Che cosa ci racconta il Vix

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Venti anni in un grafico

Nel periodo a ridosso della grande crisi delle dot.com, il Vix, l’indice della volatilità, noto anche come indice della paura, si è mantenuto costantemente, o quasi, sopra la media storica.

Se provi a dare un’occhiata al grafico dalla primavera del 1998 alla primavera del 2003 ti accorgi di valori di volatilità costantemente sopra la media. Se restringi l’area di analisi, è facile constatare che l’innesco di tale fenomeno è conclamato nell’agosto del 1998, in corrispondenza di uno scivolone estivo della borsa americana.

Da quell’istante le borse sono andate al rialzo per due anni, fino all’estate del 2000, ma la volatilità si è mantenuta comunque sopra i valori medi storici, malgrado il prolungato rialzo in corso.

Per la cronaca, la volatilità si è mantenuta alta fino alla primavera del 2003, quando la ripartenza di un bullish market più sano ha calmierato l’indice Vix per quattro anni, almeno fino al 2007: l’anno in cui in agosto (ancora una volta), le avvisaglie dei subprime innescavano i primi timori della crisi finanziaria che poi sarebbe esplosa l’anno successivo.

Dal marzo del 2009, cioè dal minimo dell’S&P500 a 666, il Vix ha impiegato circa un anno a stabilizzarsi su valori medi normali e salvo i guizzi temporanei dovuti ai momenti di caduta delle borse si è consolidato poi su valori medi addirittura inferiori alle medie storiche.

Veniamo ai giorni nostri, al 2020. Il vix parte al rialzo, fin da gennaio. Ovviamente, esplode a febbraio e marzo, in corrispondenza con la crisi del Covid-19. Poi ridiscende, e come vuole l’osservazione storica presentata sopra è ancora nella fase di ricerca di una propria stabilità, con valori al di sopra delle medie storiche. Mentre scrivo è intorno ai 24 punti.

E le borse, ovviamente, salgono, con l’S&P500 in area 3300 e sempre più vicino ai massimi storici.

È vero: il Vix ci mette un po’ a ritornare ai valori medi. La paura alimenta la paura. L’alta volatilità genera alta volatilità e viceversa. Una legge che rende lento il ritmo di assestamento del Vix.

Ma il pensiero che possiamo trovarci all’interno di una bolla chiaramente percepita dagli operatori istituzionali, che semplicemente giocano al rischio del rialzo perpetuo grazie all’inondazione di moneta dalle banche centrali, e che sanno bene che tutto questo finirà con un bel botto … ebbene, è un pensiero che viene.

Viene anche a te?

Il ritmo dei fallimenti è ancora lento. Secondo uno studio dell’Istituto Svizzero della Borsa, pubblicato in due occasioni – un nostro webinar e un intervento televisivo con VisionForex – è il picco di fallimenti delle imprese, dovuto alla depressione economica (vogliamo chiamarla con il suo nome?), ad avere creato in passato i peggiori ribassi.

Temo che servirà questo a farci capire che somministrare alcool ad un ubriaco, droga ad un drogato, anfetamina ad uno psicopatico, non è esattamente la strada giusta da percorrere.

Giovedì 6 agosto scorso, va in onda su Traders’ webinar, il parere di Scelta Vincente. Insieme con Giorgio Pallini, abbiamo esaminato i mercati mondiali, con un occhio particolare alle azioni più liquide di Borsa Italiana. E abbiamo parlato di … come va a finire. Quello che sanno in tanti, ma nessuno ne parla. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

 

P.S.: Siamo portati per istinto a guardare la parte destra di un grafico di borsa, che cosa fa adesso, che cosa è accaduto negli ultimi giorni o settimane. La storia, però, ci insegna tanto se la sai leggere ed interpretare. Un caro amico americano, grande professionista dei mercati, mi ha detto tanto tempo fa: da quante volte guardi il grafico con time frame mensile, capisco se sei saggio o no. Ok. Grande lezione, te la riporto così come l’ho ricevuta. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione, condividi con noi un’ora di Cultura finanziaria.

Maurizio Monti

 

Editore TRADERS’ Magazine Italia