Guadagnare denaro con i corsi in caduta
Il mercato bull sui mercati azionari, che va avanti da 2009, si troverà ad affrontare un forte stress test ed un mercato azionario volatile nel 2019 al massimo con il collasso dei mercati US in ottobre. Per poter essere preparati alle tempeste, i trader e gli investitori dovrebbero sapere come fare soldi anche in tempi di prezzi in caduta oppure come limitare le perdite di prezzo nel portafoglio. La soluzione: short sale. Nella nostra coverstory, il nostro trader principiante Michael verrà introdotto al mondo dello short selling. Dovrà imparare cosa si trova dietro questo approccio, dove sono le opportunità e i rischi e come usare l’analisi tecnica per identificare prima i mercati bear.
Il mercato non è una strada a senso unico
Sarebbe molto bello se i corsi sapessero andare solo in una direzione: verso l’alto. Michael se lo è sempre immaginato: basta comprare, lasciare andare e diventare ricchi. I grafici a lungo termine mostrano che ci sono sempre delle fasi nelle quali questa speranza si fa concretamente vera. Come i postumi di una sbornia il giorno dopo una festa turbolenta, così segue la disillusione sul mercato azionario dopo le fasi eccessive. Uno sguardo a mercati bear selezionati nei decenni più recenti (tabella 1) rivela quanto sono alte le perdite del mercato azionario e quanto spesso si verificano. Le correzioni cicliche all’interno dei mercati bull a lungo termine, come nel 2011 e 2015, non sono state prese in considerazione. In media, la perdita dal massimo al minimo è stata di uno strabiliante 59%; la durata media di mercato bear è stata di 34 mesi. Non solo a livello finanziario, ma anche mentalmente si tratta di qualcosa che non è per niente semplice da affrontare. Per il nostro novello trader Michael questa è un’informazione che fa riflettere, ma anche importante, dopotutto: senza rischio, non c’è guadagno!
Trarre profitto dai prezzi in caduta
Per non dover venire bloccati da un potenziale mercato bear e anche per trarre profitto dai prezzi in caduta, investitori e trader dovrebbero avere familiarità con lo short selling. Transazioni di questo genere venivano già operate alla borsa di Amsterdam nel 17º secolo. Negli Stati Uniti, sono stati usate in maniera estensiva per oltre 100 anni. Ma cosa c’è dietro esattamente? Una vendita short è la pratica di mercato di vendere uno strumento finanziario che non è proprietà del venditore al momento della transazione. In inglese si può quindi parlare di “short selling”. Una short sale coperta viene portata avanti essenzialmente in due fasi:
- Fase 1: Vendita di Securities in Prestito. Immaginate che Michael sia lo short seller. Si aspetta una diminuzione di prezzo e prende in prestito la security rilevante da un partecipante del mercato che la possiede e la vende al prezzo di mercato corrente ad un altro partecipante di mercato.
- Fase 2: Restituzione delle Securities in Prestito. Se il periodo di prestito termina o il prestatore reclama le security, Michael deve restituire le security presa in prestito. A tal scopo, acquista il numero richiesto di security al prezzo di mercato corrente (più basso) (coprendo o facendo “short covering”) sul mercato.
Lo short seller inizia una short sale perché si aspetta una diminuzione di prezzo e vuole trarne profitto. Se i prezzi cadono tra il momento della vendita ed il momento del buy-in, Michael trarrà un profitto da questa transazione, profitto che risulta dalla differenza di prezzo. Nel caso opposto (con i prezzi in salita) c’è una perdita. Le vendite short possono essere usate da una parte per fare hedging sulle posizioni di security esistenti. Gli investitori istituzionali, come le compagnie assicurative e i fondi pensionistici, ad esempio, gestiscono la loro allocazione con l’aiuto di futures per poter evitare la liquidazione sul breve termine delle posizioni per motivi normativi o di costo. Un secondo motivo per le posizioni short è l’uso dei trend verso il basso. Lo short selling serve da strumento speculativo per trarre profitto dai prezzi in caduta. Secondo uno studio della Scuola di Finanza & Management di Francoforte, c’è stata una media di 750 posizioni short al giorno sul mercato azionario europeo fra gennaio 2013 e gennaio 2015, ed il trend puntava in salita. Gli hedge fund in particolare, che compongono circa i tre quarti di tutte le vendite short, usano lo short business per accaparrarsi opportunità su mercati differenti. A proposito: tutte le posizioni di vendita nette, che compongono oltre lo 0,5% del volume di share in sospeso, possono essere facilmente consultate on-line all’indirizzo www.bundesanzeiger.de.
