Una guerra mondiale non è probabile.
Vedi dall’alto il contesto storico.
La Presidenza Trump si è inserita all’interno di un contesto storico molto delicato, dominato da scenari bellici che l’Europa non si aspettava di dover fronteggiare.
Quando Biden, nel primo viaggio in Europa nel 2021, disse che “L’America era ritornata” esprimeva un concetto rassicurante per noi europei.
Forse, con il senno di poi, possiamo dire che quel concetto non apparteneva già più alla logica di posizionamento geo-politico americano.
L’insediamento di Trump ha in realtà portato in emersione quel nuovo posizionamento, che era già implicito nelle strategie americane di medio e lungo termine: il suo America Great Again corrisponde ad una precisa necessità americana di riposizionamento, che cercheremo spiegare di seguito, evidenziandone pro e contro rispetto ai mercati.
Possiamo ovviamente discutere sui metodi di Trump (opportuni o meno che siano, intendo – e secondo me totalmente inopportuni): ma la sostanza del problema è molto ben comprensibile e corrisponde anche ad una svolta epocale.
La guerra in Ucraina.
Così, nel 2021, secondo Biden, “l’America era ritornata”.
Joe non prevedeva che a cambiare radicalmente la visione geo-politica americana, che era già predisposta da alcuni anni alla svolta, avrebbe contribuito uno dei tanti Geni della nostra epoca contemporanea: Putin.
Il grande Genio Putin infatti nel febbraio 2022, dopo numerosi avvisi espliciti e pubblicati del Pentagono e della CIA, attaccava l’Ucraina.
Non era un attacco da poco, e questo molti ben pensanti che idolatrano Putin se ne dimenticano.
Era un attacco su quattro fronti, che intendeva stringere a tenaglia l’Ucraina e farne uno stato fantoccio della Russia, al pari della Bielorussia, nell’arco di pochi giorni.
Non dimentichiamo l’attacco da nord. Una delle débacle più incredibili subite dall’esercito russo.
Un convoglio di mezzi militari lungo 60 chilometri che puntava direttamente verso Kiev, che voleva dimostrare una enorme capacità di spiegamento incontrastabile di forze, e che, finì come molte cose nella vecchia Unione Sovietica: un clamoroso quanto inutile, dispendioso e crudele buco nell’acqua.
Dico crudele, pensando alla rabbia dei soldati russi (anche questo tipico: la congenita incapacità militare dovuta alla catena di comando inetta e corrotta ha scatenato una reazione crudele verso i civili della nazione occupata con il massacro di Bucha).
Quel convoglio è tornato indietro, incapace perfino di far arrivare i rifornimenti necessari alla prima linea.
Se leggi uno dei libri di Edward Luttwak sui rischi delle strategie militari di invasione, lo trovi come rischio primario: ma i generali russi non avevano letto quei libri.
Questo costrinse Putin a far ripiegare le truppe, e a concentrarsi su quello che a lui interessa di più: le cosiddette zone russofone, che, fra l’altro, contengono le maggiori risorse minerarie che necessitano alla Russia.
Abbiamo visto Putin chiedere aiuto ad altre personalità geniali della nostra epoca, quali il dittatore della Corea del Nord, che, in cambio di qualcosa, non ha esitato a mandare a morire qualche migliaio di soldati propri, affiancandoli ai soldati russi
In definitiva, la Russia ha dimostrato di non essere molto diversa da quella della Seconda guerra mondiale: ovvero una nazione con enormi quantità di risorse umane che possono essere mandate a morire, in quanto non esiste di fatto dissenso interno visibile, e che quindi è capace di “resistere” e di “avanzare 50 metri al giorno”. Con 22 milioni di morti.
Intanto a morire sono i soldati e se Putin riesce a mandarne tanti per fare una classica guerra di terra e di posizione, prima o poi riuscirà ad arrivare ad ottenere i territori desiderati.
