Intervista a Sebastian Harrison, da Satomi a imprenditore (1° parte)

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Il bellissimo Satomi del gruppo rock ‘Bee Hive’ nel telefilm di enorme successo ‘Love me Licia’, ispirato al manga giapponese ‘Kiss me Licia’ e realizzato alla fine degli anni 80, è oggi un imprenditore a capo di un’azienda riconosciuta e ha molti progetti, anche artistici, fra i quali un film festival con sede a Los Angeles legato all’ Italia. Ha anche una casa in Sicilia.

L’intervista di Sebastian Harrison è divisa fra questo e i prossimi due articoli che verranno pubblicati nel sito di Traders’ Magazine.

Introduzione
È il 10 novembre di questo stranissimo (per non dire di peggio) anno – forse biennio, chi lo sa, lo sapremo più avanti anzi, come recitava una nota canzone del secolo scorso, lo scopriremo vivendo – e sono in contatto con Sebastian, di sera io di giorno lui, grazie all’amata/odiata tecnologia che permette ‘incontri ravvicinati’ in un batter di ciglia da un continente all’ altro, anche quando in mezzo corrono l’oceano e tante ore di viaggio aereo. Così, in un’ora e mezza di piacevolissima chiacchiera oltre che di intervista seria, Alessandra, la sottoscritta, e Sebastian, l’intervistato, parlano, ridono e commentano i temi dell’intervista come se si ritrovassero dopo tanto tempo nella stessa città e magari in una casa, invece che l’uno nel suo ufficio fronte mare a Malibù e l’altra al suo tavolo di lavoro in casa a Milano prima della cena. Ormai Skype c’è da tempo, ma, ogni volta che mi soffermo sui cambiamenti avvenuti come globalizzazione e facilità di ‘raggiungere’ qualcuno ovunque sia nel mondo in qualsiasi momento, ripenso a quando, ragazzina, mi ero entusiasmata, prima, per il così detto telefono senza fili o cordless per l’appartamento, dal quale uscendo al massimo si potevano fare pochi metri prima di perdere il segnale, e, poi, per il telefono in macchina con quelle antenne alte e poco eleganti sui tettucci che all’inizio stavano a indicare, diciamolo, anche uno status. Infine, sono arrivati i cellulari e all’inizio erano per pochi. Io stessa, a vent’anni, ancora non lo avevo e forse non l’ho avuto per qualche altro anno. Penso alla differenza fra allora e oggi. Torniamo a lui, un attore che, dalla seconda metà degli anni 80, ha fatto appassionare di sé orde di ragazzine impazzite per lui e naturalmente per il bel capellone Satomi.

Sebastian mi anticipa, in qualche scambio di email, di essere nato a Roma da genitori americani, entrambi attori di Hollywood, trasferitisi per un impegno professionale del capo famiglia. ‘Anch’io ho lavorato in cinema e televisione: dopo il successo di ‘Licia dolce Licia’ e relativi sequel, ho recitato in alcuni film e serie tv come ‘Fratelli d’Italia’ e ‘Classe di Ferro’. Quando l’onda del successo ha iniziato a calare, sono partito per gli USA e ho ripreso gli studi. Forse fu la decisione migliore della mia vita. Scelsi l’Università di Los Angeles (UCLA) e presi 2 lauree, in Scienze Politiche e in Letteratura. Poi ho avviato con successo un’azienda su internet e con i relativi profitti ho investito in immobili, cui adesso mi dedico, occupandomi degli affitti di alcuni. La società che ho creato si chiama ‘Cellular Abroad’ e offre servizi Telecom a prezzi molto competitivi per chi viaggia. Sito: www.cellularabroad.com. Ho poi in progetto, con un amico giornalista di Milano, un festival cinematografico di film americani girati in Italia. E a proposito di film festival, ho ospitato a casa mia il ‘Los Angeles Film Fashion and Art Fest’ – https://www.attualita.it/notizie/spettacolo/art-fest-5590/, fondato dal produttore Pascal Vicedomini e caratterizzato dalla presenza importante del mio amico Franco Nero. Ho ancora un buon rapporto con la mia agente del periodo italiano, Cristina Caremoli, e amici stretti nel mondo del cinema: oltre a Franco Nero, anche Romina Power, Gianmarco Tognazzi, Sebastiano Somma e altri. Io non faccio più l’attore, ma noto che tanti colleghi, che magari lavoravano anche meno di me ai tempi, ora lavorano parecchio. Vivo a Malibù e ascolto spesso la musica leggera italiana del passato e del presente, un modo per mantenermi vicino all’Italia che è sempre nel mio cuore.

