il proverbio popolare in Italia, soprattutto nel trading.

 

Avversione al rimorso: la paura del pentimento

L’uomo tende istintivamente a non prendere decisioni che potrebbe rimpiangere in seguito.
Il fatto che abbiamo commesso un errore lo riconosciamo spesso solo dopo.
Quando scatta il rimorso, ci colpisce emotivamente in modo forte.

L’avversione al rimorso e al pentimento è grande e distorce il nostro comportamento decisionale.
Le perdite nel trading sono all’ordine del giorno.

Nemmeno la migliore strategia può salvare un trader da operazioni in perdita.
Il problema è che la psiche del trader spesso non riesce a gestirle e inconsciamente vuole evitare l’esperienza spiacevole del rimorso.

I trader tengono aperte troppo a lungo le posizioni in perdita perché temono che il mercato possa cambiare direzione subito dopo aver venduto.

Solo quando le perdite diventano enormi, vendono tutto nel panico.

 

 

Roland Ullrich

Dottore in economia e Chartered Financial Analyst (CFA), ha lavorato per 20 anni nel settore azionario presso banche a Francoforte sul Meno, Londra e New York.
Come trading coach aiuta trader professionisti e privati.
Scrive libri e articoli specialistici, produce video didattici e offre seminari su strategie di trading ottimizzate psicologicamente e psicologia del trading.
Informazioni: https://www.roland-ullrich.com

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