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Che cosa nasconde quell’antico libro misterioso?

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Non tutto ciò che non brilla non ha valore.
In una piccola città dell’ex Impero austro-ungarico, un manoscritto giaceva dimenticato sugli scaffali di una nobile biblioteca. 

Non brillava d’oro né era illustrato con preziose miniature, ma possedeva un valore più profondo: un mistero assoluto.

Oggi, a più di due secoli dalla sua riscoperta, il Manoscritto di Rohonc continua a sconcertare storici, linguisti e crittografi di tutto il mondo.

Quali segreti custodisce questo libro, scritto in una lingua sconosciuta e decorato con simboli religiosi contraddittori?

È una bufala, una cronaca perduta o l’eredità di una civiltà dimenticata?

 

Una scoperta avvolta nell’ombra
Il manoscritto prende il nome dalla città di Rohonc, oggi Rechnitz, in Austria. 

La storia inizia quando, a metà del XIX secolo, il nobile ungherese Gusztáv Batthyány donò una vasta collezione di libri alla Biblioteca dell’Accademia Ungherese delle Scienze. 

Tra questi, un piccolo volume rilegato in pelle con oltre 400 pagine scritte in una scrittura completamente sconosciuta.

Questo misterioso libro, classificato con il numero Cod. Lat. 451, non è stato datato con esattezza, ma si stima che risalga tra il XVI e il XVIII secolo.

Tuttavia, lo stile di scrittura, le illustrazioni e il formato lasciano perplessi gli esperti.

Non esiste un documento simile.

Nulla al mondo gli è simile.

Una lingua senza discendenti né antecedenti.
Ciò che rende il Manoscritto di Rohonc davvero eccezionale è il suo sistema di scrittura: contiene oltre 200 caratteri unici, il che rende logico escludere una semplice codificazione dell’alfabeto latino.

Le lettere appaiono manoscritte, ma senza errori o correzioni, il che suggerisce una padronanza assoluta della lingua… se si tratta davvero di una lingua autentica. 

Alcuni studiosi hanno tentato di collegarlo ad antiche lingue ungheresi, al turco, all’hindi, al sanscrito o persino ad arcaici dialetti rumeni. 

Altri hanno ipotizzato che si tratti di un linguaggio artificiale, forse creato per nascondere contenuti politici o religiosi, come i cifrari creati da eretici o dissidenti durante i periodi di persecuzione. 

Tuttavia, nessuno è riuscito a tradurre una singola pagina con certezza.

Le parole non si ripetono in modo prevedibile.

Non ci sono schemi chiari. 

Il manoscritto sembra resistere a ogni logica linguistica nota.

 

Contenuto contraddittorio: Croci, Lune e Guerre
Oltre al testo, il manoscritto contiene circa 87 illustrazioni disegnate con inchiostro nero e accenti rossi.

È qui che il mistero aumenta. 

Le immagini mostrano scene di guerra, processioni religiose, esecuzioni e raduni di figure in abiti tradizionali. 

Alcune raffigurano croci cristiane; altre, mezzelune islamiche; sono stati identificati persino simboli pagani. 

La cosa più strana è che tutte queste religioni appaiono intrecciate in quelli che sembrano eventi armoniosi.

Una processione in cui un sacerdote cristiano benedice i soldati con stendardi islamici, per esempio.

Si trattava di un’utopia spirituale catturata sulla carta?

O il riflesso di una comunità multietnica e multireligiosa un tempo esistita, di cui ogni traccia è stata cancellata?

 

Una bufala storica?
Per anni, alcuni esperti hanno sostenuto che il manoscritto sia un elaborato falso.

Primo fra tutti il​​filologo Ferenc Toldy, che sospettava che l’autore del manoscritto fosse Sámuel Literáti Nemes, un antiquario ungherese del XIX secolo noto per le sue falsificazioni di documenti storici. 

Tuttavia, questa teoria presenta delle lacune.

Le falsificazioni di Nemes si basavano spesso su testi noti e il suo stile non corrisponde alla precisione e alla complessità del Manoscritto di Rohonc. 

Inoltre, creare più di 400 pagine manoscritte in una lingua inventata, con una grammatica coerente e senza errori visibili, sarebbe un’impresa ardua anche per i falsari più abili.

Crittografia, intelligenza artificiale e vicoli ciechi
Negli ultimi decenni, diversi studiosi hanno tentato di decifrare il manoscritto utilizzando metodi di analisi statistica, crittografia moderna e algoritmi di intelligenza artificiale.

Nulla ha funzionato.

Nel 2002, il ricercatore Attila Nyíri affermò di aver identificato una possibile traduzione parziale in ungherese, suggerendo che si trattasse di un testo religioso basato sui Vangeli. 

Tuttavia, i suoi metodi furono duramente criticati per la mancanza di rigore accademico e i suoi risultati non sono stati replicabili.

Più recentemente, alcuni linguisti computazionali hanno applicato modelli di riconoscimento di pattern e analisi di frequenza, simili a quelli utilizzati nella decifrazione di testi antichi.

Il risultato?

Ulteriore confusione.

La scrittura del Manoscritto di Rohonc non si comporta come nessuna lingua umana conosciuta, nemmeno un semplice cifrario.

 

Una storia senza fine… per ora
Il Manoscritto di Rohonc è ancora conservato nella Biblioteca dell’Accademia Ungherese delle Scienze, accessibile solo ai ricercatori.

Sebbene esistano copie digitali, sono pochissime. 

Chi osa dedicargli del tempo.

Non è famoso quanto il Manoscritto Voynich, né gode del sostegno istituzionale di altre misteriose reliquie.

Ma il suo enigma è altrettanto profondo, o addirittura più profondo, di qualsiasi altro. 

Abbiamo a che fare con una lingua estinta, l’ultima vestigia di una civiltà dimenticata o il frutto di una mente brillante ossessionata dall’anonimato?

Finora, nessuno lo sa.

Ma ogni pagina di questo libro è una porta chiusa, in attesa che qualcuno ne trovi la chiave.

 

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