Presidenziali U.S.A. : i titoli Democratici e quelli Repubblicani

0
10

L’analisi su 50 società quotate a Wall Street

Le elezioni americane si avvicinano. Tra poco più di 2 settimane i cittadini statunitensi saranno chiamati alle urne per votare il Presidente che li guiderà nel prossimo quadriennio. In una situazione di grande incertezza, con i sondaggi che premiano il democratico Joe Biden ma con il Commander in chief uscente Donald Trump che può ancora far sua la partita conquistando gli “swing states”, ho prima svolto un’indagine per far luce su come Wall Street si sia comportata durante le presidenze di entrambi i colori politici e in seguito per vedere quali sono stati dei quattro anni di mandato quelli più profittevoli e quelli meno in termini di guadagno medio (o di perdita).

Come è stata svolta l’indagine
Per estrarre i dati mi sono avvalso del software di trading e di analisi quantitativa Tradestation, elaborando poi il tutto con l’ausilio di Microsoft Excel. Il primo anno in assoluto ad essere preso in esame è stato il 1989, per poi proseguire fino al 2020 per il quale i rilevamenti sono stati presi al 10 Ottobre. Per ciascun anno il profitto o la perdita sono stati calcolati simulando l’acquisto del titolo in chiusura dell’ultima contrattazione di dicembre dell’anno precedente. Ad esempio, prendendo il 1995, ho comprato in chiusura il 30.12.1994 per vendere sempre in chiusura il 29.12.1995 momento in cui ho effettuato nuovamente l’acquisto per il 1996. Le elezioni presidenziali si sono sempre tenute all’inizio di novembre anche se l’insediamento del Presidente avviene il 20 gennaio dell’anno successivo. Per comodità e per convenzione ho dunque fatto i calcoli sull’intero anno solare. I cicli esaminati sono i seguenti: George H.W. Bush (1989-90-91-92) Bill Clinton (1993-2000) George W. Bush (2001-08) Barack Obama (2009-16) Donald J. Trump (2017-20). Gli anni di presidenza sono 16 per ciascuno dei due partiti: repubblicano 1989-92 poi 2001-08 e infine 2017-20; democratico 1993-2000 e 2009-16. I titoli che ho scelto sono 50 e fanno parte del Dow Jones o comunque sono tra le Società americane più note e più rappresentative nei diversi settori.

I bias di tipo politico
Iniziamo proprio dai Partiti. La media tra tutti i 50 titoli analizzati vede una performance generalmente migliore nei periodi “democratici” (+13,19% repubblicano contro +19,13% democratico), in linea con i principali indici di Mercato. Questo rapporto di forza è stato confrontato con quelli di tutti i 50 titoli presi singolarmente. Quando i risultati si discostano in modo deciso da questa “ratio” si può parlare di bias più o meno forte a favore di uno dei due partiti. I titoli appartengono a svariati settori e hanno “storie” e caratteristiche (in primo luogo la volatilità) molto diverse l’uno dall’altro. Per questo motivo ritengo sia più utile focalizzarsi sulle proporzioni invece che sui valori assoluti. E’ importante anche precisare come il totale dei dati annuali rilevati non sia vasto a tal punto da poter neutralizzare il problema degli “outliers” che sono dei valori anomali acquisiti dalla variabile e che in un universo di pochi dati inevitabilmente finisce con l’influenzare in modo anche incisivo il risultato finale, il quale va preso sempre con un certo beneficio d’ inventario.

I bias di tipo politico per singoli titoli
L’azienda in cima alla classifica, che ha fatto riscontrare il bias più sbilanciato a favore dei presidenti democratici, è la General Electric (-4,87% di perdita media annua durante gli anni “repubblicani” a fronte di un +19,27% di guadagno medio durante quelli “democratici”). A seguire troviamo la Ibm (-4,36% contro +20,59%). Sul terzo gradino del podio c’è American Express (+0,80% contro +27,56%). Ai piedi del podio abbiamo Walgreens Boots Alliance, poi nell’ordine Marsh & McLellan, Texas Instruments, Pfizer, 3M Company, Raytheon ed Exxon Mobil. Via via si scende verso Lowe’s Co e Johnson & Johnson che come proporzioni sono i titoli più in linea con la media generale, e più sotto abbiamo quei titoli che come valore assoluto restano “democratici” ma come proporzioni hanno già una tendenza “repubblicana” rispetto alla media, ovvero Coca-Cola Home Depot ed Eversource Energy (si veda la figura F1).

