Sarà la volta del mercato russo?

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Forse è solo scaramanzia

Le preoccupazioni per una invasione russa dell’Ucraina hanno mandato in caduta libera il mercato azionario russo.
 
Dall’inizio di novembre, da quando cioè l’inquietudine dei mercati è cominciata a farsi evidente, con reazioni molto più nervose su tutti gli indici mondiali, l’indice MSCI Russia ha perso circa il 30%.
 
Andando un po’ in indagine sulle azioni russe, viene da concludere che sono fortemente volatili e rischiose. Ma qualche ragionamento sugli ETF che replicano l’indice potrebbe essere interessante.
 
Attualmente l’S&P500 ha una quotazione di oltre 20 volte gli utili previsti per il 2022.
 
Da un certo punto di vista, le due voci insieme hanno avuto un notevole ridimensionamento, ma facendo analoghe valutazioni sull’indice russo, prendendo in considerazione i sottostanti di qualche ETF ben selezionato, ci accorgiamo che le azioni russe scambiano a 5-7 volte mediamente gli utili previsti sul 2022.
 
Questo soprattutto perché i titoli russi hanno in genere dividendi molto elevati e gli ETF di cui parlavo sopra possono beneficiare di tale caratteristica, che compensa anche i momenti di ordinario ribasso dell’indice russo.
 
Più volte abbiamo paragonato l’epoca attuale al 2000: mercato statunitense gonfio di azioni costosissime di tecnologia e contemporanea corsa al rialzo per le materie prime.
 
Dopo il 2000 il mercato americano ed europeo non hanno fornito spunti validi agli investitori per parecchio tempo: mentre il mercato russo è salito del 500%.
 
Come sempre la storia non si ripete esattamente uguale, ma ci sono sicuramente buone possibilità, nei prossimi mesi, che un posizionamento sull’indice russo come diversificazione di portafoglio sia tutt’altro che un cattivo affare.
 
Il mercato russo ha una grande componente sul segmento dell’energia, dei finanziari e dei materiali. Settori che nell’immediato futuro sembrano beneficiare della situazione internazionale.
 
Per ora, c’è la situazione in Ucraina: il mercato sembra valutare la guerra come probabile.
 
Non possiamo sapere come finirà, se non augurandoci nel frattempo una soluzione diplomatica e pacifica.
 
Ma quando le condizioni di preoccupazione bellica saranno eliminate, un pensiero sul mercato russo è da fare.
 
Da inizio dicembre 2021 il petrolio è aumentato di circa il 25%, le azioni russe nello stesso periodo sono calate del 20%, e, come dicevamo sopra, del 30% se consideriamo da inizio novembre.
 
C’è un divario di circa il 50% da colmare, se un miracolo diplomatico riesce a risolvere la questione ucraina. E un tale divario, per un piccolo investimento di diversificazione ad alto rischio, può valere la pena.
 
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P.S.: Sarà forse una formula scaramantica la mia, mi piace pensare che fra poche settimane non avremo più preoccupazioni di una guerra alle porte dell’Europa, che può diventare pericolosissima per l’Europa intera e il mondo. E che punteremo su qualche ETF perché l’indice russo tornerà a puntare di nuovo verso nord.
 
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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa