La psicologia delle perdite

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Perché la fortuna nel trading significa giocare col fuoco?

Tutti quanti ne hanno già sentito parlare, molti la hanno provata in prima persona: la fortuna del principiante. Esiste anche nel trading. Molti principianti all’inizio della propria carriera sono in positivo e riescono ad incassare anche un profitto, anche se di solito non enorme. Ma vi siete mai chiesti se si tratti davvero di semplice fortuna? O magari i principianti aiutano la sorte in maniera inconscia? E ci si domanda, questa buona sorte si può in qualche modo conservare? Essere fortunati è davvero qualcosa di riservato solo ai principianti?

Tante sono le domande, ma pensiamo un attimo all’attitudine di un principiante. Di solito inizia a fare trading o ad investire senza alcuna esperienza specifica in queste aree. Tutto quello che ha il principiante è un po’ di denaro e la voglia di moltiplicarlo. La maggior parte dei principianti sa che non ha idee, ed esercita cautela. Questo pone la cautela in primo piano.

Chi guida l’auto per la prima volta, guida con prudenza
Facciamo un paragone con un diciottenne che vuole prendere la patente di guida. Il requisito per guidare l’auto è quello di acquisire una patente. Va a scuola guida e impara la teoria e la pratica, per superare alla fine un esame, dopodiché riceve il permesso di guidare sulle strade pubbliche. Ma guidare è in realtà qualcosa che si impara soltanto tramite pratica ed esperienza. Quindi, un guidatore all’inizio guida con prudenza per evitare incidenti. Può ritrovarsi in un paio di situazioni pericolose, ma grazie a questa cautela riesce a superarle e attraverso l’esperienza raccolta, diventerà con l’andare del tempo un guidatore capace e prudente. Naturalmente adesso starete dicendo che ci sono anche i giovani scatenati che fanno schiantare l’auto di papà contro un muro dopo aver superato l‘esame di guida. Ma anche quando si fa trading, ci sono dei novellini con dei conti che non riescono a superare il primo trade. Ci sono sempre delle eccezioni che confermano la regola. Ma a nessuno verrebbe l’idea di attribuire il fatto di un giovane guidatore che non causa incidenti solo alla fortuna del principiante. Verrà piuttosto lodato per essere un guidatore prudente e attento. Ma non appena i nostri giovani si lasciano alle spalle qualche migliaio di km, si sentono tutt’uno con l’auto e molti diventano imprudenti. Le statistiche mostrano che i giovani guidatori sono quelli più a rischio.

Schemi simili
Il trading per certi versi è molto simile. Solo che l’età non sembra essere importante. Perché non importa se un principiante ha 18 o 38 anni, spesso viene alla luce lo stesso schema. Il principiante si preoccupa principalmente di sopravvivere. Si comporta in maniera ancora più cauta rispetto ad un neo patentato, perché per poter operare sui mercati, non è necessaria alcuna patente di guida. L’account è spesso piccolo e magari frutto di faticosi risparmi. Tutti quanti ci prestano attenzione. Ma ad un certo punto accade un guaio: si accumulano dei profitti. Potrebbe sembrare strano. Ma molti trader noti affermano che la cosa peggiore che può capitare al principiante è quella di “guadagnare” troppi soldi troppo in fretta. Quindi ci sono i primi profitti e la fiducia nelle proprie abilità aumenta… e poi arrivano le prime perdite. Spesso non ci vuole molto dopo tale momento fino a ritrovarsi con un conto svuotato, eccezion fatta per alcuni conti deposito, e i sogni di ricchezza con il trading rimangono un sogno. Studi affermano che l’80% di tutti gli account di brokerage si dissolve o rimane inattivo nel giro di un anno. Un altro 10% riesce a rimpinguare il conto con denaro fresco per sopravvivere un altro anno. Sono il 10% riesce davvero a rimanere nel trading sul lungo termine. Il trading è un processo dinamico, è un filtro solo i più bravi sopravvivono. Vedete, in molti casi si verifica lo stesso schema che troviamo con i neopatentati: dopo i primi successi, si diventa arrogante.