Poi, ovviamente, Putin, giocatore di poker, rammenta che la Russia ha un arsenale nucleare. Ma l’arsenale nucleare può servire a spaventare gli europei, ma volendo fare una guerra di conquista di territori annientarli con bombe nucleari non ha molto senso.
Paradossalmente.
Putin ha quindi dimostrato al mondo e soprattutto agli Stati Uniti una cosa: di non essere in grado di intraprendere una guerra di invasione seria nei confronti dell’Europa, che possa portargli beneficio in un arco di tempo ragionevole, visto che ci ha messo 3 anni e 3 mesi per prendersi circa il 20% dell’Ucraina.
Gli Stati Uniti, in realtà, meglio informati di noi, lo sospettavano da tempo, dall’era della prima presidenza Trump.
E questo è ciò che rende necessario per loro un cambio di assetto strategico: se la Russia non è un pericolo tangibile per l’Europa, allora le conseguenze sono molteplici:
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La Nato è soprattutto pensata per l’Europa. Quindi gli Stati Uniti possono sollecitare gli alleati a fare di più, per difendersi, con più spesa militare, limitando quella che gli USA hanno speso finora per l’alleanza.
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In parallelo, la spesa militare dei paesi europei deve crescere per difendersi, perché gli Stati Uniti hanno “meno interesse” (non “per nulla interesse” ma “meno interesse”) a difendere l’Europa: da chi dovrebbero difenderla se la Russia dimostra la propria sostanziale impreparazione ad una guerra di aggressione e conquista dei territori?
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Gli Stati Uniti possono orientarsi a combattere quello che oggi è il vero nemico mortale, che è la Cina.
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Non solo, possono pensare di realizzare il “sogno di Reagan”, uno scudo spaziale, evoluzione satellitare del sistema di neutralizzazione e difesa israeliano, per difendere se stessi da qualunque attacco nucleare o aereo sul proprio territorio. Territorio che, per naturale geografia, può essere attaccato solo dall’aria e dal mare; dal mare la supremazia attuale americana è incontrastata, dall’aria lo scudo spaziale li rende di fatto invincibili sul piano militare.
Paradossalmente, Putin, attaccando l’Ucraina, ha convinto gli americani di qualcosa che loro avevano già cominciato a pensare da alcuni anni: la inettitudine russa di realmente minacciare l’Europa.
Che non significa rischio zero, ovviamente, basta vedere i danni provocati all’Ucraina. Nel cinismo militare e strategico geo-politico si è dimostrato essere un “rischio limitato”.
E questo non perché la Russia non desidererebbe fortemente riappropriarsi dei vecchi territori della vecchia Unione Sovietica (come negano i putiniani, scandalizzati dalla “espansione a est della Nato”, e convinti che Putin è un brav’uomo impaurito e minacciato dall’Occidente), ma semplicemente perché non ha le forze per una invasione che dia risultati efficaci.
Quando senti parlare dei 2 milioni di soldati russi, quella è la vera forza di invasione della Russia.
Mandandoli tutti a morire al fronte, in assenza di possibile dissenso interno, qualche risultato lo si ottiene. Ma gli americani, abituati a mandare a morire poche forze molto specializzate, non temono più questo tipo di aggressione.
Il cambio di posizionamento geo-politico americano.
Così, andando di questo passo, finirò con il dare ragione a Trump – capisco quello che stai pensando.
La seconda Amministrazione Trump si inserisce nel contesto di tale situazione di cambio di direzione ormai conclamato: se vedi i democratici, oggi, completamente ed apparentemente impotenti a fare una seria opposizione a Trump, è perché il grande apparato militare degli Stati Uniti sta voltando direzione.
E i democratici, un po’ indeboliti da un’ala sinistra del partito poco propensa a prendere in considerazione questo cambio di direzione, non sono riusciti ad elaborare un modello credibile che sposi il nuovo corso geo-politico, conservando la propria identità.
Se cambia direzione il Pentagono, con il Pentagono c’è poco da discutere. La politica trumpiana sancisce un forse definitivo cambio di impostazione geo-politica degli Stati Uniti.
