spot_imgspot_imgspot_imgspot_img
spot_imgspot_imgspot_imgspot_img

Il 2008, il COVID, Trump

Ultima ora

Scelti per te

5400, punto di equilibrio.

Attentato.
Nel 21esimo secolo abbiamo assistito alla crisi finanziaria degli anni 2007-2009 e alla crisi del COVID. 

E’ possibile che stiamo andando verso una ulteriore crisi di grandi dimensioni nel corso della presidenza Trump? 

Noi lo riteniamo molto probabile.

Per questa ragione, l’indipendenza della FED da qualsiasi manovra di palazzo inquinante della pura e semplice politica monetaria è da considerare un gravissimo rischio per il mercato. 

Potremmo avere bisogno di una FED indipendente molto più di quanto ci attendiamo.

Le dichiarazioni di Trump sul possibile licenziamento di Powell, oggi smentite dallo stesso Trump con il solito gioco del tira e molla, costituiscono un gravissimo attentato ad una istituzione che deve essere necessariamente svincolata da ogni giogo di carattere politico.

 

Teoria economica
Fino al ventesimo secolo, per evitare l’inflazione, si era ritenuto che la quantità di moneta immessa nell’economia dovesse corrispondere alla quantità totale di beni e servizi.

Questo era, almeno parzialmente, vero.

Nelle grandi crisi del ventesimo secolo, la grande depressione del 1929 e la crisi degli anni settanta (shock petrolifero) furono caratterizzate da una drammatica crisi di liquidità: tale crisi provocò l’avvitarsi dell’economia in un circolo vizioso negativo. 

La teoria economica dell’epoca non teneva conto di una società dove cresceva il volume di credito concesso.

 

Il 2008.
Anche nel 2008, il mondo si trovò ad affrontare il problema della carenza di liquidità: il credit crunch, la impossibilità delle banche di erogare crediti fu la conseguenza visibile.

Nei processi legati al credito avvengono due fenomeni inversi, a seconda dell’andamento reale dell’economia. 

I crediti iniettano liquidità nell’economia.

Detti crediti devono essere rimborsati e questo crea un drenaggio della liquidità. 

Quando l’economia cresce, il volume di credito aumenta, e supera il volume dei crediti rimborsati.

Quindi aumenta la liquidità in circolazione.

Quando c’è crisi economica, i crediti vengono restituiti (o peggio: divengono in parte insoluti), le erogazioni di credito diminuiscono: quindi l’economia reale perde liquidità.

Nel 2008, la FED iniziò a stampare moneta, per eliminare il deficit di liquidità dovuto al credit crunch e alla crisi dei subprime.

Nasceva di fatto un emendamento alla teoria economica tradizionale: la formula monetaria non era più la quantità di moneta rispetto all’offerta di merci e servizi, ma si inseriva nel sistema la variabile della domanda di moneta derivata da strumenti finanziari, la velocità di circolazione della moneta, e il cosiddetto moltiplicatore del credito, elemento da aggiungere alla base monetaria per determinare l’offerta totale di moneta.

Era (ed è) una scommessa, dove siamo ancora tutti coinvolti.

Ma funzionò.

 

Regolazione del credito.
La stampa di moneta da parte della FED, si diceva, avrebbe creato una inflazione galoppante.

Questo non avvenne: e ad evitarlo, furono le nuove regole stabilite a livello internazionale per la concessione dei crediti.

Fu, cioè, la riduzione del moltiplicatore del credito ad evitare l’ondata inflazionistica: i subprime erano mutui concessi troppo facilmente a soggetti spesso insolventi e con importi gonfiati. 

Questo aveva originato una gigantesca crisi finanziaria.

La lezione fu appresa e il sistema bancario internazionale reagì con una normativa di credito che ne regolasse in modo più efficace la concessione (la cosiddetta Basilea III). 

Così, maggiore moneta, sistema bancario rifocillato di moneta, crediti concessi in modo più accurato ed oculato e requisiti di adeguatezza patrimoniale delle banche più rigorosi. 

Risultato: non si generò inflazione e la crisi venne curata e superata.

La base monetaria cresceva, ma l’offerta di moneta totale cresceva ad un ritmo contenuto a causa della moderata crescita del credito.

 

E arrivò il COVID
Per non farci mancare nulla, nell’ancora giovane ventunesimo secolo, scoppiò la pandemia. 

