Forse anche oltre.
Repubblicani contro dollaro
La statistica sul passato ci narra che le amministrazioni repubblicane hanno spesso favorito il deprezzamento del dollaro.
L’amministrazione Trump non fa eccezione e abbiamo visto risorgere l’euro (e anche altre valute) contro dollaro.
Il 21 aprile scorso, l’EURUSD toccava un massimo a 1.1573. Da lì cominciava un ritracciamento che lo riportava a 1.1072 il giorno 12 maggio.
Quello che è avvenuto dopo è interessante da esaminare in dettaglio.
Il brevissimo termine
L’eurodollaro, grafico orario
L’EURUSD è arrivato al minimo del 12 maggio dopo una serie di massimi e minimi decrescenti.
Con i massimi successivi del 14 e del 19 maggio e il minimo intermedio del 16 maggio, ben visibili nel grafico orario, sembra interrotta la sequenza decrescente e appare iniziata la sequenza ascendente
Breve termine
L’eurodollaro, grafico a 4 ore
Tracciando i livelli dell’ultimo swing dell’eurodollaro da fine marzo fino al massimo del 21 aprile, costatiamo che il minimo del 12 maggio ha sfondato il 50% del range, ha puntato sul 62.50% senza arrivarci e poi ha ritestato dall’alto il 50% nel primo minimo crescente.
Il massimo successivo è andato a toccare il 37.50% del range, sul quale si è formato un doppio massimo temporaneo, bucato per creare un sia pur debole massimo crescente.
Nell’ipotesi (probabile) di prosieguo del rialzo, la prossima resistenza immediata è 1.1370, sul cui livello di prezzo è lecito attendersi una pausa di riflessione, prima di andare a sfondare quota 1.14.
Medio termine
L’eurodollaro, grafico daily
L’eurodollaro si muove all’interno del range creato dall’onda ribassista partita dal massimo di gennaio 2021 e conclusosi a settembre 2022, nei pressi della parità fra euro e dollaro.
Il rimbalzo che ne è seguito si è mosso poi all’interno di livelli interessanti, andando a toccare il 62.50% dal lato alto e il 25% dal lato basso.
Per la prima volta, è stato ora sfondato il livello 62.50%, con un massimo superiore (quello citato del 21 aprile).
Come sempre lo sfondamento di una resistenza ha comportato poi una ritrazione del prezzo per ritestarla come supporto.
Lo sfondamento definitivo del livello 62.50%, proietterebbe il prezzo a solleticare 1.20.
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Maurizio Monti
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P.S.: Quando Standard & Poor’s nel 2011 abbassò il rating sul debito degli USA fece scalpore. La reazione fu di breve durata, ma vissuta con un sentiment fortemente negativo.
Nel 2023, fu la volta di Fitch. Avvenne qualche cosa di simile, ma con toni molto più contenuti.
Nel 2025, è arrivata Moody’s. Il mercato americano sembra non averla vista affatto, proiettandosi con il future verso l’area dei 6000 punti, pur senza arrivarci, per ora.
La chiamiamo “assuefazione”?
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