Intervista ad Alessandro Rosina (UCID Milano): l’Italia dei pochi figli che restano figli a lungo

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Alessandro Rosina all’evento UCID Milano, un momento dell’intervista sulla demografia italiana. Fonte: Ph. Alessandra Basile

L’11 maggio 2023, presso il meneghino hotel NH Touring, si è tenuto un nuovo evento organizzato dall’UCID Milano. Stavolta il tema trattato, un tema oggi particolarmente caldo, come si è visto anche dalle giornate degli Stati Generali della natalità, tenute dalla coppia Giorgia Meloni-Papa Francesco, è stato quello della demografia italiana, dal passato al presente con un occhio (preoccupato) al futuro.

Alessandro Rosina è un Professore ordinario di demografia e statistica sociale nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano nonché il Direttore del “Center for Applied Statistics in Business and Economics” ed il Coordinatore scientifico dell’Osservatorio giovani dell’Istituto G. Toniolo. Lo scrittore ha svolto il ruolo di Esperto per il Ministro per le pari opportunità e la famiglia fra il 2019 e il 2022, dunque in piena pandemia, ed è membro della Commissione di Esperti per la definizione dei collegi elettorali. Infine, presiede l’Associazione “Mappa Celeste” ed è vicepresidente di “InnovarexIncludere”.

Sul canale Youtube https://www.youtube.com/@alessandrabasile5875 è caricata la video intervista a cura di Alessandra Basile: https://www.youtube.com/watch?v=a1LZFfdVOA0

F1) Il libro scritto da Alessandro Rosina, Carocci Editore

Nella figura F1 la copertina di “Storia demografica d’Italia: crescita, crisi e sfide”.
Fonte: Ph. Alessandra Basile

Basile: Buonasera dr. Rosina, siamo a questa serata UCID Milano per parlare di una tematica che attualmente sta premendo molto, anche, al governo in carica: demografia. Lei è, inoltre, l’autore di un libro dedicato. Cosa ci racconterà stasera?

Rosina: Il tema della demografia sta entrando in maniera consistente, anche, nel dibattito pubblico del nostro paese, perché gli squilibri che l’Italia sta affrontando sono di particolare rilievo con un impatto sulla società, sull’economia. Siamo un paese che invecchia, quindi, come gli altri paesi, viviamo più a lungo; solo che gli altri paesi affrontano questo vivere più a lungo, il che implica rafforzare le condizioni di cura e assistenza, di un’adeguata pensione, di un sistema sanitario che funzioni, di un buon welfare pubblico efficiente, grazie a delle basi solide utili a garantire alla popolazione che cresce questi presupposti positivi. Negli altri paesi, la forza lavoro rimane solida, perché hanno evitato che la natalità scendesse al di sotto di livelli troppo bassi, mentre, in Italia, uno dei paesi con più bassa natalità, la forza lavoro che si riduce sempre più causa un grosso impatto economico. Per noi, si tratta di una fase nuova: in passato, con una forte base di nuove generazioni, ci era chiaro come funzionasse, ossia le stesse alimentavano la forza lavoro, i processi di sviluppo, crescita, innovazione; oggi, dobbiamo capire come far funzionare società ed economia con basi diverse ed è una sfida enorme. C’è bisogno di risposte sia per ridurre quantitativamente questi squilibri sia qualitative, perché le potenzialità del paese siano messe in funzione per permettere alle persone di realizzare i loro progetti di vita. Questa è una piccola sintesi sulle questioni demografiche su cui confrontarsi dal punto di vista della società civile, all’interno di imprese e organizzazioni e della vita pubblica.

Basile: Lei non pensa che possa esserci, anche, un ordine di fattori legati alla mentalità e ai valori famigliari alla base della decrescita natale in Italia, a parte il discorso socio-economico-politico?

Rosina: Il fattore culturale rileva. La società in cui viviamo è in cambiamento. Noi non siamo più come eravamo ai tempi dell’Unità d’Italia, nel 1861, né nel 1950, nei primi anni e decenni del dopoguerra, né nell’Italia degli anni 80. Siamo in un paese profondamente diverso sul piano economico, sociale e certamente culturale. La scelta di avere un figlio chiama in causa, anche, il senso del dare la vita e il valore che si conferisce a tale scelta. Ogni nuova generazione interpreta questa scelta; ogni nuova generazione va aiutata a guardare il presente, con una progettualità di vita, aprendosi generativamente al futuro. Il mondo funziona così: le nuove generazioni sostituiscono le precedenti, sia quantitativamente sia qualitativamente, con il proprio sguardo sul mondo, con le proprie idee e i propri desideri, con la possibilità di produrre valore con la propria diversità, riconosciuta. A tal fine, sono necessarie condizioni oggettive e politiche efficaci, perché queste scelte, in ogni caso nuove e libere, siano attuabili.

Basile: Mi riferivo al così detto mammone, che resta molto, troppo, a casa ed è una caratteristica italiana e di, forse, qualche altro paese, ma non certo della maggior parte del mondo.

