C’è da fidarsi?
Il sentiment misurato dal Fear & Greed Index di CNN è a 49: perfettamente neutrale, anche se il mercato americano ha avuto 5 giorni consecutivi di rialzo.
E’ un indice piuttosto lento, questo è vero, ma è molto ben rappresentativo della situazione attuale: l’S&P500, dopo il ribasso del 3 settembre, conseguente ad una fase laterale che aveva manifestato l’incapacità dopo nove giorni di superare la resistenza a 5650, seguito poi da tre giorni di ribasso fino al 6 settembre, è rimbalzato, riguadagnando nella scorsa settimana a ritroso quasi tutto il cammino della discesa della settimana precedente.
I grafici settimanali di S&P500, Nasdaq e Dow Jones mostrano una identica figura di “binario del treno”, dove la candela rialzista ha quasi eguagliato quella ribassista precedente.
Il giorno 11 settembre, l’S&P500 è sceso di 100 punti, facendo presumere per alcune ore un nuovo affondo, poi prontamente recuperato nella stessa sessione.
Dopo avere ritestato i minimi recenti sulla media mobile a 100, il rimbalzo è stato potentissimo con 170 punti di rialzo.
La decade centrale dell’S&P500 è spesso quella più laterale o moderata o latero-rialzista. L’apparenza è che il mercato voglia riprendere la strada del rialzo, così come 8 giorni fa sembrava voler prendere la strada del ribasso.
Siamo alla sesta settimana dopo il 5 agosto: se il 5 agosto è stato un minimo di ciclo, che quindi ha completato il ciclo iniziato con il minimo del 19 aprile, cosa che sembra sempre più probabile al momento attuale, da quel momento abbiamo avuto solo minimi crescenti, anche se il mercato non è riuscito a rompere verso l’alto su nuovi massimi storici.
La fermata dell’ultima decade di agosto è sull’87.50% dell’ultimo range, in genere una resistenza che è dura da rompere, come ha dimostrato di essere.
Ora l’aggressione alla resistenza avverrà di nuovo, con ragionevole alta probabilità. Il massimo di venerdì scorso ha toccato 5641, la parte bassa della fascia di resistenza.
Fra 5650 e 5710 sono state disseminate call a scadenza lunedì 16, ma arrivate venerdì 13, che hanno rafforzato degli open interest già presenti. Il livello più robusto è, curiosamente, a 5705, quasi ad aspettarsi un approdo prossimo a 5700.
Nondimeno, la prima resistenza tecnica calcolata al momento attuale è 5677-5685, ma la resistenza settimanale è molto più alta, nell’area del massimo storico sul future in scadenza il 20 settembre (ormai in fase di dismissione da parte dei grandi operatori, in gran massa transitati sul future di dicembre).
Sia l’algoritmo temporale, che la stagionalità vedono nel 20 settembre un possibile punto di inversione, almeno temporaneo, che può condizionare l’andamento dell’ultima decade di settembre.
Sempre nell’ipotesi che siamo all’interno di un nuovo ciclo partito il 5 agosto, se entro questa settimana, la sesta, non ci sarà una brusca inversione del trend, con un minimo decrescente rispetto all’ultimo minimo (ed è poco probabile ci sia), aumenteranno le probabilità che il mercato stia riprendendo la vocazione rialzista: i ritracciamenti dovrebbero mantenere in questo caso il trend di minimi crescenti.
Nondimeno, anche la prima decade di ottobre, se non tutto il mese di ottobre, appare destinato ad ospitare possibili perturbazioni: il clima pre-elettorale continuerà ad indurre nervosismo di fondo ai mercati.
La completa negazione della ripresa possibile del mercato sarebbe una chiusura dell’S&P500 sotto 5460: non impossibile, ma ora poco probabile.
Peraltro, non sarebbe più una sorpresa, visto quanto accaduto finora, se torneremo a dare tale ipotesi come probabile o addirittura realizzata a fronte di una nuova giravolta ribassista: occorrerebbe un altro binario del treno in senso inverso. Roba di una settimana, come abbiamo visto.
Malgrado le paure che serpeggiano, i nostri indicatori non forniscono indicazioni di recessione a breve termine, nel 2024 o nei primissimi mesi del 2025.
La politica dei tassi, qualunque essa sia, può dare qualche scossone ai mercati; ma, a quanto pare, la strada sembra delineata e l’inflazione in discesa, sia negli USA che negli Stati Uniti.
Interessante, al riguardo, l’analisi di Josè Torres dal desk di Interactive Brokers sulle possibili ripercussioni di un eccesso di confidence da parte della FED, in caso di diminuzione dei tassi di 50 punti base, opinione che trovi sul nostro articolo pubblicato sulla rubrica Ultima Ora “Pericolosa instabilità”.
Non c’è da fidarsi, in questo periodo, arriveranno tempi migliori.
Maurizio Monti
Editore – Traders’ Magazine Italia
P.S.: Il clima geopolitico è in costante continuo peggioramento, tanto che sia l’opinione pubblica che i mercati stanno vivendo una fase di assoluta assuefazione al fenomeno.
In altri tempi, la minaccia esplicita di una guerra nucleare da parte della Russia, rivendicando la possibilità del First Strike come diritto, avrebbe probabilmente suscitato qualche preoccupazione in più, riflettendosi anche sui mercati.
Invece, continua il clima di incertezza, ma non subentra la paura. Il Fear & Greed Index di CNN, con il suo valore 49, ha ragione anche in questo.
Che sia incoscienza, incredulità, rassegnazione… e chi può dirlo.
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