Prosegue o ritraccia?

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71.000 call coperte. 

Nella giornata di venerdì 8 marzo l’S&P500 ha fatto un picco verso l’alto, con un nuovo massimo storico a 5193 sul future di marzo e 5257 sul future di giugno.

Nella giornata del venerdì precedente alla scadenza tecnica, gli istituzionali operano la maggior parte del rolling delle posizioni dal future in imminente scadenza con il future a scadenza successiva.

L’operazione viene in genere conclusa entro il lunedì successivo, e molto spesso la manovra è quella di “avvicinare” forzosamente i due valori, con tempi diversi di chiusura delle vecchie posizioni, sui massimi, e subentro delle nuove sui minimi.

In questo senso il movimento di venerdì scorso corrisponde in pieno a tale dinamica, che spesso abbiamo visto in prossimità delle scadenze tecniche precedenti, almeno da quando i due future consecutivi, per effetto prevalente dell’alto tasso di interesse, hanno una distanza significativa di 50-60 punti.

In corrispondenza di tale movimento di massimo-minimo, oltre 71.000 call comprese fra gli strike 5200 e 5230 sulla scadenza 15 marzo, con sottostante il future di marzo in scadenza, sono state chiuse, ripulendo le posizioni ribassiste e annullando la conseguente resistenza su tali livelli.

Peraltro, la mappa delle opzioni ci lascia per ora pochi indizi, oltre questo: specie in prossimità delle scadenze tecniche con i cambi di future i posizionamenti avverranno nel corso della settimana entrante.

Inizia la ventesima settimana dal minimo del 27 ottobre.

L’unico minimo che possiamo classificare come tale nella lunga corsa rialzista è quello del 5 gennaio, che si è generato con cinque giorni di ribasso, anche se molto contenuti.

La settimana entrante è la decima rispetto a quel minimo, come dire ha una lunghezza ciclica simile. Se entro il 22 marzo, l’S&P500 sarà sotto 5050 rispetterà la statistica stagionale sul periodo febbraio-marzo.

Non manca quindi molto tempo ancora, dal punto di vista statistico, per vedere un ritracciamento, di cui ci sono alcune tracce, che in periodi normali definiremmo interessanti. Le enumeriamo di seguito:

 1) chiusura di venerdì scorso con una candela vistosamente ribassista (la si definirebbe di fine ciclo) e una candela settimanale con due shadow, sopra e sotto, molto pronunciate, cosa mai accaduta nel corso della salita: dilatazione del range, anche questo, in condizioni meno rialzista di quelle attuali, la si definirebbe un sintomo di inversione.

 2) Gli oscillatori sono tutti da tempo in evidente divergenza ribassista.

 3) Da due settimane, il Dow Jones è in divergenza rispetto all’S&P500 e al Nasdaq, non avendo fatto nuovi massimi storici.

 4) Gli algoritmi matematici forniscono una probabilità elevatissima per un ritracciamento entro dieci-dodici giorni.

E’ inutile precisare che altrettanti sintomi, di diversa o simile natura, erano presenti anche nelle settimane scorse e il mercato ha solo proseguito al rialzo.

Significativi sono stati i tentativi ribassisti durati un giorno: quello del 13 febbraio anche accompagnato da una improvvisa crescita della volatilità. Tutti finiti con ondate di riacquisto potenti, che hanno immediatamente negato il ritracciamento.

 

 

 

 

 

 

 

Maurizio Monti

Editore Traders’ Magazine Italia

P.S.: Quale sarà il target finale di questo movimento rialzista?

E’ proprio l’assenza di ritracciamenti a rendere molto difficile la previsione. Se ritracciamento ci sarà, potremo avere una ipotesi di target successivo.

 

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