Livia Pillmann, moglie di Sebastian Harrison, produce film in nome dell’empowerment femminile

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Due anni fa, in pieno Lockdown, per una coincidenza, ho intervistato[1], in una connessione Skype Milano-Malibù, Sebastian Harrison, l’attore che, negli anni 90, fece impazzire le ragazzine dell’epoca, calandosi nei panni di Satomi in Love me Licia, il telefilm con Cristina D’Avena.

Sebastian, da oltreoceano, resta affezionato all’Italia, che l’ha accolto artisticamente e dove ha lungamente vissuto con la famiglia, e desidera che il Bel paese conosca sua moglie: Livia Pillmann. L’ex-modella ungherese è, oggi, un’attrice e una produttrice, con il driver dell’empowerment femminile nel mondo. Nell’intervista telefonica che abbiamo fatto, Livia e io, nel rispetto di un notevole fuso orario, da un aeroporto, dove il suo volo per il Nepal, con Sebastian, faceva scalo, la bella attrice si è raccontata, partendo proprio dal paese di destinazione di quel momento. Abbiamo toccato diversi argomenti: dalla necessità di un maggior sostegno all’emancipazione della popolazione mondiale più giovane, specie femminile, alla sua carriera, passata dalle sfilate nelle città della moda, come Parigi, Milano, New York, all’acting e alla produzione cinematografica.

Intervista telefonica del 5 dicembre 2022

F1) Livia Pillmann in primo piano

Nella figura F1, Livia Pillmann in uno scatto professionale che la ritrae in un primo piano.
Fonte: ph. Hannah Hillier

Sono le 20:30 italiane, suona il telefono: è Livia. Si trova in aeroporto ed è pronta a parlare di sé.

Basile: Ciao Livia! So che sei in aeroporto e che tu e Sebastian siete in viaggio per il Nepal, che meraviglia. Posso chiederti se si tratta di una vacanza o c’è un motivo professionale?

Pillmann: Ciao Alessandra! Certo. Andiamo per una missione umanitaria[2]: siamo diretti a un centro di assistenza, a Kathmandu, in Nepal, per giovani ragazze vittime di traffici umani, sessuali o di sfruttamento di altro tipo, magari persone che hanno subito rapimenti o sono rimaste orfane e che sono prive di famigliari. C’è una mafia locale che le avvia alla prostituzione. Questo centro, che si chiama Chhori[3] salva le ragazze che vi arrivano, al momento 35, e dà loro cibo e alloggio. Io ci vado per aiutarle, portando, oltre alle donazioni frutto del fundraising che abbiamo avviato, anche, capi di abbigliamento e utilizzando le tecniche di rilassamento che conosco. Il centro, è sostenuto dall’organizzazione umanitaria “Protection4kids”, una no profit con sede in Italia, nel sito della quale si legge che grazie a Chhori, oltre 1000 donne e bambine sono state salvate dalla strada e reinserite in società, grazie all’apprendimento di un mestiere garante di una certa loro emancipazione.

Basile: Livia da molto tempo prendi parte ad azioni umanitarie di questo tipo e/o di sostegno per chi non ha mezzi?

Pillmann: Sì, da tempo, anche contribuendo con lo yoga, che insegno. In particolare, io supporto l’empowerment delle donne. Sono nata in Ungheria e ho avuto delle fortune, che, ahimè, molte ragazze e donne non hanno (avuto); sento il desiderio di lottare per loro, perché ho la possibilità e la fortuna di farlo.

Basile: Nasci in Ungheria e poi che succede? Raccontami di te dagli albori.

Pillmann: Sì, sono nata e cresciuta in un paesino di campagna ungherese, poi, a 16 anni, sono stata notata da un talent scout, mentre mi trovavo a Budapest a far shopping con mia sorella. L’agente mi ha avvicinata e mi ha chiesto se volessi fare la modella, perché, in tal caso, me ne avrebbe data l’occasione. Così, a due anni dalla maggior età, mi sono ritrovata a sfilare alla Paris Fashion Week , da dove è iniziata la mia carriera come modella e ho cominciato a viaggiare nel mondo.