A seguito di questo scambio, ho proposto a Sebastian un’intervista per parlare di lui, dai Bee Hive a oggi, del successo imprenditoriale di ‘Cellular Abroad’ e dei suoi progetti futuri.

Milano. Intervista telefonica. 10 novembre 2020.

Dopo essere incappata in improvvise difficoltà d’uso di Skype, probabilmente dovute al mio non essere 100% tecnologica, e aver tardato all’appuntamento online con Sebastian, rimasto in attesa da vero signore senza peggiorare la mia situazione di imbarazzo, sono riuscita a chiamarlo dal computer e l’intervista ha avuto inizio. Sebastian, con una battuta, mi ha messa subito a mio agio.

F1) Sebastian Harrison oggi


Una bella immagine di Sebastian Harrison oggi.
Fonte: Ph. Marco Crupi
https://m.media-amazon.com/images/M/MV5BNGVmOWI5OGItMmE0NC00YzljLWI5MWYtNzJjNjQwZWU0ZmYyXkEyXkFqcGdeQXVyMTIzOTg4NTA3._V1_.jpg

Basile: Sebastian ti chiedo veramente scusa per questo ritardo. Stamattina funzionava…

Sebastian Harrison: Guarda io lavoro nella tecnologia ma la odio (ride), appena posso le sfuggo, butto il cellulare e vado al mare!

Basile: Tu vivi a Malibù. Ma un po’ di accento romano è rimasto (Per me è un complimento).

Sebastian Harrison: a Malibù e ho l’ufficio, da dove ora ti parlo, a cinque miglia da casa. Tu avverti di più il mio accento perché non vivi a Roma. Ma quando stavo a Milano mi dicevano che a volte avevo quello milanese, ma non è che mi piaccia molto…

(ndr, Concordo! Dopo una breve panoramica dello splendido ufficio di Sebastian e un’occhiata, per me via schermo, al mare proprio fuori di lì in un mattino soleggiato, torniamo alla nostra intervista.)

Basile: Abbiamo un po’ di argomenti: da Oleg, il Robert Redford russo, amico della tua famiglia, alla tua vita romana, al successo imprevisto di ‘Love me Licia’, all’amicizia ancor oggi ferrea con Pasquale Finicelli, il Mirko del telefilm, alla decisione di non continuare con il cinema e di tornare in America, dove hai preso due lauree e dato vita a ‘Cellular Abroad’. Da dove partiamo? Senza dubbio il tuo personaggio nel telefilm, Satomi, è entrato, insieme a Mirko e Licia, nel quotidiano di migliaia forse milioni di fan, anche di sesso maschile (il cast ieri www.caffeinamagazine.it/wp-content/uploads/2017/08/che-fine-hanno-fatto-i-bee-hive.jpg e alcuni degli attori ai tempi nostri https://www.radioanimati.it/wp-content/uploads/2020/04/Bee_Hive_Reunion_2020-1024×545.png).

Sebastian Harrison: I maschi non ammettevano facilmente di vederlo! Io giravo sempre con Pasquale e spesso ci fermavano dicendo ‘ah! Siete voi che fate quella cosa ridicola in tv’: Pasquale all’inizio confermava, poi li trattava con sospetto. Quanto agli argomenti, scegli tu da dove iniziare.

Oleg Vidov, il Robert Redford russo

Basile: Iniziamo da Oleg Vidov (https://it.wikipedia.org/wiki/Oleg_Borisovi%C4%8D_Vidov ).

Tratto dal comunicato stampa, che lo stesso Sebastian mi ha inoltrato, sul docu-film ‘Oleg’:

