La retrospettiva
Dopo l’articolo di ieri pubblicato sul sito dell’Istituto Svizzero della Borsa
https://istitutosvizzerodellaborsa.ch/nasdaq-solstizio-estate/
dove commentavamo il Nasdaq, proseguiamo oggi con l’analisi sull’S&P500.
Prima, una doverosa analisi sui rischi attuali.
Sempre riguardo il nostro contenuto diffuso ieri
Il testo è stato completato alle ore 22 del 21 giugno, pubblicato sul sito dell’istituto il 22 Giugno 2025 alle 01:05.
Per coloro che lo hanno letto dopo l’orario di pubblicazione, l’attacco Usa era già avvenuto.
In ogni caso, Trump ha aperto un altro fronte di guerra. Questa è la realtà di oggi.
Rischi presenti sul mercato.
Mentre scriviamo, sono le 16.30 ora europea del 22 giugno: presumiamo una apertura in gap down delle borse, per impatto emotivo sulla notizia e per preoccupazioni sull’impatto del prezzo del petrolio e un probabile innalzamento della volatilità.
Malgrado le finora tiepide reazioni del mercato agli eventi bellici più recenti, facciamo rilevare come il periodo 9-27 giugno, da noi più volte previsto come periodo potenzialmente turbolento, sta trovando conferma nei fatti.
Se l’impatto sul mercato sarà, ancora una volta, modesto, saremo ben felici di constatarlo.
I lettori converranno, però, che gli alert di rischio erano ampiamente giustificati.
Alle 14 ora europea abbiamo assistito alla conferenza stampa con il capo del Pentagono Hegseth e il capo di stato maggiore dell’esercito degli Stati Uniti Caine, che parlavano da Arlington, in Virginia.
Il capo di stato maggiore è stato perfetto nella esposizione, un vero militare, un vero tecnico della scienza militare, discreto, sicuro di sé, ma asettico.
Un generale dell’esercito.
Il capo del Pentagono è sembrato essere, invece, il capo della propaganda Trumpiana, dipingendo il Presidente come lo stratega illuminato da Dio, per lo meno dal Dio di Israele, che avrebbe pianificato questo intervento di grande successo ormai da molte settimane (ce lo vedi Trump che pianifica l’attacco con settimane di anticipo?).
Il successo dell’operazione sarebbe stato “incredibile e travolgente” (non ci credevano neanche loro insomma) e il programma nucleare iraniano ne sarebbe uscito “devastato”.
Dai tempi di Nixon, non avevo provato un analogo senso di vergogna verso gli Stati Uniti, ascoltando una conferenza di informazione da parte del più grande centro di strategia militare del mondo, trasformata in uno strumento di propaganda volto a mascherare gli insuccessi seriali di Trump con una operazione militare (forse?) riuscita.
Mi ha ricordato, forse, solo Cheney, ai tempi di Bush, quando ci faceva vedere le immagini girate con i dispositivi all’infrarosso da un bombardiere militare americano “dell’uomo più fortunato del mondo”, autista iracheno alla guida di un automezzo passato sopra un ponte, un attimo prima della distruzione dello stesso da parte di un ordigno americano di precisione.
“Vedete?
Gli Usa fanno la guerra di precisione, non ammazziamo nessuno …”
La grande sovra-esposizione del “successo” della campagna militare non può che destare qualche sospetto: è certo che l’uranio arricchito iraniano sia stato già trasferito altrove (lo dicono fonti anche statunitensi con immagini satellitari di convogli usciti dal sito di Fordow anche negli ultimi giorni).
Sui commenti a tali convogli (veridicità tutta da verificare ovviamente), si parla anche di vera e propria evacuazione del sito da parte degli iraniani, con riempimento di terra delle gallerie di accesso.
Gli Stati Uniti hanno quindi avvertito l’Iran (questo è quanto avvenuto, con maggiore probabilità) e il tono trionfalistico del capo del Pentagono di una operazione così perfetta e invisibile su tre siti da non suscitare alcuna reazione da parte della contraerea e dell’aviazione iraniana appare ancora di più poco credibile: incredibile e travolgente…
Intorno alla conferenza di Arlington.
Circa un’ora prima della conferenza-show del Pentagono, alle 13.06 ora europea circa, la radio dell’esercito israeliano, con la voce deliziosa di una conduttrice-soldato dell’ITF, annunciava che “C’è una piccola possibilità che la struttura di Fordow non sia stata distrutta”.
Alle 13.13 circa, l’immancabile Medvedev, dalla Russia, annunciava che “molti paesi sono disposti a fornire all’Iran testate nucleari”.
Alle 13.55 circa, il Comandante della Marina delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (che quanto a propaganda di marketing con gli appellativi supera perfino il capo del Pentagono), annunciava che lo stretto di Hormuz sarebbe stato chiuso “dopo qualche ora”.
Ecco, questo è un vero pericolo per il mercato del petrolio, per l’inflazione, per la potenzialità recessiva e quindi per le borse.
Se questo dovesse avvenire, significherebbe di fatto un appoggio della Cina all’Iran, sotto forma di consenso alla chiusura dello stretto che la rifornisce di milioni di barili di petrolio ogni giorno (forse anche la Cina, qualche riserva di petrolio, ce l’ha).
Non ci sono dubbi, ritengo, che se lo stretto di Hormuz verrà chiuso, l’Iran avrà chiesto ed ottenuto l’autorizzazione da parte della Cina.
Midnight hammer.
Non poteva mancare un nome dato dagli americani all’operazione: martello di mezzanotte.
Il problema del martello è che può fare lavori eccezionali e pregevoli se colpisce nel posto giusto, in modo efficace e al momento giusto.
Se questo non corrispondesse alla realtà, e di certo non lo sappiamo ancora, può essere un martello che agita ancora di più il caos che vive il pianeta.
S&P500
L’ipotesi più ottimista è che la reazione sulle borse americane sia di uno-tre giorni, con una apertura prossima al minimo della scorsa settimana e un tentativo di sfondarlo di un centinaio di punti.
Da un punto di vista grafico rimane l’area critica 5862 come prima zona di atterraggio, seguita da quella a 5800.
Non possiamo escludere che il minimo tenga e che 5925 costituisca un supporto ancora forte.
Le notizie delle prossime 72 ore possono fortemente condizionare questa visione.
Nel nostro articolo di ieri pubblicato sulla rubrica Borsa Magazine dell’Istituto Svizzero della Borsa abbiamo analizzato il Nasdaq, illustrando, anche, alcuni dei nostri metodi di analisi grafica e stagionale: quelli che spieghiamo anche nelle nostre Classroom.
Passiamo ora all’esame della prospettiva sull’S&P500 successiva al 27 giugno: prepariamoci ad un possibile minimo nella settimana entrante e ad una reazione successiva del mercato.
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