Miliardi di capitalizzazione, valore zero

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Il centrocampo.

La Truth Social app è il social network fondato da Donald Trump, frequentato dai suoi più accaniti sostenitori.

Il social ha poco meno di 9 milioni di iscritti, contro gli oltre 200 milioni di X o i 2 miliardi e passa di Facebook.

Il Social è di proprietà della Trump Media & Technology Group: la società è quotata in borsa al Nasdaq e dopo la recente fusione con la Digital Word Acquisition Corp. è letteralmente volata in borsa.

Dai valori già considerati stellari di poco più di 30 dollari, quotazione del 19 marzo, il titolo spiccava il volo fino a quasi 80 dollari il 26 marzo.

Il titolo non ha alcuna valore reale, se non il marchio Trump e il desiderio di 9 milioni di iscritti al social di sostenerlo.

Nel 2022, la società ha fatturato, tieniti forte, 1.47 milioni di dollari. Nondimeno, con alcune operazioni straordinarie, dichiarava un profitto di 50.5 milioni di dollari.

Nella giornata dell’1 aprile, la società ha pubblicato i dati del 2023: sempre invitandoti a stare in equilibrio sulla sedia dove sei seduto, il fatturato è stato di 4.1 milioni, ma la perdita è stata di 58 milioni.

Non solo, nel report di bilancio, è detto con chiarezza che la società si aspetta di incorrere in ulteriori perdite nel futuro.

Il titolo è crollato, ma alla fine mica tanto, chiudendo poco sopra 48 dollari. Ma la sua capitalizzazione di borsa rimane ben sopra i 6.7 miliardi di dollari.

La perdita di 58 milioni è costituita soprattutto da interessi passivi. E non c’è da meravigliarsi, visto che al 31 dicembre del 2023 la cassa della società era di appena 2.7 milioni di dollari.

Visto che nei primi tre trimestri del 2023, la società aveva perdite stimate per poco più di 10 milioni di dollari, il report di bilancio pubblica una sorprendente autocritica: “Debolezza nei controlli interni per la produzione dei report finanziari”.

E aggiunge (lo so, ti sembra incredibile, è così): “Tale debolezza nei controlli è stata individuata, ma sussiste ancora”.

Un altro punto interessante è la valutazione del rischio per gli azionisti: c’è un esplicito warning per gli azionisti, a causa “del coinvolgimento di Trump nel Social Media (gestito dalla società), al confronto di altre società dello stesso comparto”.

Trump a livello personale possiede il 57.3% di Trump Media, e Forbes attribuisce a questa partecipazione un valore di più della metà del patrimonio complessivo di Trump.

Nei prossimi tre anni, è prevista l’emissione di 36 milioni di azioni a favore di Donald Trump, al raggiungimento di determinati obiettivi di prezzo del titolo: obiettivi che sono di molto sotto il prezzo del titolo al valore di lunedì 1 aprile.

Gli analisti, ma forse del loro parere non c’era granché bisogno, dicono che l’alta capitalizzazione della società è dovuta “in parte” all’acquisto di azioni da parte dei supporter di Trump, che sono entusiasti di possedere quote di una azienda così strettamente associata con la sua nomina a Presidente degli Stati Uniti. Quell’ “in parte” non è comico, è burlesque art …

Di lì’, l’ammissione di rischio in carico agli azionisti, come candidamente ammesso nella relazione.

In sintesi, miliardi di capitalizzazione, un fatturato da negozio in centro di una grande città, perdite multiple del fatturato, aspettativa di perdite ulteriori per il futuro, rischio enorme per gli azionisti, e, dulcis in fundo, pessima capacità amministrativa e d controllo nel fare i bilanci.

Solo Super Trump può fare questo. Un fenomeno che nei libri di storia rimarrà come un emblema dei primi 30 anni del 21esimo secolo, forse classificandolo come qualche cosa di difficile da comprendere in un’epoca già complicata di suo.

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Per questo è duttile, assume tante forme possibili diverse. Per questo, è un sistema che insegna molto.

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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa