Dopo la delusione di aprile

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Sell in May?

Il mese di aprile del 2022 è destinato a passare alla storia come uno dei più negativi di tutti i tempi: prendendo a riferimento il Dow Jones, esso è crollato del 5%, con la peggiore performance per aprile dal 1970.

Dal 2005 il Dow non chiudeva in negativo in aprile.

I primi quattro mesi dell’anno, prendendo a riferimento l’intero comparto dei titoli azionari degli Stati Uniti, sono stati i peggiori dal 1939.

Ora siamo a maggio, con il suo famoso “Sell in May”, vendi in questo mese, vai in ferie, e ci rivediamo, nella migliore delle ipotesi a settembre, se non ad ottobre.

Come sempre, c’è una parte di verità e di leggenda dietro questo detto.

Non tutti sanno che il concetto “Sell in May” nacque in Inghilterra, in un’epoca in cui aristocratici e banchieri blasonatissimi, olreché élite di arricchiti di ogni genere, fuggivano dal caldo soffocante di Londra per passare l’estate in campagna.

Il motto ha trovato ottimo riscontro, successivamente, negli Stati Uniti, dove la maggior parte delle persone va in vacanza tra maggio e settembre. E anche in Europa, ovviamente.

Tutte circostanze favorevoli per ridurre l’esposizione ai mercati facendo prendere una vacanza anche al denaro investito.

Il volume sui mercati si riduce e non tornerà agli stessi livelli fino alla riapertura delle scuole.

Dal 1950 al 2013 il Dow Jones ha registrato un rendimento medio dello 0.3% da maggio a ottobre e del 7,5% da novembre ad aprile.

Tre dei quattro mesi peggiori dell’anno per le azioni si verificano nell’arco di quei cinque mesi fra maggio e settembre. 

E dal 1998 il Dow ha registrato una perdita media dello 0.73% da maggio a ottobre.

A osservare meglio, i guai maggiori sono avvenuti fra il 1998 e il 2011. Infatti dal 2012 il Dow da maggio a ottobre ha avuto un rendimento positivo del 3,48%.

Alcuni interpreti ascrivono tale apparente inversione di tendenza agli smartphone, che permettono la connessione ai mercati 24 ore su 24, per tutto l’anno: cioè anche in vacanza. Lontani, insomma, i tempi degli aristocratici londinesi.

Peraltro, maggio è un mese a rischio sotto il profilo dei crolli. Quando avvengono, i cali sono normalmente molto ripidi: dal 2010 tre perdite hanno superato il 6%.

Nonostante tutto, dal 1993 il Dow ha chiuso in perdita soltanto 11 volte. Dal 2013 soltanto una volta.

In realtà, gennaio, giugno, luglio, agosto e settembre sono mesi peggiori per il comparto azionario di quanto non lo sia maggio.

Peraltro, non c’è dubbio che maggio segni l’inizio del periodo più difficile per gli investitori: come è facile vedere dalla sequenza successiva di ben quattro mesi fra i cinque peggiori.

Mese controverso, quindi. E in un anno come il 2022, di una cosa ci ha già dato prova: continua la volatilità e i su e giù improvvisi. Per ora in un mercato a tendenza ribassista.

Magari nel mondo alla rovescia del 2022, chissà se qualcosa si risveglierà con l’arrivo del caldo, o se dovremo aspettare l’autunno.

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P.S.: Il bello delle opzioni: che ci sia il Sell in May piuttosto che il compra in autunno, ci importa veramente poco. Anzi, arrivasse un po’ di lateralità …

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa