Il castello di carte chiamato USA

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Una solida economia di carta.

Bankrate è un editore americano indipendente, che favorisce l’incontro dell’offerta di credito con gli utilizzatori finali e si finanzia attraverso la pubblicità dei prodotti.

Attingendo dalle loro informazioni, abbiamo dedotto i seguenti dati.

Gli americani sono profondamente indebitati e lo stanno diventando sempre di più, di mese in mese.
Infatti, negli ultimi tre mesi:

• Il debito delle carte di credito ha raggiunto la cifra record di 986 miliardi di dollari.

• I mutui hanno raggiunto la cifra record di 11,9 trilioni di dollari.

• I prestiti auto hanno raggiunto la cifra record di 1,6 trilioni di dollari.

• I prestiti agli studenti hanno raggiunto la cifra record di 1,6 trilioni di dollari.

Tutto sommato, il debito totale delle famiglie ha raggiunto la cifra record di 16,9 trilioni di dollari.

Gli americani stanno portando il loro debito al limite.

Da altre fonti ufficiali e qualificate, rileviamo che il 61% degli americani – circa 157 milioni di adulti – vive di stipendio in stipendio. Si tratta di un aumento del 9% rispetto al 52% del 2021.

Anche gli americani ad alto reddito vivono al limite: il 36% degli americani che guadagna $ 250.000 vive di stipendio in stipendio.

Inoltre, gli americani hanno pericolosamente attinto ai loro risparmi per arrivare a fine mese.

Ancora, secondo Bankrate, il 39% degli americani ha meno risparmi di emergenza rispetto allo scorso anno e l’11% non ha alcun risparmio.

Una ipotesi legittima è che il mix di alta inflazione, unita all’aumento dei tassi di interesse, sia alla base di uno stress finanziario sempre più diffuso.

Sul fronte del debito pubblico, la situazione è preoccupante: per quanto già analizzato su queste colonne, l’attuale plafond del debito degli Stati Uniti verrà raggiunto fra giugno e luglio.

Ovvero, entro tale data il Congresso dovrà approvare l’estensione del limite di debito dalla già faraonica cifra di 31,5 trilioni di dollari a non si sa quanto.

Il Congresso è più che mai diviso sull’argomento.

Un rapporto della CEA, Consiglio dei Consulenti Economici della Casa Bianca, lancia un campanello d’allarme molto chiaro: in caso di default tecnico prolungato, le conseguenze potrebbero essere particolarmente insidiose per la stabilità finanziaria degli Stati Uniti.

L’ufficio del bilancio del Congresso ha lanciato una sorta di ultimatum con scadenza fra luglio e settembre: o ampliamo il plafond del debito o avremo il blocco di tutte le attività finanziarie gestite dal Tesoro degli Stati Uniti.

E’ ancora il CEA, che ci espone una litania di eventi che, più che preoccupanti, definirei catastrofici:

• Grande perdita di fiducia negli Stati Uniti da parte dei mercati finanziari.
• Forte declassamento del rating creditizio degli Stati Uniti, che può provocare un crollo senza precedenti dei mercati obbligazionari e un innalzamento violento dei tassi di interesse effettivi.
• Un congelamento del mercato del credito, che può paralizzare le imprese statunitensi.
• Diminuzione di valore dei titoli azionari e del dollaro.
• Un’immediata interruzione delle funzioni di base del governo, con impatto possibilmente violento su decine di milioni di americani, inclusi pensionati, veterani e bambini.

A nostro parziale conforto, è necessario anche sostenere le argomentazioni più moderate:

E’ vero che c’è stato un precedente con l’amministrazione Obama, con conseguenze serie ma non disastrose.

E’ vero anche che la fiducia negli Stati Uniti, oggi, è un necessario credo geopolitico, prima ancora che finanziario, e tutto quanto sopra sembra pura fantasia.

E’ vero che la CEA, nella sua funzione deve mettere in guardia la Casa Bianca, enunciando gli scenari più disastrosi. Classico effetto di auto-tutela (pararsi, come si dice in gergo, citando con un francesismo diffuso le terga).

E’ vero, infine, che la probabilità che tutto questo avvenga ed avvenga in modo talmente disastroso è, alla fine, piuttosto bassa.

Ma tutto ciò premesso: se a marzo abbiamo un minimo (forse già fatto? Probabilmente no, lo vediamo meglio collocato fra 10 -15 giorni, ma tutto è possibile) e da tale minimo c’è una ripresa rialzista fino a maggio …. per il dopo è meglio essere prudenti fino a risoluzione del problema debito degli Stati Uniti.

I debiti creano una montagna di moneta virtuale. Quando l’economia poggia sulla moneta virtuale, se questa viene meno, all’improvviso, il castello di carte crolla, tutto insieme. E allora, sarà una bassa probabilità… ma la prudenza è d’obbligo.

 

 

 

 

 

 
 

 

Maurizio Monti
Editore Traders’ Magazine Italia

P.S.: La Banca Nazionale Svizzera ha chiuso l’anno 2022 con una perdita disastrosa di 132 miliardi di franchi, di cui 131 per esposizione in valuta estera.

Una delle banche centrali tradizionalmente più solide e stabili al mondo ha fatto un buco che ha dell’incredibile.

La seconda banca svizzera, il Credit Suisse, non è ancora uscita da una crisi epocale, che l’ha travolta e da cui sta cercando di tirarsi fuori con un piano industriale la cui efficacia dovrà essere dimostrata nei prossimi mesi.

In finanza, come nella realtà di tutti i giorni, la fiducia non si vende o compra a chili. Non puoi vendere o acquistare un chilo o una tonnellata di fiducia. La fiducia c’è o non c’è.

Dio salvi gli Stati Uniti, perché così, forse, abbiamo più probabilità di essere salvi tutti: il 2008 è stato un groppo in gola molto forte, anche per l’Europa, l’Italia, la Svizzera.

Prevediamo che negli anni venti, ci sarà un altro 2008, dopo il 2024. Ma ora è troppo presto. Se ci fosse anche ora, sarebbe veramente dura.

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