Anche in questo caso, le banche centrali non poterono fare a meno di stampare moneta.

Ma stavolta fu molto diverso.

Nel 2008, la moneta veniva incanalata nel sistema finanziario.

Nel 2020, fluiva direttamente nell’economia reale, in forma di crediti erogati urgentemente con la garanzia dello stato, con stimoli fiscali, con sussidi erogati a persone e imprese. 

Furono misure di sostegno che non avevano precedenti.

L’inflazione, dopo la pandemia, è aumentata: la moneta era uscita dal canale finanziario ed era straripata copiosa nel sistema economico.

 

I tassi.
Così, siamo arrivati all’aumento dei tassi di interesse, cura necessaria a domare l’inflazione: che di per sé, significa anche stagnazione dei crediti concessi. 

L’aumento dei tassi ha calmierato il credito e ha diminuito l’inflazione.

Mentre in Europa, la Banca Centrale manifesta ottimismo per il raggiungimento degli obiettivi di rientro dalla inflazione, negli Stati Uniti la FED ritiene che la inflazione non sia diminuita a sufficienza. 

Così, la FED esita ad allentare ulteriormente la politica monetaria. 

Del resto, se gli USA continuano a viaggiare con deficit di bilancio quasi senza controllo, la conseguenza è che tale deficit spinge l’economia a crescere, in una spirale debito-crescita-inflazione. 

E’ il deficit di bilancio che va ridotto, perché, ora, è quello a provocare inflazione.

 

La FED.
Quando Powell parla di incertezza dello scenario, si riferisce al potenziale impatto inflazionistico che genera l’introduzione dei dazi.

In realtà, molto è stato fatto dalla FED per ridurre l’inflazione e da un punto di vista monetario gli obiettivi sono certamente molto vicini. 

Ma l’esitazione a ridurre i tassi nasce da componenti che non sono sotto lo stretto controllo della FED, ma dipendono dalla politica: e sono il deficit (la spesa pubblica) e i dazi.

Così, mentre Trump chiede a Powell la riduzione dei tassi di interesse, in realtà, dovrebbe considerare che tale possibilità è conseguente più a decisioni che provengono da lui stesso che non da Powell stesso. 

Una ragione in più, per temere una FED dipendente dalla politica.

 

WEBINAR
Non abbiamo fatto mistero, fin dall’inizio, che non vediamo bene l’epoca Trump per il mercato azionario americano. 

Così, sul nostro canale webinar trovi una strategia operativa particolarmente adatta al mercato ribassista.

Non è solo una strategia protettiva di portafoglio: ma, soprattutto, un modello strategico intelligente per guadagnare dai ribassi. 

Puoi usarlo con le opzioni dell’e-mini S&P500 o con il micro.

Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

P.S.: l’S&P500, nella giornata del 23 aprile, è tornato a sondare l’area 5500 senza riuscire a sfondarla.

Del resto ci è arrivato con una corsa dove aveva superato il +3% di rialzo: troppo stanco per rompere quel livello che ha già resistito ad almeno quattro altri attacchi precedenti. 

La giornata si era aperta con il gap up a 5400, che ha creato un bel buco di 80 punti circa rispetto al giorno precedente.

Malgrado la tentazione di colmare l’area di gap, il livello 5400 ha sostanzialmente tenuto, rafforzato da una grande quantità di put e di call che a fine giornata si erano equilibrate a 13.000 circa per parte. 

Per chi aveva partecipato alla Classroom di martedì scorso, non è stata una sorpresa: avevamo definito il livello 5400 come punto di equilibrio e nella giornata del 23 aprile ce lo ha confermato.

 

WEBINAR
Impariamo il modo migliore per guadagnare dai ribassi: strategie operative a rischio chiuso, per i momenti difficili del mercato.

Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

Cogli l’opportunità dell’offerta imperdibile dell’abbonamento a Traders’ Magazine che include le Classroom del martedì mattina: clicca qui sotto per abbonarti e condividere con noi i contenuti di grande Cultura finanziaria di altissimo livello.

 

 

Webinar: clicca per iscriverti gratis

Abbonati a Traders' Magazine Italia

A partire da 63€/10 mesi

Riceverai ogni settimana la versione digitale, di TRADERS’ Magazine

× Come posso aiutarti?