C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD di Quentin Tarantino

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Recensione del film meno “Tarantiniano” degli ultimi tempi, con 2 belli che spaccano per bravura!

Bratt Pitt si è aggiudicato l’Oscar 2020 come ‘migliore attore non protagonista’ e se l’è meritato.

Hollywood è un luccichio di stelle, anzi di ‘Star’ come si chiamano ormai anche da noi i divi e gli attori, soprattutto americani, venerati nel mondo e nei secoli, e un’esposizione di ricchezza spesa per un vivere lussuoso in questa esistenza tanto terrena. Hollywood è nota nel mondo per contenere il massimo delle celebrità universalmente riconosciute dunque e tutto il fasto che ne deriva e che viene potenziato da strutture quali il Dolby Theater, famoso perché ospita la magica Notte degli Oscar, impresso nel cemento grazie al celeberrimo ‘Walk of Fame’ e associato al mondo produttivo grazie agli Studios della Paramount Pictures, madre di film memorabili, come, nel lontano 1986, ‘Top Gun’, il cui sequel, diretto da Joseph Kosinski e nuovamente interpretato da un sempre fisicato Tom Cruise, è uscito proprio quest’anno con il titolo ‘Top Gun: Maverick’. Fra i film prodotti dalla Paramount che, nella storia del cinema americano, hanno avuto gli incassi maggiori, vi fu anche uno dei miei preferiti, uscito il 19/11/1997: ‘Titanic’ di James Cameron – il film più costoso mai realizzato fino ad allora (285.000.000 $ fra budget e promozione) – che incassò ben 600.788.188 $. ‘Hollywood’ letteralmente significa ‘Bosco di Agrifoglio’. L’agrifoglio è, stando al significato attribuito a piante e fiori, un portafortuna, perché rappresenta sia l’eternità, in quanto è un sempreverde, sia l’aggressività, con le sue foglie pungenti, ma, come è noto, costituisce anche la tipica decorazione natalizia, quindi ha un valore cristiano oltre che pagano: si narra che i Cristiani ne associassero le bacche rosse al sangue di Cristo e le foglie alla corona di spine indossata da Gesù durante la Passione. Invece, nell’antichità, veniva indossato tra i capelli per buon auspicio durante i riti sacrificali e usato dagli antichi romani per scacciare gli spiriti maligni, il che ci rimanda al suo ‘potere’ di raffigurare l’aggressività. Tornando al suo valore più cristiano, i Romani, che poi ce lo tramandarono, per primi addobbarono la porta di casa con il rametto rosso e verde. Ma l’incantata Hollywood non è solo questo, è anche tutto il suo contrario: starci implica sopravviverci, lavorarci implica un tempo limitato a disposizione, specie se sei una donna, ed una competizione che può massacrare, umiliare, avvelenare l’anima umana. Non è un “paese” per fragili.

F1) Locandina del film e trailer

La locandina del film “C’era una volta a… Hollywood” di Quentin Tarantino
Fonte: www.altrenotizie.org/images/stories/2019-11/Cera-una-voltaa-Hollywood_Poster-Italia.jpeg
Trailer inglese : www.youtube.com/watch?v=ELeMaP8EPAA
Trailer italiano: www.youtube.com/watch?v=v_1aV6ka9D4

La vera Hollywood, la vera storia di Manson
Stando sul discorso della vera Hollywood, quella durissima soprattutto del 1969, ossia quella narrata dal grande Tarantino nel suo ultimo film pluri-candidato e poi vincitore di un Oscar solo, non è possibile non pensare al tragico evento, stridente con le luci della ribalta, le premiazioni ai più meritevoli fra gli attori e l’invidiata passeggiata sul tappeto rosso, dell’efferato assassinio di Sharon Tate. La bellissima attrice, giovane e incinta, nonché moglie di Roman Polanski dal ‘68, e le persone che si trovavano nella sua casa di Beverly Hills notte in cui i seguaci di Charles Manson[1], drogati e violentissimi, entrarono da una finestra senza essere visti furono legate, accoltellate e uccise a colpi di pistola, con una cattiveria e una disumanità che ancora oggi dà i brividi solo a leggerne. La Tate avrebbe avuto il suo Paul Richard Polanski un paio di settimane dopo, ma i suoi assassini, ‘ispirati’ da Manson e guidati dal diavolo, non ebbero nessuna pietà nemmeno per il nascituro, anzi vi si accanirono. Polanski e la moglie erano stati a Londra, da dove la donna era partita prima dell’uomo che era, infatti, impegnato a girare un film per il quale avrebbe fatto rientro a casa diversi giorni più tardi. All’ultimo festival cinematografico in Laguna, il ‘J’accuse’ (www.traders-mag.it/venezia-2019-2parte/) di Polanski, film in concorso, è stato protagonista di una serata di gala dedicata la cui presidentessa della giuria, Lucrecia Martel, non ha però voluto presenziare (probabilmente anche per gli scandali sessuali che coinvolsero in prima persona il regista https://www.huffingtonpost.it/2017/10/04/in-svizzera-roman-polanski-e-sotto-accusa-per-un-nuovo-caso-il-quarto-di-violenza-sessuale_a_23232046) perché “Mi mette a disagio. Non sarebbe giusto nei confronti di tutte le donne che rappresento e delle donne argentine vittime di stupro”. Lui, Roman, a Venezia non si è proprio visto; la moglie, Emmanuelle Seigner, sì. Con un ruolo nel film. Emmanuelle ha mostrato, nel suo tempo di permanenza al Lido, di essere affabile con chiunque, dunque un’auspicabile rappresentante della famiglia Polanski. L’incontro fra Roman ed Emmanuelle era avvenuto durante le riprese di ‘Frantic’, nel 1988, regia di lui con lei protagonista femminile: da allora la coppia ”vive momenti memorabili e momenti brutti come tutti”. Con Sharon Tate, icona di bellezza raffinata mista a modernità allora persino un pò folle, che si era fatta notare, dopo tanti piccoli ruoli televisivi, nel film ‘Cerimonia per un delitto’ con David Niven e Debora Kerr, il celeberrimo matrimonio e la relativa collaborazione cinematografica con il regista polacco erano avvenuti una ventina di anni prima. Per ‘Per favore non mordermi sul collo’ (1967), Polanski aveva scelto proprio Sharon come protagonista in luogo di un’altra attrice già designata e l’avrebbe voluta in ‘Rosemary’s baby’, interpretato da Mia Farrow secondo il volere della produzione. Per la Tate era un momento d’oro. Nel film di Tarantino è interpretata, in ruolo quasi minore, da Margot Robbie, che ricordiamo in ‘I, Tonya’ presentato alla Festa del cinema di Roma nell’edizione 2017 (https://alessandrabasileattrice.com/wp-content/uploads/2018/05/tr12social.pdf) , e la macabra vicenda del 1969, vicenda che coinvolse la Tate, qui è resa in versione splatter e capovolta visto che sono i cattivi a finire tutti ammazzati, quasi che il regista abbia voluto esprimere il suo rispetto nei confronti di un collega già martoriato a lungo, soprattutto dai media, per fatti accaduti a lui molto vicini, dei quali, ancora, si millanta o si accusa la sua responsabilità: colpevole o vittima?

