Il 2021 sotto la lente

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Outlook sul nuovo anno: primo appuntamento 

L’analisi sull’anno appena concluso
L’anno 2020 ha coinciso con una fase di rottura. Disruption è stata la parola d’ordine dell’anno appena trascorso, che vorremmo dimenticare e che ricorderemo per tutta la vita.

Le Banche centrali, soprattutto la FED, ha continuato con la politica “accomodante”. Fiumi di liquidità che sono andate prevalentemente ad inflazionare i mercati finanziari gonfiandone i prezzi.

La porzione di liquidità finita nelle aziende o direttamente ai cittadini ha impedito molte catastrofi. In Italia, e il dato è significativo se parametrato alle molte inefficienze del Paese, il numero dei fallimenti del 2020 è stato inferiore di oltre il 40% a quello del 2019.

Nei nostri modelli previsionali, pubblicati in articoli, webinar ed interviste, avevamo collocato, non solo in Italia, il picco dei fallimenti nel 2021, da 15 a 21 mesi dopo la crisi di marzo 2020, basandoci su crisi consimili del passato. Questo significa fra giugno e dicembre 2021 e riteniamo di confermare tale previsione.

La liquidità affluita nelle casse delle aziende e nelle tasche dei cittadini non ha coinvolto alcun parametro inflazionistico. L’inflazione è rimasta bassa, consentendo ai tassi di interesse di rimanere nulli o negativi, a vantaggio del colossale incremento del debito pubblico dei singoli Paesi e mondiale.

L’interpretazione più accreditata, a tale riguardo, resta quella di Fabio Michettoni, autore dell’Istituto Svizzero della Borsa sul portale di Raccomandazioni di Borsa: in una economia cristallizzata e sostanzialmente ferma, la velocità di circolazione della moneta è rimasta estremamente bassa, inchiodando l’inflazione a valori altrettanto bassi, malgrado la maggiore massa liquida immessa nel sistema.

L’incremento dei depositi privati nelle banche, mi riferisco di nuovo all’Italia, sarebbe una conferma ulteriore di tale interpretazione di “immobilità” della moneta.

Il mercato azionario nel 2021
Nelle ultime settimane del 2020, il future dell’S&P500 ha superato una resistenza importante. Su un grafico settimanale o mensile, congiungi il minimo di marzo 2009 con il massimo di febbraio 2020: vedrai che il massimo di agosto 2020 è stato fermato da quella linea. A novembre, alla notizia del vaccino Pfizer la linea è stata violata: tienila d’occhio come possibile linea di supporto di futuri minimi.

Nei giorni 15-18 gennaio, a ridosso dell’insediamento del Presidente americano Biden, collochiamo, con la consueta approssimazione di 4 giorni, il primo punto di inversione previsto dai nostri algoritmi. Il livello 3854, già pubblicato come possibile target nei nostri articoli di metà dicembre, rimane il livello previsto. Potrebbe forse coincidere con il punto di inversione.

Da un punto di vista statistico, riteniamo poco probabile che il punto di inversione di gennaio sia molto significativo dal punto di vista dell’andamento generale dei mercati, che, riteniamo, rimarranno rialzisti almeno fino a marzo. Le distorsioni maggiori sembrano più probabili, peraltro, subito dopo gennaio.

I punti di inversione successivi sono individuati al momento dal nostro algoritmo a metà febbraio e intorno al 23 aprile e 26 maggio. Ma la previsioni sui prezzi non coincidono con quelle degli algoritmi temporali: questo significa una potenzialità di grande volatilità, almeno nel primo semestre dell’anno, con “strappi” successivi di swing di prezzo superiori alla media.

La nostra opinione è che fra marzo e settembre, con maggiore probabilità statistica su maggio, si verifichi uno dei massimi più importanti dell’anno. I livelli di prezzo successivi a 3854 sono 4008 e poi 4672.

Quanto sarà importante quel massimo, lo vedremo in corso d’anno e molto dipenderà dagli accadimenti di quanto vedremo negli Stati Uniti. Siamo sinceramente preoccupati dell’incremento di disordini interni negli Stati Uniti, con un clima da quasi-guerra civile in alcune zone degli Stati Uniti, conseguente alla radicalizzazione delle divisioni create dall’amministrazione Trump e dalla difficile gestione che attende il Presidente Biden.

