Roma – 17° Festa del Cinema, 2022, le mie recensioni in breve (3° parte)

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Auditorium Parco della Musica. Una delle bandiere rosse “Cinema” all’Auditorium di Renzo Piano Fonte: ph. Alessandra Basile

In questa nuova uscita, parliamo di altre sette recensioni dei film visti alla Festa del cinema.

L’envol di Pietro Marcello, il film poetico vincitore del Premio Starlight alla regia

F1) Un momento del premiato film francese “L’envol” dell’italiano Pietro Marcello
 
Nella figura F1, una scena del film con Juliette Joane e Louis Garrel.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

L’envol – Premio Starlight International Cinema award a Pietro Marcello per la miglior regia
Il film di Pietro Marcello è tratto dal poetico libro Le vele scarlatte che Aleksandr Grin scrisse nel 1923, ambientandolo in una poverissima realtà campestre nella Francia del secolo scorso e incentrandolo sulla vita di Juliette, prima neonata e bambina poi ragazza e donna, piena di sogni e valori positivi, ma, soprattutto, di amore per il burbero papà, un reduce di guerra rientrato all’ovile. Alla visione di due vele rosse, Juliette troverà l’amore che la porterà lontana da casa: è ciò che una maga le predice, quando la protagonista la incontra sulle sponde del fiume dove spesso si reca, sognando in grande, troppo per quel luogo un po’ stretto, dove lei, l’amato papà e la nonna abitano. Questa predizione la illumina, anche se il distacco dal papà è per lei impossibile tanto da confidargli, in una scena, che non se ne andrà via di casa per non lasciarlo solo.

Saranno, poi, la morte dell’uomo e l’arrivo letteralmente dal cielo del suo principe azzurro a spingerla via di lì, oltre alla triste scoperta di quanto accaduto in gioventù alla sua mamma, mancata giovane, proprio in quella terra. Jean, che porta il volto del bello e bravo Louis Garrel, è il ragazzo piombato dall’alto, quasi, su Juliette, non essendo un esperto aviatore; l’amore fra i due giovani sarà immediato e reciproco, una meritata ricompensa al tanto dolore provato dalla ragazza fino ad allora. Juliette, infatti, è anche derisa e ghettizzata dal suo paese o, meglio, dagli uomini del posto che non la vedono bene, perché tendente all’isolamento e più distaccata rispetto alle altre donne. Soddisfazione la bella Juliette ne trarrà anche dal suo piccolo successo professionale, ispirata dai giocattoli che il papà costruiva per lei, fuori dalle ore di servizio, con le sue grandi mani. La regia è tutta italiana, il cast è tutto francese: a dirigere Juliette Joane, Raphel Thierry e Louis Garrel, rispettivamente Juliette, Raphael, Jean è Pietro Marcello, premiato alla Festa del cinema di Roma, come da sottotitolo.

A proposito, ricordiamo tutti il suo film, del 2019, Martin Eden, con protagonista un attore bravissimo come Luca Marinelli. Infine, come detto, a far parte del cast di L’envol è, anche, Garrel: l’attore francese è stato presente alla diciassettesima edizione della nota kermesse romana con ben 3 film, ossia, oltre quello di Marcello, anche L’ombra di Caravaggio di Placido e, soprattutto, il divertentissimo L’innocent, che lui ha, pure, scritto e diretto. L’interprete fu lanciato, appena ventenne, dal fu Bernardo Bertolucci in The Dreamers (2003). Voto: 7.

Poker Face, il film multigenere con e di Russell Crowe

F2) Un momento del film “Poker Face” di e con Russell Crowe

Nella figura F2, una scena del film con tutti i personaggi, iniziando da quello di Russell Crowe.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

Poker Face
Nello svolgimento della storia narrata ci troviamo con i vari personaggi messi tutti intorno a un tavolo da gioco da uno di loro, il proprietario della villa dove vengono invitati, per fronteggiarsi ma non giocheranno a un ‘classico’ gioco del poker, perché in palio ci sarà la vita. La categoria è: film di mistero. La regia, la sceneggiatura (in parte) e la principale interpretazione sono in capo alla stessa persona, ossia il bravissimo e simpatico, per chi l’ha recentemente conosciuto, Russell Crowe. Figura, nel cast, anche, Liam Hemsworth, l’attore divenuto celebre grazie alla saga “Hunger games”. Tornando alla trama, dunque, Jake Foley (Crowe) fa l’invito anzidetto, recapitando, a ciascun ospite, una macchina da centinaia di migliaia di euro o milioni per raggiungere la sua villa, lussuosissima e con porte blindate e telecamere ovunque, tipo Fort Knox. Lì, inizia il poker game e, sul tavolo, ci sono scommesse da brivido, perché riguardano i segreti più reconditi e inenarrabili di ogni giocatore, e, a quanto pare, nessuno di loro si può sottrarre, perché tutti hanno molto da proteggere. Lo stesso Jack confesserà di essere alla fine della sua vita.