Basile: Hai cominciato a viaggiare e a lavorare molto giovane. Dove sei stata, in particolare?

Pillmann: In Francia, come dicevo, dove ho, anche, vissuto, poi, intorno al 2012 o, forse, 2014, a Milano, dove sono stata un paio d’anni, vivendo nella centralissima via Torino. Mi sono spostata per lavoro a Verona, per il Calzedonia show, a Venezia e così via. All’estero mi sono ritrovata, fra gli altri posti, a Londra e a New York, dove ho partecipato alla NYFW. Alla fine, mi sono stabilizzata nella Grande Mela per 3 anni. Tornando all’Italia, però, devo dirti che la adoro. A Milano lavoravo con l’agenzia di modelle Why not. Infine, quattro anni fa sono andata a Los Angeles e lì ho conosciuto l’ottimo acting coach Rick Walters[4], che mi ha introdotta alla recitazione e al mondo attoriale, che mi è piaciuto tantissimo.

Basile: A proposito di attori, quando e come hai conosciuto Sebastian?

Pillmann: E’ stato nel 2019. Mi trovavo all’ Italian film festival in Los Angeles[5] e Richard Harrison, il papà di Sebastian, ci ha presentati.

Basile: Quindi poco tempo fa, che bello! Parliamo, allora, della tua nuova carriera, quella di attrice.

F2) Livia Pillmann con Franco Nero

Nella figura F2, Livia Pillmann in una scena di “American Superman” con il celebre attore italiano.
Fonte: per gentile concessione di Livia Pillmann

Pillmann: Sì. Di recente, ho girato una bella scena con Franco nero nel film American Superman (https://www.imdb.com/title/tt8466642/). Ciò accadeva un paio di settimane fa. Il film, diretto da Vladislav Alex Kozlov, uscirà fra 3-4 mesi. Poi, c’è un mio piccolo e più recente progetto: si tratta di un action drama che verrà proiettato, in anteprima, al Capri, Hollywood – International Film Festival[6], il cui inizio è previsto il 26 dicembre 2022, fino al 2 gennaio dell’anno nuovo.

Basile: Di cosa parla e, prima ancora, come si intitola il tuo progetto, Livia? Tu hai un ruolo?

Pillmann: Sì. Io sono Viktoria, cui hanno ucciso il marito e che si vendicherà in stile Tarantino. L’assassino di mio marito nel film, membro di un potente gruppo mafioso africano con attività espanse in tutta Europa, è un mostro coinvolto, anche, nel traffico sessuale. Il mio personaggio, deciso a risolvere la cosa da sé, intraprende un viaggio per l’Italia e riesce, inaspettatamente, a infiltrarsi, da sola, nella villa del boss e a trascinarlo fuori di lì per regolare il conto. In breve, questa è la storia del mio corto.

Basile: Chi veste i panni del cattivo del film? C’è un film chiamato Revenge [7]e interpretato dalla mia conoscente e collega Matilda Lutz; il genere cinematografico cui appartiene è proprio il revenge movie [8]. Anche il tuo?

Pillmann: Esatto. E vendetta fu fatta. Ho scritto io la storia. L’interprete dell’omicida è l’attore africano Zack Yanni.

Basile: Qual è il budget del film? Quanto sono durate le riprese? Tu hai una tua casa di produzione?

Pillmann: Sì, ne ho costituita una da poco, infatti vorrei fare molti film, in particolare, sulle e per le donne. Il mio corto è costato sui 10.000 dollari e sarà pronto per il film festival caprese. Le riprese sono durate 2-3 mesi, agosto incluso, di cui 4 giorni effettivi di girato. Ora, siamo in post-produzione.

F3) Locandina di “The End..” di e con Livia Pillmann

Nella figura F3, la locandina del corto della Pillmann che verrà presentato in anteprima a Capri.
Fonte: per gentile concessione di Livia Pillmann

Basile: Complimenti per il budget, comunque, molto contenuto. Data la tua sensibilità, a mio parere, molto apprezzabile e condivisibile, riguardo al ruolo femminile e al suo impatto, cosa pensi del noto movimento #metoo? Io credo che abbia dato una spinta all’allineamento uomini-donne e, in particolare, nel cinema, mi sembra che – non ancora in Italia, ma nel mondo sì – all’incremento dei ruoli protagonisti femminili nel mondo.

