Il peggio che non avevamo visto
In pochi giorni, sono concentrati una serie di eventi che hanno di fatto creato un tale clima di attesa da avere sostanzialmente immobilizzato i mercati.
Lateralità ossessiva intorno ad un range ristretto per l’S&P500 e uguale sorte per l’eurodollaro: entrambi in attesa di decisioni per prendere la via di un rialzo, che sempre più probabilmente avrà le vesti di una continuazione temporanea del rimbalzo in corso, o di un prosieguo immediato della tendenza ribassista.
Il mercato attende le decisioni della BCE (oggi), il dato sull’inflazione americana (venerdì) e la prossima settimana i report della FED.
Se in condizioni di normalità, che ci sembra ormai riferibile ad una era geologica fa, tali notizie, sia pure importanti, erano prontamente riassorbite dal mercato, ora si crea una situazione di stallo, che inizia ormai parecchi giorni prima.
Gli open interest, le posizioni aperte sul mercato delle opzioni sugli indici azionari, sono sotto media. A dimostrazione che i grandi operatori stanno sotto utilizzando la liquidità e sono in clima di attesa: come peraltro ci è stato confermato anche in sede confidenziale da alcuni di loro.
Tale condizione sta incrementando le opinioni più divergenti sul futuro prossimo dei mercati, con prevalenza delle opinioni a tinte fosche, che si manifestano in modo crescente: addirittura con le dichiarazioni di JPMorgan o dell’immancabile Elon Musk, entrambi pessimisti sul futuro prossimo dell’economia e dei mercati.
La realtà è questa: noi abbiamo vissuto da vicino il crollo del 1987, poi la bolla dot.com, poi il 2008-2009, poi la crisi dell’euro e la tempesta delle materie prime del 2014.
Così, dovremmo avere, in teoria, termini di paragone numerosi con l’attuale mercato ribassista.
Stavolta c’è una variabile critica imponente e preoccupante: i titoli in pancia alla FED, e anche ad altre banche centrali, che, se scaricati sul mercato, sia pure gradualmente, assorbirebbero liquidità dal sistema e dai mercati stessi.
E quindi, non è solo l’aumento dei tassi o l’inflazione a preoccupare: quelle sono cose che abbiamo già visto, i mercati scendono, per un po’, e poi risalgono, nei tempi possibili perché questo avvenga.
Ma nessuno sa che cosa avvenga in un clima di stagflazione, inflazione e recessione insieme, se la FED comincerà a liberarsi dell’ingombro di una parte, anche piccola, dei nove trilioni di dollari di titoli che ha in pancia.
In presenza di una crisi dei mercati, sappiamo che la ricetta adottata in passato è di iniettare liquidità nel sistema e quei titoli rappresentano appunto il risultato di tale ricetta applicata sistematicamente per molti anni.
Se una crisi dovesse ripresentarsi, tale ricetta sarebbe ancora praticabile? E quale è la ricetta per il ritorno verso un livello più accettabile dei titoli detenuti dalle banche centrali, FED in testa? E quale è il punto di non ritorno da non superare per un aumento dei tassi, visto il livello di indebitamento mondiale?
Nel momento in cui ci si comincia a rendere conto che tali domande potrebbero implicare risposte inquietanti, ecco che emergono le preoccupazioni conseguenti per i mercati.
Abbiamo spiegato altre volte la nostra interpretazione dei ribassi di borsa cui stiamo assistendo: si tratta, al momento, di una crisi di acquisti, al momento non accompagnata da un panic selling.
Così, abbiamo visto ribassi importanti, con l’indice Vix che misura la volatilità delle opzioni dell’S&P500 raggiungere livelli più alti, ma non così alti come in altri periodi di ribasso: proprio perché sono gli acquisti a mancare, mentre dalle posizioni non si esce precipitosamente, ma ordinatamente.
Così la “paura” misurata è relativamente modesta.
Nei prossimi giorni, ci saranno rilevanti opportunità sul mercato Forex: l’euro è in ripresa contro tutte le valute, ma stazionario sul dollaro. E le notizie prossime indicheranno il trend di breve.
Uno scenario di continuazione del rimbalzo per borse ed eurodollaro, per poi tornare a scendere con una gamba ribassista consistente destinata a toccare un minimo molto importante durante l’estate, sembra, al momento, essere il più probabile.
In tali condizioni, la stazionarietà si trasformerebbe in due trend ben definiti, il primo rialzista e il secondo ribassista per l’euro: questo sarebbe la base di ottime opportunità da cogliere sul mercato valutario.
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P.S.: Nel 2007 agosto fu un mese terribile. Erano le prime avvisaglie dei subprime. L’S&P500 sprofondò su minimi importanti, ma su un supporto tecnico che sembrava essere inviolabile. Tanto che l’ottimismo riprese e in autunno l’S&P500 registrò il nuovo massimo storico dell’epoca, destinato ad essere tale per tre anni.
Fu a gennaio del 2008 che il supporto di agosto fu fragorosamente rotto, due minimi profondi contrassegnarono le borse in quel mese e poi in marzo. Seguì una ripresa temporanea che durò fino a maggio, lateralità estiva, e poi uno dei peggiori disastri della storia. Il Vix superò quota 80, vedemmo cose mai viste prima.
Anche oggi stiamo assistendo a cose mai viste prima. E alcune cose, non solo non le abbiamo mai viste, ma non sappiamo esattamente quali conseguenze avranno. Questo, forse, è il peggio che non avevamo davvero mai visto.
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Maurizio Monti
Editore Istituto Svizzero della Borsa