Intervista a Gianmarco Tognazzi (5° e ultima parte) – Il Vinificattore

0
33

Milano. Intervista telefonica avvenuta in due momenti: il 22 gennaio e l’8 marzo, 2021.

Continua dall’uscita precedente (https://www.traders-mag.it/intervista-gianmarco-tognazzi-4-parte-vinificattore/). Nella quarta parte dell’intervista con Gianmarco Tognazzi, abbiamo parlato, in ordine, della sua autodefinizione di vinificattore, ‘prima vinifico e poi faccio l’attore’, e della sua vita da viticoltore presso la tenuta de La Tognazza, espressione di passione, creatività e tradizione più che di puro tecnicismo legato all’attività vinicola. Ma anche del passaggio dall’idea iniziale di Ugo Tognazzi, la cui paternità resta e la cui filosofia trasversale ancora impera a La Tognazza, alla modernità del brand, elemento inserito da Gianmarco per un allineamento con i tempi della loro attività velletrese. Poi abbiamo parlato del torneo di tennis che il papà Ugo aveva avviato nel nome della convivialità tanto amata dallo stesso e condivisa dai figli e delle amicizie nate in età adolescenziale con alcuni figli di artisti noti come Sebastian Harrison, Andrea Leone e Emanuele Salce, ai quali Gianmarco tuttora si sente legato. E a proposito di amicizie oltre che di collaborazioni professionali, il nostro intervistato ha ricordato Luciano Salce come colui grazie al quale la carriera di Ugo Tognazzi.

Salce/Tognazzi: da un legame forte un’amicizia ereditata
Gianmarco mi ha appena detto di aver chiamato i suoi vini come alcuni film interpretati dal padre o come alcune battute celeberrime in essi contenute: fra tutti, mi colpisce ‘La voglia matta’, che è anche il titolo di un film del 1962 diretto da Luciano Salce, interpretato da Ugo Tognazzi. Con quel film e, dunque, nuovamente grazie al citato regista, anche la carriera di un’attrice fu lanciata: quella dall’allora giovanissima Catherine Spaak. (https://it.wikipedia.org/wiki/La_voglia_matta )

Basile: Che meraviglia il vino ‘La voglia matta’: c’è davvero molto cinema nelle tue vigne. Mi stai dicendo che il rapporto con Luciano Salce fu cruciale per tuo papà artistico-professionalmente?

Gianmarco Tognazzi: Sì! Fu proprio grazie a Luciano che Ugo passò al cinema satirico, accedendo all’olimpo dei mostri sacri della commedia all’italiana e lì venendo consacrato. Il rapporto, che c’era tra lui e Ugo fu straordinario, era anche un rapporto di amicizia, fatto di stima e gran divertimento. Quel rapporto ha contaminato il mio con Emanuele, eccezionale e grandissimo artista anche lui. L’amicizia e la riconoscenza di Ugo per Luciano hanno fatto sì che quest’ultimo fosse come uno zio per me: con lui c’è sempre stato un legame sentimentale, umano e di amarcord per quei tempi.

(A proposito di Luciano Salce, so che, grazie a lui e al già menzionato film ‘Il federale’, il grande e ormai compianto Ennio Morricone iniziò a farsi notare divenendo il compositore insostituibile, italiano con notorietà a livello internazionale, di colonne sonore. Dunque il regista, nonché attore, sceneggiatore, conduttore radiofonico e televisivo, commediografo e paroliere italiano, Luciano Salce ebbe il merito, non solo di una serie di ottimi prodotti cinematografici, fra i quali alcuni si rivelarono dei veri e propri film cult, ma anche di essere stato lo scopritore o il promotore di talenti assoluti che hanno letteralmente attraversato i secoli, passando dal XX al XXI sempre nel pieno riconoscimento globale per le loro prestazioni artistiche, come lo stesso Morricone o come Paolo Villaggio, inventore del celeberrimo ragionier Ugo Fantozzi, traslato nel 1975 e nel 1976 sul grande schermo, regia Salce, ottenendo un successo incommensurabile. La carriera dell’uomo dalla bocca storta, così era chiamato Salce, mancato a soli 67 anni per un attacco cardiaco e seppellito a Feltre, da dove la famiglia proveniva , è straordinaria e lunga, variegata e ricca di successi, eppure, come si diceva per Ugo Tognazzi, anche in questo caso la sua memoria non è alla sua altezza, nonostante il figlio Emanuele si stia dando da fare da diversi anni per ricordarlo, anche come uomo, e farlo conoscere come artista, per esempio con lo spettacolo teatrale dal titolo ‘Mumble, mumble’, che andai a vedere, proprio da lui invitata, qualche tempo fa a Milano e mi piacque assai (www.youtube.com/watch?v=oEQJCjpV-7g).

