Stava per scoppiare la terza Guerra Mondiale, ma non lo sapevamo

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Ancora un margine per i rialzi

L’orbita Molnija è un particolare tipo di orbita utilizzato da molto tempo dai satelliti militari: utilizzata da sempre, dall’Unione Sovietica e oggi dalla Russia, e un tempo anche dagli Stati Uniti, è un’orbita a forma di ellisse, con una forte inclinazione rispetto all’asse terrestre.
 
Normalmente un satellite impiega 12 ore per un giro intero e può rilasciare informazioni sull’emisfero nord per circa 8 di quelle 12 ore. Con tre satelliti di questo tipo, di fatto, il mondo può essere considerato sotto completo controllo militare.
 
Era il 26 settembre del 1983. All’insaputa di tutti, avveniva qualche cosa che scienziati, tecnici, militari non avevano previsto.
 
La luce solare stava provocando un raro allineamento, filtrando tra le nuvole di alta quota, rispetto alle orbite Molnija dei satelliti sovietici.
 
Quell’incredibile gioco di luce ingannò i satelliti, che comunicarono al centro di comando di Oko, in Unione Sovietica, che un missile nucleare americano di tipo Minuteman era stato lanciato dal territorio degli Stati Uniti, seguito immediatamente da altri cinque.
 
La comunicazione fu ricevuta dal Tenente Colonnello Stanislav Petrov, funzionario in carica in quell’istante a detto centro di comando.
 
La procedura prevedeva la reazione attraverso un contrattacco nucleare massiccio verso il territorio degli Stati Uniti. Nella procedura c’erano le parole “immediato” e “obbligatorio”.
 
Petrov fermò il lancio di rappresaglia. Assumendosi una responsabilità di certo superiore al suo ruolo, decise che il mondo era più importante di qualsiasi altra azione fosse da intraprendere.
 
Petrov pensò, semplicemente, che un attacco con sei missili era quanto di più idiota gli Stati Uniti potessero fare. Un attacco nucleare doveva essere così massiccio da mettere l’avversario in condizione di non reazione. E sei missili non erano certo sufficienti a bloccare l’apparato di reazione militare dell’Unione Sovietica.
 
Un ragionamento che evidentemente doveva avere fatto altre volte, per riuscire a prendere con glaciale freddezza una decisione di quel tipo.
 
Diciamolo, anche. Non doveva avere una grande fiducia nei sistemi della grande Unione Sovietica, ma questo, ovviamente, non sarebbe mai stato ammesso da alcuno.
 
Per lungo tempo, il mondo non seppe nulla del rischio che aveva corso. L’Unione Sovietica non amava dichiarare le proprie inefficienze strutturali da paese comunista e l’episodio rimase a lungo sconosciuto.
 
Negli anni novanta, in epoca di glasnost, il Colonnello Generale Yuriy Votintsev, ormai in pensione, decise di raccontare la sua carriera militare in un libro di memorie.
 
Probabilmente, avrebbe avuto lo stesso successo della celebre fantozziana Corazzata Potemkin, se un capitolo del libro non fosse stato dedicato a quell’episodio, occorso nel 1983: episodio che lo vedeva coinvolto come diretto superiore del Tenente Colonnello Petrov.
 
Il mondo conobbe con un brivido ciò che era avvenuto: e apprese di dovere la propria salvezza a lui.
 
Nel frattempo, Petrov era stato destinato ad altro incarico. Rilasciò alcune interviste ed apparve sempre per quello che doveva essere: un uomo di buon senso, quasi un basso profilo, prima che un militare in carriera dell’Armata Rossa.
 
Suonava tutto … aveva dichiarato nelle interviste … riferendosi alle sirene di allarme che suonavano nel suo ufficio a fronte delle errate comunicazioni dei satelliti.
 
Ci furono indimenticabili filmati satirici messi in giro successivamente sul web, di un omino con il cappello con la stella rossa a cinque punte, alle prese con sirene di allarme che suonavano e che disperatamente cercava di premere tutti i pulsanti possibili per farle tacere, stando attento a non premere il pulsante per far partire i missili. La satira è sempre un buon modo per sdrammatizzare.
 
Si seppe anche che i militari sovietici cercarono di prevenire il ripetersi di tale catastrofico errore tramite il lancio di un satellite geostazionario, che aveva (o ha ancora, difficile dirlo) il compito di confermare quanto i satelliti in orbita Molnija segnalavano.
 
Siamo di nuovo qui a valutare l’impatto delle “notizie” sulle decisioni sbagliate che possiamo prendere.

Il condizionamento che subiamo per tutto quanto proviene dall’esterno e che influenza il nostro comportamento è alla base di molti errori che possiamo commettere sui mercati.
 
È difficile fare come il Tenente Colonnello Petrov.

Difficile rimanere lucidi. Difficile non credere a ciò che sembra ineluttabilmente vero ed imminente, perfino se si tratta di un segnale illogicamente catastrofico.
 
Per stare sui mercati, dobbiamo riuscire ad essere come Petrov.

Lucidi, freddi, nessuna emozione può travolgerci. Il metodo, il sistema di trading, le sue regole, applicate con raziocinio, accettando i momenti difficili, perseverando quando tutto sembra travolgerci ed essere contro di noi.
 
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C’è ancora un margine per i rialzi, ma temiamo non durerà a lungo. Un minimo importante ci attende nei primi quattro mesi del 2022.
 
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Maurizio Monti

  Editore La Mela Deliziosa