La prossima rivoluzione muove i primi passi

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Peccato, per la Lagarde

Il 27 agosto scorso, Powell ha annunciato un importante cambio di politica della FED. Che la conferenza stampa di poche ore fa abbia rivelato un disaccordo conclamato dei falchi non ha grande importanza.

Il controllo dell’inflazione, di fatto, diventa un fattore di secondo piano, rispetto allo stimolo all’occupazione. Oltre ad altri cambiamenti, sui quali ora non mi soffermo. Li analizzeremo in una prossima occasione.

Da molti mesi stiamo informando il nostro Pubblico su ciò che sarebbe accaduto e inevitabilmente accadrà nei prossimi mesi ed anni, in merito al posizionamento delle Banche centrali.

Il ruolo delle Banche centrali è destinato a cambiare, profondamente. Questa frase ricorre in tanti nostri articoli degli ultimi mesi, che crediamo la totalità del nostro Pubblico abbia compreso, condiviso o meno non importa, la nostra posizione..

La stampa di moneta per il circuito finanziario è di fatto un tamponamento di problemi molto più grandi. Sotto i cerotti applicati, ci sono ferite che rischiano la cancrena e continuare a voler curare la cancrena con i cerotti è pura follia.

La FED aveva già deciso, durante la crisi del Covid, che la moneta non andrà solo alle borse, ma anche alle imprese, assegnando alla FED un preoccupante potere discrezionale sulla sopravvivenza delle aziende in difficoltà.

Quanto messo a disposizione dalla FED non è stato ancora utilizzato completamente. 

E le preoccupazioni che tale decisione possa influire sull’inflazione sono legittime, ma ancora non si sono concretizzate.

Nel frattempo la politica dei tassi a zero sicuramente non incentiva l’inflazione. Abbiamo ormai dimenticato il meccanismo economico con il quale la remunerazione del denaro crea la necessità di stampa di moneta perché i debitori possano pagare gli interessi, alimentando l’inflazione. Un giorno, forse, tornerà in voga, ma Powell parla di tassi a zero fino al 2023-2024.

Dietro la scommessa di Powell, c’è di fatto l’analisi della tendenza inflazionistica, che lui spera continui ad essere lenta, consentendogli di dedicare le priorità alla creazione di occupazione e quindi a una politica ancora e sempre più espansiva, rivolta al salvataggio delle imprese e quindi alla crescita dell’occupazione stessa.

In questo senso, anche un guizzo inflazionistico verso l’alto, ancora lontano da vedere, potrebbe avere minore importanza rispetto alla ripartenza dell’economia.

In tutto questo, c’è l’inizio di quello che noi abbiamo definito da tempo come il destino ineluttabile di un cambio di ruolo delle Banche centrali: la difesa della moneta passa in secondo piano, se la disuguaglianza economica interna diventa ingestibile, creando bombe economico sociali incontrollabili.

Una sfida che il capitalismo moderno credeva di avere accantonato per sempre, nel credo, un tempo incrollabile, che il capitalismo ha al suo interno il meccanismo per porre automatico e graduale rimedio alle disuguaglianze attraverso la crescita.

Questo era vero finché le scelte scellerate della globalizzazione non hanno ammesso nel circolo capitalista nazioni a struttura dittatoriale, che è il vero problema da eliminare o circoscrivere: perchè crea di fatto una competizione sleale al sistema e immette in circolazione un virus letale per il capitalismo. 

Ma a questo, ancora, il mondo non è pronto. Sarà il prossimo passo del cambio di ruolo delle Banche centrali, pena la condanna a morte del capitalismo come siamo abituati a pensarlo. E il capitalismo non si farà condannare a morte così facilmente.

Cambi di passo e cambi di ruolo delle Banche centrali: questo è quanto ci aspetta. E la strada dovrà essere lo smussamento degli spigoli che le disuguaglianze stanno creando, per evitare l’esposizione del capitalismo ad un drammatico tendenziale rischio di implosione.

Saranno le crisi dei prossimi anni ad accelerare il fenomeno. E continuiamo a vedere alta la probabilità che la crisi prossima ventura sarà nel 2021. E tutt’altro che lieve o facile da gestire.

Il modo per difendersi dalle inevitabili crisi prossime venture è quello di dotarsi degli strumenti giusti per gestire il denaro, sia esso destinato al trading, all’investment o al risparmio. 

Il 7 agosto scorso, l’Istituto Svizzero della Borsa ci ha messo a disposizione uno strumento brillante e diversificato, creato per un gruppo di trader di una prestigiosa casa di investimento svizzera.

Quello strumento si chiama Forever Five: cinque strategie provenienti dall’eccezionale esperienza di trader di fama mondiale, uno dei quali Larry Williams, che Daniele Lavecchia ha utilizzato e utilizza da anni per il suo arsenale di trading.

Se il 7 agosto eri in vacanza o non dedicavi grande attenzione ai mercati, ti riproponiamo la registrazione di quell’eccezionale evento: abbiamo messo a disposizione tre diversi orari, alle 18 o alle 21.15 di giovedì 17 settembre scorso oppure alle ore 10 di venerdì 18 settembre scorso.

Clicca per iscriverti e vedi la registrazione, non perdere un’ora di Cultura finanziaria di assoluta eccellenza.

P.S.: Sono sinceramente preoccupato di quanto l’Europa non abbia ancora capito assolutamente nulla del processo che ho descritto sopra. E sono addolorato, per la mia strutturale fiducia verso il mondo femminile, che non ho mai nascosto, che la Lagarde non dimostri di essere all’altezza del ruolo che ricopre. Mi spiace, veramente ed umanamente. L’Europa ha una grande occasione per stimolare il processo di una rivoluzione sana del capitalismo. Se non capirà, la vecchia Europa sarà sempre più vecchia in un mondo che cambia. Una ragione in più, per difenderci accrescendo la nostra Cultura finanziaria. Clicca per iscriverti e vedi la registrazione.

 

Maurizio Monti

 

Editore TRADERS’ Magazine Italia