Trading per investitori privati
Lo short selling tradizionale è soggetto a diverse regolamentazioni legali e restrizioni normative a seconda della nazione, quindi non tutte le security sono disponibili per lo short selling. Durante la crisi finanziaria globale, lo short selling finì sotto accusa poiché era uno dei co-responsabili per il declino degli stock bancari e dei bond governativi delle nazioni più deboli dell‘eurozona. Lo short selling di equity e senza fondi (vedi infobox) ed il debito sovrano oltre ai relativi Credit default swaps (CDS) sono stati proibiti in Germania dal luglio 2010. Nel novembre 2012, il bando nazionale è stato sostituito da una normativa europea. Questa stipula inoltre che le vendite short coperte devono essere riportate all’autorità del mercato finanziario e anche che le grosse posizioni devono essere rese pubbliche. I trader privati come Michael, che vogliono fare vendite short direttamente delle azioni, devono perciò chiedere al proprio broker quali sono le security che si trovano sulla cosiddetta shortlist e che possono essere accumulate. Ma è anche più semplice.
Per trasformare i prezzi in caduta in profitti, Michael ora ha accesso a molti altri strumenti di trading: oltre al classico short selling, futures e opzioni, i trader possono usare i certificati con leverage, le warrants, CFD o short ETF che coprono praticamente tutti i mercati. I Contracts for Difference (CFDs) sono strumenti finanziari che tengono traccia dei cambiamenti di prezzo di qualsiasi asset (stock, indici, commodity, valute, criptovalute, ecc.) con rapporto 1: 1. Una differenza essenziale con gli altri derivati i CFD non vengono tradati sulle borse, viene piuttosto concluso un accordo diretto con il broker. Il vantaggio chiave dei CFD è che i trader possono diversificare i loro portafogli e gestirli in modo più efficiente grazie al margine basso. Invece di pagare il valore completo della posizione, come nel normale stock trading, con i CFD è sufficiente depositare solo una frazione del valore sotto forma di margine presso il broker. Quindi con i CFD si può fare trading su una certa performance di prezzo della sottostante senza possederla fisicamente. Questo significa che Michael può facilmente fare affidamento sui prezzi in caduta, cosa che di solito non è possibile nel normale stock trading. Tramite la borsa o direttamente con l’emittente, si può fare trading anche con certificati di investimento o certificati con leverage, i quali traggono anch’essi beneficio dai prezzi in caduta. Ad esempio, per un prodotto knockout, Michael pagherebbe solo parte del prezzo della sottostante ma parteciperebbe completamente alla sua azione di prezzo. La parte per la quale lui è attivo è la differenza fra il prezzo attuale della sottostante e il prezzo di acquisto. Con un prodotto knockout o su corsi in caduta, l’emettitore vende short l’asset sottostante. In caso di factor certificate, è meglio se il movimento verso il basso è continuo e dinamico per poter trarre vantaggio dai benefici dello strumento. Con le fluttuazioni più grosse, sono meno idonei a causa dell’effetto di base. Una buona condizione per trarre profitto dai futuri cali di prezzo con le warrant è una volatilità implicita bassa. Poi le warrant sono di solito relativamente economiche. Se c’è un movimento dinamico verso il basso, la volatilità implicita aumenta e Michael ottiene il doppio dei benefici: da una parte, dalla perdita di prezzo e, dall’altra, dall’aumento della volatilità che aumenta il valore equo. Naturalmente ci sono altri strumenti che possono trarre beneficio dai prezzi in caduta senza leva finanziaria. Questi includono, ad esempio, indici inversi o i certificati bonus in versi. I primi illustrano le performance degli indici in maniera inversa: livelli di indice in caduta aumentano il prezzo del certificato e viceversa. Con questi prodotti, Michael ha più probabilità di trarre beneficio dai mercati in caduta o di fare hedging del suo portafoglio sul breve termine se si aspetta dei declini di prezzo in termini degli stock per i quali detiene già delle posizioni long. Un’altra opzione è rappresentata dagli Exchange Traded Funds (ETF). Questi sono fondi per indici oggetto di trading in borsa che tengono traccia di un indice con un rapporto 1:1. Con gli short ETF, Michael può scommettere sugli indici in caduta oppure usarli come hedging per il suo portafoglio esistente. Incidentalmente, gli short ETF sono disponibili anche con leverage. Prima di prendere una decisione di trading, i trader e gli investitori dovrebbero, tuttavia, affrontare le questioni del funzionamento e dei fattori che influenzano i prodotti menzionati in modo da evitare ogni tipo di brutta sorpresa. Perché, a prescindere da long o short, il rischio si aggira ovunque.
