MR. ARBITRIUM all’Arco della Pace: la scelta dello scultore Emanuele Giannelli (1° parte)

0
167

La mia intervista a Giannelli e i contributi all’evento milanese nella Galleria Art&Co

Emanuele Giannelli è uno scultore contemporaneo di origine romana che vive a Pietrasanta, dove la sua celebrità ha avuto inizio. L’opera di maggior successo di Emanuele – il Mr. Arbitrium che spinge o, invece, sostiene i grossi monumenti nazionali, laddove approda – è giunta a Milano in maggio: la si trova all’Arco della Pace, lo storico monumento trionfale in piazza Sempione. Una caratteristica distintiva di Giannelli è, come si nota nella maggior parte del suo lavoro, la serialità, perché più statue creano un maggiore impatto, senza dubbio sono maggiormente d’effetto.

L’incontro con l’artista è avvenuto presso la Galleria Spirale Milano ART&CO[1], in particolare con Simone Viola, socio parmense fondatore del Gruppo ART&CO Gallerie e direttore delle Gallerie ART&CO Parma e Milano. Di ART&CO Lecce è responsabile Tiziano Giurin.

L’evento in via Moneta 1 è stato organizzato dalla Banca Fineco.

Evento ART EXPERIENCE – gli interventi degli esperti, artista incluso

Mostra le opere di Emanuele Giannelli alla Galleria Spirale Milano | ART&CO in via Moneta 1, dal 9 giugno

A introdurre l’evento, l’artista e gli ospiti, alla serata milanese, è brevemente proprio Simona Viola e lo fa, anche attraverso la sua collaboratrice che ci racconta di Giannelli e delle sue opere.

F1) Emanuele Giannelli, Alice Pezzali, Simone Viola

Nella figura F1, da sinistra, l’artista Giannelli con la direttrice artistica e il direttore di ART&CO.
Fonte: per gentile concessione delle Gallerie ART&CO

Alice Pezzali
Direttrice artistica e curatrice delle Gallerie ART&CO

Mr. Arbitrium è la scultura di Giannelli all’Arco della Pace: o lo spinge o lo sostiene, ossia l’artista pone la domanda, non impone il suo pensiero. La tradizione va sostenuta o, piuttosto, va spinta via dal progresso? Questo è il quesito su cui ognuno può riflettere per trovare una risposta. È un artista, Giannelli, che riesce a unire raffigurazione e concetto: non sono solo statue o sculture che ritraggono uomini o scimmie, le sue, ma anche opere che lanciano un messaggio. Se osservate queste sculture – puntando al gruppo scultoreo appeso tutto di colore blu intitolato X-topia Tribù (nella figura F3 un particolare) – sono dotate di occhiali e guardano sotto di sé: l’ispirazione arriva dal palazzo di Shangai nel quale si può vivere e morire, ossia tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno può essere sviluppato lì; ne derivano i temi della sostenibilità e del sovrappopolamento mondiale, accanto a quello della disumanizzazione. Le sculture blu, da un lato, sono dei controllori, ma, da un altro, ci danno la direzione da seguire. Talvolta, noi, attraverso la tecnologia, agiamo il controllo, il che fa sorgere una domanda: è corretto? Un’altra domanda aperta arriva – indicando un gruppo di scimmie, alcune con il cellulare – dalla così detta Monkey tribù: pensate che nei nostri telefonini c’è tutto lo scibile umano, ma essi amplificano il desiderio della condivisione a tutti i costi, insomma si va dall’evoluzione (positiva) a un po’ di involuzione. Giannelli ci dice che stiamo cambiando, non necessariamente o non solo in positivo, quindi non solo in senso evolutivo; ci dice che non possiamo vivere il cambiamento senza un’attenta riflessione in merito e senza ciò che ci rende umani. Adesso passo la parola all’artista.

Emanuele Giannelli
Scultore contemporaneo, autore del celebre Mr. Arbitrium

Le mie statue sono frutto della mia impostazione classica, quella del nudo. Inoltre, il mio lavoro nasce dai gruppi scultorei, nei quali la forza di una singola scultura viene moltiplicata.