L’oltre ora e mezza di film corre veloce, tanto che si arriva alla fine senza accorgersi, anche perché il ritmo non manca e, forse, c’è un mix di generi, dal dramma al giallo a una sorta di commedia noir, che non lascia pause. Gli attori sono bravi e lavorano in armonia. Il tema principale diventa più chiaro nella scena finale quando i personaggi, oltre alla figlia di Foley, si trovano riuniti in un luogo. Crowe avrebbe dichiarato di avere assunto la regia del film all’ultimo, un 3 settimane prima di girarlo, ammettendo di non volere mai più fare una scelta tanto azzardata. Dunque, “Poker Face” non parrebbe avere esaltato nemmeno Crowe, che resta un ottimo attore. In ogni caso i film brutti sono altri. Voto: 6,5.

Ramona, il premiato corto spagnolo, divertente e brillante

F3) Un momento del film “Ramona”, opera prima del regista Andrea Bagney

Nella figura F3, l’attrice protagonista Aggy K. Adams in una scena del film.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

Ramona – Concorso Progressive Cinema-Miglior sceneggiatura: Andrea Bagney; Miglior Commedia – Premio “Ugo Tognazzi” Menzione Speciale al film RAMONA di Andrea Bagney; Migliore Opera Prima BNL BNP PARIBAS-1 Menzione Speciale (di due) al film RAMONA di Andrea Bagney

Ramona è l’opera prima, della durata di 80 minuti, del regista spagnolo emergente Andrea Bagney che dirige questo dramma, che ha le tinte della commedia, quasi tutto in bianco e nero. Questo lungometraggio, che ha vinto 1 premio e 2 menzioni speciali alla Festa del cinema di Roma 2022, è incentrato sulla vita della trentenne Ramona, che vive insieme al fidanzato, il quale la ama ma fa fatica a ascoltarla tutto il tempo, e che cerca di sfondare come attrice, carriera nella quale, invece, lui è un grande sostenitore. C’è, anche, un altro uomo nella vita di Ramona, il cui nome è Bruno: si tratta di un uomo più grande che la protagonista ha conosciuto in un bar subito dopo un ennesimo provino; i due, dall’incontro per caso, si ritrovano, in men che non si dica, a condividere la loro visione della vita, talvolta simile e altre volte distante.

Nell’avviarsi, sempre parlando, a fare due passi insieme, accade un imprevisto: Bruno si dichiara a Ramona, che, di tutta risposta, scappa spaventata. Quando il giorno dopo la ragazza esce di casa, con una parrucca, per andare a un altro casting e viene invitata a entrare nella sala provini, essendo il suo turno, si verifica un altro imprevisto: il regista del film per il quale si sta candidando è Bruno! Questi, perso per lei, non manca di approvarla all’istante davanti agli occhi increduli dei selezionatori presenti e la sceglie in diretta; lei non lo accetta, imbarazzata, e fa il suo provino, (che invece è a colori; i suoi provini sono gli unici che il regista riprende abbandonando il bianco e nero del film), ma, nuovamente lui esulta, ufficializzandole che è lei la protagonista del suo film. Ramona va a casa e ne parla con il fidanzato, il quale, tutt’altro che geloso, la convince ad accettare il ruolo. Ma Bruno è davvero indifferente a Ramona? Forse no. I dubbi, le paranoie, gli infiniti monologhi interni, tipici di una donna sono il suo caos interno. Il film è spassoso, ben scritto, ben interpretato, ritmato, sensato, con un allure teatrale è proprio da vedere. Voto: 8.

Lola, il film fantascientifico della Festa del Cinema di Roma

F4) Un momento del film “Lola” di Laurent Micheli

Nella figura F4, una scena con le due protagoniste del film, Emma Appleton e Stefanie Martini.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

Lola
La mamma di due ragazze inglesi, rimaste orfane, che vivono nella vecchia casa di famiglia, è Lola. La macchina del tempo che Thomasina, una di loro, crea, nel 1938, per prevedere le trasmissioni radiofoniche e televisive future, attraverso un sistema di fisica, si chiama Lola, non a caso. Il genere del film è fantascientifico e l’ambientazione anglo-irlandese è nel Sussex, nell’Inghilterra del lontano 1941. Siamo, dunque, a due anni dall’inizio della seconda guerra mondiale. Grazie a Lola, Thomasina e Martha riescono a sapere prima che accada quando e dove avverranno gli attacchi missilistici dei tedeschi e, avvisando la popolazione, a salvare, così, migliaia di persone da morte certa. Tutto funzione e loro festeggiano, bevendo. Poi un giorno, un errore di trasmissione causa la vittoria dell’esercito hitleriano sulle forze armate inglesi e i tedeschi vincono la guerra. È il dramma per le due ragazze: hanno cambiato radicalmente il corso della storia, con conseguenze devastanti. Dalla condizione di eroine nascoste passano a quella di alleate del nemico numero uno, rischiando, in particolare Thomasina, la decapitazione.