Del cugino Luciano, mia nonna, donna di incontestabile classe, diceva che era un gran Signore. Ndr).

Dal libro dei figli a ‘Ugo pari 30’. Ugoisticamente una famiglia allargata molto unita.

Basile: Sempre a proposito del tuo papà e del ricordo di lui, avete organizzato un festival tutti e quattro voi fratelli dal titolo ‘Ugo pari 30’.

Gianmarco Tognazzi: Sì. Alla morte di papà sono seguite le commemorazioni naturali, fra l’altro fu il primo dei grandi ad andarsene. Ma non c’è in questo paese una vera volontà istituzionale di tramandare alle nuove generazioni con continuità le figure del passato; in questo settore, ciò si è visto, non solo con Ugo, ma anche con De Sica, Visconti, Pasolini, Germi, Ferreri, Risi, Mastroianni, Gassman, Sordi, Manfredi, Fellini, giusto per citarne alcuni. Forse è una forma di pigrizia, ma è anche un paradosso: come possono sapere i giovani chi ha fatto culturalmente grande il loro paese nel passato se non ci pensano le istituzioni? Lo scambio internazionale e il riconoscimento oltre confine erano anch’essi dovuti a queste personalità.

Basile: Dunque dai piani alti non si avverte un impegno o l’interesse a educare le nuove generazioni ai geni del passato, a qualsiasi campo appartenessero, che hanno contribuito alla cultura italiana.

Gianmarco Tognazzi: Assolutamente. Fra l’altro, nel 2019, ricorreva il trentennale della morte di Luciano Salce, che morì un anno prima di Ugo. Ti dirò, un po’ nello stile de La Tognazza, qual è il punto: la forza dei rapporti, supportata dalla citata nostalgia per la capacità di stare assieme, alimentandosi a vicenda. Infatti, qui a La Tognazza, la volontà di tramandare c’è! C’è in noi quattro fratelli in modo diverso, perché ognuno si è appassionato a qualcosa di Ugo: Ricky è bravo ai fornelli, Maria Sole spende ai ristoranti, io mi occupo della terra e Thomas (Robsahm, ndr) si fa cucinare da Ricky, si fa portare ai ristoranti da Maria Sole e si fa dare i prodotti della terra da me, perché è norvegese e meno avvezzo (scherza, ndr).

F1) Gianmarco Tognazzi nelle sue vigne presso La Tognazza


La Tognazza è un’azienda vitivinicola situata alle porte di Roma, più precisamente a Velletri.
Fonte: per gentile concessione di Gianmarco Tognazzi

Basile: Siete ben collaudati anche se un po’ sparsi. Uniti anche nel bel libro uscito di recente.

Gianmarco Tognazzi: Noi non viviamo assieme, ma siamo molto uniti, lo siamo nell’assenza, così come Ugo è stato un padre presente nella sua assenza. Ed è ciò che abbiamo narrato nel libro che gli abbiamo dedicato, edito da Rai Libri, uscito nel novembre 2020 ed intitolato ‘Ugo. La vita, gli amori e gli scherzi di un papà di salvataggio’. Il libro è incentrato sui racconti dei quattro figli su un unico padre che si era relazionato con loro come se si fosse diviso in quattro uomini diversi o avesse vissuto quattro fasi differenti della sua vita, instaurando un rapporto con il figlio per metà norvegese, un rapporto con ciascuno dei due figli avuti da una stessa moglie e un rapporto con il quarto figlio. L’utopia e il sogno di Ugo di un’amicizia fra tutti i componenti di questa famiglia estesa trovarono realizzazione, in parte, grazie a mia madre, Franca Bettoja. A tal ultimo proposito, ti dirò, Maria Sole, Ricky ed io siamo talmente uniti da sembrare davvero i figli di stessi genitori, anche perché le nostre madri erano amiche, specie quelle italiane. Ricorda che in quell’epoca non esistevano le famiglie allargate, ma ‘ugoisticamente’ fummo liberi di esserlo e, anzi, anche in quello papà arrivò 30 anni prima degli altri, visto che oggi quasi ci sono più famiglie così che tradizionali.

F2) Copertina del libro scritto dai figli per Ugo Tognazzi

Copertina del libro che è stato scritto a otto mani dai figli del grande Ugo tutti insieme.
Fonte: per gentile concessione di Gianmarco Tognazzi, http://www.railibri.rai.it/wp-content/uploads/2020/10/copertina-ugo.jpg

Basile: È un dovere e un piacere ricordare chi non c’è più, specie se ha significato tanto per il proprio paese, in questo caso nell’ambito di una cultura cinematografica che ha lasciato il segno e della rappresentazione riuscita di un popolo intero con i suoi vizi e le sue virtù. Il dimenticatoio non è certo per i personaggi di Ugo Tognazzi, tanto meno per lui. Se le istituzioni fanno poco, ci sono altre attività, iniziative o proposte, sia della vostra famiglia che non, in memoria di Ugo?