‘Oleg’, un documentario sul sex symbol in URSS Oleg Vidov, narrato da Brian Cox (‘Succession’), con Costa Ronin (‘The Americans’, ‘Homeland’), diretto dalla regista Nadia Tass, è in fase finale di post-produzione a Hollywood e racconta del protagonista del film danese ‘Il mantello rosso’, ossia del primo attore sovietico autorizzato a recitare in un prodotto occidentale da eroe occidentale. Oleg fu nel cast dell’opera epica iugoslava candidata all’Oscar ‘Battaglia per la Neretva’ con Franco Nero e nella produzione sovietico-italiana ‘Waterloo’, grazie alla quale Dino De Laurentiis gli offrì un lungo contratto, declinato, però, dalle autorità sovietiche restie ad altri ‘divi occidentali’. Quando Oleg riuscì a fuggire dalla Russia, arrivò a Roma ospite dell’attore americano Richard Harrison, che gli fece ottenere l’asilo politico dall’ambasciata statunitense. Pochi mesi dopo volò su Hollywood e nel cast di film come ‘Red Heat’ con Arnold Schwarzenegger, ‘Wild Orchid’ con Mickey Rourke e ‘Thirteen Days’ con Kevin Costner. Nel documentario, anche uno spaccato sul cinema sovietico e su privilegi e corruzione del regime comunista. La vedova Vidov è la giornalista e filmmaker Joan Borsten, il cui incontro con Oleg era avvenuto a Roma dagli Harrison. Con la ‘Films by Jove’, fondata con il marito, Joan ha dato vita al documentario dedicato al marito, con la musica originale di Andrea Guerra (‘Hotel Rwanda’, www.affaritaliani.it/blog/imprese-professioni/cinema-terra-di-siena-film-festival-2020-le-interviste-di-alessandra-basile-701965.html; www.traders-mag.it/terra-siena-film-festival-2020-prima-parte/) e il montaggio di Leonard Feinstein (‘Darfur Now’) e Coby Taylor (‘JFK:  A President Betrayed’), qui anche autore del copione. Il docu-film, girato fra Los Angeles, New York, Belgrado, Sarajevo, Austria, Slovenia, Berlino, Roma, Copenhagen, Mosca e Sydney, punta al circuito 2021 dei festival. Info: info@filmsbyjove.com; tel: (310) 774-7783. Storie di vita vera vissuta e raccontata.

Sebastian Harrison: Mio padre, che intanto stava girando un film, in Cina o in Africa non ricordo, aveva dato asilo a Oleg, il Robert Redford russo, quando questi aveva abbandonato la sua patria, ospitandolo a casa nostra a Roma, dove allora c’eravamo anch’ io e una giornalista, con la quale Oleg ebbe una storia sfociata in matrimonio qualche tempo dopo. Mi ricordo che Oleg non poteva uscire di casa, perché era conosciuto e non voleva correre il rischio di essere riportato indietro, era un disertore russo. La vedova Vidov ha prodotto il film ‘Oleg’ (https://www.olegvidov.com/ ).

F2) 1985 Joan and Oleg a Roma

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Un’immagine di Oleg Vidov, il fu Robert Redford russo, nel 1985 a spasso con Joan Borsten per le strade di Roma, ospitati dalla famiglia Harrison.
Fonte: per gentile concessione di Sebastian Harrison

Basile: Due attori e una giornalista, e una quarantena per uno di loro. Tu sei legato a Vidov e alla sua storia e sei vicino, per l’amicizia dai tempi di Roma, alla vedova che ha prodotto questo film.

Sebastian Harrison: Trovo Oleg interessante, come personaggio e come vita. La sua fuga dall’ex Jugoslavia, passando da Roma, stando dei mesi da noi in attesa del permesso per entrare negli Stati Uniti, e poi il trasferimento in America e il debutto a Hollywood. Poi non dimentichiamo che Oleg era considerato il Robert Redford della Russia, un bellissimo uomo e una star. Tre anni fa c’è stato il suo funerale: migliaia di persone russe hanno affollato la cerimonia. In quell’occasione, tante donne sue compaesane mi avevano preso per il figlio, confessandomi quanto fossero state innamorate di ‘mio padre’ negli anni sessanta, ma io continuavo a dire loro che non ero il figlio. Con Oleg ci si vedeva anche a Malibù; ricordo che suonava il pianoforte e raccontava barzellette russe che facevano ridere solo lui. Era una gran brava persona, oltre che come un amico d’infanzia.

Basile: Si può dire che tu abbia a cuore la signora Vidov, rimasta senza suo marito, l’icona russa, per un cancro, nel 2017 (https://it.wikipedia.org/wiki/Oleg_Borisovi%C4%8D_Vidov ).