Rosina: Anche questo è un elemento che si intreccia con gli altri. Il paradosso del nostro paese è quello di avere pochi figli che rimangono figli a lungo. L’uscita di casa con la formazione di una propria famiglia, in parte, contiene un aspetto culturale e, in parte, è legata al fatto che, nell’area mediterranea, i legami fra genitori e figli sono molto più forti rispetto ai paesi nord europei, dove è normale incentivare i figli a diventare autonomi presto; da noi, conta di più la solidarietà fra generazioni all’interno della famiglia. È evidente che queste due tendenze dovrebbero procedere assieme. Se mancano gli strumenti per aiutare i giovani ad essere autonomi, prevarrà l’iper-protezione dei genitori verso i figli e la loro propensione a mantenerli più a lungo nella famiglia d’origine, anche come compensazione alla carenza, rispetto agli altri paesi, di strumenti incentivanti l’uscita dal nucleo d’origine, quali le politiche abitative, le politiche attive del lavoro, la valorizzazione del capitale umano nelle aziende e così via. Il rischio della famiglia che agisce come ammortizzatore sociale è quello di rendere questi giovani assai più fragili e inclini al rinvio delle proprie scelte, anziché propensi al volersi misurare con le difficoltà reali del mondo e al cercare soluzioni autonomamente. Talvolta, ciò che i giovani italiani chiedono come favore ai propri genitori le generazioni degli altri paesi lo ottengono come diritto dalle politiche pubbliche.

F2) Alessandro Rosina con Stefano Devecchi Bellini

Nella figura F2 il dr Rosina con il presidente Ucid Milano alla serata organizzata all’NH Touring.
Fonte: Ph. Beatrice Giorgi

Basile: E, nell’ottica del ripopolamento, immigrazioni e scienza aiutano?

Rosina: Immigrazione e scienza aiutano. Le quattro grandi “i”, cioè i processi centrali di questo secolo, sono: invecchiamento della popolazione, immigrazione, impatto ecologico e innovazione tecnologica, dunque la scienza. Dalle risposte che daremo a queste grandi sfide dipenderanno la qualità della vita e le possibilità di sviluppo dei prossimi decenni del resto di questo secolo.

Le immigrazioni per un paese dalla bassa natalità e dalla minor forza lavoro, come il nostro, sono utili. Alcune professionalità e certi tipi di lavoro, come l’edilizia, l’agricoltura, le badanti, senza immigrazione farebbero fatica a reggere, perché è difficoltoso trovare della manodopera adeguata nell’ambito della forza lavoro italiana. L’immigrazione, quanto allo squilibrio demografico, se è inserita in un contesto di integrazione e inclusione, contribuisce a aumentare la natalità, perché le seconde generazioni, poi, tenderanno ad essere parte attiva nei processi di sviluppo del paese, favorendo, anche, un incontro positivo fra culture diverse.

Quanto alla quarta “i”, è chiaro che può aiutare molto: i giovani possono portare competenze avanzate creando lavori nuovi, ma pure chi è in età matura, magari in condizioni di fragilità e di non-autosufficienza, può trarne beneficio, perché le nuove tecnologie abilitanti permettono, attraverso la domotica o l’assistenza a distanza o la telemedicina, di avere delle opportunità che consentono di vivere meglio, più a lungo ed in autonomia, e di alimentare positivamente il mercato del lavoro. Questo, però, dipende da come la nuova tecnologia viene usata. La tecnologia dev’essere messa a disposizione di un miglioramento della nostra vita, non può bruciare posti di lavoro e sostituire ciò che noi possiamo far bene aggiungendo il fattore umano, fattore che resta elemento centrale di qualsiasi società desiderosa di migliorarsi.

Basile: E poi la scienza aiuta a far figli.

Rosina: Assolutamente. Siccome tutto viene rinviato e avere figli è sempre più una scelta, chi non è nelle condizioni di avverare quest’ultima può usufruire, oltre che dell’adozione, di tutta una serie di misure messe a disposizione proprio dalla scienza. Serve però anche la consapevolezza che più si ritarda la scelta di avere figli e più diventa difficile poi averli in età più tardiva. La scelta di fare un figlio, quando è responsabile e consapevole, deve essere aiutata ad essere pienamente realizzabile.

Basile: Grazie mille!

Rosina: Grazie.

F3) Neo soci Ucid Milano con Stefano Devecchi Bellini

Nella figura F3, da sinistra: Ezio Costa, Stefano Quaglia, Pierluigi Bisaschi, Gabriele Tricamo e Stefano Devecchi Bellini.
Fonte: Ph. Beatrice Giorgi

Conclusione
Il tema è enorme, la serata e la relazione del dr. Rosina hanno dato spunti di riflessione rilevanti ed il problema è di ordine pubblico, oltre che privato. A proposito di adozione, esprimo qui un mio pensiero, penso condiviso da molti: forse la stessa andrebbe fortemente velocizzata e semplificata, per essere una valida soluzione o alternativa per avere figli; andrebbe liberata da vincoli e divieti che ne ritardano o impediscono la fattibilità, perché chi fa la scelta di adottare un bimbo mette in atto una decisione coraggiosa e rischiosa, che andrebbe supportata il più possibile, piuttosto che attaccata, per esempio, sulla base di preconcetti retrogradi di tipo anagrafico o legati al genere del genitore o al suo stato civile. Detto tutto ciò e volendo concludere con positività, è bene sapere che, oggi, viviamo assai più che nel lontano 1861, quando l’aspettativa di vita era,
ci ha ricordato lo stesso relatore, di soli 32 anni. Arrivederci al prossimo evento UCID Milano!

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com