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MR. ARBITRIUM all’Arco della Pace: la scelta dello scultore Emanuele Giannelli (2° ed ultima parte)

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La mia intervista a Giannelli e i contributi all’evento milanese nella Galleria Art&Co

Continua dall’uscita precedente (https://www.traders-mag.it/arbitrium-arco-pace-giannelli/ ).
Emanuele Giannelli è uno scultore contemporaneo autore del masterpiece Mr. Arbitrium, da maggio scorso all’Arco della Pace, che spinge, ossia ne spinge via la storia in nome del progresso, o, invece, sostiene, appoggiando la tradizione e il passato.

Intervista allo scultore Emanuele Giannelli

Intervista telefonica, addì 25 giugno 2022.

F1) Emanuele Giannelli

Nella figura F1, lo scultore Emanuele Giannelli in un primo piano professionale.
Fonte: per gentile concessione dell’intervistato

Eccoci a noi, caro Emanuele. Intanto ricordo subito che dal 4 luglio ha avuto inizio a Pietrasanta, Piazzetta San Martino, la tua mostra caratterizzata, come mi hai detto, da 3 pezzi grossi e altri 2 opere. Verranno esposte 30 scimmie nel campanile del Duomo. Come mai questo numero?

Non c’è un motivo, in verità. Il lavoro è fatto ad hoc per il campanile, si parla di site-specific[1], ossia il numero di scimmie è calibrato in base allo spazio dedicato. Nella torre campanaria c’è una scala elicoidale che arriva fino in cima, ma il mio calcolo sulle 30 sculture è basato sui primi 18-20 gradini che corrispondono all’immediato punto di vista che un visitatore ha quando entra nel campanile.

Tu lavori per serie, no? 

Sì. In questo caso, le scimmie sono tutte della stessa dimensione. Poi, qualcuna ha il cellulare, altre hanno l’auricolare, altre nulla e le posizioni cambiano. Nel caso, per esempio, di Kiribati, il gruppo scultoreo è caratterizzato dalla stessa immagine, nel nome proprio di quella serialità, su cui ho lavorato molto negli anni 90-2000. 

Un po’ alla Andy Wharrol. 

Esatto. Lui utilizzava le immagini di persone celebri, io invece me le invento, a parte usare un linguaggio artistico diverso, appunto quello scultoreo. L’elemento comune è il concetto del bombardamento di immagine. La nostra iper produzione ci porta a tante cose eccezionali, ma anche a delle conseguenze meno positive. Un esempio: noi possiamo ricevere sul piatto un avocado che arriva da chissà dove, ma lo paghiamo molto, anche perché la super produzione di questo frutto porta dei danni ecologici. La iper produzione è parte del problema ambientale. Stiamo strizzando un pò troppo la nostra amata terra. 

Tornando alle scimmie, dunque, è corretto interpretarle come evoluzione, tecnologica e positiva, ma anche come involuzione, legando quest’ultimo concetto all’uso spropositato dei telefonini ovunque per dire al mondo di esserci stati? 

Guarda, noi abbiamo dei neuroni chiamati ‘specchio’, per cui tendiamo a copiare più che a imparare. Il cellulare ci ha amplificato questo aspetto. Il nostro cellulare, se è un’appendice ormai del nostro cervello, però ci ha fatto fare un passo indietro, nel senso che tendiamo a fare le cose che fanno gli altri e a farle tutti quanti assieme. Ieri, ero a un concerto e mi sono reso conto, a un certo punto, che stavamo tutti in piedi rivolti al palco con i nostri telefonini in mano a riprendere i musicisti e l’evento, non tanto per ricordarcene, quanto per mettere tutto subito in rete e dire ‘io c’ero’. 

Fra l’altro, ripensando alle tue sculture delle scimmie, la sensazione che mi arrivava non era quella di un gruppo coeso, bensì di un insieme di singole unità davvero poco interconnesse fra loro, se non per nulla. 