F1) Grafico del bias “democratico”

Nel grafico possiamo vedere in ordine di bias i titoli che performano meglio durante gli anni di presidenza democratica. La barra azzurra si riferisce al guadagno medio in termini percentuali durante gli anni di presidenza democratica. La barra rosa si riferisce al guadagno medio (o perdita media) in termini percentuali durante gli anni di presidenza repubblicana. Per ottenere l’ordine di bias e quindi la graduatoria ho messo a confronto le due barre ragionando in termini di proporzioni.
Fonte: elaborazione dell’autore

Capovolgiamo il tavolo e scopriamo quali sono i titoli che hanno gradito maggiormente le presidenze repubblicane. In vetta c’è Newmont Gold. La compagnia aurifera ha fatto segnare un +14,46% di guadagno medio durante le presidenze dei due Bush e di Trump contro un risicatissimo +0,84% durante quelle democratiche. Subito dietro c’è McCormick (+22,35% contro +9,45%), poi Unitedhealth (+45,08% contro +26,45%), Wec Energy, Apple, Abbott Laboratories, Procter & Gamble, Nike, Amgen e McDonald’s (si veda la figura F2).

F2) Grafico del bias “repubblicano”

Nel grafico possiamo vedere in ordine di bias i titoli che performano meglio durante gli anni di presidenza repubblicana. La barra azzurra si riferisce al guadagno medio in termini percentuali durante gli anni di presidenza democratica. La barra rosa si riferisce al guadagno medio in termini percentuali durante gli anni di presidenza repubblicana. Per ottenere l’ordine di bias e quindi la graduatoria ho messo a confronto le due barre ragionando in termini di proporzioni.
Fonte: elaborazione dell’autore

Come si posizionano le altre big americane? Merck è tendenzialmente democratica; Boeing Disney e JP Morgan hanno un leggero bias democratico; Union Pacific e Microsoft lievemente democratiche nei numeri ma repubblicane nelle proporzioni, Nike repubblicana come pure Wal-Mart.

I bias di tipo politico per settori
E’ evidente come il comparto del food & beverage, quello della grande distribuzione e quello dei prodotti per la casa e per la persona risultino avvantaggiati dalle presidenze repubblicane. Lo stesso si può dire per le utilities locali. Il settore farmaceutico/biochimico presenta profitti abbastanza equamente distribuiti non fornendoci dunque un’indicazione precisa, così come accade per il settore dei trasporti. Quello petrolifero ha una preferenza per i presidenti democratici come pure quello assicurativo. Sul settore tecnologico io farei una distinzione tra “hardware” e “software”. Nel primo caso la direzione è quella democratica, mentre nel secondo è repubblicana.

Il ciclo presidenziale
Osserviamo adesso i risultati anno per anno senza più tenere in conto il colore politico e passando in rassegna ciascun titolo con una breve nota, ricordando che il secondo anno presidenziale coincide sempre con le elezioni di metà mandato e il quarto con quello dell’elezione del Presidente a Novembre. Le percentuali indicano il guadagno o la perdita media annua. Una carrellata che ci mostra come vi siano titoli che hanno una tendenza precisa a bene o mal performare in determinati anni del ciclo presidenziale, così come altri non presentano grandi differenze e si caratterizzano dunque per l’assenza di bias. (si veda la figura F3).

F3) Grafico del ciclo presidenziale

Nel grafico possiamo vedere il guadagno medio (o la perdita) espresso in termini percentuali per ciascuno dei cinquanta titoli presi in esame nei quattro anni del ciclo: primo anno in blu, secondo anno in verde, terzo anno in rosso e quarto anno (quello elettivo) in nero. I titoli sono in ordine alfabetico.
Fonte: elaborazione dell’autore

Essendo l’insieme dei titoli preso in esame molto eterogeneo anche in termini di volatilità, il mio suggerimento (così come è stato per il bias politico) è quello di focalizzarsi sulle proporzioni prima ancora che sui valori assoluti .

Il ciclo presidenziale per singoli titoli
ABBOTT LABORATORIES (ABT) la multinazionale farmaceutica dell’Illinois non presenta grosse differenze nei primi 3 anni di presidenza (profitti tra il +17,4% e il +15,4%). Soltanto al quarto anno si ha un calo di performance tutto sommato contenuto (+9,3%).