Pillmann: Sono d’accordo con te. Ti dico questo: per “The End…”, solo perché sono una donna e perché ho fatto la modella, ho avuto ed ho, troppo spesso, la sensazione di non essere ascoltata, intendo non tanto quanto, per esempio, Sebastian, che mi è sempre stato vicino, eppure il progetto è il mio! Ogni volta che ho voluto fare qualcosa nella mia vita, ho dovuto lottare di più, se avevo a che fare con persone di sesso maschile, come se avessero sentito, comunque, di avere un potere maggiore. Poi, se sei pure una bella donna, non ne parliamo: è quasi uno svantaggio, la tua importanza scema ulteriormente.

Basile: Francamente, concordo. La strada è lunga, però, in qualche modo, stiamo andando nella giusta direzione, crediamoci!

Pillmann: Sì, verissimo! Percepisco il cambiamento in atto! E cerco di parteciparvi anch’io. Faccio la produttrice proprio per decidere io le storie e porre le donne al centro delle mie produzioni.

Basile: Un applauso a te Livia, non posso che urlare Evviva! Speriamo tu sia d’esempio. A proposito di tue produzioni o del tuo lavoro attoriale, c’è altro che vorresti condividere qui?

Pillmann: Volentieri. Coprodurrò un film in Serbia, con un cast artistico e tecnico al femminile, dalla storia alla protagonista alla regista. È un lungometraggio, il cui budget si aggira sui 3 milioni di dollari. Io lo coprodurrò con una produzione che ha sede in Los Angeles e che stava cercando una storia al femminile: gliel’ho proposta io e l’hanno approvata. Si tratta della Catalyst Studios (KP Entertainment[9] o Catalyst Studios con una produzione in previsione di 6 “female inspired movies” in Serbia e uno in Colombia. Il film in questione verte su valori forti. La storia è quella di una donna che uccide per giustizia, ossia fa fuori la feccia della società, come uno stupratore. Quando, però, scoprirà che il target assegnatole è un innocente, dovrà andare contro tutti per tirarsi indietro e, naturalmente, non sarà facile. È una storia di diritti in nome dei quali combattere. Ora, siamo in pre-produzione.

Basile: E con Sebastian non farai nulla, attorialmente o produttivamente?

Pillmann: Sebastian è nel mio corto! Interpreta una guardia italiana.

Basile: Ah bene! Del resto, il tuo film verrà proiettato, in anteprima, a Capri e Sebastian l’italiano lo conosce bene.

Pillmann: Eh sì. Io, comunque, vorrei produrre tanto in Italia; parto da Capri, ma, poi, spero di occuparmi della produzione di diversi altri film nel vostro paese.

Basile: Che bello! Da attrice e non solo, non posso che sperarlo anch’io. Aggiungo che siamo una gran location a cielo aperto, in Italia. Livia, mi dici una grossa differenza, come aspetti positivi, fra te modella e te attrice e produttrice, fra ieri e oggi?

F4) Livia Pillmann al Calzedonia runway show

Nella figura F4, Livia Pillmann in un momento della sfilata Calzedonia di diversi anni fa a Verona.
Fonte: per gentile concessione di Livia Pillmann

Pillmann: Domanda interessante, grazie. Io amo sia sfilare sia raccontare una storia e, per me, il lavoro da modella era, anch’esso, una performance. Mi sentivo di raccontare una storia, attraverso le fotografie e le immagini. Da produttrice e attrice, posso esprimermi più apertamente, però, come modella, interpretavo: interpretavo la seduzione hollywoodiana oppure un personaggio tipo ragazza della porta accanto o, anche, una diva. Lo facevo inconsapevolmente, ossia l’ho capito a posteriori, quando mi sono trovata a studiare recitazione. La grossa differenza è, soprattutto, che, oggi, ho più potere e maggiore controllo, perché, se da modella lavoravo sempre per altri, da produttrice sono io a decidere la storia e tanto di più, insomma sono più indipendente.