Proprio così. È come per noi umani, se pensi, per esempio, a certe, molte, coppie al ristorante che non comunicano, preferendo stare individualmente sui loro cellulari. 

 

F2) Le scimmie della Monkey tribù nella mostra loro dedicata a Pietrasanta dal 4.7.22

Nella figura F2 il gruppo scultoreo Monkey tribù di Emanuele Giannelli nel campanile di Pietrasanta
Fonte: ph. Riccardo Benassi

Parliamo di Mr. Arbitrium, Emanuele. Dallo scorso maggio è visionabile all’Arco della Pace. 

Alla base vi è un discorso di consapevolezza. Io percepisco, Alessandra, che il futuro è presente. In questo momento storico, dobbiamo avere la consapevolezza che il futuro non è (solo) domani ma oggi e forse già un po’ ieri. Mr. Arbitrium sostiene o spinge cosa? La nostra storia, la civiltà. All’Arco della Pace l’immagine è forte, ma ancora più particolare lo è quando Arbitrium spinge o sostiene la chiesa. Io non sono credente, ma ho già messo la statua al duomo di Pietrasanta, Carrara e Lucca e devo dire che colpisce molto, perché la Chiesa ha una storia millenaria (da spingere via o sostenere). Io uomo, in questo momento, devo scegliere se affrontare il futuro, aprendomi ad esso con consapevolezza e cautela, o, se, per esempio spinto da paura, sono, invece, un tradizionalista, un conservatore. 

Da ignorante e profano, sono attratto dal nuovo che avanza, dalla clonazione alle cellule staminali, dall’intelligenza artificiale alle società controllate dalla tecnologia e così via. Ultimamente, mi ha colpito molto sapere di questi micro-chip che ci impiantano nella testa per risolvere problemi di salute, come la mancanza dell’udito o della vista, addirittura la depressione. Ma la gestione della cosa mi preoccupa, la robotica, appunto perché siamo fra l’esaltazione e l’involuzione; lo stare in mezzo, come ho già detto, mi ‘eccita’ professionalmente. 

La serialità non ha toccato Mr. Arbitrium, anche se ho visto due stupendi fermalibri da libreria alla mostra milanese. 

Di Mr. Arbitrium ce n’è uno solo e l’ho venduto a un costruttore edile svizzero, che, però, me l’ha lasciato per un paio d’anni nei quali girerà. Ha già fatto 4 date in Toscana e 1 a Milano, poi altre due, a Forte dei Marmi al Fortino in piazza e, a cavallo fra agosto e settembre, per un paio di mesi, a Firenze alla Basilica di San Lorenzo. A livello commerciale, anche le gallerie spingono a produrre dei pezzi più facili da vendere: di Mr. Arbitrium ho realizzato 4 pezzi minori, da quelli piccoli per le librerie, a quella da 1 metro presente a Milano, a quella da 2 metri. Ora, per un collezionista spagnolo, devo farne una da 3 metri.  

Come avvengono lo spostamento e il trasporto della statua? E come il posizionamento in loco?

La statua è alta 5,60 metri. Per non avere problemi di trasporto, evitando quello eccezionale, le ho tagliato una gamba, così da far viaggiare la statua in posizione distesa. I pezzi di Mr. Arbitrium che viaggiano sono, dunque, tre: la statua senza gamba, la gamba tagliata e la base, che poi è la zavorra. Una volta sul luogo, vengono posizionate la base, la gamba e, infine, appoggiata su quest’ultima, inserendola tipo maschio-femmina sopra a un traliccio come armatura della scultura, la statua restante. Seguono due ore di mio lavoro per la stuccatura e la ripresa del colore.

Come sei arrivato a questo uomo di nome Arbitrium? 

Premetto che non è la mia prima esperienza con il ‘Giant’. 

