La guerra, mondiale o no, e poi la crisi

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Il nemico è la paranoia

L’Ucraina sta cominciando a ricevere gli agognati carrarmati occidentali. La Germania ha rimosso le proprie esitazioni e manderà i propri Leopard, insieme con gli Stati Uniti che inviano i loro Abrams.
 
Inoltre la Germania ha autorizzato i paesi dotati dei Leopard di propria fabbricazione a fornirli all’Ucraina.
 
La Russia ha risposto digrignando i denti, e Medvedev, in preda a una delle sue evidenti di crisi di abuso di vodka, in conferenza, è tornato ad evocare la prossima terza guerra mondiale, Lavrov, più incline a consumare segretamente champagne francese, è stato più moderato: ha detto che siamo ad un passo dal disastro.
 
Il governo ucraino incassa il risultato raggiunto con i carrarmati e alza l’asticella. Servono gli aerei. Come sono belli e lucidi gli F-16, la Lockheed, tanto per dire qualcuno che ci vede bene, ne ha aumentato la produzione: non credo per tenerli in magazzino.
 
Ovviamente, come era avvenuto per i carrarmati, e per non avvalorare troppo queste iniziative della Lockheed, non potendo sostenere che gli F-16 prodotti in più occorrono per aprire una catena di ristoranti Welcome On Board, il governo degli Stati Uniti ha detto che la fornitura di aerei all’Ucraina è “fuori discussione”. Anche Scholz ha detto lo stesso.
 
La stessa cosa detta fino a poco tempo fa per i carrarmati. Quindi: prima o poi, a questo punto, dico io, meglio prima, la fornitura di aerei da combattimento da parte dell’Occidente sarà inevitabile.
 
L’Europa ha due terribili memorie storiche. Una lontana, ma presente nel DNA, gli attacchi dei turchi, fermati dai veneziani e dai serbi. E questi ultimi rivendicano ancora una riconoscenza che l’Europa non ha mai concesso.
 
La seconda memoria storica, più recente, è quella di Hitler che invade la Cecoslovacchia.
 
L’Europa, di fatto, urla un po’, ma finisce con tacere ed acconsentire. Con i risultati che sappiamo: Chamberlain, primo ministro inglese, torna a casa, dal negoziato con Hitler, con la V di vittoria, dicendo “una cosa è certa, la pace è salva”, poi Hitler il primo settembre del 1939 invade la Polonia. Questo accade a tentare di negoziare con i paranoici.
 
Avere lasciato fare Hitler, nel 1938, è stato l’errore più drammatico che potesse commettere l’Europa. La memoria storica di tale errore è ciò che sta spingendo l’Europa ad aiutare l’Ucraina.
 
Se l’Ucraina cade in mano alla Russia, non può esserci alcuna certezza che la paranoia, di cui il governo russo sembra preda, non estenda i propri deliri ad altre nazioni, con lo scopo di ricostruire l’impero sovietico, la cui caduta, sostenne Putin, ha rappresentato il più disastroso evento della storia per l’umanità intera. E sì che sono implosi da soli …
 
Ci possono essere tante opinioni diverse, e potremmo discutere a lungo sulla opportunità o meno di aiutare o no l’Ucraina.
 
Sta di fatto che se l’Occidente non aiuta l’Ucraina si troverà presto a dover fronteggiare la Russia ai confini con la Polonia, la Moldavia scomparirebbe in tre quarti d’ora, perfino Orban comincerebbe a temere per la propria sorte.
 
Non ci sono alternative per l’Europa: siamo in guerra, non l’abbiamo voluta noi, auguriamoci di non doverla vedere in casa nostra, ma siamo in guerra.
 
E’ la guerra contro la paranoia. E la storia ha dimostrato che contro la paranoia si vince solo con le armi e non con i negoziati.
 
Può non piacerci, possiamo ascoltare molti professori universitari esperti di relazioni internazionali che vaneggiano “piani di pace” e “soluzioni non conflittuali”: chissà se direbbero lo stesso se un missile colpisse la loro camera da letto, come accade ogni giorno agli ucraini.
 
Escalation del conflitto? E come può non esserci? L’Occidente ha fatto quello che poteva fare, limitando di fatto le forniture di armi per non arrivare ad una estensione del conflitto. Ma fra estensione ed escalation c’è molta differenza.
 
Dopo quasi un anno di guerra, i mercati sembrano anestetizzati rispetto alle sorti della stessa. Gli indici europei performano alla grande, gli Stati Uniti forzano un clima di ottimismo, peraltro piuttosto sospetto, di cui abbiamo parlato di recente.
 
Non è la prima volta che la guerra fa addirittura puntare al rialzo i mercati. Al momento dello scoppio, l’onda emotiva colpisce negativamente. Poi, la guerra è anche un business, e le borse festeggiano.
 
Guardiamo la realtà.
 
La guerra non l’abbiamo cercata, vacciniamoci dai sensi di colpa sull’espansionismo dell’occidente e le balle comunistoidi che affliggono ancora il pensiero politico di alcuni, c’è un paese aggressore e un paese aggredito. Se il paese aggredito cade, la cosa si mette molto male, per tutti noi.
 
La Russia uscirà estenuata da tutto questo. Entro tre anni la Russia vivrà un’altra gigantesca implosione, con una crisi finanziaria che la costringerà a cambiare molte cose. Ma sarà un processo lungo e non avverrà presto: ma avverrà.
 
Non è escluso che quella crisi finanziaria non sia in realtà una crisi mondiale: tali e tanti sono i rischi che abbiamo di fronte. Di sicuro, a implodere sarà la Russia e noi ne usciremo con le ossa rotte. Ma la differenza fra noi e loro è che noi ne usciremo.
 
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La tesi di “vaccinarci dai sensi di colpa” sulla Nato cattiva e l’espansionismo dell’Occidente è difficile da ingoiare per alcuni.
 
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Maurizio Monti

  Editore TRADERS’ Magazine Italia