3M COMPANY (MMM) la multinazionale del Minnesota operante in diversi settori (come industria, trasporti, edilizia, energia, sicurezza e salute) ottiene i risultati più importanti nel primo anno presidenziale con un guadagno medio del +19,3%. Male invece al secondo anno quando chiude praticamente in parità.

ADOBE (ADBE) la software house californiana di applicazioni video e grafica digitale vede realizzarsi più della metà dei suoi profitti durante il terzo anno presidenziale con una media del +68,7%. Anche in questo caso le note dolenti arrivano al quarto anno quando si registra comunque un +11,1%.

ADVANCED MICRO DEVICES (AMD) l’azienda californiana di semiconduttori mantiene sempre risultati apprezzabili e di grande profittabilità (tra il +43,3% e il +51,8%) se si fa eccezione per il secondo anno presidenziale (l’anno delle elezioni di metà mandato) quando il guadagno medio è soltanto di poco superiore allo zero (+0,6%)

AMERICAN EXPRESS (AXP) la società di servizi finanziari fa segnare il primato indiscusso del primo anno presidenziale (+36,6%), tiene al terzo anno (+17,4%) con risultati invece nettamente inferiori il secondo e il quarto anno, un andamento nel complesso abbastanza in linea con la tendenza generale.

AMGEN (AMGN) la multinazionale biotech è grande protagonista del terzo anno presidenziale (+67,4%). Molto buono anche il secondo (+35,5%), meno bene invece il quarto (+5,6%) e il primo anno (+9,5%).

APPLE (AAPL) la big tech fondata da Steve Jobs vede profitti borsistici in crescendo fino al terzo anno (+55,8%). Da notare comunque il secondo (+41,8%) quando è il titolo che fa meglio di tutti. Delude al quarto chiudendo comunque in positivo con un +15,9%.

BANK OF AMERICA (BAC) grande affidabilità soprattutto al primo anno (+24,9%) e solidità anche al quarto (+14,7%) . Debolezza invece al secondo quando perde il -5,8%

BOEING (BA) anche per l’azienda costruttrice di aeromobili il primo anno presidenziale è quello maggiormente profittevole (+29,8%) con medie invece di poco superiori allo zero al secondo e al quarto, non discostandosi dunque di molto dai risultati generali.

CATERPILLAR (CAT)= pure qui non c’è partita. Il primo anno spicca con il suo +26,5%, lasciando agli altri le “briciole” (dal +4,9% al +11,2%).

CHEVRON (CVX) la petrolifera statunitense “rende” di più (anche in questo caso) al primo anno con il +16,5%, e con i dati degli altri tre che comunque non si discostano troppo dalla tendenza generale.

COCA-COLA (KO) la regina indiscussa del beverage va bene al primo e al terzo anno, faticando al secondo e al quarto, non riservando alcuna sorpresa.

DANAHER (DHR) la multinazionale della strumentazione scientifico-tecnologica è quella che mostra maggiore compattezza rispetto a tutti gli altri titoli presi finora in esame. Si va dai +19,3% del terzo anno presidenziale ai +25,1% del secondo. Da notare come si classifichi molto in alto al secondo e al quarto anno, che sono quelli tradizionalmente più difficili.

DEERE (DE) la produttrice di macchine agricole vede un pari merito del primo e del terzo anno (+28,2%) e debolezza sui restanti due (+1,5% e +5,7%).

DISNEY (DIS) bene il primo anno con un +20,8% e a seguire gli altri tre con un +6,6% del secondo anno come fanalino di coda.

EATON (ETN) la conglomerata leader nella gestione diversificata dell’energia evidenzia sempre discreti profitti tra il +13,3% e il +16,5% se si fa eccezione per il secondo anno quando si ferma a +2,2%.

EVERSOURCE ENERGY (ES) il fornitore energetico degli Stati del NordEst va bene negli anni “centrali” del ciclo presidenziale (+12,2 e +17,8%) faticando invece al primo (parità) e al quarto (-3,3%).

EXXON MOBIL (XOM) la grande compagnia petrolifera texana brilla in modo particolare al terzo anno (+12,9%) attestandosi invece di poco sopra lo zero nei restanti tre.