Il nuovo Presidente deve infatti mantenere alcune promesse elettorali fatte all’ala sinistra del partito. Promesse che a nostro avviso non piaceranno alle Borse, perché basate sostanzialmente sulla guerra alla “immoralità” della business community americana: idea ormai radicata nella sinistra del partito democratico.

Con un Paese ancora diviso, e un partito sostenitore del Presidente tutt’altro che compatto, non riusciamo a vedere un clima di stabilità che punti ad una politica decisa di recupero dell’economia statunitense. Ci sono elementi che ci ricordano amministrazioni tutt’altro che fortunate, come quelle di John Kennedy o di Jimmy Carter.

Riteniamo che nel corso della Presidenza Biden, il ruolo di Kamala Harris acquisirà un peso crescente e che questo avrà una grande funzione equilibratrice degli scompensi attuali della società americana.

Un’altra componente di rischio sarà determinata dalla rotazione settoriale già in corso nell’azionario americano e mondiale. La Presidenza Biden, sempre nell’intento di rendere accomodante l’ala sinistra del partito, potrebbe agire sulla leva fiscale in modo significativo e moderare le tendenze monopolistiche di alcuni grandi gruppi tecnologici americani. Questo potrebbe avere significativo impatto sulle borse.

Con il recupero dell’economia, la selezione naturale delle aziende potrebbe iniziare in modo molto più selvaggio di quanto avvenuto finora, con possibili ripercussioni sul numero dei fallimenti.

Al momento, ci sono due possibilitàla prima è che il massimo delle borse fatto entro ottobre 2021 sia una massimo temporaneo destinato ad essere superato da un massimo entro la prima metà del 2022. La seconda è che il massimo citato del 2021 duri per lungo tempo, da 1 a 2 anni. In ogni caso giudichiamo fortemente probabile una crisi finanziaria molto forte e di duratura magnitudine (8-16 mesi) dopo il massimo fatto entro l’ottobre 2021 o entro il giugno del 2022, a seconda che si verifichi la prima o la seconda ipotesi. Precisiamo che con “massimo entro ottobre 2021” intendiamo qualsiasi massimo dell’anno 2021 che si verifichi fra marzo e settembre 2021.

Tale crisi finanziaria dovrebbe avere minore intensità di quella del 2008-2009, anche grazie ai continui interventi di sostegno delle banche centrali. Tali interventi potrebbero attenuare fino a rendere poco consistente tale nostra previsione: riteniamo peraltro probabile, comunque, il verificarsi della crisi a cui corrisponderà una forte caduta dei corsi del mercato azionario.

Peraltro, tale crisi accentuerà un graduale riposizionamento del ruolo delle banche centrali, che dovrà verificarsi entro la conclusione del ciclo economico-finanziario 2008-2025.

La probabilità che la crisi accennata inizi con un massimo nel 2021 o un massimo nel 2022 è al momento sostanzialmente pari. Nel corso delle prossime settimane potremo aggiornare la nostra visione sulla base dell’andamento dei mercati.

L’ipotesi di una crisi ci è confermata anche dalle previsioni sull’oro: che sarà oggetto dei nostri prossimi articoli del “2021 sotto la lente”, dove estenderemo le previsioni all’oro e alle valute.

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P.S.: Siamo nel pieno di una epoca di profonda transizione e cambiamento. Attenzione alle statistiche sulle opzioni che mostrano risultati degli ultimi mesi o comunque su un numero limitato e recente di operazioni: sono destinate ad essere smentite nei prossimi mesi, così come lo sono state nel biennio 2019-2020 preso nel suo complesso. Attenzione: perseverare nell’errore è diabolico. Quando non si ha nulla di valido da mostrare, perchè si sta pervicacemente appollaiati sul ramo che si sta segando, si mostra quello che fa più comodo. Il mondo delle opzioni è cambiato ed è solo il primo sintomo di un profondo cambiamento in essere sul mercato. Clicca qui sotto per rivedere il webinar.

P.P.S.:  Non utilizzare mai le previsioni per fare trading: utilizzale per avere uno scenario a cui riferirti, prendendo come normalità la previsione errata, così come quella corretta. È la legge della probabilità: noi interpretiamo probabilità e non abbiamo né possiamo proporre certezze.

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Maurizio Monti

 

Editore TRADERS’ Magazine Italia