La più famosa di questa tipologia di statue è quelle delle mani di Quinn a Venezia. Forse dentro di noi, quando certe misure sono superate scatta un interesse, un amore. C’è un fattore mitologico, io credo. O si immagina un lavoro straordinario per realizzarle. Nell’antichità, le statue erano giganti, d’oro, ossequiate.  

Quindi la tua opera Giant precedente l’Arbitrium qual è? Quando è nato Mr. Arbitrium? 

I Korf. Alla mostra milanese ce n’erano due. Sono alte 4,5 metri, di colore nero e oro. 

F3) I Korf di Emanuele Giannelli


Nella figura F3 il duo scultoreo Korf dell’artista presenti alla mostra milanese.
Fonte: Alessandra Basile

Ho pensato a Mr. Arbitrium diverso tempo fa e poi ho cominciato a lavorarci settembre scorso.  

Per noi profani della materia, in cosa è consistito il tuo lavorarci? 

Spiego subito. Tecnicamente, è interessante quanto sta accadendo nel campo della scultura, grazie alla rivoluzione della robotica e della scansione. Ho creato un bozzetto in creta, alto poco più di un metro, che è stato scansionato e, in base ai dati inseriti in un file, stampato da un macchinario in 3D, optando, come materiale di stampa, per un interno della statua in polistirolo; la statua mi è stata consegnata in una ventina di pezzi, che ho assemblato, ponendoci una armatura, del tipo indicatomi da un ingegnere. Hanno seguito operazioni come la modellazione e la resinatura, a tre mani, e, poi, la scartavetratura, di nuovo la stuccatura e, infine, il colore.  

Guarda, se Michelangelo, per il David, impiegò 7 anni, a me, per la mia statua, sono bastati 3 mesi. 

Progresso tecnologico! 

Esattamente. Si perdono tanti sapori, ma, se io devo vendere una scultura frutto di un lavoro di 7 anni, nessuno me la compra. Un’altra cosa rivoluzionaria è questa: desideri Mr. Arbitrium per casa tua? Vengo da te e, anche in base all’altezza dei soffitti, decidiamo le misure esatte della statua, che ti modello in base allo spazio. Un tempo si poteva solo comprare una statua e sperare che stesse nella location, ora anche le statue si possono fare su misura. 

Mi parli di te artistico-professionalmente, Emanuele? 

L’iter è stato classico: ho fatto il liceo artistico a Roma, la prima scultura l’ho fatta a 15 anni; ho frequentato l’Accademia di Belle Arti a via di Ripetta a Roma, poi i miei si sono trasferiti a Forte dei Marmi, paese natio di mio padre, e ho dovuto seguirli; l’Accademia delle Belle Arti di Carrara era molto famosa per quanto riguardava la scultura e io l’ho fatta e finita, laureandomi con il massimo dei voti. Dopo un anno a Londra, la mia vita artistica mi è parsa un po’ complicata da realizzare come professione e, allora, mi sono messo a lavorare in Toscana, dove facevo il disegnatore di marmo. Lavorare solo per guadagnare non era per me, avevo un vuoto dentro, pur trattandosi di un ruolo di responsabilità, ma più tecnico che creativo. Mi sono, perciò, rimesso a fare scultura. Poi ho incontrato una donna bellissima, mia moglie. Abbiamo deciso di fare dei figli e da lì ho avuto una libreria per vent’anni a Forte dei Marmi, dove lavoravo tutta l’estate, tenendomi d’inverno 3-4 mattine a settimana, ossia il tempo per dedicarmi alla scultura. Certo, non mi ci dedicavo al 100%, ma ero contento, anche perché non avevo la necessità di vendere. Poi, dieci anni fa, mi sono detto, d’accordo con mia moglie, che era il momento di un altro cambiamento nella mia vita: ho chiuso la libreria, visto anche che i ragazzi erano frattanto cresciuti, e mi sono immerso nella scultura, stavolta al 100%. E il collezionismo si è accorto di me, perché, dopo 30 anni dedicati in parte e 10 dedicati full time a scolpire, ho dimostrato di crederci appieno. Il lavoro a quel punto mi è esploso. 