FEDEX (FDX) gli spedizionieri del Tennessee si fanno notare positivamente al primo anno (+26,7%) ed in quello elettivo (+22,4%) nel quale sono addirittura in quarta posizione, per stentare nelle fasi centrali (comportandosi così all’esatto opposto di Eversource Energy) con +1,4% e +0,6%.

GENERAL ELECTRIC (GE) svetta il terzo anno con un +28,4% e poi a debita distanza il primo (+9,6%). Il secondo ed il quarto sono in territorio negativo (-6,7% e -2,6%).

HOME DEPOT (HD) il venditore online di prodotti per la manutenzione della casa brilla soprattutto al terzo anno presidenziale (+40,2%). A seguire il primo (+29,1%) il secondo (+21,1%) e quello elettivo (+12,9%).

HONEYWELL INTERNATIONAL (HON) la conglomerata della Carolina del Nord attiva soprattutto nel settore dell’automazione industriale si presenta con un +31,0% al terzo anno che raddoppia praticamente i risultati del primo (+15,8%). Poche soddisfazioni al quarto anno (+5,3%) ed al secondo (perfetta parità).

HORMEL FOODS (HRL) la società alimentare del Minnesota inaugura bene il ciclo presidenziale (+23,7% il primo anno) e si mantiene su discreti livelli durante gli anni centrali con un sensibile declino nell’anno elettivo (+1,6%).

IBM (IBM) l’azienda più antica al mondo del settore informatico presenta profitti borsistici sostanzialmente simili (tra +10,0% e +12,4%) nei primi 3 anni di presidenza con un decadimento anche in questo caso nell’anno elettivo che si chiude in perfetto pareggio.

INTEL (INTC) la multinazionale informatica attiva nel ramo dei processori fa la fortuna dei propri investitori in particolar modo al terzo anno presidenziale (+39,9%) senza trascurare la pur buona performance dell’anno inaugurale (+24,9%). Il secondo anno è il meno “conveniente” con un risicato +7,2%.

JOHNSON & JOHNSON (JNJ) il gigante dei prodotti per la cura personale è abbastanza in linea con la media generale in termini di distribuzione dei profitti anno per anno. Guida il terzo con +17,8% e chiude il quarto con +6,4%

JPMORGAN CHASE (JPM) la più grande banca degli U.S.A. è protagonista durante il terzo anno (+30,1%) e riesce a difendersi bene al quarto (+16,7%) e al primo (+11,7%) mentre va decisamente male al secondo (-7,2%).

LOWE’S CO (LOW) l’azienda di vendita al dettaglio di materiale per la casa parte con un grande sprint al primo anno presidenziale (+52,7%) poi si sgonfia progressivamente senza però sfigurare negli altri tre che fanno segnare rispettivamente +16,7% +14,5% e +11,8%.

MARSH & MCLELLAN (MMC) la società newyorchese di intermediazione assicurativa si difende bene al terzo anno (+15,3%) ed al primo (+13,9%). Poco brillante al quarto (+5,8%) e al secondo (+4,7%).

MCCORMICK (MKC) la multinazionale di spezie e condimenti si fa notare al terzo (+24,8%) e per i restanti anni oscilla tra il +11,9% e il +14,0%.

MCDONALDS (MCD) la regina globale del fast food ottiene risultati assai lusinghieri al terzo anno (+30,6%) rimanendo comunque tra il +6,2% ed il +12,5% negli altri tre.

MEDTRONIC (MDT) l’azienda di tecnologie biomediche va molto bene al terzo anno (+31,9%) e si limita ad un +5,5% nell’anno elettivo.

MERCK (MRK) la più antica casa farmaceutica del mondo fornisce le sue performances borsistiche migliori al terzo anno (+23,1%) e al secondo (+18,4%). Male il quarto con -3,6%.

MICROSOFT (MSFT) il gigante informatico di Bill Gates risulta profittevole e affidabile nei primi tre anni di presidenza con guadagni medi che vanno dal +33,4% al +40,9%. L’anno delle elezioni vede invece un netto deterioramento della performance con un +6,0% soltanto.

NEWMONT GOLD (NEM) la più grande compagnia di miniere d’oro al mondo eccelle al terzo anno di presidenza con un +19,7%, si mantiene attorno al +7,5% al primo e al quarto ed è bocciata al secondo (-4,3%).

NEXTERA ENERGY (NEE) la società energetica della Florida vede un livellamento tra il terzo anno (+14,6%) il primo ed il quarto, con il secondo a fare da anello debole (+5,6%).