L’arroganza raramente paga
Nel libro “Trading for a Living” (pubblicato nel 1998 in tedesco da un editore finanziario con il titolo “La formula per il tuo successo in borsa”), il Dr. Alexander Elder descrive l’ordine di azione di un trader per sopravvivere sul lungo termine: “Il primo obiettivo è assicurarci la sopravvivenza. È necessario evitare i rischi che possano portare alla bancarotta. Il secondo obiettivo è quello di generare dei ritorni costanti ed il terzo obiettivo è quello di fare grossi profitti, ma la sopravvivenza è di primaria importanza.” Questo è l’approccio che bisognerebbe adottare come trader. I buoni trader e i veterani lo sanno già, i trader cattivi e i principianti devono ancora impararlo: per prima cosa, ci si assicura di sopravvivere. In primo luogo questo significa che non bisogna operare su cifre troppo grandi e limitare con costanza il rischio.

Rimozione vs. Rapporti
Agite sempre maniera razionale? “Certo” direte voi. “Nel trading, non ci si può permettere di agire in maniera emotiva.” Statisticamente, la maggioranza si sbaglia sempre. Vogliamo farvi dare un’occhiata qui sotto per capire se agite davvero razionalmente.

Prima domanda: un sistema di trading funziona con una percentuale del successo del 50%. Può comunque essere redditizio? “Logicamente” risponderete voi, “lasciando correre i profitti e limitando le perdite.” Se, con eguale probabilità di guadagno o perdita, la somma dei guadagni supera la somma delle perdite, allora rimane un segno positivo. Uno a zero per voi.

Seconda domanda: in che modo l’investitore razionale può scegliere fra due forme alternative di investimento, che entrambe si comportano allo stesso modo? In un caso, il successo dell’investimento è certo, nell’altro, tuttavia, è in dubbio. Date brevemente un’occhiata ai libri di testo e trovate conferma della vostra risposta: chiunque guadagni denaro è avverso al rischio. Perciò, sceglie il profitto sicuro. Un altro punto per voi.

Terza domanda: ora si fa un po’ più difficile. Questo domanda proviene da un test che il professor A. Tversky dell’Università di Stanford presentò al pannello di soggetti d’esame. Ricevete dei soldi gratis. Potete scegliere se volete $ 85.000, oppure $ 100.000 con una chance dell’85%. Probabilmente prendereste gli $ 85.000 sicuri. Ma in questo modo vi siete comportati esattamente come la maggior parte dei soggetti d’esame. Ma poi Tversky ribaltò la situazione. Come desiderereste fare se doveste pagare dei danni? Questi danni potrebbero costarvi $ 85.000 con certezza oppure, $ 100.000 con una probabilità dell’85%. Probabilmente qui scegliereste di giocare con la sorte, perché avreste la possibilità del 15% di non dover pagare nulla. In questo modo avete di nuovo scelto proprio quello che sceglie la maggior parte dei partecipanti. Però, nel trading, potreste voler riconsiderare le vostre risposte. Tversky aveva posto queste domande per vedere se gli investitori fossero sempre avversi al rischio. Ma certamente non lo sembravano dopo queste risposte. Nella prima risposta, hanno reagito in maniera avversa al rischio, nella seconda, sono disposti a correre dei rischi. In entrambi i casi, tuttavia, si trovava in gioco la stessa cifra. In altre parole, gli investitori non sono assolutamente sempre razionali e avversi al rischio. Al contrario: le persone sono spesso guidate dalla speranza di poter evitare le perdite, mentre in caso di vincita vorrebbero comprare a scatola chiusa. In termini di trading, questo significa che la psiche umana cerca sempre di realizzare profitti prima possibile, ma lascia spazio alle perdite: potrebbero sempre trasformarsi in un profitto: la speranza è l’ultima a morire.

