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Liechtenstein: come si diventa un paradiso finanziario

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La cura dei dettagli.

Il cavillo.
All’alba del XVIII secolo, l’Europa era immersa in un groviglio di regni, ducati, contee e principati, tutti intrecciati da un sistema feudale complesso quanto il più intricato arazzo medievale. 

In mezzo a questo scenario, una nobile famiglia con grandi ambizioni, i Liechtenstein, si accingeva a scrivere una storia insolita: quella di un paese creato non dal sangue, né dalla guerra, né dal fervore popolare, ma da… un cavillo legale.

 

Un cognome ambizioso
La Casata del Liechtenstein era una nobile famiglia originaria dell’Austria, con vasti possedimenti in Moravia, Bassa Austria e Boemia. 

Erano ricchi, influenti e rispettati.

Ma c’era un dettaglio che impediva loro di raggiungere il vertice della struttura politica del Sacro Romano Impero: non possedevano terre che fossero feudi direttamente subordinati all’imperatore.

Per essere riconosciuto come principe imperiale con diritto di sedere e votare nella Dieta imperiale, non era sufficiente avere denaro o terre; bisognava essere il signore diretto di un feudo. 

E tutte le terre del Liechtenstein erano sotto il controllo di altri signori intermedi.

Per un uomo ambizioso come Hans-Adam I, questo era inaccettabile.

E così è iniziata la ricerca di una soluzione creativa.

 

Acquista un paese
Nel 1699, Hans-Adam I acquisì la piccola signoria di Schellenberg, seguita dall’acquisto della contea di Vaduz nel 1712. 

Entrambe erano piccole e povere regioni alpine, situate sulle rive del Reno, tra la Svizzera e l’Austria.

Ciò che conta non erano le dimensioni o la ricchezza di queste terre: l’essenziale era che fossero feudi diretti dell’imperatore. 

Il 23 gennaio 1719, l’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo VI firmò un decreto che univa i due territori sotto un unico nome: Principato del Liechtenstein, dal nome dei suoi nuovi signori. 

Con quel semplice gesto nacque un paese… che per oltre un secolo non fu nemmeno visitato dai suoi governanti.

 

Un paese senza monarchia (presente)
Per decenni il nuovo principato è esistito più come una formalità che come una nazione funzionante. 

La famiglia Liechtenstein non vi si trasferì, non vi costruì palazzi né amministrò direttamente il territorio.

Governavano da Vienna e Praga, lasciando rappresentanti locali a Vaduz, che facevano appena il necessario per mantenere l’ordine. 

Per i contadini locali, il nome del paese era poco più di un’etichetta legale. 

Nessuno immaginava che questa piccola striscia di terra sarebbe diventata, secoli dopo, una delle nazioni più prospere e stabili d’Europa.

 

Dalla formalità all’identità
Il cambiamento iniziò lentamente, soprattutto dopo la dissoluzione del Sacro Romano Impero nel 1806, quando Napoleone riconfigurò la mappa europea.

Il Liechtenstein, ormai privo di un rapporto diretto con l’imperatore, fu costretto per la prima volta ad agire come Stato sovrano.

Sebbene rimanesse una monarchia ereditaria, l’isolamento geografico e la neutralità forzata contribuirono allo sviluppo della sua identità. 

Nel corso del XIX secolo il Liechtenstein si alleò economicamente e politicamente con l’Austria.

Partecipò addirittura, simbolicamente, alla guerra austro-prussiana del 1866 con un contingente militare di 80 soldati… 81 dei quali tornarono in patria, raggiunti sulla via del ritorno da un esploratore italiano. 

Un aneddoto che la dice lunga sulla natura pacifica del Paese.

 

Da principato dimenticato a potenza finanziaria
La vera svolta avvenne dopo la prima guerra mondiale.

La caduta dell’Impero austro-ungarico costrinse il Liechtenstein a riorientarsi verso la Svizzera, con la quale firmò un’unione doganale nel 1923.

Questo rapporto avrebbe segnato l’inizio di una trasformazione radicale. 

Nel corso del XX secolo, il Paese si è trasformato da una regione agricola povera in un centro finanziario internazionale, grazie a leggi fiscali favorevoli, alla stabilità politica e a una popolazione istruita.

Le autorità hanno saputo sfruttare le piccole dimensioni del Paese a proprio vantaggio: invece di competere nei settori industriale o militare, hanno puntato sull’innovazione giuridica ed economica. 

E ci sono riusciti: nel XXI secolo, il Liechtenstein ha uno dei redditi pro capite più alti al mondo, una monarchia che coesiste con un moderno sistema parlamentare e una reputazione internazionale che non ha nulla a che vedere con le sue origini di “paese acquistato”.

 

Un principe con i piedi per terra
A differenza dei loro antenati, i moderni principi del Liechtenstein vivono nel paese e sono attivamente coinvolti nella politica. 

Hans-Adam II e suo figlio, l’attuale reggente Alois, hanno promosso riforme democratiche senza abbandonare l’essenza della monarchia. 

Curiosamente, il Liechtenstein conserva ancora meccanismi legali che consentirebbero al popolo di abolire la monarchia, se lo desiderasse tramite referendum, cosa che persino il principe ha pubblicamente sostenuto.

Un insolito equilibrio tra tradizione e democrazia che pochi paesi hanno raggiunto. 

La storia del Liechtenstein ci insegna che a volte le opportunità non si trovano nell’ovvio.

Mentre altri nobili cercavano il potere attraverso  guerre o eredità, i Liechtenstein scoprirono una scappatoia giuridica e la sfruttarono con visione strategica.

 

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Nel 2007, l’esercito svizzero invase accidentalmente il Liechtenstein durante un’esercitazione militare notturna.

Rendendosi conto del loro errore, chiesero scusa… ma i cittadini del Liechtenstein non si erano nemmeno accorti dell’incidente.

 

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