NIKE (NKE) anche per la più importante azienda al mondo di articoli sportivi il terzo anno presidenziale è il migliore e di gran lunga, con un +43,9% a staccare il secondo che è fermo a +22,4%. L’anno elettivo è il meno profittevole ma si mantiene su buoni livelli con un +15,5%.

PFIZER (PFE) l’altra grande casa farmaceutica del Dow Jones chiude con un +21,1% al terzo anno, resta intorno al +13% per i primi due e soffre un pò nell’anno elettivo fermandosi a +3,0%. Dati in linea con la sua antagonista principale Merck.

PROCTER & GAMBLE (PG) la multinazionale di beni di largo consumo “preferisce” il primo anno con un +18,7%. Debole nel quarto con +3,6%.

RAYTHEON (RTN) la società del Massachussets attiva nei settori Difesa Intelligence e Space si scosta di poco dai risultati generali: +22,0% il terzo anno ed un +2,5% il quarto a chiudere.

ROSS STORES (ROST) per la catena di grandi magazzini discount il terzo anno è quello più remunerativo con un +43,2%. Bene anche il primo (+30,2%) e il quarto decisamente in controtendenza col Mercato (+27,6%). Al secondo anno però non si va oltre il +5,9%.

TARGET CORPORATION (TGT) il rivenditore al dettaglio del Minnesota conviene maggiormente agli investitori nell’anno inaugurale di presidenza (+23,9%) per faticare invece il seguente (+9,9%).

TEXAS INSTRUMENTS (TXN) la corporation texana di tecnologia informatica segue la tendenza della maggior parte dei titoli, brillando al terzo anno (+35,4%) e faticando in quello successivo (+6,9%).

THE TRAVELERS (TRV) primo anno presidenziale positivo (+17,7%) per la grande compagnia assicurativa a fronte dell’anno successivo che è il meno tonico (+0,6%).

THERMO-FISHER (TMO) l’azienda di strumentazioni per l’industria bio-farmaceutica offre ottime performances soprattutto al primo anno (+29,2%) e riesce poi a mantenersi su questi livelli se si fa eccezione per il secondo (+2,6%).

UNION PACIFIC (UNP) la holding ferroviaria con sede in Nebraska non riserva grandi sorprese: si va dal +19,9% del primo anno al +0,6% del quarto.

UNITEDHEALTH (UNH) la grande società americana di assistenza sanitaria fa felici i propri investitori in particolar modo al terzo anno (+51,2%) restando su discreti livelli anche nell’anno più debole (il secondo) con +21,0%.

WALGREENS BOOTS ALLIANCE (WBA) la multinazionale che distribuisce prodotti per salute e benessere fa registrare un +23,9% al primo anno di presidenza, mentre il quarto anno è il più difficile con un +3,9%.

WALMART (WMT) la più grande catena mondiale della distribuzione organizzata vede il terzo anno quale il più redditizio con +23,4%. Debole il quarto con +6,2%.

WEC ENERGY (WEC) il fornitore di elettricità di Wisconsin Michigan e Minnesota chiude questo elenco con performance praticamente identiche (+11,0%) nei primi tre anni ed un “misero” +2,3% nell’anno in cui si elegge il Presidente.

Conclusione
Spettano al lettore il giudizio e le eventuali considerazioni di carattere socio-politico sui dati che ho presentato, dando sempre per scontato il fatto che si tratta di mere rilevazioni ed elaborazioni statistiche che non hanno alcun intento predittivo. Le serie storiche sono infatti troppo brevi per avere una propria significatività. Lo scopo è dunque soltanto descrittivo: nessuna indicazione o esortazione al trading, che dovrebbe essere fatto tenendo conto di altri aspetti quali sono la salute dell’azienda, quella del settore a cui appartiene, gli indicatori macroeconomici, le relazioni intermarket, le prospettive geo/politiche, le news e l’andamento del prezzo.

 

Simone Cunegondi

Nato a Parma nel 1977, si laurea in Economia e Commercio sempre a Parma e si occupa di credito agrario fino al 2018 quando decide di dedicarsi a tempo pieno all’analisi tecnica e quantitativa dei mercati finanziari dopo aver frequentato il Master Siat e averne superato la prova d’esame. Dal 2003 è trader sul Mercato Azionario Italiano e Americano, e sul Mercato degli ETF.