La nuda verità
La maggior parte dei trader fa correre le perdite e limita i profitti, e questo non può portare al successo sul lungo termine, a meno di avere un sistema che realizza il 100% di profitti. Ma avete già superato a pieni voti la prima domanda del test e sapete che non è possibile, giusto?

La seconda legge di Sodd
Cos’è che contraddistingue i vincitori dai perdenti? Difficile dire che si tratti di tecnica pura, perché molti trader di successo hanno pubblicato i propri approcci al trading. Tuttavia, alcune persone mettono in pratica un approccio con successo e altri naufragano. La seconda legge di Sodd afferma che “Presto o tardi, accadrà il peggio”. Questa regola generale si applica a tutto quanto e si adatta perfettamente al mercato azionario. Molti si sono lamentati del trend negativo che ha spazzato via molti investitori alla fine del 2018. Ma perché? Sodd non solo aveva chiamato in causa la sua seconda legge, ma ne aveva anche tratto la conclusione logica: “Qualsiasi sistema deve essere progettato per sopportare le circostanze peggiori”. E cosa c’è di così difficile? Nel trading, significa nient’altro che avere un piano che incorpori le incertezze del mercato. Bisogna tenere a mente gli strumenti noti e i comportamenti noti per minimizzare il rischio, tenendo presente che il successo sul lungo termine sul mercato azionario può essere conseguito solo se si sopravvive sul breve termine, in questo modo diventa chiaro che le perdite devono essere limitate. Se perdete tutto quanto oggi, non avrete una seconda possibilità domani, ma se perdete solo il 2% oggi, avrete molte altre possibilità di guadagnare denaro in futuro.

La madre di tutte le battaglie
Jack Schwager, nell’introduzione al suo secondo libro del 1992 “The New Market Wizards”, scrisse una storia intesa ad illustrare quanto sia importante la gestione delle perdite. La storia si intitola “Hussein fece un brutto Trade”. Schwager racconta che i preparativi per il suo secondo libro coincisero all’incirca con l’inizio della guerra del Golfo. Descrive le similitudini tra lo sviluppo della guerra, che fece quasi finire in rovina il regnante iracheno Saddam Hussein, con lo sviluppo di un trade che si conclude in una perdita (totale). Il “trade” di Hussein fu l’invasione del Kuwait. Originariamente egli aveva dei buoni motivi (cautamente formulati) per entrare in questo trade. Pilotò gli irrequieti prezzi inflazionati del petrolio a beneficio dell’Iraq. E questo attaccando una nazione che non faceva che aumentare la propria quota Opec. Aveva anche una buona possibilità di conquistare il Kuwait e i suoi campi petroliferi integralmente o in parte, e anche di guadagnare un accesso migliore al Golfo Persico. E, ultimo ma non ultimo, aveva l’opportunità di soddisfare le proprie ambizioni di megalomania. I rischi originali (rischio di perdita) in confronto alle opportunità offerte (potenziale di profitto) sembravano piuttosto ridotti. Anche se si sapeva che gli Stati Uniti consideravano il Kuwait come loro protetto, la reazione del presidente degli Stati Uniti avrebbe assolutamente potuto essere del tipo “non è un problema nostro”. Tale risposta sarebbe stata come stendere il tappeto rosso per i carrarmati iracheni. Per Hussein, c’era una “opportunità di trading” inizialmente di alto calibro: alto profitto potenziale, rischio ridotto. Tuttavia, come spesso accade, il mercato “si è girato”; gli Stati Uniti decisero di inviare le truppe in Kuwait e Arabia Saudita. Adesso, Hussein poteva forse guadagnare qualche concessione. Ci avrebbe potuto forse ricavare un “profitto” rapido, anche se non troppo grande. Ma Hussein decise di continuare a far correre il trade con tutte le sue forze e correre rischi.

