Conoscenza e Diversità.
Tutti associamo la fine del mese di dicembre all’arrivo del nuovo anno.
Ma gennaio non è sempre stato l’inizio del nuovo anno.
Gli esseri umani segnano il tempo sui calendari da almeno 10.000 anni, ma i metodi utilizzati furono estremamente variabili.
Il popolo mesolitico della Gran Bretagna seguiva le fasi lunari. Gli antichi egizi guardavano il sole. E i cinesi combinarono entrambi i metodi in un calendario lunisolare utilizzato ancora oggi.
Tuttavia, il calendario moderno, utilizzato nella maggior parte del mondo, si è evoluto durante la Repubblica Romana.
Sebbene attribuito in origine a Romolo, fondatore e primo re del sistema politico romano, è probabile che il calendario si sia sviluppato da altri sistemi di datazione ideati da babilonesi, etruschi e antichi greci.
Man mano che la conoscenza scientifica e le strutture sociali dei romani cambiavano nel tempo, anche il loro calendario cambiava.
I romani modificarono più volte il loro calendario ufficiale dalla fondazione della repubblica nel 509 a.C. fino alla sua dissoluzione nel 27 a.C.
La prima versione durò appena 10 mesi e rendeva omaggio a ciò che contava nella prima società romana: l’agricoltura e i riti religiosi.
L’anno solare di 304 giorni iniziava a marzo (Marcius), dal nome del dio romano Marte. Continuava fino a dicembre, tempo di raccolta nello straordinario clima temperato romano.
I romani collegavano ogni anno alla data di fondazione della città. Pertanto, l’anno moderno 753 a.C. nell’antica Roma era considerato il primo anno.
Il calendario iniziale prevedeva sei mesi di 30 giorni e quattro mesi di 31 giorni.
I primi quattro mesi portavano il nome di divinità, come, ad esempio, Giunone (giugno); gli ultimi sei furono numerati consecutivamente in latino, dando origine a nomi di mesi come settembre (il settimo mese, dal nome latino per sette, septem).
Quando finiva il raccolto finiva anche il calendario. I mesi invernali senza raccolto semplicemente non avevano nome. Qualcuno la definirebbe una esagerazione capitalista, solo i mesi produttivi avevano dignità di un nome.
Tuttavia, l’anno di 10 mesi non è durato a lungo.
Nel VII secolo a.C., intorno al regno del secondo re di Roma, Numa Pompilio, il calendario ricevette una trasformazione lunare.
La revisione prevedeva l’aggiunta di 50 giorni e il prestito di un giorno da ciascuno dei 10 mesi esistenti per creare due nuovi mesi invernali di 28 giorni: Ianuarius (in onore del dio Giano) e Februarius (in onore di Februa, una festa dei romani).
Il nuovo calendario era tutt’altro che perfetto.
Poiché i romani credevano che i numeri dispari fossero di buon auspicio, tentarono di dividere l’anno in mesi dispari; l’unica eccezione era Febbraio, che coincideva con la fine dell’anno ed era considerato sfortunato.
C’era un altro problema: il calendario era basato sulla luna, non sul sole. Poiché il ciclo lunare è di 29,5 giorni, il calendario spesso non era sincronizzato con le stagioni che avrebbe dovuto scandire.
Nel tentativo di chiarire la confusione, i romani osservavano un mese aggiuntivo, chiamato mercedoniano, ogni due o tre anni.
Ma non fu applicato in modo coerente e diversi governanti contribuirono alla confusione cambiando il nome dei mesi.
Infine, nel 45 a.C., Giulio Cesare richiese una versione riformata che divenne nota come calendario giuliano.
Fu progettato da Sosigene di Alessandria, un astronomo e matematico che ha proposto un calendario di 365 giorni con un anno bisestile ogni quattro anni.
Sebbene avesse sopravvalutato la durata dell’anno di circa 11 minuti, il calendario era ora ampiamente sincronizzato con il sole.
Il nuovo calendario di Cesare presentava un’altra innovazione: un nuovo anno che iniziava il 1° gennaio, il giorno in cui entravano in carica i suoi consoli, una coppia di uomini che costituivano il ramo esecutivo della repubblica.
Ma sebbene il calendario giuliano sia stato mantenuto per secoli, non sempre coloro che lo adottarono rispettarono la data del nuovo anno. I cristiani, invece, festeggiavano il nuovo anno in varie festività.
Il calendario giuliano rimase sostanzialmente lo stesso fino al 1582, quando papa Gregorio XIII lo modificò per riflettere più accuratamente la quantità di tempo impiegata dalla Terra per viaggiare attorno al sole.
Il vecchio calendario contava 365,25 giorni; il nuovo calendario contava 365,2425 giorni.
Il nuovo calendario ha modificato anche le date, che avevano accumulato una sfasatura di circa due settimane, per riportarle in sincronia con i cambiamenti stagionali.
Solo con la riforma di Gregorio del 1582, il 1° gennaio rappresentò davvero per molti l’inizio del nuovo anno.
Non tutti sono passati al nuovo calendario gregoriano e, di conseguenza, le vacanze di Natale cadono a gennaio per i membri delle chiese ortodosse orientali.
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P.S.: Il mondo moderno è principalmente sincronizzato con il calendario gregoriano, ma altri calendari sono sopravvissuti e si sono sviluppati.
Di conseguenza, culture diverse riconoscono date diverse come inizio del nuovo anno e vengono celebrate feste, rituali e festività in modo asincrono nel mondo.
Nowruz, il capodanno persiano, considerato la festa più antica del mondo, che cade nell’equinozio di primavera, ne è un esempio: è festeggiato in tutte le aree del pianeta dove un tempo era arrivato l’impero persiano.
Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, e il capodanno cinese sono altrettanti esempi di feste di antichissima cultura e tradizione.
La Conoscenza ci rende più capaci di comprendere la diversità.
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Editore Istituto Svizzero della BorsaMaurizio Monti