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La grande manipolazione del titolo Credit Suisse

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Coincidenze.

Nella giornata di ieri, le notizie finanziarie brulicavano di titoloni sul Credit Suisse.

Quella che spiccava di più, riguardava la Saudi National Bank, la grande finanziatrice di Credit Suisse. I titoli dicevano che la banca saudita non avrebbe più finanziato il Credit Suisse.

Nel contempo, i credit default swap di Credit Suisse andavano alle stelle, mentre il titolo perdeva circa il 20%. Dopo avere già perso nell’ultimo anno il 75% circa.

Ora andando un po’ più a fondo della notizia sulla Saudi National Bank, si scopre che la banca saudita non può ulteriormente finanziare il Credit Suisse, per un limite del 10%, imposto dai regolatori.

Non solo: il grande finanziatore si dice soddisfatto del nuovo piano industriale della banca svizzera e aggiunge che la sua posizione finanziaria attuale appare molto solida (la parola usata è “strong”).

Siamo stati fra i primi, parecchio tempo fa, e in epoca non sospetta, a parlare di Credit Suisse e delle difficoltà a cui stava andando incontro.

Il 27 gennaio scorso, la banca ha ridefinito il suo piano industriale. E’ un po’ presto, certamente, per vederne i risultati.

Trattandosi di una banca sistemica, è anche bene essere prudenti nelle valutazioni, in un periodo come questo.

Per questo, abbiamo trovato quanto meno sospetto questo modo di dare i titoli della notizia sulla Saudi Natinal Bank: quasi che l’ordine di scuderia passato alla stampa fosse di affossare il Credit Suisse.

Magari da qualche banca concorrente che sta comprando credit default swap e shortando il titolo, attendendo di fare un solo e pregiatissimo boccone della seconda banca svizzera.

La notizia ha avuto un impatto sui mercati evidente e devastante.

Tanto da indurre la Banca Nazionale Svizzera, notoriamente molto abbottonata e poco incline a commentare, a pubblicare un comunicato ufficiale, dove, fra l’altro, riferendosi al Credit Suisse, scriveva:

“meets the capital and liquidity requirements imposed on systemically important banks”
e aggiungeva:
“the central bank will step in if the situation changes.”

Quindi, secondo la Banca Nazionale Svizzera, il Credit Suisse soddisfa i requisiti di capitale e liquidità imposti per le banche sistemiche e, comunque, se la situazione dovesse cambiare, la Banca Nazionale Svizzera interverrebbe. Se anche, come scettici indomabili, non credessimo alla prima parte, possiamo essere certi sulla seconda.

Al Nyse, Credit Suisse apriva con un tonfo a 1.76, toccava il minimo a 1.75 e poi una gigantesca ondata di acquisti faceva riguadagnare al titolo la quota 2, facendolo chiudere a 2.16 .

Chi ha shortato ha anche riacquistato ad un ottimo prezzo.

I dubbi sul Credit Suisse, insieme con una serie di dubbi ulteriori sulle possibilità di contagio sistemico del caso Silicon Valley Bank, hanno trascinato giù tutti gli indici europei che hanno avuto perdite rilevanti.

Negli Stati Uniti, il future di giugno dell’S&P500 è partito con una apertura molto bassa, intorno all’area 3888, da noi citata molte volte come critica.

E’ affondato nella prima metà della sessione, secondo il copione europeo, e ha recuperato nella seconda parte della giornata di negoziazione americana, chiudendo nell’area 3925.

Sta peraltro ancora confermando per la quarta seduta consecutiva che la nuova trendline dei minimi è quella che proviene dal 3 novembre e 22 dicembre, avendo rotto al ribasso quella precedente che aveva la sua origine nel minimo del 13 ottobre.

Oggi, c’è la Lagarde. Che, dobbiamo dirlo, nel clima attuale, ci mancava e non desideravamo altro che ascoltarla.

A forza di sentirsi dire che non era sufficientemente chiara ed incisiva, nella volta scorsa, annunciando l’aumento dei tassi dello 0.50, ha anche confermato un altro 0.50 per la seduta di oggi.

Ora la Lagarde si trova nella stessa situazione di Powell: confermare l’ulteriore previsto aumento dei tassi dello 0.50, ed è quello che secondo noi farà. Oppure, negarlo, alla luce della nuova situazione.

E se lo nega, l’apparente buona notizia si trasformerebbe in un boom complottista senza precedenti che convincerebbe subito i mercati riguardo a qualche difficoltà nel sistema bancario tenuta nascosta. Speriamo che non ci sia questo scivolone, almeno non questo.

C’è un’aria di feroce manipolazione a fini speculativi. Vorrei dire molto più sfacciata del solito. La certezza di riuscire a dominare i mercati da parte di pochi grandi operatori.

Noi, come investitori e trader, apparteniamo a quella categoria che deve ritagliarsi una nicchia che consenta di guadagnare in un mare infestato dagli squali.

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P.S.: Siamo noi che pensiamo male, o è stata effettivamente una manipolazione, magari ancora in corso, quella che ha colpito il titolo Credit Suisse?

Ovviamente nessuno potrà rispondere con certezza. Ma quando le coincidenze sono tante, viene naturale pensarlo.

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Maurizio Monti

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