C’è, anche, una storia d’amore nel corso del film, quella fra Martha e l’ufficiale Sebastian, incaricato di collaborare con le due sorelle al fine di usare Lola contro i tedeschi. Prima dell’arrivo di Sebastian, un’altra scoperta che Thom e Mars fanno riguarda la musica del loro futuro e non solo: conoscono il rock, diventando le primissime fan sfegatate di David Bowie, poi indagano sulla generazione anticipatoria del movimento punk e apprendono la novità della televisione e il primo sbarco sulla luna dell’uomo. Lola – film ben fatto, originale, poco empatico – è stato diretto, al suo debutto cinematografico, da Andrew Legge e interpretato dalle bravissime Emma Appleton (Thomasina) e Stefanie Martini (Martha). Le riprese sono state effettuate in Lockdown, tanto che le due attrici sono state addestrate a usare le proprie videocamere. Lo spettatore ha, infatti, l’impressione costante, per 80 minuti, di una ripresa mossa, frammentaria, come quella delle cineprese passate che filmavano in bianco e nero. Voto: 7.

January il film lettone della Festa del Cinema di Roma

F5) Un momento del premiato film lettone “January”

Nella figura F5, una scena del film diretto da Viesturs Kairišs.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

January Concorso Progressive Cinema-Miglior Film JANVĀRIS (JANUARY), miglior regia a Viesturs Kairišs e miglior attore – Premio “Vittorio Gassman” a Kārlis Arnolds Avots

Il film lettone della Festa del cinema di Roma racconta di due giovani protagonisti, Jazis e Anna, rispettivamente i bravissimi Karlis Arnolds Avots e Alise Danovska, classe 1996 lui e 1993 lei, diretti dall’ottimo Viesturs Kairišs, nato a Riga nel 1971, che si conoscono nel gelido gennaio del 1991. I due ragazzi diventano amici e ad unirli interviene la reciproca passione per la cinematografia; ben presto, il vero sentimento sale alla ribalta e i due intrecciano un’intensa storia d’amore, di quelle adolescenziali che rimangono nella mente per tutta la vita, ma la cosa dura poco per un fattore esterno: Anna contatta un celeberrimo cineasta che, poi, la sceglie come sua assistente e partono all’avventura. La delusione è forte in Jazis, che mette in dubbio tutto di sé; dopo un momento di intuibile crisi e di tentativo di frequentare una scuola di teatro, parte per mini-spedizioni personali con la sua cinepresa e cerca di filmare soldati, carrarmati, manifestazioni pacifiste, cui partecipa anche la mamma, dalla quale si nasconde. In realtà, il direttore della fotografia che conta 19 anni sta cercando se stesso.

L’incontro con Anna avviene per caso; fra loro c’è una sintonia profonda, continua a esserci, ma non abbastanza da unire le loro strade. Il film documentaristico è molto interessante e ci dà una dimensione della guerra in città e delle conseguenze, reali e psicologiche, specie sui giovanissimi che crescono in quel contesto, a maggior ragione se le temperature sono quelle rigide di un gennaio lettone; Jazis e sua madre, per esempio, hanno paura che lui venga arruolato nell’esercito e, in effetti, viene chiamato alle armi.

L’epoca di January è, dunque, quella post sovietica ed il film è autobiografico per il regista, che ha vissuto l’invasione dei carri armati finalizzata a reprimere l’indipendenza della Lettonia dichiarata il 4 maggio del 1990. Nella scena iniziale – è il 2 gennaio del 1991 – Jazis si trova all’esterno della sala stampa di Riga e filma l’irruzione della polizia che impedisce ai giornalisti di ricevere l’attestazione della dichiarazione di indipendenza della Lettonia. Un bel film. Voto: 7/8.

