Dollaro-Yen verso l’infinito
Mentre la FED continua a sventolare ad alta voce la bandiera del suo impegno a combattere l’inflazione aumentando i tassi in modo aggressivo e riducendo la liquidità ponendo fine ai programmi di quantitative easing, rischiando così una recessione economica, altre nazioni come Giappone e Cina stanno prendendo la direzione opposta.
L’orientamento di giapponesi e cinesi è di prevenire una contrazione dell’economia e sono disposti a rischiare una maggiore inflazione: e possono certamente farlo, visto che partono da un tasso di inflazione molto più basso di quello degli Stati Uniti e dell’Europa.
Il risultato è che il dollaro USA è alle stelle, mentre lo yen crolla ogni giorno di più, verso i minimi a 20 anni.
Da questo punto di vista, il mercato valutario sembra una teiera che bolle e fischietta perché sta diventando troppo caldo, ma intorno c’è una tale confusione che nessuno vi presta attenzione e il rumore della teiera diventa sempre più forte.
Del resto sono di fatto le tensioni internazionali a ribollire, come quella teiera, e qualcuno dovrebbe prestarvi maggiore attenzione e rendersene conto perché non solo la teiera ma il bruciatore della caldaia si sta scaldando troppo.
Inoltre, c’è un problema ai cuochi che stanno nella cucina, che sono troppi e dovrebbero sorvegliare quella teiera e il bruciatore.
Potremmo addirittura scoprire che uno dei cuochi è un incendiario che cerca di bruciare il pianeta e deve necessariamente essere allontanato dalla cucina. E la cucina è il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Così come difficilmente vedremo, nel breve termine, una soluzione al problema dei cuochi, appare senza fine lo squilibrio dei mercati valutari, squilibrio che genera e alimenta squilibrio su tutti gli altri mercati.
Dal punto di vista tecnico, il dollaro-yen è ai massimi da 20 anni a questa parte. Negli ultimi tre mesi, a fronte della debolezza evidente della borsa americana, anziché invertire la rotta, ha continuato imperterrito a rompere tutte le resistenze.
Su Linkedin c’erano interessanti battaglie fra rialzisti ad oltranza e ribassisti sul livello di prezzo 126, ovvero il massimo del 2015, considerato come resistenza. Al momento sembra non averlo proprio visto, se non, forse, per una giornata, e si trova ora oltre 128.
A 129.30 c’è un livello tecnico, per noi statisticamente interessante, che è 1,125 volte il range del minimo 2012 con il massimo del 2015: ma vedendo il grafico non osiamo dire che sarà un livello che potrà funzionare. Lo monitoreremo per verificare se ci fornisce altri segnali di inversione, ma per ora non ce ne è traccia.
A 135 c’è il massimo del 2002, il livello di resistenza superiore.
A inizio maggio, è diventato quasi certo l’aumento dei tassi americani dello 0.50%. E questo ha fatto esplodere ancora di più il cambio dollaro-yen.
Se FED e Banca del Giappone continueranno a divergere con opposte politiche di tassi di interesse, è difficile vedere la fine del rally dollaro-yen.
E assistiamo così ad un’altra divergenza, quella fra dollaro-yen e borsa americana: quest’ultima divergenza è sempre stata di durata limitata. Uno dei due dovrebbe allinearsi. Ma entrambi, nel breve, sembrano solo poter continuare a divergere.
Qualcuno può dire: sono gli anni venti, bellezza. Il decennio dove vediamo fenomeni sul mercato che non abbiamo mai visto. E siamo solo al 2022: che quanto a confusione, ci sta dando delle prove eccezionali.
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Maurizio Monti
Editore Istituto Svizzero della Borsa