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Il mercato? Un gigantesco puzzle da risolvere

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Indovina di chi sto parlando.

Era la Budapest del luglio del 1944, la seconda guerra mondiale ancora in corso, una Ungheria stravolta e violentata dal conflitto.

Il 13 luglio, per l’esattezza, nasce un bambino di nome Erno, figlio di un ingegnere aeronautico e di una poetessa.

La guerra finisce e l’Ungheria vive il drammatico passaggio alla dominazione sovietica.

Erno è un bambino vivacissimo e intelligente: i genitori, due persone colte, ne stimolano, per quanto possono, in un ambiente certamente non facile, le capacità.

Erno completa gli studi e si laurea nel 1967 in architettura alla Università di Budapest.

Inizia a lavorare come architetto, mentre continua a studiare scultura ed architettura di interni.

L’intelligenza creativa di Erno è quella di un architetto, appassionato di principi matematici e ingegneristici, e con l’hobby dell’enigmistica.

Nel 1973, Erno, tira fuori un’idea. Un’idea incredibile, vincente. Un’idea che non può non appassionare intensamente chi, come noi, vive di mercati, di opzioni, di probabilità.

L’idea è un vero e proprio puzzle, molto complesso. Lui lo inventa e ci mette più di un mese per capire come risolverlo. Un mese intero di tentativi da parte dello stesso inventore.

E’ un cubo. Nove quadrati colorati su ciascun lato. Il puzzle è fare in modo di avere ogni lato di un solo colore uniforme: rosso, verde, giallo, arancione, blu, bianco.

Le variazioni possibili sono ben superiori a quelle di una opzione 2800 che finisca in the money entro il mese di maggio: il cubo ha 43 quintilioni di possibili posizioni diverse.

Un numero difficile anche da immaginare.

Sì, hai capito di chi parlo. Erno è Erno Rubik. E il cubo è la creazione che da lui prenderà il nome.

E’ il puzzle giocattolo più popolare al mondo. Solo nel 2018 ne sono stati venduti 350 milioni di esemplari nel mondo.

Il cubo di Rubik ha ispirato opere d’arte, film, perfino uno sport competitivo chiamato speedcubing, che riempie le arene, con adolescenti che gareggiano per completare il puzzle nel minor tempo possibile.

Il suo creatore fu il primo ad essere sorpreso dello straordinario successo dell’oggetto che aveva realizzato: “L’impatto del cubo a livello mondiale, è stato molto più interessante del cubo stesso”, sono le parole di Rubik.

Nella sua idea iniziale, pensava che il cubo avrebbe attratto persone con background scientifico, matematico o ingegneristico: la sua sorpresa fu grande quando si accorse che “aveva raggiunto persone che nessuno avrebbe pensato potessero esserne attratte”.

Nel marzo del 1981, il cubo arrivò sulla copertina del prestigioso Scientific American, dove lo scienziato vincitore del Premio Pulitzer Douglas Hofstadter lo definì “una delle cose più sorprendenti mai inventate per insegnare la matematica”.

Rubik oggi ha 79 anni. Dalle colline intorno a Budapest, dove è la sua casa, gioca ancora con il suo cubo.

Racconta che quando lo creò, il cubo aveva le facce tutte di un medesimo colore: come deve essere una volta risolto.

Poi cominciò a ruotare le facce a caso … e ricorda come sia stato “diabolicamente difficile trovare la via del ritorno, risolvendolo come un problema combinatorio”. E senza avere precedenti, era il primo a tentare di risolvere il Cubo di Rubik.

Un problema da … analisi Montecarlo.

Sui mercati, ogni giorno affrontiamo la sfida della probabilità e molte volte nei nostri webinar abbiamo illustrato i sistemi per portarle a nostro favore.

Ne parliamo anche in un imperdibile webinar in onda in questo weekend: i metodi per investire in opzioni, nei quali le probabilità sono in modo schiacciante dalla tua parte.

Senza voli pindarici, senza la necessità di risolvere puzzle difficili come il cubo di Rubik.

Ma con la semplicità della logica aritmetica, dei numeri, la vera materia prima, i numeri appunto, di cui sono costituite le opzioni.

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P.S.: Rubik dice di essere orgoglioso della sua capacità di autoapprendimento.

Questo è il modello mentale giusto per noi che cerchiamo di trarre dal mercato un profitto per il lavoro che facciamo.

Imparare dall’esperienza, dai numeri, da ciò che il mercato ci insegna tutti i giorni.

Magari, con l’aiuto e la guida dell’esperienza dell’Istituto Svizzero della Borsa e dei suoi contenuti.

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Ci incontriamo a Torino venerdì 23 giugno, nell’Aula d’Onore della prestigiosa Università degli Studi SAA, scuola di management aziendale.

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Maurizio Monti

  Editore TRADERS’ Magazine Italia

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