25 aprile 2018Il mercoledì escono gli articoli su Il Settimanale di TRADERS’ Magazine, gli articoli online della rivista di riferimento del settore, tra i quali ho il privilegio di essere ospitato. E’ proprio dall’articolo uscito in settimana che prendo spunto per creare il prossimo.Dissi nel precedente, intitolato “dead Line”, che Fib aveva la sua linea ben definita, a rialzo 23030 e a ribasso 22800. Dissi anche che sarei stato ribassista, soprattutto in area 23000.Mercoledì (18 aprile) verso le 18.15 ricevo una telefonata di una persona a me sconosciuta. Dopo le presentazioni di cortesia mi chiede se possiamo commentare insieme e discutere proprio sui livelli relativi al Fib e conseguente operatività visti leggendo appunto l’articolo. Ovvio che si, ormai credo sia risaputa la mia disponibilità verso tutto e verso tutti, se ho il tempo per farlo tanta è la passione per la materia. Da qui è partita una chiacchierata di quasi 3 ore filate, interrotta dal fatto che ormai avevo il braccio paralizzato a forza di reggere il cellulare! Bene, a me piace parlare schietto, vino al vino, pane al pane e senza tanti giri di parole ma con il dovuto rispetto. E’ in questo clima che l’amico trader ha esordito dicendo: è dura allora da digerire questa settimana! Ovviamente il tutto è riferito a quanto scritto sulla mia operatività ribassista prevista a 23030.Ecco è da qui che veramente parte questo nuovo articolo ma la premessa era doverosa.Perché questa introduzione? Perché vorrei puntualizzare che quanto scritto negli articoli prodotti l’operatività non è rigida e vincolante. Non è solo bianco come non è solo nero. Visto che quanto riporto avviene prima di quello che farà il mercato, dovrebbe essere chiaro che è sempre e solo una stima di quello che uno potrebbe attendersi. Sarà il mercato con i suoi movimenti a confermare se la stima fatta risulta corretta o meno. Da parte mia come ribadito più volte, non è possibile sapere cosa succederà in futuro. Io questo dono “chiaroveggente” non lo possiedo. Mi limito a fare delle analisi il più attendibili possibile e controllare se vengono rispettate o meno perché è proprio su queste analisi che costruisco le mie operazioni. Ma c’è un ma!Proprio perché “sono stime” faccio molta attenzione se qualcosa non torna come da attese. Sono anche pronto a reversare il ragionamento e quindi le operazioni, anche se è una cosa che non mi piace molto.Io preferisco avere una direzione giusta o sbagliata che sia da controllare perché so esattamente cosa il mercato dovrà fare ed è semplice da gestire. Se vedo l’operazione in profitto è perché tutto va secondo i piani, se va in perdita mi allarmo perché c’è qualcosa che non va. Ma non è tutto qui.Controllo anche cosa avviene “strada facendo” come dice il Claudio nazionale! E proprio come dice Baglioni, strada facendo, vedrai!Ora per non correre il rischio di parlare in astratto prendiamo il grafico orario del fib di questa settimana appena conclusa così si ragiona “sul concreto”.F1) Fib Fib, grafico orario della settimana appena conclusasi. Fonte: dati WebankNella figura 1 si vede bene l’andamento di tutta la settimana del movimento del Fib su scala H1 ma non cambierebbe assolutamente niente se avessi usato un’altra scala. Si vede come l’inizio settimana (lunedì 16 aprile) siamo partiti a ribasso e l’operazione short era la strada corretta, inizialmente. Dopo il test a 22815, quindi nei pressi del livello chiave, il mercato sia risalito e prima che il lunedì terminasse era già stato dato il segnale di inversione rialzista. Da dove lo vedo?Semplice, due informazioni, 1) il mancato breakout del 22800, la “dead line” per ribadire la voglia di scendere, 2) la struttura del trend.Non basta vedere che il conto sia in attivo per sapere se si sta facendo l’operazione corretta. Fino al primo pomeriggio del lunedì 16 il saldo dell’operazione era positivo ma nel frattempo è arrivato il segnale del reverse della struttura del trend. Quindi? La risposta è semplice, se si deve scendere devo avere una struttura del trend a ribasso e non a rialzo, il che vuol dire che come minimo devo essere flat e sicuramente NON devo essere dentro a mercato con operazioni short! Ed è quello che ho fatto, chiuso lo short. Cosa ho fatto a 23030? Ho shortato perché la mia strategia era ribassista. E mi son preso subito uno stop perché il mercato NON ha cambiato la struttura del trend su tale livello, anzi, già a partire dal giorno successivo, il martedì 17 aprile, la forza della struttura andava incrementando, molto lentamente ma incrementava. Cosa vuol dire ciò? Sicuro che non devi essere dentro short fino a quando non arriva un segnale che almeno ti indica un possibile movimento ribassista.Io a 23030 ho voluto provare ugualmente l’ingresso short prendendo il cambio struttura del trend di un grafico a 5 minuti il quale è fallito subito prendendomi appunto lo stop.Come detto, sopra tale valore, 23030, il mercato era completamente long. Se sei sopra 23030, se hai la struttura del trend a rialzo e se ci sono altre due cosette che indicano long, io dovrei mettermi short?Certo che no.Se proprio si vuole rischiare lo short lo si fa solo nei punti critici del long, ossia ai target T1 o quando arrivano i segnali sulla struttura del trend.Struttura del trend? Che è sta roba? Ecco questa per me è l’ABC del trading. Sapendo cosa è la struttura del trend, come si crea, quali i livelli avete già tutto quello che serve a portata di mano. Infatti il problema è sapere cosa è la struttura del trend! La maggior parte si ferma al concetto di:- se devo salire avrò massimi e minimi crescenti;- se devo scendere avrò massimi e minimi decrescenti.Ecco questo è quello che riportano i libri, è quello che la maggior parte conoscono ma che realmente non vuol dire niente, è solo un tassello, mentre il “suo insieme” di regole invece è la base da dove partire per capire cosa ha fatto il mercato, cosa sta facendo e probabilmente cosa dovrà fare. Se non lo fa è perché sta cambiando la sua struttura. Semplice no!Per la cronaca, io il rialzo non l’ho sfruttato bene. Tutta la mia strategia era impostata per lo short e io detesto i reverse. Ognuno oltre a conoscere degli ottimi indicatori e saperli seguire deve imparare a conoscere se stesso e i propri limiti. Io i miei li conosco abbastanza bene, ci convivo e me li tengo. Ho smesso di volerli cambiare a tutti i costi. Mai mettersi nelle condizioni di essere frustrati. Per rendere al meglio si deve essere consapevoli delle proprie capacità ma anche dei propri limiti. Così sai dove e come operare rendendo al meglio.Hasta luego! Bruno Prelli Bruno Prelli, mi avvicino ai mercati finanziari nel 1993 che da allora seguo costantemente e opero per gestire i miei investimenti. Ho partecipato a diversi concorsi fra cui le 2 edizioni della TRADERS’ Cup ottenendo un secondo posto nel 2014 sulle azioni e il primo posto nell’edizione 2015 sezione algotrading. Seguo costantemente i future sugli indici azionari e sulle azioni italiane. Attivo sui social o tramite il mio canale www.privatetrading.it
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