Simone Viola, il gallerista dell’evento milanese, quando è arrivato nella tua vita? 

Ieri l’altro. L’anno scorso si sono presentati 3 galleristi, ossia, a parte Simone che è parmense, uno di Lecce e uno di Milano, e hanno reputato il mio lavoro interessante. Ora lavoriamo assieme. Simone e il leccese Tiziano Giurin sono di Art&Co, che ha ospitato l’evento Fineco del 23 giugno, mentre Massimo Ferrarotti, che i due entrambi conoscono, ha la Spirale, sempre a Milano. 

F4) Dettaglio di Mr. Arbitrium mentre spinge o sostiene l’arco trionfale milanese

Nella figura F2 un primo piano laterale della statua di Emanuele Giannelli all’Arco della Pace.
Fonte: ph. Barbara Cardini

Come vogliamo concludere, caro Emanuele? C’è qualcosa che vorresti aggiungere? 

Averti conosciuta – dice simpaticamente e da vero galantuomo l’intervistato – perché un aspetto del mio lavoro che apprezzo particolarmente è conoscere le persone e il poter condividere la propria storia. L’arte è comunicazione, necessita interazione, c’è bisogno di un riscontro. È importante seminare. Il mio lavoro nasce dal cuore, dall’anima e dall’intelligenza.

Grazie Emanuele!

Conclusione
Chiudo con un estratto dell’analisi, ben congegnata e scritta, della giornalista Michela Tamburrino sul Mr. Arbitrium che definisce ‘un concetto-opera nato per coltivare il dubbio, sana pratica di esseri pensanti e al tempo stesso capace di abbattere le ipocrisie, voluto per onorare il libero arbitrio che porta l’individuo a volersi tale. Un essere eretto per cinque metri e sessanta di perfezione fisica, con le fattezze di una statua greco romana (..). Proiettato in un’azione di tensione muscolare, porta il movimento ad assumere diversi significati (..). Angolazioni, stati d’animo, riflessi, proprio per questo la sua collocazione assume un’importanza cruciale tanto da diventare inscindibile rispetto a ciò che l’accoglie. Un’opera itinerante per sua missione che l’artista Emanuele Giannelli ha voluto non a caso senza fissa dimora, aperta agli agenti atmosferici quanto ai cambiamenti della vita, disponibile a tutti eppure dedicata solo a chi non nutre certezze da offrire come caramelle avvelenate. (..) Emanuele Giannelli ce lo dice e ce lo diceva in tempi non sospetti, eppure le sue parole, le stesse, assumono nel 2022, all’indomani di una pandemia che non demorde e di una guerra che non si placa, un colore acceso di valori tanto semplici quanto essenziali. “Vorrei che Mr. Arbitrium fosse un simbolo eretto in onore del ragionamento. Appare casuale ma forse, come tutto ciò che così sembra, non lo è. Un lavoro nato in tempo di pace che si fa interprete di quanto si è perso. Sarei contento se potesse regalare in quanti lo guardano un’idea di consapevolezza”.’ Se non lo avete già fatto, nonostante il successo dell’opera e la notorietà della zona, correte subito a Milano, all’Arco della Pace, oltre che per l’aperitivo negli infiniti baretti che spopolano d’estate, per ammirare Mr. Arbitrium. 

F5) Un duo del gruppo scultoreo Kiribati di Emanuele Giannelli all’evento Fineco

Nella figura F5 le due statue Kiribati presenti nella Galleria milanese del gruppo ART&CO.
Fonte: Alessandra Basile

Seguirà nelle prossime settimane un reel della videointervista allo scultore, magari in vista della mostra a Pietrasanta.

  1. https://it.wikipedia.org/wiki/Site-specific

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com

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