Tutto ciò è “Carteresco”

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L’occasione su Apple

Ho citato spesso in queste colonne Jeffrey Gundlach: uomo d’affari americano, investitore di grande successo, titolare di una prestigiosa casa di investimenti.

Di lui, da sempre apprezzo la capacità di analisi di lungo termine, che spazia anche nel passato lontano per cercare di individuare con esattezza l’epoca in cui ci troviamo e ciò a cui andiamo incontro.

Per ragioni che alle volte ho spiegato, la memoria di lungo termine in finanza quasi non esiste. Il ricambio troppo veloce degli uomini, le parabole troppo spesso ascendenti e poi rapidamente discendenti di uomini e sistemi, fa sì che la finanza diventa un meccanismo schiacciasassi della memoria umana.

Arrivano nuove generazioni che nulla conoscono di quello che è realmente avvenuto, se non per averlo letto in qualche testo universitario, asettico e quindi inutile.

Il 15 luglio scorso, sulla CNBC americana, Gundlach ha reso pubblica la sua opinione sull’epoca che stiamo vivendo.

Da alcune settimane sosteniamo, su queste colonne e nei nostri webinar,  che il periodo attuale assomiglia molto all’epoca di Jimmy Carter: all’ultimo quadriennio degli anni ’70, post-epoca Nixon.

Gundlach, con la sua autorevolezza, dà pieno sostegno a questa tesi. Definendo i tempi attuali come “Cartereschi” (“Jimmy Carteresque”, dice lui).

I primi quattro mesi del democratico Carter videro un vero e proprio boom economico. Proprio come quelli di Biden. I guai arrivarono dopo.

Un’ondata inflazionistica feroce trasformò rapidamente in aria fritta il boom. Arrivò una recessione pesante, seguita da una stagflazione, stagnazione ed inflazione insieme, che sembrarono senza fine.

Carter fu uno dei presidenti americani che riuscì a battere molti record negativi: la discesa dei consensi durante la sua presidenza e la percentuale assoluta di palese dissenso alla fine del mandato. A parte uno dei più eclatanti fallimenti militari americani, nel tentativo di liberare gli ostaggi americani in Iran.

Alle elezioni successive venne eletto il repubblicano Ronald Reagan.

Il Consumer Price Index americano è al 5.6%, il trentennale rende l’1.4%. cioè un 4% di perdita secca per chi sa fare i conti. Tutto ciò è “carteresco”, dice Gundlach.

Nel frattempo, da Foxbusiness.com, appena due giorni prima, leggiamo le dichiarazioni della Yellen, alle prese con la necessità che il Congresso vari l’ennesima espansione del limite del debito:

“È impensabile un default sul debito nazionale. Ma fallire nell’incrementare il tetto del debito potrebbe avere conseguenze catastrofiche per l’economia.”

Ovviamente, con il solito teatrino della politica, il tetto del debito verrà innalzato e la Yellen tamponerà, al momento, il suo problema. La patatona bollente è in mano a Powell: ora sostiene che l’inflazione è “persistente e transitoria”, un modo fantastico per dire che c’è ma cercate di non preoccuparvi. Alessandro Manzoni non sarebbe riuscito a tanta capacità espressiva.

Sarà una nuova epoca Carter? Io continuo a dire che, con i dovuti adeguamenti, è molto probabile sia così.

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Maurizio Monti

 

Editore La Mela Deliziosa