Sebastian Harrison: , anche perché lei ne era innamoratissima. Tra l’altro, colpiva come coppia perché, se lui era il bello della Russia e una star, lei era più semplice e fisicamente più nella media, ma era nato fra loro un tale sentimento reciproco che facevano tutto insieme e questo per anni. Certo, l’aspetto fisico non è negativo perché ti piaccia qualcuno, ma non è ciò che dura nel tempo.

Basile: Sono pienamente d’accordo con te. E sono molto positive queste storie ‘infinite’ monogame perché, come nel caso dei Vidov, costituiscono un esempio cui guardare. Cosa ti ricordi di Vidov?

I primi lavori, a partire dal dubbio sul metodo

Sebastian Harrison: Mi ricordo il suo metodo di recitazione. Per il mio primo film da protagonista, ‘Apache bianco’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Bianco_Apache ), che dovevo girare in quel periodo, gli avevo chiesto delle dritte. Ma il suo metodo Stanlivlaskji era un pò ‘esagerato’ per un film western! Io poi avevo solo 18 anni e mi ero preoccupato molto, perché Oleg era così teatrale ed io mi dicevo ‘non ce la farò mai a fare come lui’, fino a scoprire per fortuna che non ero tenuto a seguire quel metodo. Anche perché il personaggio era indiano e gli indiani sono solitamente un po’ riservati. In ogni caso, ci eravamo conosciuti molto bene.

Basile: Il film, quindi, come andò? Chi era il regista?

Sebastian Harrison: Benissimo. Mi ero divertito! Era appunto il mio primo film ed era un film d’azione. Fu girato in Spagna. Ricordo che andavo a cavallo di giorno. Ero circondato dai cavalli e dalle Miss: facevano parte del cast Miss Italia e Miss Spagna, meglio di così? Si disse che a curare la regia del film fosse stato Bruno Mattei, ma, in verità, si era trattato dell’opera prima di Claudio Fragasso. Di lui non ricordo che sia stato né tecnicamente né umanamente tanto bravo a lavorare con gli attori, per esempio era molto duro. Però raggiunse poi una certa fama.

F3) Sebastian Harrison in ‘Apache bianco’


Sebastian Harrison, giovane attore sul set del flm di B. Mattei ‘Apache bianco’ del 1987.
Fonte: https://onceuponatimeinawestern.com/wp-content/uploads/2019/04/Sebastian-Harrison-as-Shining-Sky-with-Ignacio-Carreno-as-his-brother-Black-Wolf-in-White-Apache-1987.jpg

Basile: Ho letto che hai fatto anche un horror: ‘Il fantasma di Sodoma’ di Lucio Fulci (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_fantasma_di_Sodoma).

Sebastian Harrison: . Lucio Fulci (https://it.wikipedia.org/wiki/Lucio_Fulci ) era il maestro dell’horror, da sempre in concorrenza con Dario Argento, con il quale era arrivato finalmente a un accordo per un progetto da dirigere intitolato ‘La maschera di cera’, ma, amaro destino, il 13 marzo del 1996, poco prima di firmare il contratto, morì a quasi 70 anni (www.tuttomondonews.it/dario-argento-lucio-fulci/). Lucio era molto bravo come regista, sia tecnicamente, sia con gli attori, solo che il budget del film era ridotto e si vede(va). A me poi gli horror non piacciono, ma se ti danno un film da fare che fai, rifiuti? Io dovevo pagare l’affitto. Giusto Franco Nero potrebbe farlo; con lui (https://it.wikipedia.org/wiki/Franco_Nero) ho appena chiuso la telefonata per poter parlare con te.

Basile: Anche a me non piacciono gli horror, ma credevo fosse esilarante per un attore interpretarne uno. Non è così?

Sebastian Harrison: Sai cos’è? Le scene che mi venivano difficili erano quelle in cui mi dicevano ‘qui c’è un mostro che ti sta attaccando’ e non c’era! E immaginare che mi volesse mangiare. Aveva un carattere forte Fulci. Mi ricordo che dopo una mia scena mi diceva convinto ‘bravissimo, il prossimo Alain Delon’ e poi alla scena successiva ‘sei un cane, non lavorerai più nel cinema!’.

Famiglia d’origine tutta di artisti

Basile: Sebastian, tu sei nato da genitori entrambi americani, giusto? Però parli bene l’italiano!