Mr. Arbitrium è una scultura itinerante che apre il dialogo a chi la vede: si tratta di fare una scelta che riguarda la storia, la tradizione e la civiltà. Credo sia importante avere la consapevolezza del periodo storico che stiamo vivendo. Il nostro futuro è adesso. Gli scienziati ci parlano di intelligenza artificiale, neuroscienza, robotica: credo che la scelta anzidetta sia una nostra responsabilità.

Alice ha menzionato il mio lavoro delle scimmie. È la prima volta che le mostro. Sono curioso dell’impatto: per noi artisti non c’è comunicazione se non c’è una risposta. Credo che trasmettano delle emozioni miste di inquietudine e ironia. Il tema è quello dell’emulazione: noi abbiamo i così detti neuroni specchio[2], ossia quelli che ci fanno, più che imparare, copiare. L’aspetto evolutivo è dettato dai telefonini, con i quali, però, si è realizzata, anche, una forma di involuzione, come diceva Alice, legata al cercare di incamerare le immagini per condividerle. Qui a Milano ne ho portate solo 11, ma le scimmie in totale sono 30 e, tutte, verranno presentate a Pietrasanta, in un campanile vicino al Duomo, con il titolo di ‘Monkey tribù’. Dove verranno esposte, la gente potrà girare con i propri telefonini pronta a portarsi a casa le relative immagini, mentre le scimmie ‘risponderanno’ a loro volta, infatti ci sarà una luce bassa, parte dell’installazione, che si alzerà alternata a degli spot tipo flash, perciò la sensazione per i visitatori sarà quella di essere ‘flashati’ dalle scimmie nel nome di un interscambio.

F2) Il gruppo scultoreo Monkey tribù di Emanuele Giannelli

Nella figura F2 le 11 scimmie di Giannelli presentate all’evento Fineco Art Experience, a Milano.
Fonte: Alessandra Basile

Perché gli occhialini? – chiede una persona del pubblico presente nella Galleria.

Io lavoro molto sull’umano e sul disumano, sulla critica alla società contemporanea. A mio parere, si procede verso il disumano e cosa c’è di più umano degli occhi, dello sguardo? In realtà, parte tutto da Mr Kiribati – il cui nome è ispirato a un’omonima isola delle Fiji, nel Pacifico, che pare sia destinata a sparire per via dell’aumento delle acque, cosa sulla quale credo valga la pena una sensibilizzazione – che ha gli occhiali da saldatore ed è il simbolo della nostra tecnologia.

Aggiungo che gli occhiali alle statue, magari, potrebbero renderle riconoscibili: vedi gli occhiali e pensi a Giannelli (spiritosamente, ndr).

Delle tre maschere con il topo in bocca che ci dici? – chiede ancora qualcuno dei presenti alla mostra, riferendosi a un trio di ‘facce’ appese

Non è un topo, ma uno spinotto (risata generale, ndr). Il signor Jack è interessante, perché è una involuzione dell’uomo. Mi sono accorto che, negli ultimi decenni, siamo diventati capaci più di parlare che di ascoltare. Questo umano ha le orecchie non evolute che diventeranno due fagioli e una bocca che simboleggia l’accelerazione, un Jack appunto. Nelle mie maschere ci sono sempre dei pezzi meccanici a simbolo dell’industrializzazione, che siamo noi. Le maschere sono frutto di una mia passione: il fumetto. Io avrò presto 60 anni e il linguaggio visionario mio da giovane e dei miei altri coetanei, il nostro internet, era il fumetto. La mia generazione è legata all’invenzione di personaggi ed è proprio ciò che faccio. Un esempio: Dizzy[3], ispirato alla tromba afroamericana, che dieci mesi fa ho modificato nelle dimensioni, facendone una versione grande. Alla mostra del 4 luglio a Pietrasanta ci saranno tre Dizzy da tre metri – statue di due metri su basi di un metro – con dei monitor in bocca. Io lavoro, anche, nel virtuale, pure se di computer non so nulla, ma, con degli amici architetti molto bravi, sono nati degli spazi virtuali nei quali posizionare molte mie sculture. In pratica, parliamo di opere 3D.