Il profitto è limitato, il rischio no!
Dato che il prezzo dello stock può cadere fino a zero nei casi estremi, il guadagno teorico in una short sale diretta è limitato sin dall’inizio. I rischi, tuttavia, sono illimitati, poiché il prezzo di uno stock oggetto di short selling non ha tetto. Per poter gestire tali rischi nella pratica, il broker si affida (sul trading di share diretto) alle cosiddette margin call. Così facendo, chiede allo short seller di depositare contante aggiuntivo come collaterale quando i prezzi aumentano. Se non rispetta la richiesta, la posizione short verrà liquidata forzatamente. Tuttavia, le perdite potenziali che eccedono l’importo pagato non possono sempre essere evitate, specialmente nel caso di movimenti di mercato estremi come la short squeeze (vedi infobox). Per i derivati come knockout o CFD, non c’è obbligo di effettuare pagamenti aggiuntivi. Qui la perdita massima è limitata al capitale pagato.
Mercato bull contro mercato bear
Prima di usare le strategie short, è consigliabile comprendere le differenze fra mercati bull e bear. I mercati azionari sono noti per avere una predilezione long. Questo significa, sul lungo termine, che ripagheranno quegli approcci che, nell’eventualità di battute d’arresto del prezzo, puntano ad un trend verso l’alto nel mercato azionario. Una strategia di base che dovrebbe essere familiare a qualsiasi trader è la strategia buy-the-dip, la quale sfrutta questa caratteristica. Michael si domanda se ci sia una differenza fra i mercati bull e bear, dopotutto, le emozioni giocano un forte ruolo sui mercati azionari. E lui ha buon naso per questo: di contrasto ai mercati bull, i mercati bear sono molto più “radicali” nella loro espressione, sia sulla scala temporale che su quella dei prezzi. Ciò può essere spiegato facendo ricorso a dei meccanismi psicologici (paura e panico). Dall’altra parte, le fluttuazioni di prezzo sono anch’esse molto più pronunciate rispetto ad un trend verso l’alto. Un buon sostegno qui sono gli indici di volatilità come VDAX o VIX, i quali in termini semplici misurano la paura dei partecipanti del mercato. La cosa speciale dei mercati bear è che, come ci si può aspettare, producono non solo i declini più pesanti, ma anche le risalite più forti. La figura 1 lo dimostra in maniera impressionante. Raffigura il DAX dal 1995; in verde sono contrassegnate le giornate di trading che hanno generato un aumento di oltre il 4%. Le caratteristiche differenti rendono necessaria una pianificazione: è ora il momento di sfruttare i recuperi a breve termine con gli ingressi short, seguendo il motto “Sell the Rally”. Gli stop non dovrebbero essere troppo stretti a causa della maggiore volatilità.