Basile: A questo punto, la domanda è: perché non anche regista? Sei un’attrice e una produttrice con un passato da modella, interprete comunque di personaggi, perché non provi la via della regia?

Pillmann: Beh, mentre producevo il mio corto, mi sono ritrovata a dirigerlo. Tra l’altro, ho creato io lo story board del film. Mi piacerebbe la regia come possibile strada futura da esplorare, anche perché a me piace essere il boss (dei miei progetti) e apprezzo molto le donne forti, specie professionalmente. E, poi, perché non tentare nuove direzioni?

Basile: Qual è il tuo più grande desiderio oggi? Qual è il tuo obiettivo principale adesso?

Pillmann: Direi che voglio raccontare storie che impattino sulle persone, che le ispirino, magari che le cambino persino. Credo che narrare una storia richieda, in tal senso, una capacità e una responsabilità. Sto già scrivendo una nuova storia sull’emancipazione femminile che avrà a che fare con i bambini e con il drammatico tema dello sfruttamento sessuale. Io desidero che i giovani, soprattutto le ragazze e , in genere, tutta l’ultima generazione, possano emanciparsi il più possibile e che abbiano una “better chance”. Ecco, io vedo questo come il mio compito, nonché obiettivo, ossia creare sensibilizzazione su questo argomento.

Basile: Quanto resterete in Nepal, tu e Sebastian? A proposito, aspetto qualche vostra foto.

Pillmann: Te le manderemo! Resteremo per 2 settimane, di cui una con le ragazze del centro e una di vacanza noi due, durante la quale visiteremo dei templi, perché adoro la pratica della meditazione e, più in senso esteso, quella della mindfulness[10].

F5) Livia Pillmann con il marito Sebastian Harrison

Nella figura F5, la coppia Harrison in una istantanea del loro recente viaggio in Nepal.
Fonte: per gentile concessione di Livia Pillmann

Basile: Grazie Livia. È stato un piacere per me conoscerti telefonicamente.

Pillmann: Grazie Alessandra! È stato bello parlare con te. Siamo all’inizio del women empowerment, vedo i cambiamenti di cui su e ciò mi rallegra.

Conclusione
Saluto Livia con la quale scambio l’augurio di incontrarci un giorno, magari anche con Sebastian, la conoscenza con il quale è sempre rimasta a una Skype call per l’intervista. Credo nel ‘de visu’, a dispetto di un mondo che va sempre più in direzione digital, e credo che nulla possa sostituire l’incontro reale fra le persone, benché i mezzi di comunicazione a nostra disposizione siano sacrosanti, straordinari e, ormai, fondamentali. Nello stesso modo, mi pare impossibile che il cinema, come dicono molti esperti del settore, stia morendo, perché, riconosciamolo, nulla può sostituire una sala grande e buia illuminata dallo schermo acceso e dall’immaginazione di un pubblico presente che vive la storia proposta e si gusta il mondo parallelo delle sue emozioni.

F6) Livia Pillmann con Sebastian Harrison in una foto professionale

Nella figura F6, la coppia Harrison in uno scatto professionale.
Fonte: Ph. Panamy Photo// Faragóné Pancsa Amanda

  1. https://www.traders-mag.it/intervista-sebastian-harrison-satomi-imprenditore-prima-parte/; https://www.affaritaliani.it/blog/imprese-professioni/sebastian-harrison-il-satomi-di-love-me-licia-del-gruppo-anni–80-bee-hive-711846.html; https://assodigitale.it/trendiest-notizie/cinema-spettacoli/sebastian-harrison-il-satomi-di-love-me-licia/

  2. https://www.gofundme.com/f/help-kids-at-antitrafficking-center-in-nepal

  3. https://protection4kids.com/cause/chhori/

  4. https://www.facebook.com/rick.walters.399/

  5. https://www.losangelesitalia.com/

  6. https://www.caprimovie.com/

  7. https://www.youtube.com/watch?v=3YQRiV7toqI

  8. https://it.wikipedia.org/wiki/Revenge_movie

  9. https://www.kpentertainment.co/ ? https://www.catalyst-studios.net/

  10. https://it.wikipedia.org/wiki/Mindfulness


Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com