S&P 500: tendenze future

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Fra le notizie comparse sulla stampa specializzata in questa ultima settimana, ho letto un paio di interessanti articoli pubblicati sul Financial Times. Il primo parla del recente posizionamento degli hedge fund, ormai pronti per un altro crollo dei mercati azionari. Il secondo invece, riporta un’intervista con Jeremy Grantham, uno stratega veterano noto per aver annunciato alcune delle più grandi svolte di mercato degli ultimi decenni, che ha ridotto l’esposizione di azioni netta globale del suo fondo dal 55% al 25%. Nel frattempo, gli indici azionari hanno avuto uno dei migliori e più forti rialzi della loro storia.

Nel mio precedente articolo di maggio (https://www.traders-mag.it/sp500-breve-analisi-trend/), avevo fatto un confronto fra la caduta di mercato attuale e alcune situazioni storiche che tecnicamente potevano essere simili, come ad esempio i crolli del 1929 e del 1987. Avevo poi sostenuto che a livello di breve termine il recupero attuale era ben più robusto rispetto ai casi passati.

Nelle conclusioni dell’articolo scrissi che è risaputo che gli interventi della FED creano inflazione finanziaria, e quindi non è da escludere che il trend possa in qualche modo continuare. Nell’ultimo periodo si sono aggiunte anche le manovre di stimolo della BCE, che hanno portato un forte beneficio anche ai listini finanziari europei.

È vero che c’è un forte scollamento tra i prezzi delle attività finanziarie e la reale situazione economica, ma al momento i put delle banche centrali, rispetto alle variabili negative, costituiscono un forte propellente rialzista sui livelli di prezzo dei mercati finanziari.

Se osserviamo la curva dei prezzi giornalieri dello S&P500 di quest’anno (figura 1), possiamo notare che l’indice ha ormai superato la zona che indicavo come potenziale area di resistenza.

F1) Grafico giornaliero da inizio 2020 dell’indice S&P 500

Immagine che contiene testo, mappa Descrizione generata automaticamente

Verifica dei livelli di supporto e ritracciamenti dell’indice S&P 500.
Fonte: elaborazione dell’autore

Nell’articolo precedente avevo individuato i livelli di supporto nell’eventuale discesa dell’indice (tutt’ora validi se la situazione si invertisse). Ora cerchiamo di valutare quali sono i potenziali limiti di questo sorprendente rialzo.

Uno dei modelli di curva che può aiutarci nell’analisi è quello delle Orthodox broadening formations.

Il pattern di Orthodox broadening formation non è così comune da trovare sui grafici; si verifica quando una serie di tre o più fluttuazioni di prezzo si allarga con il tempo in modo che i massimi e minimi sono poi collegabili con due linee di tendenza divergenti. Generalmente il modello comprende tre rally, con ogni massimo successivo più alto del precedente, e ogni massimo separato da due minimi, con il secondo minimo più basso del primo. Le Orthodox broadening formations sono associate ai picchi di mercato e quindi sono importanti figure di inversione. Molti di questi modelli, secondo Edwards e Magee, apparvero ai top del 1929 su molti dei titoli attivi e popolari di quel giorno (R. Edwards & J. Magee – Technical Analysis of Stock Trends – Eight edition [2001] – pp. 151-4). Forse possiamo meglio comprendere questo pattern se esaminiamo la figura 2. Ho numerato da 1 a 5 i punti di svolta significativi.

F2) Pattern di Orthodox broadening formation

Immagine che contiene mappa, testo Descrizione generata automaticamente

Esempio di modello di Orthodox broadening formation.
Fonte: elaborazione dell’autore

Come possiamo vedere, lo schema comprende tre onde rialziste, con ogni massimo successivo più alto del precedente (1, 3 e 5), e ogni picco separato da due minimi (2 e 4), con il secondo minimo più basso del primo.

In questa sede l’analisi che sto portando avanti non è legata al pattern in sé, ma allo studio del modello psicologico che sta dietro al grafico: la Orthodox broadening formation indica in genere un periodo volatile e di forte emotività in cui la prevalenza tra venditori e compratori si alterna con tendenze sempre più ampie a causa dell’incertezza di fondo di quella finestra temporale. Di solito alla fine del modello i venditori prendono il sopravvento. Ma in alcuni casi, se il modello viene negato, può accadere il contrario.

La considerazione che esce fuori da questo discorso è che siamo in presenza di micro-tendenze rialziste e ribassiste sempre più ampie che si alternano in base al cambiamento delle situazioni di breve e medio termine. Notiamo che in questo tipo di formazioni il massimo successivo si forma sempre in una zona più alta rispetto al precedente.

Nel nostro caso, quando i prezzi cominciano ad avvicinarsi alle linee di tendenza divergenti, abbiamo una informazione molto chiara che ci indica la possibilità che i prezzi siano in un’area dove potrebbe essere presente un importante punto di reazione che possa cambiare l’equilibrio tra compratori e venditori. Questo significa che se le Banche Centrali continueranno ad influenzare il mercato, è possibile che i prezzi possano creare un nuovo massimo rialzista, che non andrebbe a confermare una ripresa del trend, ma semplicemente sarebbe un nuovo punto di inversione che riporta nuovamente i prezzi verso il basso: è ragionevole quindi, nel contesto attuale, non considerare in prima battuta il superamento di un massimo storico come una conferma di ripresa del trend rialzista. Questo rientra all’interno dell’ipotesi che, più che una ripresa a V potremmo essere di fronte ad una ripresa a W, dove però non è detto che il nuovo massimo si formi ad un livello uguale o inferiore al primo, ma si potrebbe formare anche ad un livello superiore. Questa è ovviamente un’ipotesi probabilistica che, visto i pattern di prezzo di cui abbiamo parlato, non sarebbe comunque da escludere e potrebbe essere un buon presupposto sui cui lavorare.

Nella figura 3, ho riportato il grafico dell’indice S&P 500 dal 2018 e collegato i primi due massimi (quello di gennaio e di settembre 2018) con una linea di tendenza che ho poi proiettato verso destra. La stessa cosa con i primi due minimi di febbraio e dicembre 2018. Come possiamo ben notare la linea superiore del pattern ha fatto diverse volte da resistenza (frecce rosse), da supporto (freccia verde), ed è stata recentemente superata. Ho poi collegato il massimo di gennaio 2018 e quello di febbraio 2020 con una linea rossa. L’area (a), potrebbe essere una buona indicazione di una zona di allerta nel caso i prezzi superassero il massimo precedente.

F3) Grafico giornaliero da fine 2017 dell’indice S&P 500

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Verifica con linee di tendenza divergenti di potenziali punti di inversione dell’indice.
Fonte: elaborazione dell’autore

In conclusione, possiamo affermare che il mercato ha ancora una volta spiazzato gli investitori cimentandosi in un recupero ben oltre le attese. Alcuni investitori professionali si stanno già preparando ad una nuova gamba ribassista. Ma le banche centrali potrebbero prolungare l’estensione di questo rialzo ancora per un certo periodo. I punti critici da individuare sui grafici in cui gli equilibri fra compratori e venditori potrebbero subire dei potenziali cambiamenti non vanno esclusivamente individuati sul livello dei massimi storici precedenti, ma anche nell’intorno della linea di tendenza divergente indicata nell’articolo in rosso (a). Un eventuale superamento dei massimi precedenti non dovrebbe quindi essere interpretato automaticamente come una continuazione di un trend rialzista, ma sottoposto anche al vaglio dell’ipotesi suggerita.

Mario Valentino Guffanti

CFTe – SAMT Vice President – Swiss Italian Chapter
mario.guffanti@samt-org.ch