Perché fra tanti uomini una sola donna? Scelta o casualità? (nel gruppo di sculture blu appese) – chiede un’altra persona del pubblico presente nella Galleria

Il mio lavoro è sul dubbio, ossia vedo cose che non vanno bene nella società in cui vivo e cerco di trasmetterle. Detto ciò, la mia critica è, soprattutto, rivolta all’umano maschile. Le donne le salvo, sia perché sono più belle di noi sia perché hanno un dono che non abbiamo. All’arte del comando, poi, siamo stati noi uomini, dunque mi viene più da criticare noi uomini che loro. Mi piacerebbe vedere un mondo gestito dalle donne; non so se sarebbe risolutivo, ma noi di certo abbiamo fallito.

Vedo un’esaltazione dell’essere umano occidentale, capace di grandissime cose, grazie alle quali abbiamo oggi tante comodità, tuttavia, allo stesso tempo, dilaga un senso di autodistruzione. Tra questi due picchi alti, che mi trasmettono molta energia creativa, sta il mio lavoro.

F3) Particolare del gruppo scultoreo X-topia di Emanuele Giannelli: la donna

Nella figura F3 l’unica opera femminile della mostra milanese di Emanuele Giannelli a Milano.
Fonte: Alessandra Basile

Intervengono, infine, l’editore Giampaolo Prearo[4] e il professor Francesco Correggia[5]. Se il primo sottolinea con ironia che gli artisti dovrebbero parlare meno e creare di più, invitando a parlare di Giannelli il secondo, Correggia si rivolge all’artista con queste parole: ‘I tuoi lavori, che ritengo evocativi, hanno una dimensione di auraticità e una, nei temi che affronti, da una parte esistenziali, dall’altra singolari, come quello ecologico, di attualità. È vero che la tua arte è a metà fra l’essere concettuale e l’essere raffigurativa, ma parlerei più di immagine che di raffigurazione. Emanuele interpreta, dal punto di vista esistenziale e con una sua poetica professionale, le immagini cui veniamo sottoposti. I miei complimenti!’.

A distanza di qualche giorno dall’interessante evento milanese, al quale ho conosciuto l’artista, eccomi al telefono con lui per qualche domanda sulle sue produzioni; quasi un’ora è volata via.

I lavori di Giannelli, che intendono provocare ed emozionare chi li osserva, sono delle indagini su un presente, il nostro, che è già futuro.  

Mr. Arbitrium, il suo gigante nudo in resina, è arrivato a Milano dopo aver viaggiato in Toscana e, sul fatto se spinga o sostenga l’Arco della Pace, libero arbitrio (appunto) all’interpretazione!  

Monkey Tribù è un gruppo di scimmie in ceramica, alcune con i cellulari. L’ispirazione gli è arrivata dopo un viaggio a Parigi e la visita alla Sainte-Chapelle[1], dove i visitatori, compreso lui stesso, fissavano il momento grazie ai loro cellulari per testimoniare in rete di esserci stati. In breve, noi siamo una Monkey Tribù, scimmiottiamo.  

L’altra opera è la X-topia Tribù, un gruppo, in resina blu cobalto, di supervisori sospesi che si presentano, anche, come dei droni-spia umani. Il lavoro è ispirato al progetto X-topia, ‘uno straordinario edificio di 300 piani a Shanghai – scrive la giornalista Antonella Euli – con una base a forma di treppiede sormontata da una struttura a X. Un grattacielo impressionante e autosufficiente dove, come prima menzionato, si può nascere, vivere e morire’. 

F4) Emanuele Giannelli

Nella figura F4, lo scultore Emanuele Giannelli in uno scatto professionale.
Fonte: ph. Riccardo Benassi

L’articolo continua con l’intervista all’artista, nei prossimi giorni pubblicheremo la seconda ed ultima parte.

  1. https://artcogallerie.com/ ; https://artcogallerie.com/collections/emanuele-giannelli

  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Neuroni_specchio

  3. https://www.emanuelegiannelli.it/it/opere/dizzy_two_big.asp

  4. https://www.prearoeditore.com/

  5. https://www.linkedin.com/in/francesco-correggia-8a2a8721/

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com