Sarà rimbalzo? Sarà inversione?

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Il sentiment è greed

Siamo nella coda dei risultati elettorali delle elezioni di medio termine.
 
Biden ha mostrato di avere il fattore C dalla sua: non poteva esserci cosa migliore per lui dell’intervento di Trump qualche giorno prima, che anticipava il desiderio di candidarsi alle elezioni 2024. Nulla fa vincere i democratici come la presenza di Trump.
 
Siamo nell’ultimo trimestre di un anno molto difficile per il mercato azionario. L’S&P500, al suo picco minimo, è sceso del 25%: in definitiva, Powell è stato il principale attore protagonista del ribasso del mercato.
 
I tassi, da inizio anno, sono aumentati di 3.75 punti, inclusi quattro aumenti consecutivi di 0.75 punti.
 
Le vendite di auto e immobili, i beni più sensibili all’aumento dei tassi, si sono arrestate e Wall Street ha cominciato a sentire l’odore di recessione.
 
Powell non poteva peggiorare le cose ancor più di come ha fatto, affermando in modo molto deciso che era prematuro pensare di sospendere l’aumento dei tassi.
 
E’ arrivato anche Bullard, il più falco dei falchi della FED, a dichiarare che l’obiettivo potrebbe essere arrivare al 7%, contro un paventato 5% previsto dal mercato.
 
Bullard è un falco che ama sparare alle stelle, magari dimenticando quanto pesa un 7% su trenta trilioni di debito USA.
 
Nondimeno dal minimo della giornata del 13 ottobre, il mercato ha voltato al rialzo.
 
Come detto altre volte, anche recentemente, rimbalzo o inversione è da vedere e noi propendiamo più per la prima ipotesi.
 
Ci sono, peraltro, tre cause che fanno pensare che questo rialzo ha, al momento, delle ragioni d’essere.
 
1) Sollievo dall’inflazione: 7.7% in ottobre, contro l’8.2% del mese precedente e il 9.1% del picco estivo. L’inflazione core (senza cibo ed energia) è rallentata in ottobre dello 0.3%, mentre le aspettative erano di segno opposto. 

Di sicuro, gli obiettivi sono lontanissimi, anzi, sono a distanza siderale. Però questi dati hanno prodotto alcune dichiarazioni più moderate da parte di alcuni presidenti di banche regionali della Fed.
 
Il risultato è che Wall Street sta pensando seriamente ad un rallentamento del rialzo dei tassi. Il dollaro ha cominciato a ritirarsi dalle sue posizioni di forza estrema e questo ha allentato la pressione su azioni e materie prime.
 
2) Le richieste di disoccupazione sono in aumento: è un dato di cui si è parlato poco, ma le richieste di sussidi dono passate da 7.000 a 225.000 nella settimana del 5 novembre. 

Questo è un ottimo motivo che potrebbe offrire alla FED l’occasione di rallentare il rialzo dei tassi: la FED ha più volte citato i forti numeri di posti di lavoro come motivo per continuare a far salire la temperatura sui tassi.
 
In definitiva, il mercato sta anticipando tale speranza. E’ solo una speranza, ma di questi tempi …
 
3) La Cina ha allentato le restrizioni Covid-19. Malgrado le dichiarazioni di segno opposto, il governo cinese ha deliberato alcuni provvedimenti meno restrittivi, quali, ad esempio, la riduzione delle quarantene. Il mercato azionario cinese si è rivitalizzato e questo ha fatto bene anche al mercato globale.
 
Se la Cina continua ad allentare le restrizioni, i consumatori cinesi potrebbero tornare ad accendere il fuoco dell’economia, così come, ancora, stanno facendo i consumatori americani.
 
Tutto ciò si traduce in un clima rialzista per tutte le materie prime, inclusi petrolio, rame, oro e argento.
 
C’è un altro punto di vista rialzista: e sono proprio le elezioni di medio termine. Dal 1950 il rendimento medio del mercato azionario nei 12 mesi successivi alle elezioni di medio termine è del 14.7%.
 
Questo ultimo dato, non significa che nel primo trimestre del 2023 non ci possa essere un ulteriore affondo da cui il mercato, poi, recuperi, rispettando la statistica.
 
Sarà rimbalzo, sarà inversione?
 
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P.S.: La borsa non è logica, né obbedisce alle logiche, e siamo a noi a voler trovare delle motivazioni a ciò che realmente spinge i mercati: il sentiment degli investitori.
 
Si sono riaffacciati gli acquisti e non solo, come era avvenuto dopo il tonfo di giugno, da parte degli investitori long term, come i fondi pensione, ma anche da parte della classica parte speculativa del mercato: lo vedi anche dai continui su e giù, dai ritracciamenti, dai ripensamenti.
 
Questi sono sintomi buoni.
 
Il sentiment misurato dal Fear & Greed index di CNN è tornato a valori elevati: ora è a 62 (greed), in piena area verde dell’indice. Sembra un ritorno alla stabilità.
 
Quanto può durare, lo vedremo. Per ora, è così.
 
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Maurizio Monti

  Editore Istituto Svizzero della Borsa