Gianmarco Tognazzi: Sì e ci siamo divisi così: Ricky per anni ha organizzato il comitato Ugo Tognazzi a Verona, Maria Sole ha diretto il suo documentario ‘Ritratto di mio padre’ (www.youtube.com/watch?v=EyjoMK4kWlo), io mi sono occupato della casa museo, del sito per Ugo e dei canali social e ho archiviato i film e tutti i super 8 di mio padre. A parte noi, sono intervenute anche Velletri e Torvaianica, una frazione del comune di Pomezia, che, nel 2020, ha celebrato Ugo Tognazzi esattamente trent’anni dopo la sua scomparsa. A Torvaianica, il villaggio dove mio padre aveva la sua casa fu per anni chiamato ‘il villaggio dove sta Tognazzi’ poi ufficializzato nel ‘Villaggio Tognazzi’. ‘Nacque’ anche il lungomare Tognazzi. Pomezia aveva così reso omaggio a chi aveva contribuito fortemente a rendere nota Torvaianica in un certo contesto su scala mondiale con l’evento tennistico. Il comune di Pomezia ha dunque proposto ‘Ugo pari 30’, con l’obiettivo, non tanto o non solo del ricordo volto al passato, ma di dar vita a un appuntamento da ripetere ogni anno (come accadeva per il torneo di tennis), infatti il prossimo, coincidente con il 31° anno dalla morte di mio padre, si chiamerà ‘Trent’Ugo’ e quello successivo festeggerà anche il centenario dalla nascita di Ugo. Quindi si parte da 30 per proseguire verso una fidelizzazione. Quanto a Velletri, la proposta consiste nel celebrare Ugo con una settimana a lui dedicata fra fine marzo e inizio aprile: mio padre nasceva il 23/03/1922 e proprio nel 2022 lanceremo la settimana. Ugo era un uomo di campagna, nato a Cremona, città che aveva dovuto lasciare per fare cinema a Roma ma che aveva sempre ricercato e, in qualche modo, trovato a Velletri, dove stabilì la sua seconda casa, per avere la pace dei campi e i frutti della terra, come forma di suo godimento.

(Ugo Pari 30 ha avuto luogo nella seconda metà di agosto 2020 e così dovrebbe essere per Trent’Ugo (www.ugotognazzi.com/wp/2020/07/25/ugo-pari-30-dal-21-al-23-agosto-torvajanica-omaggia-ugo-tognazzi-a-30-anni-dalla-sua-scomparsa/), ndr).

Un ricordo professionale e un consiglio per gli Artisti

Basile: Ultime due domande: un aneddoto o fatto curioso e uno spunto per gli attori di oggi e futuri.

Una (seconda) Passione salvifica

Gianmarco Tognazzi: Parto dal secondo. Come consiglio generale direi questo: perseguire il proprio obiettivo, cercando però di essere coscienti di ciò che ci circonda e delle incongruenze di questo mestiere e di questo paese, dove non sempre le opportunità vengono date, dove persino la gavetta diventa difficile farla e dove c’è maggiore temporaneità rispetto a qualche tempo fa, nel senso che può anche accadere che subito dopo un grande successo si scompaia. È meglio avere qualche altra passione che non ci renda schiavi del telefono (che non squilla) o delle opportunità (che non arrivano), ma permetta di fare l’attore per pura passione, godendosi il momento in cui si sta su un palco o quando su un set tuona la parola ‘Azione!’. Per il resto, quello dell’attore è diventato un lavoro estremamente frammentario, privo di una strada chiara da seguire. Certo, se si ama questo mestiere, nell’attesa (dell’opportunità) si può lavorare appassionatamente sulle proprie limitazioni, partendo da una critica costruttiva, non solo migliorativa delle capacità attoriali, ma in parallelo illuminante quanto ad altri percorsi da valutare, sennò è molto rapido e facile il passaggio alla considerazione, spesso demoralizzante e in genere inutile, su cosa sia giusto e cosa non lo sia, su chi sia meritevole e chi no, anche perché gioca tanta casualità. Si aggiunga che c’è una grande differenza fra chi veramente ama il mestiere dell’attore e chi ha l’ambizione di acquisire fama ed è importante capire qual è dei due il proprio target. Nel secondo caso, oggi come oggi, può pure bastare un provino su Instagram ben gestito. L’amore per il cinema e il teatro ha radici ben diverse.