F2) I due giovani protagonisti in due scene del film

F2) I due protagonisti del film con il mostro sacro Pacino
Nella figura F2 i due attori, Di Caprio e Pitt, in un momento del film che vede primeggiare l’over the top Al Pacino.
Fonte: https://popcorntv.it/uploads/files/featured/15705573035998-FB_Cera_una_volta_a_Hollywood.jpg

Gli uomini del film: belli e bravi. Uno scomparso.
Brad e Leo, uno bellissimo, più che mai oggi, l’altro attore straordinario, non a caso candidato a miglior attore protagonista agli Oscar (anche) di quest’anno. E poi c’è lui, anzi c’era: l’idolo di chi fu ragazzina negli anni 90, Luke. In ordine, si sarà capito, sto parlando di Brad Pitt, Leonardo Di Caprio e Luke Perry. I primi due hanno proprio fatto un bel lavoro nel film e in coppia, professionalmente parlando, non li avevamo mai visti, decisamente una bella sorpresa e una collaborazione riuscita. Il terzo, con tristezza lo cito, ha partecipato alle riprese del film nei panni del personaggio western Scott Lancer, poi alcune scene sono state tagliate, ma in fondo poco importa perché l’attore di ‘Beverly Hills 90210’, a causa di un ictus lo scorso marzo, è deceduto prima dell’uscita di ‘Cera una volta a… Hollywood’. Rip. Dylan.

F3) I tre bellissimi attori protagonisti e non, con il regista, a Cannes

La figura 3 mostra Di Caprio e la Robbie vicini a Tarantino un pò coperti da un notevole Pitt.
Fonte: www.ansa.it/crop/crop.php?file=http://www.ansa.it/webimages/cl_1100x/2019/5/21/e6c8979c234bfec3f5d3f08bf0e52489.jpg&w=1100&h=600&face=Detection&c=VCS2k0i9yY7ySszu-xKBRQ

Vederlo?
Sì, meglio se al cinema. Ho visto questo film in sala diversi mesi fa e l’ho apprezzato, perché, a dispetto dei 161 minuti, diverte, incuriosisce, intrattiene e, a chi ama il genere, regala pure un’improvvisa scena splatter intrisa dell’umorismo del regista, noto per i suoi capolavori comico-intelligentemente sanguinolenti con una morale. A proposito delle 10 nomination agli Oscar 2020, ho ipotizzato che per ‘miglior sceneggiatura originale’ sarebbe potuto essere premiato ‘Parasite’ se non lo fosse stato ‘C’era una volta a… Hollywood’ (ora mi devo allineare alla decisione dell’Accademy, quindi alla mia alternativa) e che il premio al ‘miglior attore non protagonista’ non sarebbe potuto andare ad altri che al magnifico e accattivante Brad Pitt, meritevole di aver dato nuova prova di una notevole crescita professionale. Voto: 7/8.

F4) L’attore Luke Perry, in una scena del film poi cancellata, e l’attrice Margot Robbie

Nelle figure 4a e 4b gli attori scomparsi Luke Perry, qui in una scena del film cancellata, e Sharon Tate, in un’immagine a confronto (estetico) con la bella e brava Margot Robbie.
Fonte: https://blog.screenweek.it/wp-content/uploads/2019/10/Luke-Perry.jpg
Fonte: www.iodonna.it/wp-content/uploads/2019/09/margot-robbie-sharon-tate-feature.jpg.1200×900.jpg

  1. Charles Milles Manson (Cincinnati, 12 novembre 1934 – Bakersfield, 19 novembre 2017[1]) è stato un criminale statunitense, noto per essere stato il mandante di due fatti di sangue famosi nella storia degli Stati Uniti d’America: quello dell’eccidio di Cielo Drive, in cui furono assassinati Sharon Tate e quattro suoi amici, e quello ai danni di Leno La Bianca e di sua moglie. Morì per un arresto cardiaco dovuto a un’emorragia intestinale a 83 anni. ↑

 


Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
Email: alessandraeffort@icloud.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com
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