Mezzi semplici per la strategia short
L’analisi tecnica offre molte opportunità di miglioramento e, soprattutto, offre la possibilità di rendere sistematico il tempismo delle decisioni di trading. Strumenti semplici ma estremamente utili per la differenziazione fra mercati bull e bear sono le medie mobili (MA) e gli oscillatori. Per il nostro trader principiante Michael, queste sono vecchie conoscenze. Ma egli si domanda come poterle combinare. È semplice: mentre le medie mobili indicano la direzione del trend, gli oscillatori forniscono informazioni sullo stato di overbought o oversold a breve termine del mercato. La figura 2 mostra, sulla base delle principali informazioni importanti del passato, che la rottura della linea a 200 giorni rappresenta un importante segnale di avviso. Se la linea media poi ritorna giù, il mercato si rivela tecnicamente come mercato bear. Dall’altra parte, l’uso delle MA può essere applicato al mercato in generale per fare hedging sui rischi di deposito o per speculare su una continuazione del trend verso il basso. Come filtro di trend, tuttavia, anche le MA permettono di effettuare uno screening semplice ed efficace dei candidati sia long che short. Questo perché, a prescindere dal mercato bull o bear, ci saranno sempre certi stock o settori che mostrano forza o debolezza e perciò da una parte offrono delle opportunità, e dall’altra assicurano una diversificazione del deposito.
“Sell the Rally” nella pratica
Michael ha compreso tutto questo, ma continua dicendo: come devono essere usati esattamente due indicatori per fare soldi nei mercati short? In termini semplici: dopo la rottura di un trend verso l’alto, nel senso di struttura classica del trend, che consiste di impulsi e correzioni, e poi di nuovo recuperi, che spesso terminano nella fascia delle linee medie. Ci sono delle opportunità di ingresso per lo short seller che abbiano un buon rapporto possibilità/rischio (CRR). Per mostrare un sistema di base semplice, combiniamo qui un oscillatore (Relative Strength Index, in breve: RSI) con la linea a 200 giorni per trovare dei punti di ingresso sul lato short. La famosa strategia “buy the dip” viene qui capovolta. Le seguenti condizioni devono essere soddisfatte per un ingresso short:
- Prezzo di chiusura sotto la linea a 200 giorni.
- Linea a 200 giorni in caduta.
- RSI oltre 60.
Come con qualsiasi altra strategia, l’uscita è quella che in ultima analisi decide il successo o il fallimento. Per poter creare un’uscita logica ma senza complicazioni dalla posizione short, si applica la seguente regola:
- Il prezzo di chiusura deve essere superiore del 10% alla linea dei 200 giorni oppure.
- Lo RSI attraversa il 20º segno dal basso verso l’altro.
La figura 3 mostra come potrebbe verificarsi uno short trade. Qui si può vedere un movimento verso il basso nell’anno 2008. All’inizio dell’anno venne infranta la linea a 200 giorni, che iniziò a mostrare poco più tardi una tendenza in caduta. Alla fine di aprile 2008, lo RSI raggiunse il 60º contrassegno e soddisfò tutte le condizioni per un ingresso short (linea rossa verticale). Il trade venne trattenuto fino agli inizi di ottobre e chiuso dopo aver raggiunto la soglia RSE inferiore. Naturalmente, ci sono molti metodi alternativi per definire l’uscita, ad esempio utilizzando le MA con delle impostazioni di periodo più brevi o con trailing stop basati sulla volatilità come la Superstrend.
Conclusione
Sia che lo short selling venga fatto per scopi di hedging o di speculazione, questo offre molti benefici al mercato in generale. Ad esempio, i partecipanti di mercato che anticipano i declini di prezzo di uno stock e lo vendono short forniranno al mercato delle informazioni importanti sul fatto che una security potrebbe essere sopravvalutata. Perciò, gli short seller apportano un contributo profondo all’apprezzamento del mercato e allo stesso tempo contribuiscono alla liquidità, sia quando vendono le security che quando successivamente le coprono. L‘abilità di rendere short certi segmenti di mercato inoltre fornisce una risorsa preziosa dal punto di vista della gestione del rischio e della diversificazione. Dopotutto, ci sono certe security, settori o sotto-mercati in ciascuna fase di mercato che offrono delle opportunità short, rendendo in primo luogo possibili strategie come lo spread trading. Investitori e trader dovrebbero perciò focalizzarsi sullo short selling e usare attivamente questo strumento prezioso con la giusta gestione del rischio.
David Pieper vanta un diploma da analista CIIA ed è attivo come trader sin dalla fine degli anni ‘90. Si concentra sullo sviluppo dei sistemi di trading ed è un autore freelance che scrive dei mercati di capitale. www.trade4life.de