In conclusione, mi è difficile dare un vero e proprio consiglio a qualcuno in quest’ambito.

Basile: Allora ti chiedo l’aneddoto o un fatto che ti fa piacere raccontarmi a conclusione di questa ricca e interessante intervista, di cui ti ringrazio molto e che protrarrei per ore se fosse per me.

L’unicità del Musical

Gianmarco Tognazzi: Fatti e aneddoti si affastellano nella mente, perché ce ne sono tantissimi ed è difficile sceglierne uno, ma posso dirti di un’esperienza che fu per me più unica che rara: parlo del musical che feci con Alessandro Gassman quando andammo in scena con ‘A qualcuno piace caldo’. Fare musical è molto diverso dal fare teatro (di prosa) ed è assai impegnativo, nel senso che opera su più piani: recitazione, canto e ballo. Il musical, come la commedia musicale, è una tipologia di teatro che ha vissuto fasi di grande fulgore per poi ricadere quasi nel dimenticatoio in altri momenti, perché è vero che un po’ seguiamo le mode. Comunque, per me fu un’esperienza caratterizzata da enorme fatica ma infinito divertimento, oltre che da una grande soddisfazione in termini di pubblico e incasso: replicato un centinaio di volte, mi pare che ‘A qualcuno piace caldo’ avesse incassato 14 miliardi di lire. Inoltre, definitivo fu il sodalizio con Alessandro grazie a questo spettacolo, che chiuse un ciclo di un altro paio, fra il 1996 e il 1999, replicati complessivamente sulle 400-500 volte l’uno: ‘Testimoni’ (www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1996/11/19/Spettacolo/TEATRO-AGASSMANN-E-GTOGNAZZI-TESTIMONI-AL-NAZIONALE_120800.php ) e ‘Uomini senza donne’ (https://www.hystrio.it/testo/uomini-senza-donne/ ). Tornando al musical diretto da Saverio Marconi e ispirato all’omonima opera cinematografica di Billy Wilder, ricordo una Rossana Casale strepitosa nel ruolo di Marylin e momenti esilaranti anche fuori dalla scena che hanno contribuito a formare per tutti noi una ‘famigliona’, fatta, fra tecnici e attori, addirittura da una cinquantina di persone. Fu un’esperienza bellissima! Spero davvero che il musical ritorni a essere una realtà sistematica, sia per il pubblico che possa tornare a vederlo sia per noi attori per poterlo fare e rifare.

Basile: Lo spero anch’io, pensando a un signor teatro a Milano, quale è il Teatro Nazionale di piazza Piemonte (https://www.teatronazionale.it/), la migliore realtà teatrale della città e della regione soprattutto per i musical e, aggiungo, la più chic. Spettacoli straordinari, produzioni e regie ottime, accoglienza invitante. Speriamo! E speriamo che tutto il teatro emerga con forza e sostegno.

F3) Alcuni dei vini prodotti a La Tognazza


Tra i vini de La Tognazza quello dedicato al ‘Conte Mascetti’ e quello intitolato ‘La voglia matta’
Fonte: per gentile concessione di Gianmarco Tognazzi

Conclusione
L’intervista volge al termine, il tempo a disposizione è finito come i capitoli nei quali l’ho suddivisa. Il totale della condivisione telefonica ammontava a circa tre ore e le uscite per raccontare tutta l’intervista sono state cinque, eppure a me quel tempo alla cornetta e la rilettura di quanto scritto è volato. Soprattutto grazie a un interlocutore affabile, ricco di racconti coinvolgenti e promotore di spunti seri. Così ringrazio Gianmarco per la sua disponibilità, anche nel condividere tematiche a lui care, come tutto ciò che riguarda il suo papà, inclusa La Tognazza, andando sempre a fondo con le sue risposte. Conto un giorno di visitare i luoghi velletresi dei Tognazzi, aperti al pubblico, e di visitare la casa museo, frattanto gustandomi ‘La voglia matta’. Magari andandoci con l’amico Sebastian (Harrison, ndr). Idee semplici come questa, oggi che siamo ancora in tempo di pandemia, sembrano sogni, ma sognare fa bene, perché lascia spazio all’ottimistica percezione, peraltro fondata, che un prossimo futuro interamente Covid-free si farà strada per tutti nel mondo.

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Inoltre collabora con la Comunicazione corporate di un’azienda. E’ Life Coach ICF e dal 2018 Mediatore giudiziario. Presiede l’Associazione filodrammatica Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, “Dolores”, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ama scrivere di film, spettacoli e personaggi.
Email: alessandraeffort@icloud.com
Sito web: www.alessandrabasileattrice.com
Blog: https://alessandrabasileattrice.com/blog/