Il metodo Trump.
Il problema che ora dobbiamo seriamente prendere in considerazione è il valore della credibilità.
Il cambio di direzione del Pentagono e la conseguente necessaria stimolazione all’auto-difesa dell’Europa e dell’Europa all’interno della Nato non è la parte che può seriamente essere contestata alla politica trumpiana.
Corrisponde ad una realtà che è mutata e di cui gli europei, abituati alla sonnolenza dell’Unione, e al tranquillo ombrello offerto dagli Stati Uniti, devono prendere seria coscienza.
Nondimeno, Trump utilizza un metodo da giocatore di poker affarista.
Forse negli affari è efficace, non lo so (sono abituato a trattare gli affari in modo diverso, ma ognuno può inventarsi il metodo proprio che più gli piace).
Negli affari, peraltro, lo ha portato a numerosi fallimenti, da cui, è più o meno caduto in piedi o con poche fratture curabili.
Di sicuro, in politica, un modo di fare che perpetua l’incertezza, le dichiarazioni sparate alle stelle, smentite dopo qualche ora, sparate di nuovo… un entourage dove guardare le facce sembra di vedere la gang di Al Capone negli anni trenta, dove l’altro grande Genio Musk, affogato in una serie di problemi personali e professionali, fa uso di droghe e copre la psoriasi con i suoi cappellini Great Again …
Tutto questo costituisce un attentato alla credibilità degli Stati Uniti.
E questo è ciò che i mercati temono, la perdita di credibilità del paese più indebitato al mondo: il tonfo di aprile degli indici americani sarà pure stato ciclico, ma nel modo in cui si è svolto costituisce un serio rischio per gli investitori.
Ma, da uomo d’affari…
Trump ottiene qualche buon risultato per trattare affari per gli Stati Uniti.
Se il grande nemico è la Cina, e la supremazia degli Stati Uniti non si gioca più soltanto sul piano militare, allora diventa strategico lo sviluppo del comparto tecnologico e dell’intelligenza artificiale.
E quindi andare a trattare con i Paesi arabi di Data Center nel deserto, dove i costi energetici sono molto bassi, è un atto di conveniente affaristica genialità.
Chatgpt con una ricerca consuma dieci volte l’energia di una ricerca Google. La grande sfida è questa. E’ una sfida di chip, di bassi costi di energia, di software di ultimissima generazione.
E’, in definitiva, la sfida che deve rendere o cercare di conferire agli Stati Uniti la futura supremazia mondiale della nuova rivoluzione tecnologica dell’intelligenza artificiale.
Così’, pace con l’Iran, pace con i Paesi arabi (quel giornalista americano ucciso … chi se ne ricorda più?), pace con tutti, anche con i gangster del mondo, perché gli affari si fanno in pace… sia che gli alleati siano d’accordo o che non lo siano.
I grandi rischi attuali.
Gli indici americani sono tornati vicini ai massimi storici, ad un passo da nuove arrampicate verso nuovi massimi storici.
Ci sono due grandi rischi nel breve termine. E un clima di maggior sereno che si profila all’orizzonte se supereremo questi rischi.
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Il governo di Israele non può vedere di buon occhio accordi con l’Iran o con i Paesi Arabi, che di fatto ne marginalizzano la propria capacità di auto-difesa; e un attacco all’Iran e alle postazioni di sviluppo dell’energia nucleare è la grande tentazione del governo israeliano.
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La Cina non potrebbe trovare momento migliore di questo per invadere Taiwan, per contrastare il principale produttore mondiale di chip alleato degli Stati Uniti. Questo è certamente meno probabile, la Cina ha molti problemi interni e potrebbe trovarsi in una situazione molto più difficile di quello che pensano i suoi generali. Ma dal punto di vista dello scenario internazionale il momento potrebbe essere molto propizio. Trump è un perfetto incapace a gestire una situazione come questa.