Fermato? Assolutamente no!
Il segnale di avvisaglia successivo fu dato da Bush raddoppiando la forza di 400.000 soldati, chiaro segnale che gli Stati Uniti non solo volevano difendere l’Arabia Saudita ma anche riguadagnare il Kuwait. Il mercato si era chiaramente capovolto ma Hussein continuò con il suo trade. Con la risoluzione delle Nazioni Unite del 15 gennaio, iniziò la guerra e il mercato continuò a correre contro Saddam. Adesso l’intero “profitto potenziale” era scomparso. Avesse chiuso il trade in questo momento, avrebbe potuto uscirci almeno al prezzo di ingresso (al netto delle spese, naturalmente). Ma mantenne aperta la posizione. Con il bombardamento dell’Iraq, il trade andò chiaramente in rosso. Inoltre, il mercato collassò con ogni attacco sul territorio iracheno. Ma come poteva Hussein chiudere comunque questo Trade e accettare la sconfitta?

Il dilemma mentale
Come un trader in profondo rosso, sperò che se avesse stretto i denti abbastanza a lungo, il mercato si sarebbe capovolto a suo favore. Magari credeva che temendo un numero di vittime troppo alto avrebbe alla fine indotto gli Stati Uniti a ritirarsi. Il trend, tuttavia, non fece che abbassarsi ulteriormente. Gli Stati Uniti inviarono un altro ultimatum prima dell’inizio della guerra via terra. Allora, l’Iraq poteva ancora sperare di ricevere aiuto della Russia, ma in realtà era troppo tardi per una cosa del genere. I russi si erano sottoposti ad un enorme processo di ristrutturazione. Quello che poteva funzionare in passato non era più possibile. La reazione di Hussein fu molto simile a quella di un trader all’interno di una posizione negativa: “Smetterò quando andrò in pareggio”; più tardi, quando la situazione non faceva che peggiorare. “Esco al prossimo recupero!“. Ma, nel trend negativo, i massimi non facevano che diventare sempre più bassi. Alla fine, Hussein capitolò. Proprio come un trader che trattiene una posizione così a lungo fino a distruggere il conto. Poi chiama il broker e dice “Fammi uscire dal mercato, non importa a quale prezzo, fammi uscire e basta!”. E la morale della storia è questa: chiunque non riesca a sostenere piccole perdite, alla fine si troverà davanti alla madre di tutte le sconfitte. E se non ci credete, allora chiedete a un azionista di un qualsiasi stock che è andato in crash senza mai recuperare.

Il cambiamento è necessario
Gli esempi e le analogie descritte rendono chiara una cosa: l’elemento centrale del trading non è quello di trovare degli ottimi ingressi, ma di stare attenti al rischio di ciascun trade e, di conseguenza, avere la volontà di limitare le perdite. È facile a dirsi e difficile a farsi. Ma questo perché la psiche umana lavora in maniera diversa. Abbiamo imparato che è meglio fare correre le perdite e mantenere bassi i profitti. Qui entra in gioco chiaramente un elemento subconscio. Ad esempio, alla gente piace venire lodata. Vincere sul mercato azionario è da una parte motivo di lode, e dall’altra prova di essersi comportati bene. Quindi cosa c’è di meglio che godersi quest’esperienza di successo, magari prima che sparisca di nuovo? È diverso con le perdite. Incassare una perdita a livello subconscio potrebbe essere come confessare la sconfitta. Quindi il trader entra in modalità speranza e aspetta per vedere se riuscirà ad evitare la sconfitta. Di solito questo non accade. Quindi la soluzione è di studiare e cambiare il proprio comportamento. Di conseguenza, è necessario acquisire dei comportamenti che portino a fare trading con successo. Questi comportamenti includono in primis i principi di limitazione delle perdite ed un metodo che incoraggi a rispettare questi principi.

Dalla Redazione di Traders’ Magazine