Sebastian Harrison: . Mio padre, nel 1961, era andato a Roma per girare un film e poi c’è rimasto trent’anni (https://it.wikipedia.org/wiki/Il_gladiatore_invincibile ). In tutto, ha girato sui 130 film da protagonista, non solo in Italia. I miei due fratelli sono anch’essi nati a Roma. Anche quello più grande parla italiano, ma meno di me. L’altro, purtroppo, è mancato venti anni fa. Ho anche una sorellastra che vive a Vienna, anche lei parla bene l’italiano.

Basile: Siete o siete stati tutti attori in famiglia? Invece tuo nonno era produttore.

Sebastian Harrison: , cioè mio padre, quando non voleva pagare degli attori, usava noi figli per delle particine. Mio nonno, da parte di madre, James H. Nicholson, era un produttore e aveva un famoso studio cinematografico, American International Pictures, per le produzioni di film di serie B, fondato nel 1954 (https://en.wikipedia.org/wiki/James_H._Nicholson ; https://en.wikipedia.org/wiki/American_International_Pictures ). Con lui hanno iniziato De Palma, Scorsese, Coppola e anche Jack Nicholson. Dei film prodotti, circa 500 furono di Roger Corman (https://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Corman ; https://it.wikipedia.org/wiki/Roger_Corman). Quando mio padre ha conosciuto e sposato mia madre, la figlia di James, Loretta Nicholson (www.imdb.com/name/nm0629870/), ha rotto il contratto e ha fatto delle cose per conto proprio.

I così detti B-movies erano in passato dei mediometraggi di genere, come gli spaghetti-western o i film di spionaggio, caratterizzati, sia dal venire realizzati ricorrendo a set, props e attori, già utilizzati per dei lungometraggi i cui budget erano più elevati, sia dall’essere montati in tempi brevi. Oggi con B-movie si allude a film di minore qualità o successo.
(
https://it.wikipedia.org/wiki/Film_di_serie_B )

Love me Licia: il Successo!

F4) Love me Licia, il telefilm iniziato nel 1986


‘Love me Licia’ della Merak Film, ispirato al cartone animato ‘Kiss me Licia’.
Fonte: https://img.discogs.com/Sb25GDIvUgEmgb3KpUYaMJFKkj4=/fit-in/600×594/filters:strip_icc():format(jpeg):mode_rgb():quality(90)/discogs-images/R-2837268-1592125793-1893.jpeg.jpg

Basile: Com’è che sei arrivato a ‘Love me Licia’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Love_Me_Licia ), ispirato al famoso cartone animato ‘Kiss me Licia’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Kiss_Me_Licia )?

Sebastian Harrison: Ti racconto. Io avevo fatto un provino per un film con l’attore Lou Ferigno (‘L’incredibile Hulk’) e l’ex-ballerina Alessandra Martines a quell’epoca, si chiamava ‘Sinbad of the seven seas’. Il ruolo sarebbe stato quello del principe e, a prove di vestiario e di spada fatte, una settimana prima di iniziare le riprese, mi dissero che avevano scelto un altro attore, un ballerino, perché era moro e, rispetto a me biondo, stava ‘meglio’ vicino alla Martines. A me sembra che tingersi i capelli sarebbe stata la soluzione(!). Comunque, per fortuna non ho fatto quel film, perché subito dopo ho avuto il provino per ‘Love me Licia’. Non erano ancora riusciti a trovare il personaggio di Satomi (https://it.wikipedia.org/wiki/Kiss_Me_Licia#Personaggi ). Ma io, dopo quanto accadutomi, ero rimasto deluso e frustrato, dubitando del cinema come mestiere. Perciò, a differenza di altre volte in cui ero andato ai provini un po’ teso, mi sono presentato a questo completamente rilassato. La mia fisionomia era adatta al personaggio, ma sono piaciuto subito al cast quando è stata notata la mia disinvoltura (in verità il mio quasi menefreghismo), nonostante avessi solo vent’anni, la poca esperienza e una certa timidezza, un po’ più di adesso. Il regista mi disse di avermi scelto e che avrebbe spedito la videocassetta del provino ai produttori per la loro approvazione. Il giorno dopo ero a Milano a firmare il contratto (con la Fininvest di Berlusconi). Dopodiché mi sono trasferito a Cologno Monzese e lì ho conosciuto il mio migliore amico: ‘Mirko’ Pasquale Finicelli.

L’intervista di Sebastian Harrison prosegue nel prossimo articolo in uscita nei prossimi giorni.

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
Email: alessandraeffort@icloud.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com
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