L’innocent di e con la star francese Louis Garrel

F6) Un momento del film “L’innocent” di e con Louis Garrel

Nella figura F6, una scena del film con Louis Garrel e Noémie Merlant.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

L’innocent
È originale con genialità questa commedia spassosa scritta, diretta e interpretata dal bel Louis Garrel, che, in L’innocent, è Abel, un ragazzo preoccupato per la madre, una bella donna un po’ fuori dalle righe, capace di innamoramenti pericolosi e di matrimoni a rischio. È davvero la mamma che ha bisogno di aiuto e comprensione o lo è il ragazzo, che deve superare un momento difficile – la moglie è morta in un incidente automobilistico che lo ha visto coinvolto – per dare un nuovo inizio alla sua esistenza? A inizio film, madre e figlio si recano in carcere per le nozze della donna con Michel, carcerato alla fine del suo periodo di detenzione che, una volta fuori, è pronto ad andare a convivere con lei. Il reato per il quale Michel è stato rinchiuso per 5 anni è quello di rapina.

L’uomo è il terzo in pochi mesi che Sylvie trova nel contesto della prigione, infatti il figlio la accusa di aver confuso il carcere per un luogo di incontri(!). C’è un quarto personaggio, Clémence, la migliore amica di Abel: è eccentrica e, quanto a uomini, passa da un appuntamento all’altro, grazie a Tinder, correndo, dunque, anche qualche pericolo. Abel nutre diversi sospetti su Michel e il suo sentimento reale per la madre, che è più vecchia dell’ex detenuto, così lo segue, accompagnato nell’avventura dalla bella amica, entusiasta all’idea di giocare alla detective. Colpi scena, gag, dialoghi raffinati, risate continue e sentimento, tutto rende questo film una piccola opera d’arte nel suo genere, appunto la commedia del bravissimo Garrel. Assolutamente da vedere! Voto: 8,5.

The menu con un imperdibile Ralph Fiennes

F7) Un momento del film “The menu” con uno straordinario Ralph Fiennes
Nella figura F7, una del film con Ralph Fiennes e la bravissima Anya-Taylor Joy.
Fonte: Festa del Cinema di Roma

The menu
Alla Festa del Cinema, “The menu” spacca! Mark Mylod dirige un film di genere drammatico/horror, interpretato da un cast eccellente, capeggiato da un magistrale Ralph Fiennes e caratterizzato dall’ottima coprotagonista femminile, l’ex “Regina degli scacchi” (miniserie Netflix) Anya-Taylor Joy, classe 1996. I personaggi principali sono, dunque, lo schizofrenico chef Slowik, pericolosissimo, e Margot Mills, il suo nemico numero uno. Il film è angosciante, mette tensione, poi fa ridere e fa pensare, eccome se fa pensare; l’obiettivo è colpire duramente l’alta cucina televisiva, la classe da star degli chef resi eroi del nostro attuale mondo, i fanatici che li seguono ‘bevendosi’ ogni sciocchezza culinaria e simili; il modo è etichettandoli, svilendoli, ridicolizzandoli, svuotandoli di valore, scimmiottandoli, accusandoli di avere avuto un ‘‘via libera’’ in tempi di Lockdown severo, smascherando la loro ambizione sfrenata, tale da illuderli di potere gestire le vite degli altri.

Come un pasto sontuoso inizia con una entrée e termina con dolce e ammazzacaffé, così la trama si svolge secondo l’ordine delle pietanze servite al tavolo con degli imprevisti e dei piatti fuori menù. L’evento è stato organizzato per mesi e per pochissimi eletti, i quali sono pronti a qualsiasi cosa per esserci e qui non si parla solo di soldi. Un film irriverente e geniale, divertente e surreale, crudele e stupefacente, un prodotto sublime. Ne consiglio la visione, escludendo i più sensibili e, soprattutto, i bambini. Il finale è a sorpresa, per i personaggi come per gli spettatori, e si basa sul fatto che una sola persona è presente pur essendo stata invitata nei mesi precedenti,  il che crea uno scompiglio alla disposizione placée della cena. Un invito speciale e una sfida a vedere The menu va a chi è preda della vanità dei cuochi. Voto a Finnies 10 e lode, voto al film 9,5.

Nelle prossime uscite de Il Settimanale di TRADERS’ Magazine troverete l’ultimo articolo inerente la diciassettesima Festa del Cinema di Roma, 2022.

 

Alessandra Basile

Attrice e Autrice. Ha collaborato con la Comunicazione Corporate di un’azienda. Ha una formazione in Life coaching (per un periodo ICF) e una laurea in Giurisprudenza. Presiede la Associazione Effort Abvp con la quale ha interpretato e prodotto diversi spettacoli teatrali a tematica sociale, fra i quali una pièce contro la violenza domestica, ‘Dolores’, della cui versione italiana è co-autrice Siae. Ha scritto ‘Films on The Road’, un libro sul cinema girato in Italia, edito Geo4Map. Scrive di film e spettacoli teatrali con l’occhio dell’Attrice, il suo primo mestiere, e intervista persone e personaggi, soprattutto del mondo dello spettacolo. Email: Alessandra.Basile@outlook.com Sito web: www.alessandrabasileattrice.com